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incertezze, ai problemi che, secondo le profezie più nere,
condanneranno il genere umano alla completa estinzione.
Abbiamo forse bisogno non tanto della galoppante
irrazionalità del mondo moderno con i suoi profeti e i suoi
miracoli, non abbiamo bisogno di ricercare la salvezza
scrutando i cieli alla ricerca di un Dio extraterrestre o
trascendente che ci venga ad aiutare, abbiamo bisogno di
una nuova logica, di un antico e sempre nuovo modo di
osservare e analizzare gli eventi, di una nuova epistemologia
che ci permetta di analizzare, in una maniera razionale,
questi sconvolgimenti che si concretizzano in due
drammatici eventi: il disastro ecologico e il disordine
politico. Ad ognuno di questi disordini, le comunità
internazionali stanno rispondendo sia con organizzazioni
governative che non governative.
Per quanto riguarda il problema guerra, l’ONU ha mostrato
di voler agire con l’inaugurazione delle missioni per il
mantenimento della pace: il peacekeeping. Che cosa può
dare Bateson al peacekeeping? Quale attinenza ha il
metalogo sul disordine verso lo stesso? In primo luogo,
credo che Bateson possa fornire alle missioni di pace, la
necessaria cornice epistemologica in grado di adattarlo alle
mutate condizioni socio-politiche del mondo post moderno.
Per quanto riguarda l’attinenza del metalogo suddetto verso i
problemi del peacekeepng, per fornire un’esauriente risposta
bisogna spiegare cosa significa metalogo. Il metalogo è una
grandiosa tecnica discorsiva, inaugurata da Bateson, che
sotto forma di dialogo tra padre e figlia, riguarda sempre un
qualche aspetto del processo mentale. Abbiamo, quindi,
8
dialoghi riguardanti domande su cos’è un istinto o su perché
le cose hanno contorni,
3
sul significato della segretezza, della
dipendenza, dei placebo.
4
Alcuni problemi sono di non facile
trattazione, la cui spiegazione può diventare pedante e
noiosa. Invece, grazie al metalogo, ci addentriamo in una
discussione altamente intellettuale senza rendercene conto.
Ognuno di questi metaloghi racconta una storia e questa
stessa storia, permette la riflessione su un’epistemologia
straordinaria come quella di Gregory Bateson. Bateson, in
realtà, è stato spesso considerato portatore di una filosofia
complessa, confusa e dispersiva. Conosco bene la prima
reazione che coglie il neofita davanti ai suoi scritti, ci si
chiede quasi sempre che cosa Bateson voglia dire con un suo
discorso, dove ci sta portando o, più semplicemente, si ha la
convinzione di trovarsi di fronte a un pazzo che ha
completamente smarrito la logica. Ma non è così. Bateson
non possiede affatto una logica ingarbugliata, confusa e
dispersiva. Bateson, semplicemente, possiede ciò che alcuni
di noi desiderano e cercano per tutta la vita, una logica
lineare, semplice, acuta e sbalorditiva nella sua semplicità.
Piuttosto siamo noi studenti, noi scienziati, noi esperti ad
aver smarrito la logica, abituati ad un pensiero astratto,
ingarbugliato, contorto e irrazionale nella sua presunta
razionalità. Nel momento in cui si riesce, per un attimo, a
“pensare alla Bateson” si illuminano zone della mente, zone
della conoscenza, che in principio si trovavano avvolte nel
buio. Queste zone Bateson le ha efficacemente illuminate
3
Bateson G. op cit. p.58-70
4
Bateson G. Bateson M.C. Dove gli angeli esitano Adelphi Milano 1997 p.105-129
9
anche nel metalogo sull’ordine e sul disordine. Per quale
motivo le cose finiscono in disordine? E cos’è l’ordine e il
disordine? Perché le cose vanno sempre più verso il
disordine? Se si pensa che la coppia ordine/disordine viene
usata come equivalente della coppia pace/guerra,
5
le
domande possono essere trasformate in questo modo Perché
esistono le guerre? Cos’è la guerra e cos’è la pace? Perché
noi andiamo sempre più verso le guerre?Per rispondere a
queste domande è necessario analizzare, non tanto i metodi
giuridici di risoluzione dei conflitti, quanto la parte storica,
sociologica e antropologica del peacekeeping e della società
che gli fa da sfondo. Soprattutto è necessario capire in quale
maniera deve cambiare la nostra visione del mondo, della
società, dell’uomo e della scienza, per contrastare il
fenomeno guerra che sembra dilagare con maggior ferocia,
trasformando le modalità di contatto tra le nazioni, da
competitive in distruttive. In un’epoca come la nostra,
lacerata da drammatici conflitti resi ancor più preoccupanti
dall’emergere di nuove tecnologie,
6
queste domande sono
sempre più attuali anche nel contesto del moderno
peacekeeping. Gregory Bateson può essere considerato un
vero custode della pace, in quanto è pronto a donare alle
nuove generazioni, siano loro studenti militari e insegnanti,
un’epistemologia che assolve ad una duplice funzione:
5
Bobbio N. Matteuccio N. Pasquino G. Dizionario di politica TEA Milano1998
p.738
6
Basti pensare alle armi chimiche e batteriologice che oltre a essere pericolose per
l’uomo lo sono anche per l’ambiente risolvendo così l’arduo problema se distruggere
prima l’uomo o il suo habitat.
