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Nel caso delle opzioni si verifica che il coefficiente più importante, quello da cui
dipende la forza del modello, è la diffusione mentre la deriva risulta del tutto ininfluente
(in virtù di alcune condizioni di non arbitraggio).
La stima della deriva può basarsi su una letteratura cospicua, sia per le specificazioni
parametriche sia per quelle non parametriche: per la diffusione lo studio della stima non
parametrica è nato solamene agli inizi degli anni '90 con una serie di articoli della
ricercatrice francese Danielle Florens-Zmirou.
È importante sottolineare l'importanza di un algoritmo di stima non parametrica: la
costruzione di un modello si basa su studi teorici che mirano ad individuare
caratteristiche invarianti di un fenomeno, per poi utilizzare le stesse per la previsione del
comportamento futuro. Nel caso del coefficiente di diffusione, si cerca di individuare
una famiglia di funzioni dipendenti da uno o più parametri, tra le quali si trovi quella
vera (quella che la natura ha selezionato per guidare l'evoluzione del modello). Spesso
la vera funzione (ammesso che esista), non ha una specificazione funzionale così
semplice da poter essere ingabbiata in una manciata di parametri. La stima non-
parametrica non pone (quasi) nessuna limitazione alla forma del coefficiente incognito,
in modo da adeguarsi completamente alla scelta operata dalla natura.
Il guadagno in termini di adeguamento alla realtà non è privo di conseguenze e
controindicazioni: nel caso delle opzioni è possibile utilizzare un modello parametrico
sull'andamento del valore dell'azione sottostante per la determinazione di un prezzo
equo. Se il modello prevede invece una diffusione non-parametrica si può anche
verificare la situazione di non determinabilità di un prezzo equo, sia per l'estrema
difficoltà del calcolo, sia per un'effettiva inesistenza.
Campionamento continuo
Per la costruzione di un modello matematico che utilizzi i processi di diffusione è
necessario fare l'ipotesi che esso sia continuo, ovvero che la traiettoria che lo
rappresenta sia il grafico di una funzione continua. Molto spesso questa è una forzatura,
ma permette una notevole semplificazione dell'apparato teorico necessario; l'alternativa
è utilizzare processi che avanzino a salti, come le catene di Markov.
La decisione di considerare un particolare fenomeno come continuo, si riflette
pesantemente sul campionamento necessario per la costruzione della serie storica dei
valori: ad un processo continuo dovrebbe corrispondere un campionamento altrettanto
continuo. Tale tipo di campionamento non è realizzabile con gli strumenti a nostra
disposizione, che possono raggiungere un grado di precisione molto elevato, ma pur
sempre nell'ambito del discreto.
Le osservazioni sul prezzo di mercato di un'azione possono avvenire a distanza di
minuti o secondi l'una dall'altra, ma non potranno mai essere considerate come
costituenti un campionamento continuo del fenomeno.
Proprio per questo motivo è necessario sviluppare un impianto teorico che tenga conto
delle limitazioni imprescindibili cui si va incontro formulando l'ipotesi dell'evoluzione
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continua. Nel caso della stima della volatilità, un ipotetico campionamento continuo
conterrebbe in sé tutte le informazioni necessarie per una stima esatta dello stesso
coefficiente: esiste infatti una relazione deterministica che lega le osservazioni
(continue) di un processo di diffusione al suo coefficiente omonimo. Sostanzialmente
non sarebbe più necessaria alcuna procedura di stima: il coefficiente sarebbe conosciuto
in misura certa, e per di più con un campione di ampiezza piccola a piacere (per una
stima in un solo punto).
È stato quindi analizzato il problema della stima e della specificazione della forma
funzionale del coefficiente di diffusione nel caso sia disponibile una serie continua di
osservazioni, con particolare attenzione all'implementazione degli stessi per un
campionamento discreto.
La stima con osservazioni continue richiede l'operazione matematica di limite e di
derivata, per trovare la variazione quadratica prima e il coefficiente di diffusione poi.
Entrambe le operazioni suddette possono essere approssimate per adeguarsi al limitato
numero di osservazioni disponibili, ma se per la variazione quadratica si ottengono
risultati soddisfacenti, l'errore di stima del coefficiente di diffusione è troppo elevato per
poter accettare questo sistema.
La motivazione principale di questa differenza di comportamento sta nel fatto che il
coefficiente di diffusione è la derivata della variazione quadratica e dipende quindi da
variazioni infinitesimali di quest'ultima. Come è stato annunciato, l'approssimazione
della variazione quadratica è buona per un'analisi dell'evoluzione, ma non per la
determinazione esatta della sua struttura infinitesimale.
