Introduzione
IV
Questi professionisti, appartenenti all’elenco appena citato, sono stati
investiti da profondi cambiamenti nel modo di espletare la loro
professione, che sono scaturiti dall’evoluzione di Internet e dalla
tecnologia in generale.
Con questo lavoro si intende indagare all’interno di ogni campo
professionale, per capire quali sono stati i maggiori cambiamenti, quali
le riflessioni degli addetti ai lavori, come è cambiato il rapporto di questi
ultimi con l’utente fruitore del loro lavoro.
Per poter proseguire e perseguire lo scopo prefissato, occorre tracciare
una breve storia del nuovo strumento informatico, in modo da poterlo
conoscere, e avere la possibilità di misurare le sue reali potenzialità.
Occorre anche esaminare gli strumenti che si possono utilizzare per
avvalersi al massimo delle sue potenzialità, bisogna imparare a guidarlo,
come fosse un autoveicolo, per trarne il meglio.
Ma l’impatto con la nostra società, non si limita ai campi professionali
appena citati, ne coinvolge un infinità, fra queste non bisogna trascurare
Introduzione
V
la cronaca della quotidianità che oggi rappresenta l’informazione, e
domani potrà essere considerata parte della nostra storia.
Una cronaca che ha cambiato volto nel modo di presentarsi alla gente,
che oltre a mostrarsi sulla carta stampata, si presenta all'interno di un
video, o di un monitor e si lascia leggere e sfogliare come una pagina di
giornale, solo che non emana l'odore dell'inchiostro del giornale appaena
stampato.
Tutte queste riflessioni sono state possibili attraverso l’uso di Internet, la
sua esplorazione, cercando di carpirne i segreti e di chiarire i dubbi che
man mano vengono a porsi.
Su queste problematiche inerenti le professioni coinvolte e sconvolte da
Internet, sono in corso ampi dibattiti che investono il mondo scientifico,
e che non hanno ancora trovato soluzioni definitive ai problemi
analizzati.
Si percepisce che a fronte dei giganteschi passi avanti compiti, la
soluzione non può non essere prossima.
Capitolo I
1
Capitolo I
L'Informatica e la Storia
1.1 La diffusione della Storia in rapporto con l’informatica
I nostri giorni sanciscono sempre più la simbiosi che esiste, nella vita e
nel lavoro, fra gli storici e il calcolatore. Questo nuovo strumento si è
insediato prepotentemente nella quotidianità privata e sociale di tutti noi,
tale da essere considerato come un oggetto irrinunciabile.
Negli ultimi anni il suo sviluppo ha inciso sulla comunicazione degli
storici, all’interno del loro ambito, e degli stessi rispetto agli utenti
lettori, poiché l’informatica è stata sempre più usata a scopo
comunicativo rispetto a funzioni più specifiche di calcolo, come
avveniva nel passato.
Nel campo della ricerca, le reti telematiche, gestite da un sofisticato
software (WWW), sono uno strumento insostituibile a supporto dello
studioso, dell'accademico, del professionista.
Capitolo I
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A tal proposito, Edward Barrett
1
, ha proposto di pensare l’università e il
mondo della ricerca come una macchina finalizzata, fra gli altri compiti,
alla produzione di testi.
La possibilità di poter utilizzare reti transnazionali, a basso costo, rende
agevole la comunicazione fra i ricercatori storici, superando le barriere
geografiche, permettendo loro una comunicazione in passato
impensabile.
Internet rende possibile la circolazione di notizie storiche, e il paradosso
consiste nel fatto che se dibattute all’interno di un congresso, avrebbero
potuto creare diversi schieramenti opposti, diverse correnti di pensiero.
In rete invece “scivolano” indisturbate. È il caso, per esempio, della tesi
con cui si nega l’avvenuto sterminio degli ebrei, circolante anche su reti
telematiche di tendenze politiche di sinistra, senza che si accenda lo
scontro ideologico.
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Confronta E. Barrett in Sociomedia, Multimedia, Hypermedia, and the Social Constrution of
Knowledge, Mit Press, Cambridge 1992
Capitolo I
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Avere a disposizione grandi reti di comunicazioni, terminali, banche-
dati, archivi, facilmente accessibili, dà la possibilità al ricercatore di
poter risparmiare tempo e risorse finanziarie, per l’espletamento del suo
lavoro.
Un aspetto non trascurabile, dovuto all’infinita fonte di informazione
presenti in rete, è quello che lo storico si trova a doversi confrontare con
un pubblico ristretto di lettori disposti a utilizzare ed acquistare il
tradizionale “libro”.
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione, riguarda il
rapporto esistente fra un testo e un ipertesto. Per molti studiosi il libro si
presenta con un inizio e una fine, presentando al lettore un discorso
sequenziale, che non potrà mai avere mutazioni nel tempo.
Chi scrive un testo di storia lo consegna al tempo, con la certezza che
resti immutato nel contenuto, anche per le future generazioni che
avranno modo di leggerlo.
