5
straordinario. E' da sottolineare, inoltre, che la maggior parte del patrimonio storico-
artistico nazionale è, a sua volta, concentrato nell'Italia centro-meridionale ed è,
quindi, al di fuori delle tradizionali mete turistiche urbane quali Venezia, Firenze e
Roma.
L’Italia, pur essendo il Paese più dotato di ricchezze storico-artistiche è anche
quello che, finora, le ha meno utilizzate. La posizione tenuta fino a pochi anni fa dai
diversi Governi succedutisi in Italia nei confronti del patrimonio rispecchia una
concezione che si potrebbe definire passiva. Tale concezione, infatti, ha dato priorità
assoluta alla sua tutela e alla sua conservazione a scapito della sua utilizzazione per
fini turistici, problemi considerati configgenti ed in antitesi. Questa mentalità,
contrapponendo conservazione ed uso, ha innescato un vero e proprio circolo
vizioso. Infatti, a causa degli ingenti esborsi finanziari necessari per i recuperi, i
restauri, la salvaguardia, il patrimonio nazionale è stato fino ad ora, per il nostro
Paese, più un peso insostenibile che un vantaggio economico.
Scopo della presente ricerca è quello di valutare se, attraverso coerenti
strategie di sviluppo, il patrimonio storico-artistico italiano ed in particolare quello
delle Regioni del Centro Sud possa tramutarsi da attuale peso ad effettivo vantaggio
competitivo, come auspicato dai Ministri Europei della cultura. In particolare, si
vuole valutare se esso possa diventare uno strumento nuovo e alternativo di sviluppo
dell’occupazione e del reddito nelle Regioni dell’Italia meridionale, regioni che,
come già accennato, dispongono di una notevole dotazione di beni culturali e che, in
modo più intenso delle altre, vivono il dramma della disoccupazione.
6
PRESENTAZIONE
Nel primo capitolo vengono date alcune definizioni necessarie per inquadrare
e per meglio analizzare l’oggetto del presente lavoro. Partendo dalle svariate e
controverse definizioni di turismo e di cultura si finisce, ripercorrendo le tappe
storiche dell’evoluzione del fenomeno turistico culturale, ad attribuire ad esso delle
definizione certamente non esaustive ma per lo meno utili ai fini dello studio del
turismo culturale. Non si potrà, inoltre, non soffermarsi ad analizzare anche gli attori
del fenomeno, e cioè, i turisti culturali. In particolare, si cercherà di individuare quei
fattori che contraddistinguono e qualificano questi determinati turisti come turisti
“culturali”.
Il secondo capitolo fa un’analisi della situazione in cui versa attualmente il
nostro patrimonio storico-artistico, con un attenzione particolare verso il patrimonio
delle Regioni del Centro-Sud d’Italia. Lo studio verrà condotto mettendo in luce, da
un lato, i problemi relativi all’offerta del patrimonio e, cioè, la sua consistenza e la
sua diffusione territoriale e, dall’altro lato, i problemi relativi alla domanda e, cioè,
alla sua fruizione. A tale scopo, essendo i musei, le pinacoteche, le gallerie d’arte e i
siti archeologici, gli elementi più immediati e diretti per determinare l’andamento del
mercato dei beni culturali, verranno analizzate le statistiche culturali che riguardano
gli Istituti d’Antichità e d’Arte statali cercando, inoltre, di fare qualche confronto tra
la situazione italiana e quella di altri paesi stranieri. L’ultimo paragrafo è dedicato
alle problematiche e al ruolo delle “Città d’arte” e dei Centri d’Arte c.d. “Minori”.
Nel terzo capitolo viene scelta, come caso studio, la regione Abruzzo. Questa
regione, collocandosi come zona di frontiera tra le regioni del nord e quelle del sud,
dovrebbe presumibilmente riflettere non solo le tendenze evolutive in materia di beni
culturali della prima ma anche le problematiche delle seconde. Nel capitolo in esame
si cercherà di dare un’idea delle dimensioni e delle peculiarità del fenomeno turistico
abruzzese. Si procederà successivamente ad analizzare nello specifico il fenomeno
del turismo culturale in Abruzzo.