È stata analizzata anche una semplice verifica della specificazione funzionale del
coefficiente di diffusione; le due principali possibilità sono rappresentate
dall'eteroschedasticità condizionata e incondizionata:
• l'eteroschedasticità condizionata indica che il coefficiente di diffusione dipende
dallo stato del processo. Vi è un legame tra la posizione e l'intensità della
componente stocastica: tipicamente si può immaginare un legame diretto, ovvero
maggiore è il valore di un titolo, più forti saranno le oscillazioni cui va incontro;
• l'eteroschedasticità incondizionata si presenta quando la relazione lega il tempo e la
diffusione: si possono individuare periodi di più forte oscillazione, seguiti da
evoluzione più regolare o viceversa.
La situazione più interessante riguarda la contemporanea dipendenza dal tempo e dallo
stato, ma è quella che presenta anche il maggior numero di problemi a livello teorico. In
queste situazioni è necessaria una più accurata analisi del fenomeno sottostante, per
specificare la relazione tra il legame dal tempo e il legame dallo stato, lasciando la più
ampia libertà a questi ultimi due.
La stessa situazione si presenta quando si vuole stimare il coefficiente di diffusione di
un processo bidimensionale (o a più dimensioni) con eteroschedasticità condizionata; è
possibile stimare il valore della diffusione solo in corrispondenza degli stati visitati: è
come se della superficie di una montagna potessimo conoscere solamente l'altimetria di
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un particolare sentiero (quello la cui proiezione coincide con la proiezione della
traiettoria osservata).
Campionamento discreto
Successivamente è stata presa in considerazione la stima utilizzando solo un numero
finito di osservazioni. Anche qui è stato necessario studiare separatamente le due
principali situazioni di dipendenza dal tempo e dallo stato del coefficiente di diffusione.
Per la determinazione delle proprietà statistiche degli stimatori è necessario ipotizzare
una qualche sorta di asintoticità, ovvero una successione di stime, ognuna delle quali
dispone di un maggior numero di osservazioni rispetto alle precedenti. Non si tratta di
richiedere un campionamento continuo, quanto di disporre (al limite) di un'infinità
numerabile di osservazioni. Anche questa è una situazione irrealizzabile, ma, se
applicata su un numero finito di dati, offre risultati notevolmente migliori rispetto al
procedimento basato su limite, derivata e variazione quadratica.
Sebbene non sia disponibile un risultato che riguardi congiuntamente le situazioni di
eteroschedasticità condizionata e incondizionata, la struttura dei due stimatori è simile:
si tratta di una media ponderata del quadrato degli incrementi del processo tra due
successivi istanti di osservazione.
Attraverso il confronto della stima effettuata con entrambi i sistemi, oppure con il valore
della diffusione corrispondente ad una specificazione da testare, è possibile costruire
procedure per verificare una particolare formulazione funzionale, sia parametrica che
non parametrica, che permettono di individuare gli strumenti di stima più adeguati ad
ogni situazione.
Eteroschedasticità incondizionata
Nel caso della stima della diffusione in un determinato istante temporale, i pesi della
media sono dati da una funzione della distanza, da tale istante, delle osservazioni
considerate. Tipicamente la funzione, chiamata nucleo, dipende inversamente dal valore
della distanza: più l'osservazione è lontana dall'istante base, minore sarà il suo
contributo alla media.
La scelta del nucleo influenza il comportamento asintotico dello stimatore,
modificandone la sua varianza, ma, in ambito finito, permette di ottenere stime del
coefficiente di diffusione più o meno regolari (nel senso della continuità). Alcune
tecniche di stima della deriva, che si basano su un legame esatto tra i due coefficienti e
la densità di transizione, richiedono un coefficiente di diffusione stimato derivabile.
Con un numero finito di osservazioni assume una rilevanza fondamentale un altro
parametro legato al nucleo: la finestra, una sorta di scala, che non modifica la forma del
nucleo, ma il peso relativo della varie distanze. La finestra agisce come una sorta di
filtro, la stima non è influenzata da oscillazioni di periodo inferiore al valore della
finestra.
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Processi multidimensionali
È stato analizzato anche il problema della stima della matrice di diffusione per un
processo multidimensionale. È questo il caso di più quantità economiche, le cui
componenti aleatorie potrebbero avere un certo legame. Si tratta di verificare se la
suddetta matrice è diagonale, oppure presenta valori non nulli per alcune covarianze.
