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che sono parte della classe minoritaria la cui presenza, all’interno della
democrazia, non può non essere che un dato di fatto oggettivo.
Con ciò non si vuole mettere in discussione l’essenza stessa della
democrazia, ma si va a configurare una società in cui il rappresentante, è scelto sì
dal cittadino attraverso le libere elezioni, ma per essere scelto, deve possedere dei
requisiti indispensabili che non sono comuni a tutti i cittadini. Pertanto, se la
selezione della dirigenza avviene secondo criteri nuovi, assai lontani da quelli
delineati da Mosca, la componente popolare sceglie liberamente a quale
schieramento affidare la gestione del potere.
Il capitolo secondo delinea l’evoluzione storico-politica che ha condotto alla
piena realizzazione della democrazia pluralista. Si analizzano i tratti evolutivi di
un processo politico che ha portato da uno stato assoluto, in cui il re rappresentava
l’incarnazione del potere divino nello stato, ad uno stato democratico, in cui il
suffragio universale e la tutela dei diritti sono l’essenza della libertà degli
individui.
Una volta configurate le linee direttive su come la classe politica acquisisce,
da un punto di vista procedurale, il consenso dei propri cittadini, il discorso
evolve verso quelli che dovrebbero essere i presupposti alla gestione del potere
politico: forza decisionale, controllo ed etica. Questi elementi, che vengono
analizzati nel capitolo terzo, sono alla base della gestione politica e sono
assolutamente in reciproco rapporto. Il politico dovrebbe tenere presenti tali
presupposti, perchè salvaguardano non solo le aspettative eudemonistiche della
società, ma garantiscono l’efficienza dell’azione politica e un rispetto per le
libertà fondamentali del cittadino.
7
Da queste premesse nasce la propensione dei cittadini alla partecipazione
politica perché essi non si sentano più solo il mezzo che conferisce potere alla
classe dirigente, ma siano l’oggetto a cui mira l’azione politica, cioè siano i
protagonisti di scelte mirate a tutelare l’interesse comune e non quello dei pochi.
Il ruolo del politico sarà, quindi, quello di coltivare in ogni cittadino il germe della
buona condotta politica affinché il singolo individuo comprenda l’importanza sia
dei propri diritti politici, sia quella dell’attiva e concreta partecipazione.
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CAPITOLO PRIMO
La classe politica
1. Introduzione al concetto di classe.
Il concetto di classe politica va strettamente correlato a quello di élite,
pertanto, ciò che interessa ai fini del discorso, oltre alla derivazione etimologica di
entrambi i termini, è la rilevanza politica che questi concetti hanno espresso sin
dal loro utilizzo. Sebbene il termine classe, utilizzato con accezione sociologica,
abbia causato all’interno del dibattito socio-politico importanti controversie (si
pensi, ad esempio, al concetto di classe di formulazione marxiana e all’incessante
processo di destrutturazione critica dello stesso intrapreso da studiosi di tradizione
liberale), in termini strettamente politici, acquista rilievo all’interno della scienza
politica tra Otto e Novecento, periodo in cui compaiono gli studi di coloro che
saranno, poi, definiti Elitisti.
Nel tentativo di evitare che il concetto di classe politica venga sminuito in
termini di semplice definizione, è bene inquadrarlo all’interno del contesto storico
in cui esso assume, in primis, il suo vero significato. Gli anni a cavallo dell’
Ottocento e del Novecento sono caratterizzati dal tentativo di ampliare la base del
consenso politico con la speranza di dare maggiore stabilità ai governi
originando, così i vari progetti liberaldemocratici e socialdemocratici. L’ingresso
delle nuove masse all’interno del processo politico si attua, soprattutto in Italia,
con enormi difficoltà, perché i vecchi assetti istituzionali vengono messi in crisi e
i nuovi equilibri politici tardano ad arrivare.
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La combinazione tra elementi storici e elementi culturali ha portato all’
elaborazione del concetto di élite che diviene assai significativo per due
caratteristiche: quella del numero in quanto “élite” identifica sempre un gruppo
minoritario all’interno di un più vasto aggregato, e quella delle modalità di
selezione, ovvero i criteri in base ai quali questo gruppo si identifica rispetto alla
maggioranza.