10
analizzare in una maniera esauriente i problemi della civiltà
e curare il sistema invece che il sintomo. Bateson e il suo
metodo possono aiutarci ad osservare e comprendere
soprattutto noi stessi e i nostri errori epistemologici, in una
sorta di auto-coscienza senza la quale nessuna scienza è una
vera scienza.
La mia ricerca sul contributo che il pensiero batesoniano può
apportare al problema delle missioni di pace, è divisa in due
parti: la prima parte è una breve introduzione sulla figura di
Gregory Bateson e su come la sua esperienza personale si sia
rivelata di notevole importanza per lo sviluppo del suo
pensiero. Questo capitolo, rappresenta un contributo, seppur
piccolo, per facilitare la riscoperta di uno scienziato troppo
spesso snobbato dagli accademici e che solo ora, a ventidue
anni dalla morte, viene rivalutato. Il suo pensiero, esaminato
nel secondo capitolo, presenta gli elementi chiave con i quali
si può sviluppare un’antropologia del peacekeeeping capace
di formare un retroterra culturale ed un efficace strumento
educativo per le missioni di pace. In particolare, esamino
quattro aspetti del pensiero batesoniano che sembrano
riguardare le missioni di peacekeeping: il concetto di
schismogenesi, la concezione olistica, la comunicazione e
l’apprendimento. Queste ultime, in realtà, formano le
conoscenze acquisite da Bateson grazie ai suoi studi sul
comportamento umano e sulla genesi di disturbi come la
schizofrenia e gli atteggiamenti psicotici.
La schismogenesi sembra essere, in realtà, il vero nucleo del
pensiero antropologico batesoniano. Nata grazie allo studio
del rituale Iatmul del Naven, la schismogenesi è in grado di
11
rivelarci i meccanismi emotivi ed educativi dell’interazione
umana. Questo concetto è il primo necessario passo per
conoscere il modo in cui, i modelli culturali dell’uomo in
particolare dell’uomo moderno, sono utilizzati per gli scopi
che egli stesso considera come primari. Questi possono
portare alla divisione, alla sopraffazione, o all’interazione
cumulativa. La schismogenesi risponde alla domanda sul
perché e sul come le culture e le civiltà entrano in contatto
tra di loro e sul come sia possibile modificare un contatto
distorto e nocivo, per la sopravvivenza della vita.
L’olismo, invece, riprende il concetto chiave formulato dalla
schismogenesi, ossia su quale base ontologica si può
distinguere un contatto distorto da uno sano? Finora la
schismogenesi aveva mostrato modelli, idelatipi, senza
nessuna connotazione morale; la concezione olistica, invece,
è in grado di fornire una valutazione delle modalità di
contatto. La spiegazione della nocività della guerra, della
finalità cosciente
7
(così come si trova espressa nella parabola
biblica) si può spiegare soltanto grazie alla concezione
olistica o religiosa di stampo batesoniano. Il dramma
dell’uomo, appare incentrato sui meccanismi del contatto
dominati dalla finalità egoistica e dalla non conoscenza delle
regole e dei procedimenti che ci legano alla biosfera,
all’ambiente e ai membri della nostra stessa specie. La
religione, in questo caso, rappresenta un rimedio in quanto
7
La finalità cosciente viene descritta come una scorciatoia che l’uomo utilizza per
arrivare a trovare senza sforzo ciò che si pone di trovare: la finalità cosciente diventa
un dramma, il dramma dell’uomo nel momento in cui causa una perdita di flessibilità
e un disconoscimento dei profondi e interdipendenti legami tra noi e il mondo
12
presuppone saggezza e responsabilità verso i sistemi di cui
noi facciamo parte. La concezione del sacro, lo studio
attento e illuminato delle metafore religiose, ci permette di
distinguere tra rapporti sani e rapporti che soffrono di
patologie. I rapporti sani sono quelli in cui il senso del sacro,
ossia della concezione di un sistema più ampio che ci
comprende e ci trascende, domina ogni nostra azione e ogni
nostra epistemologia. Grazie a questa concezione sistemica,
dunque, ci sentiamo più responsabili di fronte ad un mondo
che noi stessi costruiamo dandogli significato giorno per
giorno. Quelle produzioni culturali di miti e simboli non
sono senza valore, essi trasformano e costruiscono il nostro
mondo, i nostri rapporti ed le modalità con cui ci
disponiamo ad accogliere l’altro. Nel momento in cui
l’apertura verso l’esterno manca della concezione sistemica,
si possono avere patologie come quelle della divisione
dell’indivisibile, della sopraffazione e della guerra. Tutto
ciò
8
che minaccia l’integrità, rappresenta una patologia i cui
effetti sono sempre portati ad un’escalation e che di volta in
volta, generano nuovi conflitti. Questa tragica spirale di
effetti e controeffetti può provocare ciò che Bateson chiama
il disastro finale, ossia l’annientamento dei legami che ci
uniscono al mondo e agli altri.