Capitolo I
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L’ipertesto si presenta estremamente volatile, offre la possibilità di
essere consultato in maniera diretta, non segue un discorso sequenziale
come il libro, ma presenta gli argomenti fini a se stessi, come chiusi in
una scatola.
Nell’ipertesto si “naviga”
2
e si ha la possibilità di ricercare solo quello di
cui si ha bisogno, perché la sua costituzione fatta di tanti frammenti
compiuti, di tante scatolette pronte all’uso, di tanti cassetti da aprire al
momento opportuno, permette di accedere discrezionalmente
all’informazione desiderata. L’ipertesto lo si usa solo per il tempo
necessario, fino a quando si esaurisce l’interesse dell’utilizzatore per
l’argomento ricercato.
La diffusione dell’uso della rete all’interno degli studi umanistici, e in
particolare di quelli storici, è ormai un fenomeno innegabile, anche se
bisogna tenere conto che questa linea di sviluppo assume valori
differenti da paese a paese.
2
cfr. Peppino Ortoleva in “Presi nella rete? Circolazione del sapere storico e tecnologie informatiche”
. AA.VV . “Storia & Computer” a cura di Simonetta Soladini e Luigi Tomassini
Capitolo I
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E’ indubbio che la sua espansione procede a ritmi accelerati di pari passo
con l’evoluzione delle tecnologie legate ai personal computers e ai
progressi dell’informatica.
Si può ritenere che l’avvio sia avvenuto agli inizi degli anni ’90, quando
si espandeva Internet parallelamente all’affermarsi del web, e crescevano
gli utenti utilizzatori intenti alla consultazione delle banche dati presenti
in rete.
La continua crescita di utenza, determinata dalla moltiplicazione delle
risorse offerte da Internet, ha prodotto una rivoluzione nella tradizionale
cultura del libro.
Questo fenomeno ha suscitato l’interesse di un eminente studioso di
storia, Rolando Minuti
3
, che ha proposto, nel ’95, la creazione di una
rivista storica elettronica, con annessa una biblioteca di testi collegati.
L’esperimento produsse effetti inaspettati.
3
Rolando Minuti, ricercatore e docente di Storia della storiografia moderna presso l'Università di
Firenze, si occupa di cultura storiografica e politica europea settecentesca. Collabora ai lavori per
l'edizione critica delle Oeuvres di Montesquieu, diretta da J.Ehrard per la Voltaire Foundation di
Oxford. E' condirettore della rivista elettronica Cromohs e della biblioteca telematica Eliohs. Cfn
“Riflessioni sulle incertezze di una mutazione” in www.cromos.unifi.it
Capitolo I
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Di fatto si prese coscienza della facilità, e non era tanta all’epoca, di
acquisire le tecniche legate alla costruzione dei documenti da immettere
in rete; della grande adesione di scienziati interessati ai temi trattati nella
rivista; della cospicua riduzione dei costi nella produzione delle
pubblicazioni, rispetto a quella tipografica; della corposa partecipazione
entusiastica di giovani allievi, studenti, dottorandi, tecnici informatici e
grafici, che tuttora collaborano alla rivista.
L’esperimento rimane uno dei pochi, attuato in territorio nazionale, ma
ha sancito la nascita di riflessioni sul problema della ricerca di risorse in
rete, con conseguenti seminari e corsi di perfezionamento sulle nuove
tecnologie, promossi in ambito universitario. Anche se, resta ancora forte
la convinzione che la ricerca storica tradizionale persegue le pratiche
usuali.
Difficilmente nei testi storici di rilevante importanza, si ha traccia di
riferimenti a risorse di rete, mentre è necessario che i due metodi di
ricerca, possano e debbano convivere liberamente, secondo quanto
sostiene il professore Minuti.
Capitolo I
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Timidi tentativi sono stati effettuati in Italia, costituendo dei consorzi
che possano offrire all’utenza una possibilità di consultazione.
Nasce www.lastoria.it che si propone lo scopo di riunire i principali
siti storici italiani con caratteristiche di giornali on-line, mirando a
fornire una informazione a largo raggio evitando di focalizzare
l’attenzione non su tematiche ristrette, né siti di Dipartimento o di
altre istituzioni. Ma formando un'associazione che si faccia promotrice
di iniziative comuni, con un motore di ricerca di tipo LASE, convegni
e incontri periodici, promozione di politiche di sviluppo dell'editoria
digitale scientifica, di servizi per la didattica e per la ricerca.
Diventano interlocutori privilegiati, gli utenti del motore, i visitatori
del sito, i partecipanti alle sue iniziative pubbliche, i referenti
istituzionali, che oltre al mondo accademico, sono quelli della scuola,
dell'editoria e dell'informazione, degli archivi e delle biblioteche, e i
cultori degli studi storici in generale.
Altro sito, che desta l’attenzione degli studiosi è quello relativo a Reti
Medievali che costituisce un'iniziativa avviata nel 1998 e battezzata
Capitolo I
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on- line nel 2000, da un gruppo di studiosi appartenenti alle
Università di Firenze, Napoli, Palermo, Trento e Venezia. Nel corso
del 2001 la redazione si è allargata a un ulteriore collegio di studiosi
di altri atenei italiani.