7
Allo scopo di individuare la dimensione reale del fenomeno verranno prese
come campione d’indagine le quattro città capoluogo della Regione. Per ciascuna di
esse verrà individuata l’offerta patrimoniale complessiva e i relativi livelli di
domanda culturale. Quest’ultima, dove è possibile, verrà poi confrontata con la
domanda culturale potenziale. Dai risultati dell’indagine si trarranno le conclusioni
del caso in merito al ruolo che gioca e che potrà giocare in futuro il turismo culturale
sullo sviluppo turistico-economico della regione.
Il quarto capitolo, infine, sulla base di quanto è emerso nei precedenti
capitoli, cerca di dare una risposta alla domanda chiave su cui verte il presente
lavoro, ovvero, se e in che modo il settore dei beni culturali può contribuire alla
creazione di reddito ed occupazione nelle regioni del centro sud d’Italia.
8
1. TURISMO E CULTURA
1.1 IL TURISMO CULTURALE: problemi di definizione.
L’utilizzo del patrimonio storico-artistico di una nazione per fini turistici
rientra all’interno di quel fenomeno che prende il nome di turismo culturale.
Dare una definizione esaustiva del concetto di turismo culturale è, però,
difficile se non addirittura impossibile. “Turismo culturale”, infatti, è un termine che
coinvolge due concetti, quello di “cultura” e quello di “turismo”, che sono già di per
sé difficili da definire. E’ evidente, quindi, che nel momento in cui tali concetti
vengono messi insieme per formare il “turismo culturale”, i problemi di definizione
si moltiplicano. Tuttavia, per poter analizzare e, quindi, per poter meglio inquadrare
tale fenomeno un tentativo di definizione dei due singoli concetti è doveroso.
Le definizioni di turismo possono essere di due tipi: concettuali o tecniche
4
.
Le definizioni concettuali cercano di descrivere che cosa è il turismo. In
quanto tali, possono essere innumerevoli. Un esempio è dato dalla definizione di
turismo della Tourism Society del Regno Unito secondo la quale il turismo consiste
nel temporaneo movimento di persone per un breve-periodo verso destinazioni
diverse dai luoghi in cui esse normalmente vivono e lavorano, e nelle attività che
esse svolgono durante la loro permanenza in queste destinazioni. Esso include i
movimenti per tutti gli scopi, così come visite giornaliere ed escursioni.
Le definizioni tecniche, invece, permettono di misurare il volume ed il valore
del turismo. Adottando la definizione della World Tourism Organization (WTO),
largamente accettata ed applicata anche dalla Commissione Europea, il turismo
include le attività delle persone durante i loro viaggi e soggiorni in luoghi diversi dal
loro solito luogo di residenza, per un periodo continuativo inferiore ad un anno, per
svago, affari o per altri scopi.
9
La definizione del WTO fa anche una distinzione tra ”turisti”, i quali
permangono almeno 24 ore nella loro destinazione ed “escursionisti”, i quali
viaggiano per meno di 24 ore.
Più difficile, invece, è dare una definizione di cultura. Il concetto di cultura è,
infatti, talmente vasto e onnicomprensivo da favorire qualunque tipo di definizione.
D’altro canto, trovare una definizione unica e universalmente accettabile di cultura
significherebbe formulare un concetto talmente generale che renderebbe di fatto la
definizione inutile.
La soluzione proposta da Tomlinson, allora, è stata quella di abbandonare la
ricerca di un’unica definizione e di concentrarsi, invece, sul modo in cui il termine
cultura è realmente usata.
Dalle originarie tre categorie identificate da Williams (1983)
5
, si è passati
attualmente all’identificazione di due usi principali del termine cultura, e cioè:
cultura come processo e cultura come prodotto.
Considerare la cultura come processo è un approccio che deriva
dall’antropologia e dalla sociologia e riguarda la cultura principalmente come codice
di condotta di uno specifico gruppo sociale. Come Clark sostiene, la cultura designa
il campo sociale della produzione di significato, ovvero il processo attraverso il quale
la gente dà senso a se stessa e alla propria vita. I confini dei gruppi sociali, e quindi
delle culture, sono variabili, e possono coprire una nazione, una tribù, una società
oppure coloro che perseguono delle specifiche attività. Si può, perciò, parlare della
cultura di uno specifico paese, oppure di una cultura di turismo di massa.
Analizzare la cultura come prodotto, invece, è un approccio che deriva
principalmente dalla critica letteraria. La cultura è vista come il prodotto delle
attività dell’individuo o del gruppo alle quali vengono attribuiti certi significati.
4
Le definizioni e i dati presenti nel presente capitolo sono tratti da Greg Richards in Cultural
Tourism in Europe, 1996, cap. 1-2.