L’altro elemento conclusivo e non meno importante
scaturisce dalla risposta alla domanda come si può evitare il
disastro? E soprattutto come si può incanalare nella maniera
8
Si pensi all’inquinamento all’olocausto, al pericolo della guerra nucleare, al
terrorismo. Sono tutte patologie nate da singoli episodi e che tendono a crescere
sempre più.
13
giusta le intenzioni, nate negli ultimi decenni, di fermare la
guerra e i disastri a essa associati?
La risposta a questa domanda è data dalle ricerche di
Bateson sull’apprendimento e sulla comunicazione. Questi,
rappresentano fecondi ed interessanti campi di ricerca e le
loro conclusioni vengono collegate alle altrettanto feconde
ricerche sul significato e sulla difficoltà delle missioni di
pace e sui militari in particolare. Imparare a comprendere le
novità del mondo post-moderno e a valutare se i singoli
comportamenti sono adeguati al contesto, è in sintesi una
questione di apprendimento superiore ossia di
deuteroapprendimento. Il deuteroapprendimento è, infatti,
una capacità dell’uomo di unire il conosciuto con lo
sconosciuto, di acquisire un saper fare, ma anche un saper
fare acquisizione di sapere, di riconoscere non soltanto ciò
che era già noto, ma è il ricongiungere il riconoscimento con
la scoperta. Apprendere riorganizza l’equilibrio/disequilibrio
di un sistema rispetto all’ambiente ignoto, è un processo di
transizione evolutiva da un livello di organizzazione ad un
altro. La comunicazione, che fa parte del processo di
apprendimento, funge da veicolo per il materiale
comunicativo che è opportunamente elaborato dal soggetto.
La comunicazione presuppone uno scambio continuo di
informazioni tra noi e l’esterno; se questo flusso è disturbato
i comportamenti e gli apprendimenti della persona saranno
altresì disturbati e presenteranno patologie più o meno gravi.
La comunicazione, depurata da distorsioni epistemologiche,
rappresenta un fattore importante per una completa
educazione alla pace e alla non violenza, e rappresenta anche
14
un metodo educativo cruciale per le persone costantemente
impegnate nella difficile opera di risoluzione e prevenzione
dei conflitti. Una comunicazione incentrata sulla
relazione/integrazione piuttosto che sulla
divisione/opposizione, consente di far propria la visione
olistica batesoniana, quella stessa visione che, da secoli, è
presente in molte culture sciamaniche. Bateson ci propone
una comunicazione ottimale, purificata dai concetti distorti
della cultura occidentale, in grado di educare l’uomo alla
presa di coscienza dei misteriosi legami uomo /ambiente ma
soprattutto alla consapevolezza della necessità di un
cambiamento radicale del modo di vivere e di rapportarsi
all’esterno, di un cambiamento sostanziale delle regole che
ci siamo dati per vivere.
