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di licenza superiore, l'esame di ammissione dell'università dei Gesuiti: la Fordham
University, che rappresenta la naturale continuazione degli studi per l'avvio al
sacerdozio. È a seguito di questo fallimento che Scorsese abbandona definitivamente
la sua intima convinzione di una prospettiva religiosa, e decide di assecondare l'altra
sua grande ossessione: il cinema. La passione di spettatore cinematografico di
Scorsese era iniziata presto: fin da bambino il padre Charles lo portava al cinema due
o tre volte a settimana, anche a causa delle crisi d'asma da cui era affetto dall'età di
tre anni che gli impedivano di giocare con gli altri coetanei del quartiere. Scorsese
era rimasto stupefatto e affascinato davanti a film come Roma città aperta e Paisà di
Rossellini, dai film di Howard Hawks, dal Calice d'argento di Victor Saville, dai
Dieci comandamenti di Cecil B. De Mille, dalla Tunica di Henry Koster, dalla
Stupenda Conquista di John Boulting… Fallite dunque le sue aspirazioni
“confessionali”, il giovane italoamericano decide di diventare regista e si iscrive alla
New York University, specificatamente per seguire i corsi di storia del cinema tenuti
dal professor Haig Manoogian. È il 1963, e Scorsese inizia il suo apprendistato
registico.
Passione cinefila e mania religiosa si fondono, quindi, nella biografia di Martin
Scorsese, e danno vita a opere cinematografiche segnate da profonde ossessioni, con
temi e simboli ricorrenti, che concorrono alla formazione di un “corpus” di lavori
filmici estremamente compatto e coerente.
In pratica, tutti i film di Scorsese ruotano intorno ai medesimi poli tematici: il tema
della colpa e del sacrificio, la ricerca di una via che porti alla redenzione dei propri
peccati, quando non di quelli altrui, il tema del martirio e dell'espiazione, una scena
sociale fortemente castrante e oppressiva, permeata da una violenza che si fa
rappresentativa (e non tragica eccezione) di un intero universo sociale, il sangue
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come elemento “purificatore” e catartico, simbolo cattolico per eccellenza del
sacrificio e del martirio.
Come si vede il retaggio cattolico influenza profondamente la visione del mondo del
regista di Long Island e, naturalmente, anche i suoi prodotti artistici. Tutti i temi
citati si evidenziano nella loro valenza profondamente e autenticamente religiosa, e
cattolica in particolare, e Scorsese è ben lungi dall'accettare acriticamente il pensiero
teologico canonico ma tutti questi nuclei tematici sono sviluppati in un'ottica
profondamente personale, che ne coglie gli elementi problematici e irrisolti.
Nell'opera scorsesiana, dunque, il dato religioso è presente a vari livelli, anche se non
sempre è elemento drammaturgico caratterizzante il film; in Who's That Knocking at
My Door (1969), Quei bravi ragazzi (1990) o Gangs of New York (2002), per fare
alcuni esempi, la religione diventa mero dato ambientale fenomenologico, cornice
entro cui si iscrivono le parabole dei personaggi; in altre pellicole, invece, è evidente
la volontà, profondamente religiosa, del protagonista di arrivare a una sorta di
“purificazione dal peccato”, e di volta in volta i personaggi intraprendono una
faticosa, quanto personale, “Via Crucis”, l'unica strada che, attraverso il martirio, può
portare all'espiazione delle proprie colpe: esemplare, come film sul martirio e sulla
ricerca della redenzione, è Toro Scatenato del 1980.
In altri film la critica ha ritenuto che i personaggi di Scorsese affrontino una loro
“Passione”, non nel senso di un cammino tanto doloroso quanto edificante, ma
mettendo l'accento sulla qualità della sofferenza sopportata: è una “Passione” la
vicenda di Newland Archer, protagonista dell'Età dell'innocenza (1993), come la
notte a Soho di Paul Hackett, protagonista di Fuori orario (1985).
E in alcuni film, più che in altri, Scorsese affronta tutti insieme, senza scorporarli,
questi temi (il martirio e la sofferenza, la redenzione e l'espiazione, il sacrificio
salvifico e la ricerca della Grazia): sono queste le pellicole “cristologiche” di
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Scorsese, in cui un personaggio (in genere il protagonista) diventa l'emblema, il
simbolo del Salvatore venuto a espiare il mondo dai suoi peccati.
I personaggi “cristologici” di Scorsese, sono uomini che, ossessionati dal male che
loro vedono imperare su questa terra, decidono di autoinvestirsi di un’aura
messianica (a volte autenticamente percepita, altre narcisisticamente autoimposta) e
di redimere gli altri; vivono con il “complesso del redentore”, con la necessità di
espiare, attraverso un gesto sacrificale (che diventa quindi metafora della
Crocifissione di Gesù, attraverso la quale il mondo è stato purificato dai suoi
peccati), il male dell'universo, caricando tutte le colpe e i peccati sulle proprie spalle,
proprio come aveva fatto Gesù Cristo.