5
Williams identifica tre ampie categorie di utilizzo del termine, intendendo la cultura come:
(i) un generale processo di sviluppo intellettuale, spirituale ed estetico;
(ii) indicativa di un particolare modo di vivere;
(iii) il lavoro e la pratica di attività intellettuali ed artistiche.
10
In questo caso “l’alta cultura” potrebbe essere usata da alcuni per riferirsi ai
prodotti di artisti famosi, mentre la “bassa cultura” potrebbe essere riferita alle soap
opera televisive.
Gli approcci alla cultura come prodotto e alla cultura come processo
raramente si sovrappongono. Al contrario, quello che si sta osservando in questi
ultimi anni in campo turistico è, un certo grado di integrazione tra i due termini. E’
proprio il verificarsi di questa integrazione che caratterizza il fenomeno del turismo
culturale.
Nella cultura come processo (che è quella che genera la motivazione a
partecipare al turismo culturale) il fine dei turisti è quello di cercare autenticità e
significato attraverso le loro esperienze turistiche. Tuttavia, la presenza stessa dei
turisti in un determinato luogo porta alla creazione di manifestazioni culturali nate
appositamente per consumi turistici. In altre parole, attraverso il turismo, la cultura
come processo viene trasformata in cultura come prodotto.
I prodotti culturali che ne risultano, anche se isolati dal loro contesto
originario, non devono però essere privati del loro significato proprio. Cohen
sostiene, infatti, che alcuni prodotti culturali creati per turisti possano, nel corso degli
anni, raggiungere un certo grado di “autenticità” ed essere accettati come “autentici”
sia dai turisti sia dai produttori culturali.
Il termine “turismo culturale” viene a volte usato per descrivere il consumo di
arte, patrimonio, folklore, e di un’ampia serie di altre manifestazioni culturali da
parte dei turisti. Tuttavia, come è stato già inizialmente accennato, la gamma di
possibili usi del termine è talmente vasta da rendere impossibile formulare una
singola definizione largamente accettata.
Un esame delle esistenti definizioni di turismo culturale condotto da Bonink ha
identificato due approcci di base: un approccio dei “siti e monumenti” e un approccio
che può essere generalmente definito concettuale.
L’approccio dei “siti e monumenti” si concentra sulla descrizione del tipo di
attrazioni visitate da parte dei turisti culturali. Questo approccio è molto utile, da un
lato, per la ricerca quantitativa sul turismo culturale, poiché è relativamente facile
identificare, contare ed intervistare i visitatori delle attrazioni culturali. Dall’altro
11
lato, però, esso tende a dare una veduta relativamente limitata delle attività e delle
motivazioni dei turisti culturali, in quanto restringe le analisi ai siti specifici.
Una lista tipica del genere di siti o attrazioni che si ritiene interessino i turisti
culturali è stata fornita dalla ECTARC (1989). In essa si elencano:
1) siti archeologici e musei.
2) architettura (rovine, edifici famosi, intere città).
3) arte, scultura, artigianato, gallerie, festival, eventi.
4) musica e danza (classica, folcloristica, contemporanea).
5) spettacolo (teatro, films).
6) studio della lingua e della letteratura, viaggi, eventi.
7) manifestazioni religiose, pellegrinaggi.
8) culture (popolari o primitive) e sottoculture.
Come si può vedere, gli elementi che compongono la lista sono chiaramente
orientati verso un concetto di turismo culturale inteso come “alta cultura”, e verso il
consumo di prodotti, più che nel coinvolgimento in processi culturali.
L’approccio concettuale, invece, come si è già riscontrato nella definizione di
turismo, anche riguardo al turismo culturale cerca di descrivere il motivo ed il
significato ad esso attribuiti. Focalizza, quindi, l’attenzione sul perché e sul come la
gente si interessa al turismo culturale, piuttosto che sulla semplice rilevazione del
numero dei turisti culturali. Un esempio di approccio concettuale è dato da McIntosh
and Goeldner. Secondo i due autori, infatti, il turismo culturale comprende tutti gli
aspetti del viaggio, per cui i viaggiatori apprendono la storia e la cultura di altri
popoli oppure il modo di vivere o di pensare dei loro contemporanei. Le definizioni
concettuali di turismo culturale sono, perciò, chiaramente basate sul processo.
