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parte di scrittori italiani, studio che verrà svolto principalmente su due autori: Pier
Vittorio Tondelli e Giorgio Arbasino.
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1. LA BEAT GENERATION NELLE STORIE LETTERARIE
ITALIANE
INTRODUZIONE
Esistono poche storie della letteratura americana a carattere organico, per ragioni che
si ricollegano all’impostazione metodologica di questi studi, e inoltre per la scarsa
fortuna di un’impostazione storicistica nella cultura americana.
L’argomento, infatti, che all’apparenza sembrerebbe simile ad una normale storia
della letteratura, al pari di quella italiana, inglese..., si presenta invece assai delicato
da esporre, in quanto tutto l’iter di coloro che “fecero” la letteratura degli Stati Uniti,
è contrassegnato da un continuo e perenne sentimento di tensione, dovuto alla
mancanza di una vera e propria tradizione culturale.
Da qui l’impossibilità di considerare l’argomento partendo da dati cronologici, visto
che anche le origini della letteratura americana sono oggetto di controversie
interpretative: non si sa se far coincidere la sua nascita con i primi coloni che
scrissero oltre oceano o con il primo libro stampato in America o con la data
dell’Indipendenza politica (1776).
I critici, perciò, ritengono che sia più idoneo trattare l’argomento per temi, per
movimenti.
Ed ecco quindi che le più riuscite storie della letteratura d’America non sono quelle
che partono da un punto storicistico, ma quelle che prendono in considerazione una
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per una, le tendenze, i gruppi di letterati, e, non di rado, i singoli scrittori, anche se in
questo modo c’è il rischio che venga fuori un’opera poco unitaria.
La questione torna a porsi in maniera molto meno invasiva e condizionante se, a
scrivere della stessa, sono autori stranieri, che appunto proprio per il loro essere
“estranei” hanno un punto di vista più obiettivo, e in questo l’Italia può dire di aver
raggiunto dei buoni risultati, anche se gli scrittori che si sono interessati in generale
alla letteratura americana non siano poi molti.
A parte interessanti traduzioni, completate da propri commenti critici, come quella a
cura di Giorgio Braccialarghe e Fedora dei Scattola, ci sono stati autori italiani che
hanno abilmente prestato la loro opera in vista di una compilazione globale sulla
letteratura americana.
Alcuni di essi hanno scritto storie letterarie che , seppur cronologicamente vicine alla
Beat Generation, non trattano questo argomento, come quella a cura di C.Izzo o
quella di S.Rosati.
Altri hanno scritto opere compilative in merito alla letteratura americana, tenendosi
però più sul profilo critico che su quello propriamente storico.
In generale comunque in ogni storia letteraria o critica italiana gli autori si sono
sforzati di rintracciare ogni più piccolo elemento di connessione tra un movimento e
l’altro, tra un autore e l’altro, finendo per trovare gli anelli di congiunzione che fanno
di queste storie della letteratura americana delle storie complete ed omogenee, e
questo non solo per quanto riguarda la Beat Generation, ma per ogni argomento.
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LA GENERAZIONE PERDUTA
Come suggerisce l’Enciclopedia della letteratura Garzanti, il termine Beat
Generation fu usato per la prima volta da un giornalista del New York Times nel
1952, per indicare un movimento letterario nato agli inizi degli anni ’50, intorno ai
centri di San Francisco e New York.
-1-
Sebbene sia stato localizzato in quest’area il fenomeno fu però sostanzialmente a
carattere nazionale, e costituì forse l’unica forma di aperta ribellione culturale
verificatasi nell’America di mezzo secolo.
La parola beat ha il doppio significato di “generazione attiva” o di “urto pulsante” ,
che rimanda all’origine jazzistica del termine, e insieme di “generazione sofferta” ,
che si sentiva vittima di una condizione in cui era costretta a vivere.
Si nutre di esistenzialismo europeo, di filosofia orientale e anche di elementi della più
schietta tradizione americana, che nella figura del vagabondo dissidente si rifà ad
Emerson e a Whitman.
Questa è la definizione della Beat Generation che offre l’Enciclopedia Garzanti
tracciando le linee fondamentali di questa corrente per un approccio di base allo
studio della medesima.
-1-
Voce Beat Generation in Enciclopedia Garzanti, Milano, 1976, p.65
7
Pur non avendo in Italia molte storie letterarie degli Stati Uniti, quelle che abbiamo a
disposizione intervengono sull’argomento in questione in maniera diversa tra loro,
alcune privilegiando alcuni aspetti, altre approfondendone diversi.