Nel terzo capitolo cerco di analizzare in breve, le
caratteristiche del peacekeeping e dei suoi attori, ma
soprattutto, cerco di comprendere, sempre nell’ottica del
metodo di pensiero batesoniano, il motivo per cui la
comunità internazionale ha sentito il bisogno di intervenire
per frenare e controllare un elemento come la guerra, che da
sempre sembra accompagnare l’uomo e lo sviluppo delle
civiltà. Tre elementi sottolineo in particolare:
ξ La fine del conflitto Est/Ovest ha riproposto una serie di
nocivi miicriconflitti tra le nazioni uscite dalla
disintegrazione dell’URSS. Ciò comporta un allargamento
delle zone interessate al fenomeno guerra che non è più
localizzato
15
ξ La aggiunta di tecnica moderna ha aumentato il potere di
distruzione delle armi usate nei conflitti con un rischio per
l’intera civiltà umana, l’uso di armi batteriologice, inoltre,
causa letali effetti a lungo termine e un’azione distruttiva
sulla stessa biosfera.
ξ I sistemi militari impiegati nelle missioni di pace, si
trovano spaesati e impreparati ad affrontare le mutate
condizioni ambientali e operative. Nati per fronteggiare una
minaccia esterna, reale o percepita che sia, il sistema
militare si deve adattare ai fondamentali cambiamenti della
natura delle operazioni. Infatti, il mondo multicentrico, non
solo presenta minacce non definibili volta per volta, ma
sostituisce la logica binaria amico/nemico, con la logica
sfumata, fuzzy, amico/nemico/non nemico. La funzione del
soldato passa da parte in causa a parte al di sopra delle parti;
il vecchio modello militare, quello meccanicistico, va
sostituitola un modello più flessibile, più fluido che fa
riferimento alla teoria cibernetica.
L’applicazione di questi concetti chiave alle riflessioni
batesoniane costituisce l’argomento del quinto capitolo.
Osservando come la filosofia batesoniana non solo fornisce
una risposta coerente ed esaustiva alle domande generate
dalle moderne operazioni di pace sembra offrire anche
spesso, un rimedio per i problemi della civiltà post-moderna.
16
L’educazione batesoniana si collega così alla disciplina
moderna della ricerca sulla pace
9
e dell’educazione alla
pace
10
; ne consegue che sia per i militari, sia per i civili,
l’antropologia batesoniana è in grado di apportare notevoli
benefici innescando un cambiamento nel modo di
considerare la pace, la società i rapporti con gli altri e con
l’ambiente stesso. L’antropologia batesoniana cura le
relazioni tra le parti, le spiega, le valuta e le corregge; si
preoccupa di modificare le regole stesso del contatto tra
culture e tra personalità.
Un’ultima spiegazione delle linee essenziali di questa tesi è
quella collegata alla scelta del titolo. Perché ho scelto la
dicitura antropologia del peacekeeping quando l’unica vera
parte antropologica sembra riguardare esclusivamente le
ricerche sulla schismogenesi? Semplicemente perché ogni
ricerca di Bateson sia psichiatrica sia comunicativa sia
biologica rimane profondamente legata all’antropologia.
L’antropologia di Gregory Bateson si propone sempre di
trovare il fattore comune implicito più pertinente in una
vasta congerie di fenomeni umani o inversamente di
decidere che fenomeni apparentemente simili sono in realtà
intrinsecamente diversi. L’antropologo, inoltre, non si
9
Nel 1964 J.Galtung nel primo numero di Journal of peace resarch si propose di
dare una definizione formale alla peace research.Essa venne individuata nello
studio delle condizioni che permettono alla società di passare dall’istituzione
sociale di guerra e dallo svilupparsi dell’aggressività umana ad una situazione di
pace.
10
Una delle dimensioni necessarie e indispensabili della riflessione sulla pace
risulta essere quella educativa, mirante a far calare nel concreto le analisi
teoretiche di ogni ricerca.
17
preoccupa della semplice descrizione, ma tende a un grado
leggermente più alto d’astrazione, a un maggiore grado di
generalizzazione. Il suo primo compito è la raccolta
meticolosa dei fatti, ma il passo successivo non però un
semplice riassunto di questi dati; si tratta di interpretarli in
un linguaggio astratto che trascenda e comprenda il
vocabolario e le nozioni implicite della nostra cultura.
L’antropologo può contribuire efficacemente alla soluzione
dei problemi della società moderna, in quanto tende a
esaminare il modo in cui la civiltà in esame ragiona,
considera e valuta i mezzi e i fini preposti per raggiungere e
ottenere un determinato bisogno, un determinato scopo e sui
pericoli inerenti a questi modi. Bateson tende poi a
confrontare tra loro le civiltà studiate senza distinzioni tra
quelle evolute e quelle primitive; anzi molto spesso come
nel celebre caso di Bali, è proprio la civiltà primitiva a
fornire una comprensione della nostra magari più evoluta.
