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ξ Con gli anni '70 si apre per Eduardo il periodo della maturità. Tra le opere di
questo periodo, caratterizzate da una profonda conoscenza del linguaggio
televisivo, l'attenzione è stata puntata così su De Pretore Vincenzo: quindicesima
messinscena andata in onda in televisione il 2 gennaio 1976.
Di tempo ne è passato dalla prima esperienza, ed ora, Eduardo è pronto ad un
linguaggio tecnico più articolato e più "televisivo" del precedente. Con De
Pretore Vincenzo si avrà modo di constatare il passaggio tra il bianco e nero ed il
colore, che non poco influisce sulla ripresa, il linguaggio più articolato e meno
prolisso rispetto a quello utilizzato precedentemente perché il pubblico ha già
interiorizzato gran parte dei sistemi adottati dalla Tv. Si tenterà poi, di delineare
le analogie e le differenze tra la commedia televisiva e l'originale teatrale.
ξ Il Contratto conclude l'ultimo ciclo del teatro di Eduardo (insieme a Il berretto a
sonagli di Pirandello). Andata in onda il 13 giugno 1981 rappresenta un chiaro
esempio di un'esperienza consolidata dopo anni dedicati alla televisione. Si
cercherà così di mettere in rilievo le particolarità della commedia rispetto ai
primi tentativi di adattamento analizzando in particolare la minuziosa resa
televisiva delle didascalie e dei movimenti dei personaggi in relazione a quelli
della telecamera.
La scelta è caduta su tre opere “minori”, ma che ben si prestano all'analisi tra teatro
e televisione. Una scelta non casuale di far cadere l'attenzione su tre opere da non
considerare come capolavori ma non meno interessanti rispetto ad opere come
Filumena Marturano o Natale in casa Cupiello: lavori in cui il notevole spessore
artistico e culturale oltrepassa quello tecnico della trasposizione televisiva.
Lo studio dedicato al teatro di Eduardo in televisione sarà inoltre arricchito da
schede riassuntive di tutte le opere trasmesse in tv alle quali si aggiunge una
considerazione sul futuro del teatro in televisione: un argomento sempre aperto, già
ampiamente dibattuto. Un riferimento indispensabile quando si trattano argomenti
come il teatro di Eduardo in Tv viste le recenti innovazioni in campo tecnologico
5
degli archivi Rai: unico serbatoio culturale che raccoglie l'intero percorso televisivo
del nostro autore.
Romolo Valli raccontò un aneddoto gustoso che nel tempo avrebbe alimentato
una serie di malintesi sul rapporto tra Eduardo e la televisione. Nel corso di una
cena tra i due infatti squillò il telefono:
Pronto, qui è la Televisione.
Eduardo: La Televisione? E allora io so' 'o frigorifero!.
Un aneddoto riportato ancora oggi in gran parte degli studi dedicati ad Eduardo
soprattutto in quei testi in cui si analizza il rapporto tra il suo teatro e le rispettive
versioni televisive. Un aneddoto che ha alimentato nella critica una certa avversione
da parte del drammaturgo al linguaggio televisivo ma che in realtà si rivelò essere
una semplice dichiarazione di perplessità, in un contesto in cui la neonata
televisione si apprestava ad affacciarsi prepotentemente sul grande scenario
culturale italiano: coniando nuove terminologie, nuovi sistemi d'intendere la realtà e
nuovi mezzi quindi per assistere agli spettacoli.
Nessun attore italiano recitò tanto in televisione come Eduardo e nessun
drammaturgo al mondo affidò al nuovo mezzo televisivo così esplicitamente e con
tanta determinazione la testimonianza della sua arte, così come da regista ed
interprete egli stesso l'aveva concepita.
"A Eduardo riuscì insomma quello che forse sarebbe piaciuto a Pirandello,
quando più volte cercò di avvicinarsi al cinema americano o quando riscrisse per
Max Reinhardt i Sei personaggi in cerca d'autore, immaginando di recitare egli
stesso sullo schermo la parte dell'autore."
1
Con la televisione, dagli anni '60 in poi, Eduardo vide accrescere la sua popolarità
diventando un volto familiare nelle case degli italiani, anche di quelli che non lo
videro mai a teatro. Quando infatti nel 1961 cominciarono le riprese del suo primo
ciclo di commedie (Ditegli sempre di sì, Napoli milionaria, Questi fantasmi e
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Filumena Marturano) Eduardo aveva già avuto modo di sperimentare il linguaggio
televisivo con la ripresa di 6 anni prima di Miseria e nobiltà dall'Odeon di Milano
(un'opera ritenuta dispersa dagli archivi Rai ma recentemente ritrovata e di prossima
messa in onda in occasione del centenario della nascita di Eduardo che cade proprio
quest'anno)
.
Con il primo ciclo Eduardo ha a che fare con un sistema tecnico di ripresa che si è
notevolmente evoluto dall'epoca di Miseria e nobiltà.
La possibilità di registrare elettronicamente con il sistema Ampex sarà così
sfruttata dall'autore per trasportare in tv, gran parte delle sue opere, un intenso
lavoro che proseguirà sino agli anni '80.