La Storia Letteraria degli Stati Uniti a cura di G.Braccialarghe e F.dei Scattola del
1963 è la prima a condurre uno studio sulla Beat Generation, portandone avanti una
descrizione concernente principalmente gli aspetti tematici e le ideologie di fondo del
movimento, anticipando tutto ciò con un’ampia descrizione del contesto storico-
sociale di questo periodo, dal quale non si può assolutamente prescindere ai fini della
comprensione di questo fenomeno.
E’ proprio questo peculiare approccio più sociologico che meramente letterario da
parte dei curatori della suddetta storia letteraria a darne un taglio diverso rispetto alle
altre storie letterarie che saranno scritte via via negli anni in Italia.
Questa introduzione storico-sociale mette in luce il primo dopoguerra che aveva
gettato l’America nel pieno di una crisi che aveva portato quasi alla catastrofe ed il
secondo dopoguerra che va identificato come un grande ed inquietante armistizio :
esso comprende l’esperienza della “guerra fredda”, ed in campo interno una svolta
conservatrice che vede il suo culmine nell’infelice politica del senatore Mc Carthy,
intesa a colpire qualunque cosa potesse contenere i germi di un presunto
“antiamericanismo” .
Le vittime di queste persecuzioni furono per primi gli intellettuali, che da sempre
nella storia americana sono stati scelti come capri-espiatori a causa di un profondo
retaggio puritano.
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La letteratura in questo senso riflette le inquietudini e le incertezze di questo periodo
così tormentato: di certo non si impegna a fornire soluzioni, ma per lo meno rivendica
alcuni valori fondamentali o si esprime dichiaratamente contro un rifiuto.
Incoraggiato da lontano da Henry Miller, il movimento beat si palesò in scrittori
come Jack Kerouac, John Clellon Holmes, Allen Ginsberg, William Burroughs,
Gregory Corso e Lawrence Ferlinghetti.
G.Braccialrghe e Dei Scattola affermano che, a parte poche opere veramente genuine,
questo movimento ha portato alla sconfitta del formalismo e l’attacco diretto all’idea
stessa di forma darà il tono alle tendenze future. Melville e Whitman furono i grandi
maestri di questa dialettica: “sembra che la nuova letteratura abbia preso da entrambi,
del primo il cupo emergere e sprofondare, e del secondo il complesso canto d’amore,
tentando di unirli nella speranza di dare all’Io americano una nuova definizione e
trovare una forma libera, commisurata alla rappresentazione delle umane passioni.”.
-2-
E’ caratteristico di questa Storia Letteraria un primo paragone della Beat Generation
con il movimento letterario avutosi a ridosso del primo dopoguerra, nel periodo del
crollo della borsa di Wall Street, momento che aveva consacrato scrittori di grande
calibro.
Nel primo dopoguerra c’era già stata una situazione di crisi analoga a questa, a causa
del crescente pessimismo degli intellettuali nei confronti dei valori tradizionali, che
erano perseguiti dalle masse e promossi dalla politica con ipocrisia, e inadeguati
ormai alle nuove esigenze sorte all’indomani della guerra.
-2-
Braccialarghe G. e Dei Scattola F., Storia Letteraria degli Stati Uniti , Milano, Il Saggiatore, 1963, p.1736
9
Gli anni ’20-’30 erano stati caratterizzati da uno smarrimento estetico e morale, i
letterati che ne erano stati vittime furono quelli che Gertrude Stein riunì intorno a sé
nel suo salotto parigino, definendoli Lost Generation (generazione perduta), che si
identifica con le figure di Ernest Hemingway ed Ezra Pound.
-3-
Questi artisti erano altresì detti “espatriati”, perché non si riconoscevano nelle
tendenze dell’epoca del loro paese, dal quale inoltre si tenevano lontani per difendersi
dal pericolo che gli influssi ambientali potessero condizionare la loro arte.
Così anche gli anni della secondo dopoguerra divennero un momento particolare per
la letteratura: c’era una tendenza generale per cui anche i periodici letterari d’allora
promuovevano la causa della critica e lasciavano in disparte le creazioni originali.
Si verificò che molti scrittori fossero più elogiati come critici che non come poeti e
romanzieri.