Fin dall'inizio della sua carriera Scorsese mette in scena personaggi ossessionati
dall'idea di essere dei Salvatori: Boxcar Bertha (nella versione italiana America
1929: sterminateli senza pietà) è il suo primo lungometraggio destinato al circuito
commerciale, all'infuori della ristretta cerchia dell'università, ed è anche la sua prima
pellicola cristologica. Il film successivo, del 1973, è Mean Streets, ancora sul tema
cristico. I protagonisti di queste due pellicole, tuttavia, non sono ancora metafore del
Messia perfettamente compiute, ma, a un’analisi attenta, non possono sfuggire quei
nodi concettuali e tematici sopra citati che, se non rendono i due protagonisti delle
perfette “imago Christi”, evidenziano una tensione o vocazione a un atteggiamento
“cristologico”, da Messia Salvatore degli uomini. In effetti, Scorsese sembra quasi
rendersi conto della “debolezza” dei suoi personaggi come metafore cristiche e, al
fine di evidenziare i suoi scopi, sente il bisogno di palesare questa similitudine
inserendo diretti rimandi iconografici: Big Bill, il “Cristo” di Boxcar Bertha, viene
crocifisso alla fine della storia e Mean Streets è colmo di simboli cattolici, dalle
citazioni dei vangeli nei dialoghi dei protagonisti, ai crocifissi, le madonnine, i quadri
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della Passione o delle Deposizioni che compaiono ovunque, e in continuazione, per
tutto il corso del film.
In seguito Scorsese, nelle sue altre opere cristologiche, non avrà più la necessità di
ricorrere a tali espedienti, tanto i suoi personaggi evidenzieranno il loro lato
messianico e la loro vocazione a ergersi “Salvatori” degli uomini: Taxi Driver (1975)
e Al di là della vita (1999) sono le pellicole dove, più che in altri film, i protagonisti
diventano altrettanti Cristi, divorati dalla loro smania di portare la redenzione e la
“Salvezza” per tutti gli uomini che incontrano. Fondamentale è l'apporto dello
sceneggiatore Paul Schrader, a cui si deve lo script di entrambi i film. Shrader è
originario del Michigan e, come Scorsese, è stato cresciuto ed educato in un
ambiente fortemente segnato dalla religione. Diversamente da Scorsese, Schrader
non è cattolico ma calvinista. In ogni caso Schrader, lo sceneggiatore calvinista di
origine olandese, condivide con Scorsese, il regista cattolico italoamericano, le
medesime inquietudini e interrogativi; ed entrambi sono affascinati dalla figura di
Gesù Cristo, l'uomo-Dio che con il suo sacrificio e la sua sofferenza ha salvato il
genere umano dai suoi stessi peccati. Il Messia che emerge dai film di Scorsese e
Schrader non è un “Salvatore” esente da dubbi e difficoltà, ma un uomo che si porta
dentro tutte le ambiguità e le ambivalenze che circondano la misteriosa figura del
Redentore nuovotestamentario.
La problematizzazione della figura cristica viene portata all'estremo nel film in cui
Scorsese affronta direttamente il calco, la matrice dei suoi personaggi: L'ultima
tentazione di Cristo, sceneggiato, a dimostrazione di come il tema della figura di
Gesù interessi entrambi i cineasti, ancora da Paul Schrader. In questo film del 1988,
Martin Scorsese punta direttamente al cuore del problema e mette in scena senza più
usare metafore, allusioni o simbolismi, l'origine delle sue ossessioni: Gesù Cristo, il
Salvatore per definizione. Ma anche questo personaggio è investito di tutti i dubbi e
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le insicurezze degli altri Messia scorsesiani (e schraderiani): lontanissimo dall'essere
l'icona granitica che l'iconografia, cinematografica e non, ha tramandato, il Cristo
dell'Ultima tentazione è semmai più vicino agli altri “Redentori” del cinema
scorsesiano, condividendo con loro un atteggiamento d'incertezza esistenziale che,
nell'universo filmico di Scorsese, investe tutto e tutti.
È evidente, dunque, come il dato biografico della formazione cattolica (che diventa,
quindi, anche dato culturale) abbia profondamente influenzato il temperamento
artistico di Martin Scorsese, diventandone centro propulsore e spinta feconda verso
la creazione cinematografica. In più, il regista di Little Italy, ha dimostrato un
notevole spirito d'indipendenza e autonomia di giudizio, trattando, con estrema
libertà e spregiudicatezza, tematiche che per molti sarebbero state tabù o, comunque,
ne avrebbero pregiudicato l'originalità del risultato finale. Risultato che, per
Scorsese, non significa la risoluzione dei problemi e delle questioni, ma semmai la
presa di coscienza di un qualcosa che esclude risposte facili e semplicistiche,
preferendo un'inesausta ricerca intorno a ciò che, per lui, è motivo d’interesse e
d’indagine.