Poiché le iniziative ed i premi all’innovazione rappresentano un punto di
riferimento importante per la condivisione e la diffusione delle esperienze
di innovazione se ne approfondiranno le origini e gli sviluppi con
particolare riferimento all’esperienza italiana “Cento Progetti al servizio
del cittadino”, focalizzando il ruolo del Dipartimento della Funzione
Pubblica sia nell’ambito di questo progetto che nell’iniziativa “Cantieri”.
Inoltre un breve paragrafo è dedicato alla citazione di alcuni esempi di
premi all’innovazione a livello internazionale.
Il secondo capitolo è centrato sulla seconda fase del Piano Nazionale per
l’e-government in Italia emanato nel 2000 e dopo un’introduzione generale
sui benefici ed ostacoli alla realizzazione dell’e-government sia
nell’Unione Europea che nei paesi dell’OCSE, si esamineranno le linee
d’azione e gli strumenti del Piano. Il riferimento costante per questo
capitolo è rappresentato dal Codice dell’amministrazione digitale
presentato al Convegno tenutosi a Roma il 9 febbraio 2005, poiché l’Italia
è tra le prime nazioni al mondo a dotarsi di un simile strumento normativo
che rielabora, in chiave moderna, le leggi e le norme che riguardano
l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nei
rapporti tra imprese p.a e cittadini. In un contesto in cui l’uso delle
tecnologie può facilitare la vita del cittadino, non si può non approfondire
il tema della sua partecipazione attraverso le nuove tecnologie: il concetto
di e-democracy. Il terzo capitolo approfondisce lo strumento attraverso il
quale si realizza la partecipazione del cittadino nella fase finale del
processo decisionale: il voto. Nell’ambito delle ICT si parlerà quindi di
voto elettronico e, prescindendo da un’analisi di quello che è stato
l’atteggiamento del legislatore italiano nei confronti di questo mezzo di
espressione della preferenza elettorale, si analizzeranno i benefici e gli
ostacoli derivanti dalla realizzazione di questo sistema. Tralasciando le
6
ripercussioni sul complesso ambito giuridico su cui il procedimento di
votazione ha inevitabili riscontri, si descriveranno i progetti pilota di voto
elettronico realizzati in Svizzera e in Inghilterra e le sperimentazioni
avvenute in Italia.
Il quarto capitolo conclude e sintetizza le principali analogie e differenze
tra Italia, Svizzera e Inghilterra studiate nell’ambito della pubblica
amministrazione, dell’e-government e del voto elettronico.
7
1 Gestione e diffusione dell’innovazione
1.1 La gestione del cambiamento
L’analisi economico-aziendale considera la pubblica amministrazione
come un insieme di istituti o enti connessi da relazioni di varia intensità,
ma dotati di reciproca autonomia che si esprime nelle tipiche forme di
autonomia decisionale, organizzativa, gestionale e finanziaria. In tale
prospettiva ci si distacca da ogni visione della pubblica amministrazione
come entità o soggetto unitario e anche come “sistema” in senso forte,
quindi come complesso di elementi coordinati e integrati da un “centro”; si
può invece considerare la pubblica amministrazione come un “sistema
debolmente connesso”, cui partecipano istituti dotati di proprie autonome
finalità, riconducibili alla produzione di “valore pubblico” (Rebora, 1999).
Infatti con il superamento del modello dello Stato piramidale e accentratore
si aprono nuove opportunità che delineano una nuova prospettiva per la
pubblica amministrazione da cui emerge:
- la natura della pubblica amministrazione come sistema interaziendale
e organizzativo debolmente connesso;
- l’esigenza per le aziende e gli istituti pubblici di maturare e
affermare un proprio ruolo e identità distintiva al di là di quanto
risulta dalle competenze formali;
- la necessità di perfezionare le rappresentazioni concettuali delle
situazioni di intervento adeguandole al processo evolutivo in atto;
- la necessità di un’adeguata formulazione delle strategie ai diversi
livelli di governo degli interventi (Rebora, Meneguzzo, 1990).
8
La pubblica amministrazione è caratterizzata e permeata da una serie di
fenomeni che fanno emergere la necessità di meccanismi di integrazione
reciproca tra amministrazioni e che possono essere così raggruppati:
a) la delimitazione territoriale delle sfere di azione, rafforzata da un’
ulteriore articolazione per livelli di governo (nazionale, regionale
e locale), pone il problema di gestire il rapporto tra centro e
periferia;
b) l’esigenza di parità di trattamento tra i diversi destinatari degli
interventi;
c) la mancanza di una diretta correlazione tra i “prodotti” degli
interventi e il reperimento delle risorse necessarie al loro
svolgimento: l’acquisizione di risorse avviene almeno in parte
tramite i tributi e poiché questi sono regolati da principi più
generali, la loro configurazione non può iscriversi nella gestione
delle singole aziende pubbliche;
d) l’esercizio di forme di autorità e azione coattiva di cui può valersi
la p.a., fa derivare l’esigenza di garantire alla collettività la
correttezza e la legittimazione dell’azione.