Nonostante questa anomalia il senso di crisi continuava: il peso dell’autocoscienza
spinse a cercare forme letterarie che non imponessero limitazioni in merito
all’attingere liberamente dalla realtà, toccando il problema dell’uomo con sé stesso,
con la società e con Dio.
Sotto la superficie di una società che appariva tanto progredita ed opulenta, in realtà
continuava ad esistere un’instancabile ricerca di amore e di libertà: da una parte la
ricerca dell’amore ha condotto gli uomini –talvolta- fin sulla soglia delle più svariate
esperienze religiose (la filosofia Zen, il misticismo cristiano…), dall’altra parte la
ricerca di libertà ha condotto –talvolta- gli uomini all’anarchia o al crimine, in poche
-3-
Ibidem p.1734
10
parole “al fardello degli hipsters di Kerouac o alla condizione di bianco-negro di
Mailer”, come spiegano G.Braccialarghe e F.dei Scattola, creando un primo punto di
connessione tra un autore propriamente beat, come Kerouac, ed un personaggio non
facente parte dei beat ma vicino ad essi, quale fu Norman Mailer.
-4-
Ciò che tale storia letteraria propone di più innovativo è che, pur essendo di poco
posteriore cronologicamente alla Beat Generation, ne ha lucidamente rintracciato i
precetti in sfere culturali che proprio allora cominciavano a fare il loro ingresso nella
letteratura, come psicanalisi e antropologia, rispettivamente con le teorie
rivoluzionarie del subconscio di Freud, degli archetipi di Jung e de Il ramo d’oro di
Frazer.
Il punto focale della psicanalisi sul problema della coscienza umana, e quelli della
mitologia sugli elementi che mettono in relazione l’uomo con l’ambiente naturale e
sociale, procurarono un punto di vista sdoppiato, l’Io e l’Altro, cosa che fomentò le
capacità fantastiche degli scrittori .
In più, essendo il tradizionale sistema di valori made in U.S.A. irrimediabilmente
corroso, è facile comprendere come abbiano avuto pronta adesione le teorie
esistenzialiste europee, che, diffusesi in America, diressero le loro energie verso
l’affermazione della solidarietà di tutto il genere umano, in un supremo atto di amore
e di rivolta. Ne scaturì un significato religioso, da cui derivò un rinnovato interesse
per l’esperienza mistica.
-4-
Ibidem p.1732
11
A volte questa volontà religiosa implicava una critica serrata alla civiltà occidentale
consumistica e contaminata dall’avidità del potere in tutte le sue forme, e perciò essa
mirava ad una trascendenza dalla civiltà stessa.
La controcultura che viene generata da queste premesse, ha tratto la sua amara
esperienza dal determinismo culturale o dalla repressione dell’Io, e la sua forza
dall’intima inquietudine dell’individuo.
La letteratura che scaturisce da essa può essere definita “Letteratura dell’Io”,come
suggerisce la suddetta Storia della Letteratura.
-5-
I temi della letteratura beat sono le urgenze intime e gli imperativi dell’istinto, la sua
etica è personale, esistenziale, ma anche sarcastica e sfuggente, creata nel vuoto
ormai lasciato dai valori tradizionali. Essa corrisponde ad una fervida volontà, il cui
scopo recondito è quello di agire come una forza liberatrice, come un ironico riscatto
dalla realtà.
-6-
Svanisce ogni confine tra commedia e tragedia, tra patos e ironia, tra forme artistiche
rigorose e forme improvvisate.
Braccialarghe e Dei Scattola vedono nel romanzo il genere più originale, denso di
novità e vitalità rispetto ad ogni altro genere letterario, anche se intorno al suo futuro
persisteva un alone di scetticismo, come se si trattasse di un fenomeno transitorio.
In queste opere esisteva una singolare visione dell’uomo, focalizzata sull’innocenza e
sulla ribellione: a questo proposito la figura tipica è quella del ribelle/vittima,
qualche volta in veste di forza attiva, ma più spesso in qualità di agente passivo: un
-5-
Ibidem p.1735
-6-
Ibidem p.1733
12
outsider, al di fuori delle umane competizioni, costruito in una sua dimensione,
ironica e grottesca.
Secondo i modi in cui questo anti-eroe viene rappresentato, si hanno esiti letterari
molto diversi tra loro: agli estremi vengono focalizzati il ribelle demoniaco e la
vittima sacrificale, mentre tra i due vengono collocati gli eroi picareschi e grotteschi,
che riuniscono in sé i due poli estremi.