Tale informazione è senza dubbio preziosa nei modelli in cui è importante l'evoluzione
relativa di due o più prezzi, ad esempio le opzioni basate su più titoli.
Per questa situazione abbiamo dimostrato come le stime siano sempre coerenti, nel
senso che la matrice di diffusione stimata si comporta come una vera e propria matrice
di varianza e covarianza: è sempre semidefinita positiva (anche al finito, non solo
asintoticamente).
La struttura dello stimatore rispecchia quella dei processi monodimensionali: per la
stima della covarianza, i valori che compaiono nella media ponderata sono il prodotto
degli incrementi delle due componenti coinvolte.
Etersochedasticità condizionata
Per quanto riguarda la stima della diffusione quando il coefficiente relativo dipende
dallo stato del processo piuttosto che dal tempo, i pesi per il calcolo della media non
tengono più conto della distanza temporale tra gli istanti di osservazione e la base dalla
stima, bensì prendono in considerazione la distanza spaziale tra lo stato del processo in
corrispondenza delle varie osservazioni e lo stato in cui si effettua la stima.
Questa differenza risulta sostanziale nella implementazione concreta di una procedura di
stima. Ipotizziamo una situazione in cui, con il passare del tempo, siano disponibili
sempre più osservazioni: per il caso di eteroschedasticità condizionata, ogni successivo
dato entrerà nel calcolo di tutti i valori stimati, con pesi diversi. Se il coefficiente di
diffusione dipende dal tempo, il contributo dato dalle nuove osservazioni sarà via via
minore per le stime più antiche, mentre sarà massimo per quelle attuali: è comunque
individuabile un limite oltre il quale il peso assegnato è nullo (tenendo conto anche dei
limiti di calcolo) o del tutto trascurabile.
Utilizzando un teorema sulla convergenza verso il tempo locale di alcuni funzionali
degli incrementi di un processo di diffusione, è stato proposto un nuovo stimatore, non
già del coefficiente di diffusione del processo, ma di quello che appare nell'equazione
differenziale stocastica.
Nella sua formulazione più generale, tiene conto anche dell'ampiezza dei singoli
intervalli di osservazione, ma per confrontarlo con la struttura di quelli classici, è
opportuno considerare un campionamento regolare: si tratta ancora di una media
ponderata ma, in questo caso, gli incrementi sono in valore assoluto; è necessaria infine
l'utilizzo di un fattore moltiplicativo per assicurarne la consistenza.
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Modello dinamico
L'ultima situazione di stima riguarda la possibilità che il coefficiente di diffusione sia a
sua volta regolato da un'equazione differenziale stocastica: un processo bidimensionale,
la cui seconda componente non è però direttamente osservabile, si tratta di un tipico
problema di filtro.
Lo studio di questo modello è avvenuto secondo due diverse direzioni complementari:
• innanzitutto è importante ricavare la traiettoria della diffusione, a partire
dall'influsso che essa ha sulla componente principale del sistema. Si verifica che lo
stimatore basato sul nucleo, e valido nel caso di eteroschedasticità incondizionata,
continua a fornire stime consistenti;
•
altre volte si effettuano ipotesi sull'equazione che regola la diffusione, specificando
una struttura parametrica dei coefficienti. Partendo da un articolo che trattava un
caso particolare (sulla dipendenza della volatilità dalla seconda componente), è stato
raggiunto un risultato valido per una più generale dipendenza, senza peraltro
imporre condizioni proibitive sui coefficienti incogniti. Questo sistema permette di
stimare i momenti della distribuzione invariante della volatilità, con i quali è poi
possibile ricavare i parametri incogniti, invertendo il sistema che lega i primi ai
secondi.
È stato applicato quest'ultimo procedimento, per la stima dei parametri della volatilità,
ad un modello proposto da Heston nel 1993.
La stima dei primi due momenti permette di stimare anche la varianza della
distribuzione invariante, ma questa volta è possibile, data la particolare struttura dello
stimatore, ottenere risultati negativi al finito, sebbene asintoticamente essi scompaiano.
Simulazioni numeriche
Parallelamente ad ogni risultato teorico raggiunto, è stata presenta una simulazione
numerica del comportamento del processo di stima in questione: sono state generate
traiettorie di processi di diffusioni, con coefficienti scelti a piacere, da cui sono state
estratte un migliaio di osservazioni che hanno composto il campione. A partire da questi
dati è stata realizzata la stima del coefficiente di diffusione, che è stata confrontata con
il valore vero (noto) dello stesso.