Tali fenomeni delineano un quadro in cui è indispensabile per la p.a. una
“traccia” o uno “schema di riferimento” istituzionale, un insieme di regole
che si concretizzano in piani, programmi e leggi per esprimere gli aspetti
dei rapporti interistituzionali promuovendo così un sufficiente livello di
integrazione tra enti diversi che operano in un’ampia area di discrezionalità
che in economia aziendale è denominata “strategica”.
Partendo da un contesto appositamente semplificato in cui la p.a. opera da
sola nell’ambiente (senza per ora considerare i legami quindi con le altre
p.a.), occorre precisare la distinzione tra “gestione operativa” e “scelta
strategica”. In un primo momento gli organi dell’ente valutano le
9
condizioni e i problemi dell’ambiente e poi intraprendono una serie di
interventi la cui attuazione può porre nuovi problemi generando una sorta
di “dialogo” continuo tra ente e p.a. L’orientamento per l’azione dell’ente è
dato dallo schema istituzionale che però detta solo obblighi e vincoli da
rispettare e le restanti scelte sono prese dagli organi decisionali dell’ente
che agiscono con autonomia e discrezionalità. E’qui che si inserisce la
distinzione. Molte decisioni servono per far funzionare, nel modo più
efficiente, l’attività intrapresa operando solo i necessari aggiustamenti in
relazione con l’ambiente e senza modificare l’impostazione di fondo:
questa è l’ottica della “gestione operativa”. Il carattere di “scelta strategica”
invece emerge in tutti quei casi in cui il problema, percepito e affrontato,
comporta la ricerca di una nuova impostazione dei rapporti con l’ambiente
o con una sua parte rilevante. A questo punto se nel rapporto tra p.a. e
ambiente si inserisce quello con altri enti, il processo di elaborazione
strategica non è solo limitato alle fasi della percezione del problema,
formulazione della strategia e conseguente scelta dell’azione, ma si estende
anche al confronto tra possibili strategie elaborate da enti diversi.
Lo sviluppo del concetto di strategia richiede quindi lo studio delle seguenti
fasi:
1. l’ analisi del quadro ambientale e istituzionale;
2. l’analisi, lettura e rappresentazione in modelli del funzionamento
dell’istituto pubblico;
3. la formulazione della strategia;
4. la gestione del cambiamento strategico e organizzativo collegata alla
realizzazione di indirizzi di particolare contenuto innovativo.
10
Quest’ultimo argomento sarà oggetto di studio per questo lavoro.
Alla base del concetto di cambiamento c’è quello di strategia, in quanto
ogni analisi o azione di tipo strategico non può prescindere dal processo di
cambiamento quale costante termine di riferimento. Questo nuovo
approccio alla tematica del cambiamento fa emergere l’importanza non
solo del momento attuativo della strategia (molte strategie in apparenza
brillanti falliscono per difficoltà di “implementazione”) ma anche
l’importanza di anticipare i problemi del cambiamento anche nella fase di
formulazione e definizione della strategia. L’approccio è quello quindi di
processo di cambiamento strategico-organizzativo e tale qualificazione è
dovuta a due ragioni fondamentali:
1. il mutamento è considerato un processo per la complessità delle
condizioni ambientali, istituzionali e organizzative a cui è legato;
2. il cambiamento riguarda il binomio strategia-organizzazione perché i
due profili presentano distinti criteri di analisi, definizione,
impostazione, ma si manifestano strettamente intrecciati quando
osservati nell’ottica del cambiamento; e la gestione del processo del
cambiamento richiede una considerazione simultanea ed interattiva
di strategia ed organizzazione (Rebora, Meneguzzo, 1990).
Rebora e Meneguzzo propongono un modello concettuale del processo di
cambiamento strategico-organizzativo che mira a mettere in evidenza le
linee direttrici, gli strumenti, gli spazi e i margini di azione disponibili per
una positiva gestione del processo di cambiamento in modo tale che sia
ulteriormente scomposto in sotto-processi verso i quali siano più
indirizzabili più puntuali modalità di azione. Il modello contiene le seguenti
variabili:
11
a. Spinte al cambiamento. Sono i fattori motivanti, le forze che
determinano gli stimoli e determinano delle possibilità per
l’evoluzione dei profili strategici e organizzativi.
b. Inerzia organizzativa. Comprende tutte le varie manifestazioni nelle
quali si esprime la proprietà caratteristica dei sistemi organizzati di
tendere alla stabilità e alla continuità del funzionamento.
c. Agenti del cambiamento. Sono gli attori in grado di operare
nell’ambiente interno dell’ente come promotori e partecipanti attivi
del processo di cambiamento.
d. Processi di cambiamento. Sono le caratteristiche e specifiche
sequenze di azioni e interazioni nelle quali si manifesta e si incanala
il percorso evolutivo di un istituto.
e. “Leve” di attivazione dei processi di cambiamento. Costituiscono gli
strumenti ed i tipi di prassi mediante i quali gli attori possono
intervenire nei processi evolutivi cercando di indirizzarli e gestirli.
f. Evoluzione strategico organizzativa. Sono i profili nuovi che
emergono dal funzionamento di un ente come risultati del processo
di cambiamento.