Un sistema che non permetteva però il montaggio e che quindi costringeva una
ripresa tutta d'un fiato. Nello studio televisivo si recitava dunque come a teatro
senza stacchi né interruzioni, riprendendo un quadro alla volta, secondo un
minuzioso piano di inquadrature stabilito in precedenza :
“Le riprese di una commedia duravano 45 giorni ed Eduardo curava i minimi
particolari. Eppure non impostava il suo lavoro diversamente dal teatro: faceva la
regia a tavolino”
2
, dichiara Vincenzo Salemme che a soli vent'anni debuttò con De
Filippo in televisione nella commedia Il cilindro (andata in onda il 5 novembre
1978) a fianco di Monica Vitti e Ferruccio De Ceresa.
“Noi provavamo le commedie come se avessimo dovuto recitarle sul
palcoscenico. Poi Eduardo provava le inquadrature e, quando tutto era pronto,
iniziava a girare”
3
.
Trasportando le sue commedie in uno studio, Eduardo si fa regista acuto e
preparato impossessandosi con efficacia del linguaggio televisivo: fa muovere le
telecamere liberamente sulla scena, le fa avvicinare agli attori frontalmente o di
profilo, girando attorno per mostrarci tutto ciò che essi vedono in quel momento.
1
Maurizio Giammuso, Vita di Eduardo, Milano, Mondadori, 1993.
Si veda l’appendice dedicata alle celebrazioni eduardiane.
2
Intervista a Vincenzo Salemme, “Quattro voci di dentro”, in Italo Moscati, Il cattivo Eduardo: un artista troppo
amato e troppo odiato, Venezia, Marsilio Editori, 1998.
3
Ibid.
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Particolari che resterebbero una semplice curiosità tecnica se non avessero
contribuito a determinare un atteggiamento nuovo da parte dell'autore per il suo
lungo percorso drammaturgico.
Negli anni '60, non si sarebbe trattato più di trasportare qualche commedia per il
piccolo schermo ma un ciclo organico e rappresentativo della sua produzione
d'autore: una richiesta fatta direttamente da parte della Rai.
I venerdì della prosa del Secondo canale diverranno così un appuntamento fisso
degli italiani che ogni volta proponeva sì, commedie diverse, ma tutte realizzate non
solo dallo stesso autore ma anche dalla presenza del medesimo gruppo di interpreti e
tecnici (registi televisivi: Rosanna Mattioli e Stefano de Stefani; scenografie di
Emilio Voglino e Pino Passalacqua; delegato di produzione Andrea Camilleri).
Così Eduardo si poneva rispetto ai telespettatori come un narratore o cantastorie:
ad ogni inizio infatti (almeno del primo ciclo) forniva una breve sintesi in versi,
mostrando un quadro con quattro vignette, che illustravano i punti culminanti della
vicenda. Un sistema di presentare le opere in tv che scomparirà con i successivi cicli
poiché il vasto pubblico si impossesserà maggiormente dei sistemi linguistici della
tv stessa, tanto da non aver più bisogno, per la comprensione dell'ambientazione
della vicenda, di questo stratagemma adottato da Eduardo agli esordi delle sue
trasposizioni per il piccolo schermo.
Un ricchissimo lavoro di documentazione quindi, che grazie alla caparbietà
dell'autore, attore e regista televisivo, possediamo ancora intatto presso gli archivi
della Rai e che spesso, torna ad essere protagonista delle serate del sabato sera di
Rai2. Una preziosissima fonte di studio, che col passare del tempo continua ad
attrarre molti spettatori, persino quando nel periodo 1978-79, la prosa televisiva
viene cancellata dai palinsesti della Rai mantenendo invece costante,
l'appuntamento con Il teatro di Eduardo.
Questo studio, cercherà così di mettere in luce gli aspetti caratteristici delle opere
scritte ed adattate per la televisione dallo stesso Eduardo così da sviscerare, in un
dibattito sempre aperto, le modalità e le eventuali innovazioni che si riscontrano
nella lunga e prolifica operazione registica dell'artista napoletano. Interrogativi e
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quesiti che con la dilagante trasformazione dei mezzi di comunicazione
accompagnata da una nuova modalità di fruizione, cercano una risposta esauriente,
o almeno dimostrino che si può fare cultura, col teatro, all'interno di un mezzo che
visto oggi, può apparire alquanto rudimentale se paragonato alle straordinarie
potenzialità di altri sistemi multimediali ma che comunque ha rappresentato
un'epoca, un limpido specchio della società.
A distanza di anni, Il teatro di Eduardo continua ad essere riproposto in Tv,
mantenendo costante l'attenzione del pubblico e siamo concordi con quello che Italo
Moscati ha di recente scritto:
“Perché il teatro di Eduardo, al contrario di tanti altri spettacoli, piace e
funziona in televisione? Per l'intreccio percepibile ed affascinante tra arte e vita;
per la capacità di essere interprete della realtà nelle sue varie epoche; per la
consuetudine affettuosa con il telespettatore che si è approfondita e rinforzata nel
corso dei decenni; per l'abilità di percepire e soddisfare le trasformazioni del
pubblico, senza tuttavia mai tradire se stesso; per la curiosità e l'interesse per le
nuove tecniche che hanno permesso ad Eduardo di essere sempre all'avanguardia
nonostante l'età…ma probabilmente c'è ancora dell'altro"
4
.
4
Italo Moscati, Il cattivo Eduardo, cit.