-7-
Anche questa distinzione però, come precisano Braccialarghe e Dei Scattola, è molto
vaga e può solo servire per comodità di studio, come punto di riferimento di ogni
singolo romanziere.
-7-
Ibidem p.1744
13
I PRECURSORI DELLA BEAT GENERATION
Carlo Gorlier invece, che si è dedicato più volte nel corso della sua attività sia in
generale alla letteratura americana, sia nel dettaglio alla Beat Generation, nella sua
Letteratura Nord-Americana, pubblicata nel 1969, insiste in maniera molto
particolare sugli scrittori che hanno anticipato il movimento beat e sui rapporti tra i
componenti di questo e la cultura vigente in America negli anni ’50.
Anzi si può dire che, parlando della Beat Generation, egli dedichi più spazio ai
precursori del fenomeno piuttosto che agli autori più propriamente facenti parte della
medesima.
Identifica l’iniziatore di tutto ciò con Saul Bellow, uno scrittore di origine canadese
trasferitosi a Chicago con la famiglia e cresciuto nei quartieri popolari.
In lui Gorlier rintraccia elementi chiave della letteratura degli anni ‘50, così The
adventures of Augie March viene ricondotto al filone picaresco, poiché riproduce il
senso del vagabondaggio, della ricerca avventurosa, e conferisce al personaggio del
ragazzo in questione una posizione centrale. Gorlier propone la somiglianza del
protagonista di tale romanzo, Augie March, collocato in una metropoli e ben deciso a
non farsi schiacciare e livellare da quest’ambiente, ad Huckleberry Finn, personaggio
inventato da Mark Twain nel ‘900 .
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A questo punto il critico italiano prende in esame tutte le opere di Saul Bellow,
ricavandone un elemento comune, ovvero la presenza di personaggi irregolari, che la
società americana non tollera affatto.
A suffragare tale tesi Gorlier cita fra questi romanzi di Bellow, Henderson, the rain
king, dove un miliardario poco più che cinquantenne, schiacciato dalla piattezza della
propria vita, si mette in viaggio verso l’Africa, un viaggio che più di ogni altra
destinazione sarà verso la sua coscienza, da cui tornerà con insegnamenti che lo
renderanno diverso, pronto a non accontentarsi e a combattere la superficialità.
-8-
Il suddetto critico prosegue la sua descrizione del fenomeno beat continuando a
risalire alle origini di questo, a tal fine rintraccia un altro precursore del movimento,
Jerome David Salinger, coetaneo di S.Bellow,
che ha scritto The catcher in the rye, noto in Italia come Il giovane Holden. Questi,
che è il protagonista appunto, è un adolescente fuggito da una scuola, dove dovrebbe
essere educato. Ma quest’educazione che vogliono impartirgli a tutti i costi, significa
iniziazione ad un mondo che egli giudica ipocrita e conformista: la fuga lo porta a
cominciare un viaggio senza meta, che impiegherà per vedere meglio dentro sé stesso
e per scegliere liberamente.
C.Gorlier non tralascia, a questo punto, il già citato Norman Mailer che, nel suo
romanzo The naked and the dead –Il nudo e il morto- ci restituisce sullo sfondo della
guerra del Pacifico “ un’immagine dell’America autoritaria e intollerante, ma nutrita
anche di una linfa vitale spesso incontrollabile”.
-9-
-8-
Gorlier C., Letteratura Nord-americana, Milano, Fabbri Editori, 1969, p.125
-9-
Ibidem p.129
15
N.Mailer è stato uno scrittore vicino alla Beat Generation, ma con una posizione del
tutto autonoma; egli continuerà la sua opera con i suoi temi anche alla fine degli anni
’60, nel frangente dell’attacco americano al Vietnam, quando col suo romanzo The
armies of the night – Le armate della notte- ripropone questi argomenti di fondo: la
necessità della rivolta attiva e del dissenso contro le degenerazioni dell’America, ma
anche la diffidenza e il timore per le azioni estreme che possono condurre alla
sconfitta del sogno americano, cioè “un dilemma angoscioso proiettato sul futuro, che
potrebbe e dovrebbe restituire all’America la sua innocenza e mantenere fede alle
promesse.”
-10-
Questi tre romanzieri si collocano apertamente in un movimento di reazione contro il
grigio livellamento dell’America di quegli anni, espressione massima della quale
saranno però gli scrittori della Beat Generation.
-10-
Ibidem. p.130