Tale modello funziona secondo dei flussi di interdipendenza e influenza
che possono essere cosi sintetizzati:
1. le spinte al cambiamento non bastano ad attivare un percorso
evolutivo, ma trovano ostacolo nel fattore inerzia;
2. gli agenti possono raccogliere le spinte, mettendo in atto opportune
strategie e strumenti rivolti a rompere l’inerzia e ad attivare processi
di cambiamento;
3. questi ultimi processi una volta avviati e gestiti, possono assumere
un andamento che si autoalimenta e si amplifica progressivamente,
12
manifestandosi anche in rafforzamento delle “spinte” e degli
“agenti” stessi;
4. i profili evolutivi che emergono come risultati del processo hanno
anch’essi un effetto “di ritorno” che si traduce in un rafforzamento
delle “spinte”iniziali e quindi nella possibilità che il processo
continui ad autoalimentarsi e riprodursi.
13
1.1.1 Il cambiamento della p.a. e le ICT
L’avvento delle ICT da una parte determina cambiamenti rilevanti
nell’organizzazione e nei sistemi di funzionamento, dall’altra il governo
ricopre un ruolo fondamentale come attore e regolatore dell’economia
digitale (Mele, 2003). La nuova economia globale e i progressi delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione sollecitano le
amministrazioni a sfoderare capacità di adattamento e di risposta al
cambiamento non necessarie in passato. Sia i cittadini che il settore privato
richiedono ai governi di garantire le condizioni per lo sviluppo e, al tempo
stesso, di erogare i propri servizi mediante una varietà di sistemi e
strumenti di accesso come telefono, televisione, pc, chioschi. Questi sono
distribuiti nelle abitazioni, nei posti di lavoro e in luoghi pubblici che sono
collegati tra loro attraverso una rete di supporto, la quale contribuisce a
rafforzare i legami tra comunità locali alimentate da una nuova forma di
associazionismo come quello delle reti civiche e delle città virtuali (Mele,
2001).
Per quanto riguarda l’impatto che le ICT hanno sull’azione della pubblica
amministrazione, è interessante far riferimento ad un modello
1
che, da un
lato, individua nelle ICT il catalizzatore di tendenze già presenti nella p.a.
oppure di spinte inedite, e dall’altro evidenzia la capacità del settore
pubblico di incidere a sua volta su ricerche e implicazioni tecnologiche.
Secondo tale modello gli sviluppi delle ICT modificano le strutture
produttive della p.a. e allo stesso tempo la struttura dei costi e le possibilità
di risparmio indotte dalle ICT incidono sull’ottimizzazione della spesa
1
Si tratta di un modello di VAN PARUS (1981) adattato da SNELLEN e VAN DE DONK (1998) al
settore pubblico.
14
nella p.a., dei servizi erogati dalla stessa e della partecipazione
democratica.
Quando si parla di innovazione tecnologica e di impatto delle ICT sul
settore pubblico non si può non considerare gli sviluppi normativi, politici,
economici e professionali che la p.a. avvia autonomamente: anche questi
incidono sul livello di efficienza, sull’erogazione di servizi e sugli standard
democratici, provocando allo stesso tempo cambiamenti istituzionali.
Il fatto che riorganizzazione e razionalizzazione amministrativa debbano
necessariamente precedere le scelte e le applicazioni di ICT nella p.a. e che
esiste una reciproca influenza tra tecnologie e organizzazioni pubbliche, è
un concetto chiaramente espresso dai contributi che seguono.
“Il punto critico…sta nella difficoltà di sviluppare, tramite nuovi strumenti,
nuove modalità di funzionamento capaci di realizzare migliori livelli di
efficacia dell’azione, di efficienza nell’impiego delle risorse, di
economicità della gestione. Il tema centrale…è quello della relazione
informatizzazione-nuova cultura gestionale” (Borgonovi, 1990).
“Deve essere valorizzato anzitutto il potenziale di flessibilità progettuale ed
operativa delle tecnologie dell’informazione, con un difficile processo sia
di adattamento reciproco della tecnologia all’ambiente organizzativo che
caratterizza le varie fasi di servizi pubblici sia di ridisegno dei ruoli e delle
mansioni sulla base delle nuove opportunità tecnologiche” (
2
).