I problemi riguardanti il tentativo di integrare gli approcci tecnici e gli
approcci concettuali sono testimoniati dalle definizioni del turismo culturale date da
varie organizzazioni con l’intenzione di poter meglio delineare il fenomeno stesso.
12
La definizione più recente, ripresa da quella data dall’Irish Tourist Board
(ITB)
6
e poi ampliata, è quella dell'European Association for Tourism and Leisure
Education (ATLAS) nell’ambito del Progetto di Ricerca sul Turismo Culturale.
L’ATLAS ha cercato di rifarsi il più possibile sia agli approcci basati sul processo
sia agli approcci basati sul prodotto in quanto, i primi sono necessari per la
misurazione quantitativa del turismo culturale, mentre i secondi lo sono per
descrivere il turismo culturale come attività e per considerare le motivazioni del
turista. Secondo l’ATLAS, quindi, la definizione concettuale di turismo culturale
riguarda il movimento di persone verso attrazioni culturali lontane dal loro normale
luogo di residenza, con l’intenzione di raccogliere nuove informazioni ed esperienze
per soddisfare i loro bisogni culturali; la definizione tecnica, invece, riguarda tutti i
movimenti di persone verso specifiche attrazioni culturali quali, siti storici,
manifestazioni artistiche e culturali, arti e teatro al di fuori del loro normale luogo di
residenza.
Tuttavia, la rapidità dei cambiamenti sociali e culturali dei nostri tempi e la
progressiva omologazione della vita sociale stanno rendendo sempre più difficile
l’applicazione delle definizioni appena menzionate
Non soltanto, quindi , il turismo culturale è difficile da definire a causa della
complessità insita nei termini “turismo” e “cultura”, ma è difficile, soprattutto,
perché questi due concetti vanno continuamente cambiando.
6
Secondo l’ITB, il turismo culturale consiste nel viaggio intrapreso con l’intenzione, totale o
parziale, di aumentare l’apprezzamento delle risorse culturali dell’Europa.
13
1.2 IL TURISMO CULTURALE NEL TEMPO.
La crescente incorporazione della cultura nel turismo come un prodotto base
per il consumo turistico è un cambiamento che ha portato molti autori, come
Myerscough e Pool, a sostenere che l’attuale crescita del turismo culturale è un
qualcosa di nuovo, ovvero una “nuova” forma di turismo. Narhsted (1993) per
esempio, ha sostenuto che il turismo culturale è essenzialmente un fenomeno
postmoderno e che, in Germania, l’uso del termine “turismo culturale” può essere
datato al 1990, e cioè alla data della riunificazione. In realtà, il turismo culturale è
ben lontano dall’essere un fenomeno nuovo. Soprattutto in Europa, turismo e cultura
sono sempre stati strettamente legati. L’Europa, ed in particolar modo l’Italia, infatti,
è sempre stata una destinazione importante per quelle persone attratte dalla sua
ricchezza culturale e dalla sua eredità storica.
L’origine del “turismo” mondiale è di solito attribuita al Grand Tour che si originò in
Gran Bretagna nel diciassettesimo secolo. Il Gran Tour consisteva in un viaggio
verso alcune città e luoghi dell’Europa occidentale intrapreso principalmente per
l’istruzione ed il piacere. Da questi primi viaggi, della durata di due o tre anni,
intrapresi da aristocratici inglesi al termine della loro istruzione classica, si passò con
l’ascesa economica e politica della borghesia, durante il decennio 1780-1790, ad un
nuovo tipo di Tour il quale, oltre a ridurre notevolmente il periodo di soggiorno,
predilesse sempre meno l’aspetto educativo del viaggio a favore dell’aspetto
ricreativo e di intrattenimento. Cambiò anche il motivo spaziale del viaggio che
passò dal Gran Tour Classico, concentrato sulla cultura dell’antico mondo classico e
rinascimentale, al Gran Tour Romantico interessato, invece, all’aspetto romantico
dello scenario rurale ed urbano
7
.
7
Secondo A Preiti e L. Tanganelli, la fruizione dei beni culturali fuori della propria residenza
non è stato, in realtà, solo appannaggio delle classi élitarie ma ha rappresentato (e tuttora rappresenta)
la prima occasione pratica per fare turismo soprattutto per le persone appartenenti al mondo
contadino. Infatti, poiché il processo di produzione agricolo non concedeva pause (soprattutto prima
dell’avvento dell moderne aziende agricole) l’unica “giusta causa” per potersi allontanare dalla
propria residenza abituale e visitare altre località era rappresentata da motiviazioni religiose e
culturali. A. Preiti - L. Tanganelli, L’offerta di parimonio storico-artistico e museale in Italia, in
Quarto Rapporto sul Turismo Italiano, a cura del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Mercury,
Firenze, giugno 1991, pag. 479.