11
L’antropologa studia le strutture mentali dei gruppi etnici,
studia l’origine dell’uomo, la sua posizione nello schema di
classificazioni degli animali,
12
studia l’uomo in rapporto al
suo sviluppo somatico, alla sua evoluzione,ma anche le sue
produzioni di miti, di filosofie di religioni diverse come
11
La schismogenesi non è solo un concetto antropologico esso confluisce anche
nel campo epistemologico, i cambiamenti schismogenetici dipendono
dall’interazione tra individui e tra organismi, ogni interazione umana si fonda su
abitudini sull’epistemologia personale di ciascuno come sull’epistemologia
condivisa dalla società nel suo complesso.
12
O più semplicemente cerca di rispondere all’enigma della sfinge Cos’è l’uomo?
18
mezzi er dare significato al mondo. Anche il peacekeeping
può dunque essere studiato grazie al modello batesoniano,
poiché non si tratta soltanto di un principio giuridico ma
investe anche la dimensione del perché e del come, ossia il
ruolo cruciale giocato dal significato e dalle credenze della
vita sociale. L’efficace effettuazione del peacekeeping
dipende in grandissima misura dal modo in cui i soldati, la
famiglie le società e i massi media creano il significato di
questa attività.
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CAPITOLO UNO: LA FIGURA DI GREGORY
BATESON
1.1) LA VITA
La vita di Gregory Bateson è stata un’intrecciarsi d'incontri,
relazioni, storie, esperienze, vissute in maniera unica e
irripetibile. Gregory Bateson sostenne sempre l’idea che,
non aveva nessun senso astrarre un individuo dal suo
ambiente, mettendo radicalmente in discussione,
denunciandone l’arbitrarietà, la nozione stessa di “soggetto”
individuale, di io, così com'è stato concepito nella tradizione
occidentale. Pertanto, non sarebbe corretto rilevare il
contributo di Bateson al pensiero scientifico e alla
conoscenza, se non evidenziando a grandi linee il suo
percorso umano.
Gregory Bateson, nacque in Inghilterra, a Grantchester, il 9
Maggio del 1904, da William Bateson e Caroline Beatrice
Durham, e crebbe nell’ambiente intellettuale di Cambridge.
William Bateson, un importante biologo,
13
era un uomo
energico ed estroverso, ma non abituato a esprimere i suoi
sentimenti nelle relazioni interpersonali, tranne che nei
13
William Bateson, studiò in particolare le cause della variabilità di molte specie
animali e vegetali. William, era affascinato dai fenomeni di simmetria metamerica
e dalla ripetizione ordinata e geometrica delle parti nella morfologia di animali e
piante, in riferimento ai quali elaborò una teoria vibratoria delle parti. A lui,
inoltre, si deve il termine genetica, disciplina di cui fu tra i fondatori e la
riscoperta e la diffusione delle idee di Gregor Mendel.
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momenti di crisi. Beatrice, al contrario, timida, pacata,
critica verso se stessa, era devota collaboratrice del marito.
Gregory si mostrava affascinato e allo stesso tempo
intimorito dal padre. Da lui, ereditò l’impostazione
scientifica naturalista, con una particolare propensione alle
relazioni essenziali (i patterns) e alle forme. Ma, soprattutto,
ereditò la consapevolezza dell’importanza della sensibilità
estetica come metodo di indagine e una concezione olistica
dell’organismo vivente, considerato come un tutto integrato,
piuttosto che come assemblaggio di caratteri diversi.
Gregory, era il terzo figlio dopo John e Martin. Mentre i
primi due, reputati dei soggetti brillanti e capaci, ricevevano
tutte le attenzioni, lui era decisamente meno considerato.
L’ambiente familiare non risultava quindi molto accogliente;
l’influsso autoritario del padre si faceva sentire sopratutto
nel condizionare il percorso dei figli, verso una
continuazione della propria opera scientifica. Man mano che
terminavano le scuole superiori, tutti e tre furono iscritti al
St. John’s College e avviati allo studio delle scienze naturali.
Nel modo in cui la famiglia cercava di guidare l’educazione
dei figli e nella comunicazione, in particolare tra il padre e i
figli, si trovavano messaggi e indicazioni contraddittori. Da
una parte, il padre predicava che la cosa migliore è andare
per la propria strada e non preoccuparsi di ciò che le altre
persone avrebbero potuto pensare. Ma, dall’altra, pretendeva
che i suoi tre figli non andassero per loro conto, ma
seguissero la strada che egli aveva tracciato e immaginato
per loro. L’ingiunzione paradossale era costituita dall’invito
a conformarsi rigidamente al suo personale
anticonformismo. Verso la fine della prima guerra mondiale,