“L’innovazione organizzativa deve avvenire, in altre parole, innanzitutto, a
livello pre-informatico, in modo da creare le condizioni strutturali e umane
necessarie all’utilizzo più efficiente delle nuove tecnologie” (Frey M.,
1989)
“L’automazione non si autoalimenta, tuttavia, spontaneamente e
autonomamente nella p.a.; né la sua forza e le sue potenzialità sono tali da
2
G. COZZI, nella presentazione al libro di CAFFERATA, (1990).
15
migliorare significativamente l’efficienza e l’efficacia della produzione ed
erogazione dei servizi. Altri interventi sono necessari a quest’ultimo scopo.
Devono cioè potersi verificare cambiamenti a livello organizzativo e
professionale (riallineamenti, riaccorpamenti, scorpori e anche dismissioni
di unità operative) per trasformare e approfondire la funzione pubblica”
(Cafferata R., 1999).
“Nel caso degli enti locali che stanno affrontando il passaggio da sistemi
centralizzati (mainfraime) a reti locali (LAN) è opportuno individuare una
strategia di anticipazione e conseguente adattamento alla innovazione
tecnologica, basata:
• da un lato sulla conoscenza del rapporto tra sistema organizzativo
e sistema informativo;
• dall’altro lato sulle caratteristiche della innovazione informatica
(informatica distribuita, reti locali, personal computer)”
(Meneguzzo, 1989).
Sintetizzando quanto finora detto si può dire che nuove tecnologie possono
avere il seguente impatto:
1. razionalizzazione della gestione interna delle singole
amministrazioni, specialmente con lo snellimento delle
procedure, lo svolgimento rapido (in tempo reale) di certe
operazioni (esempio accesso degli archivi per permettere
certificazioni), il coordinamento tra i diversi operatori (reti
interne degli enti);
2. modificazione del sistema di erogazione dei servizi (possibilità
per il cittadino di conoscere il luogo più vicino dove trovare il
servizio con un miglioramento dell’accessibilità, possibilità di
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ricevere certificazioni, attestazioni e documenti sul proprio
computer,ecc.): è l’area del cosiddetto e-service;
3. unificazione delle informazioni e dei servizi erogati da
differenti amministrazioni: è questo l’obiettivo del progetto
Rupa (rete unificata della pubblica amministrazione);
4. modificazione, tramite l’aumento della trasparenza
sull’amministrazione, del processo di formazione del consenso
sulle scelte dell’amministrazione e dei rapporti tra cittadini,
famiglie, imprese, altri soggetti sociali con le istituzioni
(Borgonovi, 2000).
Con le nuove tecnologie si è inoltre aperta l’era definibile come:
a) e-service, se ci si limita a considerare l’effetto sulle modalità
di erogazione dei servizi dell’amministrazione pubblica;
b) e-public administration, se si considerano più in generale gli
effetti sul funzionamento degli apparati pubblici;
c) e-government, se si considerano gli effetti sui nuovi modi per
ottenere e orientare il consenso politico (Borgonovi, 2000).
All’interno del percorso di cambiamento e di ammodernamento del settore
pubblico il processo di e-government non deve essere considerato un
fenomeno di mera innovazione tecnologica: esso rappresenta una
potenziale trasformazione all’interno dell’innovazione del settore pubblico.
Il concetto di innovazione della pubblica amministrazione affronta varie
dimensioni che hanno ad oggetto:
innovazione normativa: dalla legge Bassanini in materia di
decentramento amministrativo e di semplificazione alle normative
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specifiche per le tecnologie (firma digitale, protocollo
informatico, carta d’identità elettronica);
innovazione organizzativa: di cui fanno parte procedure e
adattamenti organizzativi in cui l’innovazione tecnologica viene
considerata come risorsa organizzativa(
3
);
innovazione culturale: le risorse umane necessitano di
riqualificazione e ridimensionamento dei compiti.
Per concludere occorre sottolineare come le azioni di e-government siano
state la conseguenza di molte iniziative di premi all’innovazione:
• perché l’e-government stesso è il contenuto dell’innovazione;
• perché molte esperienze di e-government operano come
catalizzatore dell’innovazione;
• perché i siti web delle p.a. assicurano visibilità ai progetti e
funzionano quindi come depositi di best practices e di knowledge
management
4
.
3
MENEGUZZO M. (1993).
4
MENEGUZZO M., MELE V., “Designing and implementing innovation policy in the public
sector: the Italian experience”; Presentation to the Sixth International Research Symposium on Public
Sector Management, Edinburgh, Scotland, 8-10 April 2002. Aston Panel: Policy implementation and
evaluation.
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