14
L’espansione del Grand Tour nel diciottesimo secolo segnò il passaggio da
una concezione precapitalistica e aristocratica della produzione culturale, nella quale
le influenze provenienti dalla dominante cultura straniera non erano considerate
degne di nota, alla nozione borghese della universalità estetica delle manifestazioni
culturali. Questa moderna concezione di universalità permise alla cultura Europea di
assorbire e valutare prodotti culturali di differenti culture ed epoche con riferimento
alla forma estetica come principio omogeneizzante. Mentre i “turisti” medioevali
erano largamente limitati dalla tradizione culturale cattolico-romana (ad esempio, i
pellegrini che si recavano a Roma o in altri luoghi santi), i Grand Tourists erano
capaci di percepire i prodotti di precedenti periodi e comunità come contribuenti,
anche se in modo differente, all’inevitabile progresso della cultura Europea.
Durante il diciottesimo ed il diciannovesimo secolo, l’idea borghese
dell’universalità della cultura si concretizzò con l’avvento dei primi musei. Da
tempo, infatti; un numero sempre maggiore di Grand Tourists aveva iniziato a
raccogliere manufatti culturali provenienti da tutti gli angoli del mondo per poi
organizzarli per il consumo pubblico. Questi primi musei, ovvero queste prime forme
di turismo industriale, erano principalmente organizzati con l’intento di dimostrare il
progresso umano, artistico ed industriale. A questo periodo, inoltre, risale anche
l’identificazione di particolari prodotti culturali come oggetti di consumo turistico.
La disponibilità di musei, mostre, ed altre manifestazioni culturali favorì
l’incremento del turismo. L’espansione (grazie alla classe media) del mercato dei
viaggi durante il diciannovesimo secolo, incitò pionieri come Tomas Cook ad offrire
i primi viaggi organizzati (1860-1870), per lo più a scopo culturale, verso
destinazioni Europee quali l’Italia e la Grecia.
I viaggi intrapresi per motivi culturali continuarono ad essere relativamente
importanti nel turismo Europeo fino alla Prima Guerra Mondiale. In tempo di guerra,
comunque, grazie all’avvento delle ferie ovvero vacanze pagate, il turismo interno
nei paesi del nord Europa continuò a crescere, ma riguardò principalmente le stazioni
balneari e le destinazioni rurali ed aveva lo scopo di fornire un breve periodo di
riposo e di svago dal lavoro.
15
Fino alla Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, il turismo ha riguardato solo
una minoranza privilegiata. Gli anni del dopoguerra, invece, furono caratterizzati da
un periodo di ininterrotta crescita economica che, stimolando la crescita dei consumi
in generale, favorì anche un più ampio e variegato consumo turistico. Durante gli
anni ‘60, con l’apparire del fenomeno del turismo di massa, largamente basato sulla
standardizzazione dei prodotti balneari del Mediterraneo offerti da operatori turistici
del nord Europa, l’aspetto culturale dei viaggi per vacanza fu quasi completamente
abbandonato. In questi anni, infatti, l’idea della creazione di pacchetti turistici
focalizzati sulla cultura rimase largamente confinata al mercato tedesco, dove alcuni
operatori specializzati nello “studio del turismo”, crearono pacchetti turistici rivolti
ad idealizzare la propria cultura nazionale. In termini numerici, comunque, questi
operatori del turismo culturale rimasero schiacciati dai giganti delle produzioni di
sole, spiaggia e mare.
Nel corso degli anni 1970 e 1980 il mercato turistico Europeo andò sempre
più evolvendosi e incominciò a differenziarsi in diverse nicchie di mercato. I prodotti
turistici vennero distinti in base al periodo (vacanze estive ed invernali), ai gruppi
utilizzatori (giovani ed anziani), alla destinazione (operatori turistici specializzati su
singoli paesi o regioni) e alle motivazioni (per esempio, attività vacanziere). Dagli
operatori del mercato di massa la cultura era considerata ancora un qualcosa di
inerente al prodotto più che una nicchia di mercato in sé. La crescente segmentazione
del mercato, comunque, creò nuove opportunità per operatori specialisti del turismo
culturale.