Reti Medievali rappresenta un iniziativa mirata a costituire in rete una
comunità di studiosi del medioevo, superando le diverse connotazioni
specialistiche, cercando di stimolare istituzioni e singoli studiosi per
sperimentare le possibili applicazioni delle nuove tecnologie della
comunicazione.
Il sito si propone come una realizzazione ad alto contenuto scientifico e
informativo, e offre testi, strumenti di lavoro, riflessioni storiografiche.
Su Reti medievali è possibile trovare testi e materiali visionati e posti al
vaglio dell’autorevole redazione.
Capitolo I
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Dal 2002, RM è pubblicata dalla Firenze University Press e depositata
presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, sotto la direzione di
Andrea Zorzi
4
.
Indispensabile a questo punto del lavoro, soffermarsi un attimo e cercare
di capire come funziona Internet, ma soprattutto come e da dove nasce
questo strumento virtuale e oggi, indispensabile compagno della nostra
quotidianità.
Risalire alla sue origini ci permette di fare dei paragoni rispetto a quello
che è diventata la rete nel nostro tempo, ricavandone l’immagine di un
infinito contenitore di “tutto”. Eppure quando fu abbozzata l’idea di
costruire una rete si pensò di collegare fra loro solo quattro computers.
Oggi non si ha l’esatta misura di quanti siano.
4
Andrea Zorzi è ricercatore di Storia medievale nell'Università di Firenze e responsabile scientifico
del Settore informatico del Dipartimento di Studi storici e geografici. Si occupa di storia politica del
tardo medioevo italiano. E’ co-fondatore, e direttore responsabile, di «Reti medievali. Iniziative on
line per gli studi medievistici»
Capitolo I
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1.2 Come nasce Internet
La paternità di Internet si attribuisce agli americani, mentre le sue origini
hanno fondamento in Russia. Il 4 ottobre 1957 l’Unione Sovietica
(primo ministro Bulganin) lancia in orbita lo Sputnik, il primo satellite
artificiale della Terra. Gli Stati Uniti guidati dal presidente Eisenhower,
ne sono profondamente sbalorditi e umiliati.
La loro reazione è immediata e si concretizza con l’assegnazione da
parte del governo americano di maggiori fondi al programma spaziale,
a quel tempo sotto il controllo militare, e gestiti dall’ARPA (Advanced
Research Projects Agency) del Department of Defense (il ministero della
difesa statunitense, il cosiddetto Pentagono).
All'inizio degli anni Sessanta il programma spaziale diventa autonomo,
nasce la NASA, e l’ARPA passa ad occuparsi di ricerca informatica di
base. Uno degli argomenti di ricerca è il collegamento di computers tra
di loro, cioè le reti di computers. Su questo tema viene avviato il
progetto
Capitolo I
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L’idea di una rete Internet è stata proposta per la prima volta da J.C.R.
Licklider del Massachusetts Institute of Technology (MIT) nell’agosto
del 1962, nel corso di una sua dissertazione sul concetto di “Galactic
Network”
5
.
Licklider immaginava un set globale di computer interconnessi,
attraverso i quali tutti potessero accedere facilmente e velocemente a dati
e programmi da ogni luogo. L’Advanced Research Projects Agency
(ARPA) istituì rapidamente un programma di ricerca e pose Licklider
alla sua testa.
Il primo lavoro pubblicato sul metodo usato per muovere dati su Internet,
che scompone i vari messaggi in pacchetti che viaggiano
indipendentemente l'uno dall'altro, e che si ricompongono una volta
raggiunta la destinazione finale, è stato scritto nel luglio del 1961 da
Leonard Kleinrock del MIT e il primo libro sull’argomento
“Communication Nets: Stochastic Message Flow and Delay”
6
, fu
pubblicato nel 1964.
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Confronta www.heos.it
6
vedi sopra
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Il passaggio chiave successivo è stato quello di mettere in
comunicazione i computers tra di loro e nel 1965, Lawrence G. Roberts e
Thomas Merrill hanno connesso due calcolatori mediante una linea
telefonica a bassa velocità creando la prima piccola rete di computers a
larga banda della storia. Dalla fine del 1969, quattro calcolatori
elettronici vengono connessi tra di loro, dando l’avvio alla crescita di
Internet.
Nuovi elaboratori vengono collegati rapidamente ad ARPANET nel
corso degli anni successivi mentre procede il lavoro di completamento di
un protocollo completo Host-to-Host (punto-punto) funzionale, non
tralasciando lo studio di nuovi programmi in grado di gestire una rete.
ARPANET, assume le sembianze della prima rete di elaboratori
elettronici. Gran parte delle attuali conoscenze sulle reti di computer
derivano dal quel progetto.
Dopo la prima connessione a quattro, negli anni successivi vengono
collegati diversi altri elaboratori e nel dicembre 1970 è pronto anche
NCP (Network Control Protocol), il protocollo di comunicazione da