Implementazione degli stimatori
Un momento molto importante di tutto il lavoro è stata senza dubbio la realizzazione di
un software specifico, per l'implementazione degli algoritmi e delle procedure di stima
studiate a livello teorico.
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Tutte le simulazioni sono state realizzate con uno dei più diffusi fogli elettronici, dotato
tra l'altro di una buona capacità di calcolo e di generazione di grafici, mediante una serie
di funzioni appositamente scritte, ognuna per una diversa situazione di stima.
L'aggiunta realizzata ha permesso di calcolare molto agevolmente le stime della
diffusione per i più disparati modelli. È inoltre stata progettata in modo da poter essere
utilizzata anche al di fuori di questa tesi.
In uno degli ultimi paragrafi della tesi è possibile trovare una dettagliata descrizione
delle funzioni disponibili e del loro utilizzo, insieme ad una tabella che indicativamente
riporta i tempi necessari per il calcolo delle stime più complesse (mai più di due secondi
per un migliaio di stime su altrettante osservazioni).
Generazione di traiettorie simulate
Anche per la generazione delle traiettorie sulle quali provare a tavolino il
comportamento degli stimatori, è stato realizzato un software specifico, questa volta un
programma a se stante, ma in grado di esportare molto rapidamente i dati generati, verso
i più diffusi formati.
Il programma permette di risolvere numericamente un sistema di equazioni differenziali
stocastiche: gli schemi di simulazione disponibili variano a seconda della complessità
del sistema. Si tratta in ogni caso di schemi espliciti (onde evitare l'onerosissimo calcolo
delle derivate) con ordine di convergenza da 0.5 a 1.5.
Il programma permette infine, attraverso alcuni schemi deboli, di risolvere
(puntualmente) equazioni alle derivate parziali paraboliche, delle quali si conoscano i
coefficienti.
Analisi del comportamento degli stimatori
Con l'utilizzo dei due programmi appena descritti è stato verificato il comportamento di
tutti gli stimatori proposti di fronte a osservazioni provenienti da processi di diffusione
con coefficienti noti.
È stata prestata particolare attenzione alla scelta del nucleo e all'ampiezza della finestra.
In presenza di un coefficiente di diffusione molto variabile nel tempo (ad esempio in un
modello a volatilità stocastica) è necessario scegliere un piccolo valore per la finestra;
tale scelta non è però ottimale in occasione di coefficienti poco variabili, per i quali è
opportuno scegliere valori più elevati.
Dal momento che non è possibile conoscere in anticipo la struttura del coefficiente di
diffusione, occorre confrontare le stime effettuate con finestre diverse, per individuare
le vere oscillazioni ed eliminare quelle dovute esclusivamente alla limitata disponibilità
di osservazioni e a imperfezioni del modello.
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Il calcolo del valore equo di un'opzione europea
Come detto sopra, un modello economico in cui maggiormente si possono essere
utilizzati i processi di diffusione è sicuramente quello relativo alla determinazione del
prezzo equo di un'opzione basata su un'azione.
Per la costruzione del modello è stato utilizzata una generalizzazione del modello di
Black & Scholes, un moto browniano geometrico in cui la volatilità è una funzione
deterministica del tempo.
Dopo aver reperito le quotazioni dell'azione della Banque Nationale de Paris degli
ultimi anni, e l'andamento del prezzo di mercato di una opzione call, con scadenza a
dicembre 1998, è stato calcolato il prezzo equo teorico nell'ipotesi di volatilità costante
oppure variabile nel tempo.
Il confronto tra le due situazioni è stato condotto sia sull'approssimazione del prezzo di
mercato, sia sulla gestione di un portafoglio autofinanziante, per la replica del valore
stesso dell'opzione.
Nel primo caso è stata migliore l'approssimazione effettuata mediante la classica
formula di Black & Scholes, mentre sulla costruzione di un portafoglio autofinanziante
si è rivelato di gran lunga più accurato il modello a volatilità mobile, quasi ad indicare
che il vero prezzo equo fosse proprio quello calcolato in seguito alla stima non
parametrica della volatilità.
Occorre sottolineare che, per non complicare troppo il modello, non si è tenuto
volontariamente conto di quelli che potrebbero essere i costi di transizione nella
compravendita di azioni.