Dalla fine degli anni ‘70 ad oggi, il turismo è cresciuto all’interno di
un’importante industria mondiale
8
e sempre maggiore attenzione è stata prestata da
parte dei Governi alle conseguenze negative e positive dello sviluppo del turismo di
massa sulla cultura e sull'ambiente. Nel corso degli anni, i modelli di consumo
turistico sono cambiati drammaticamente ed il turismo si è trasformato da
passatempo elitario a bisogno ricreativo delle masse e, presumibilmente, anche a
8
L’industria turistica nel 1996 ha prodotto il 13,8% del prodotto nazionale lordo mondiale e
rientra nelle prime tre voci del commercio internazionale, insieme al petrolio e all’industria
automobilistica. Vedi ENIT, Ufficio Studi, Programmazione e Marketing, Allegato al piano esecutivo
1998, Rapporto n. 6, pag. 5.
16
principale fonte d'occupazione mondiale
9
. Nello stesso tempo, il consumo di tutte le
forme di cultura si è esteso, mentre la democratizzazione della cultura e la crescita
della classe media hanno aperto “l’alta cultura" ad un pubblico sempre più ampio.
Man mano che il consumo turistico e culturale è cresciuto anche le relazioni tra
turismo e cultura sono state trasformate.
Il turismo culturale non è, quindi, un fenomeno "nuovo" o, come sostenuto da
alcuni, un fenomeno postmoderno, ma è un fenomeno che, originatosi con il Grand
Tour, è mutato e continua ad evolversi nel corso del tempo. Quello che oggi è
cambiato rispetto al passato è l'estensione del consumo turistico culturale e le forme
di cultura che vengono consumate dai turisti culturali. Infatti, come Wynne (1992)
10
ha sostenuto, una delle caratteristiche principali del consumo postmoderno è la
disintegrazione della distinzione classica tra cultura "alta" e cultura "bassa" anche
detta, "popolare". Man mano che queste distinzioni scompaiono, il fenomeno del
turismo culturale si espande per includere elementi che precedentemente non
sarebbero stati considerati "culturali" (come, ad esempio, la musica popolare o la
pittura moderna). Inoltre, l'erodersi della distinzione tra "cultura" e "turismo" ovvero
tra "turismo" e "vita quotidiana" ha fatto sì che il turismo culturale finisse per
includere anche quelle attività che semplicemente assorbono l'atmosfera di una
destinazione, oppure che saggiano il cibo locale. In questo modo, quindi, il turismo
culturale è arrivato a comprendere anche il consumo passivo della cultura all’interno
della vacanza, oltre alla ricerca attiva dell’"alta" cultura attraverso una visita ad un
museo o attraverso un concerto classico.
Un’ulteriore conseguenza dell’integrazione tra alta cultura e bassa cultura è il
fatto che, attualmente, i confini tra la sfera economica e la sfera culturale delle
attività sociali sono sempre più difficili da determinare.
9
“Secondo uno studio elaborato dal World Travel & Tourism Council e presentato a Venezia
in occasione del Secondo Forum Internazionale sulle Statistiche del Turismo, il binomio viaggi e
turismo costituisce una notevole fonte di occupazione diretta ed indiretta per 212 milioni di persone
che corrisponde a circa un decimo dell’intera forza di lavoro mondiale.” ENIT, Rapporto n. 6,. cit.,
pag. 5.
10
D. Wynne, The Culture Industry, Avebury, Aldershot, 1992.
17
Nel passato, l'alta cultura era vista come sinonimo di cultura, e ciò significava
che la cultura doveva essere tenuta libera dalla commercializzazione attraverso il
finanziamento del settore pubblico. Tuttavia, con l'affievolirsi della distinzione tra
alta e bassa cultura, le basi estetiche richieste per sussidiare certe forme di cultura si
sono erose, ed è diventato sempre più arduo per le forme di alta cultura resistere alla
commercializzazione. La convergenza tra sfera economica e sfera culturale ha avuto
come effetti la convergenza delle politiche economiche e culturali, la richiesta di
giustificazioni economiche per lo sviluppo culturale e la crescente convergenza di
turismo e cultura.
Il turismo culturale sta perciò cambiando, sia nel modo in cui i turisti
consumano la cultura sia nel modo in cui la cultura è presentata per il consumo
turistico.