2. Mosca e il potere della classe politica
Nel 1884 Gaetano Mosca pubblica la sua opera “Sulla teorica dei governi e
sul governo parlamentare”, nella quale mette in discussione, non solo il concetto
di sovranità popolare, ma anche quello di rappresentanza politica: «Mosca [….]
traeva la conclusione che non si trattava dei vizi di un sistema democratico, ma di
una natura ingannevole della stessa democrazia»
1
. Queste sono le basi storico-
culturali sulle quali Mosca poggia la sua “Teoria della classe politica”,anzi, a
dirlo con parole di Bobbio: «[…] gran parte dell’ opera del Mosca è un tentativo
più volte rinnovato di dimostrare l’esistenza di una classe politica nei più diversi
regimi e di far risaltare la fecondità della dottrina, così confermata, nello studio
dei tradizionali problemi della politica»
2
.
In riferimento alla metodologia del Mosca, la critica al sistema politico
viene mossa in nome della scienza politica, definita «[…]sistema di osservazioni
1
E. ZACHEO, Il secolo della democrazia, Manni, 2003, cap. 2, par. 5, pag. 41.
2
G. MOSCA, La classe politica, a cura di N. Bobbio, Editori Laterza, Bari 1994, pag. XV.
10
fatte sopra un dato ordine di fenomeni con speciale cura, con appropriati metodi, e
coordinate in modo da giungere alla scoperta di verità indiscutibili che
all’osservazione volgare e comune sarebbero rimaste ignote»
3
. Secondo Bobbio,
Mosca parte dal concetto centrale di Classe politica e la «scienza politica si
risolve nello studio storicamente documentato, dei diversi tipi di classe politica e
del rapporto che ogni classe politica stabilisce con la popolazione»
4
.
In effetti Mosca attribuisce alla scienza politica un compito detto «positivo,
consistente nel formulare proposte fondate sull’ indagine scrupolosa dei fatti che
permettessero alla maggioranza governata di chiedere e alla minoranza
governante di concedere soltanto riforme ragionevoli»
5
.
Tale metodologia, basata sullo studio dell’ esatta cognizione dei fatti, induce
il Mosca a definire il concetto di classe politica: «[…] è un fatto naturale e
spontaneo, e nello stesso tempo è indispensabile che, dove ci sono uomini, ci sia
una società, e che, dove vi è una società, ci sia anche uno Stato; cioè una
minoranza dirigente ed una maggioranza che da essa è diretta»
6
. Tale concetto di
importanza fondamentale in tutta la teoria politica del Mosca è più volte
sottolineata: «Fra le tendenze ed i fatti costanti, che si trovano in tutti gli
organismi politici, uno ve n’è, la cui evidenza può essere facilmente a tutti
manifesta: in tutte le società, a cominciare da quelle più mediocremente sviluppate
3
G. MOSCA, Elementi di scienza politica, in Scritti politici, Utet, Torino 1982, vol. II, cap. I,
par. 3.
4
G. MOSCA, op. cit.
5
N. BOBBIO, Teoria generale della politica Torino, Einaudi, 1999, cap. IV, pag. 350.
6
G. MOSCA, Teoria dei governi e governo parlamentare, Milano 1968, pag. 11.
11
e che sono appena arrivate ai primordi della civiltà, fino alle più colte e più forti,
esistono due classi di persone: quella dei governanti e quella dei governati. La
prima, che è sempre la meno numerosa, adempie a tutte la funzioni politiche,
monopolizza il potere e gode i vantaggi che ad esso sono uniti; mentre la seconda,
più numerosa, è diretta e regolata dalla prima in modo più o meno legale, ovvero
più o meno arbitrario e violento, e ed esso fornisce, almeno apparentemente, i
mezzi materiali di sussistenza e quelli che alla vitalità dell’ organismo politico
sono necessari»
7
.
Mosca non riesce ad immaginare un’organizzazione del potere diversa da
quella appena descritta e cerca di mettere in luce i motivi fondamentali, per cui
una minoranza riesce a governare sulla maggioranza della popolazione. Il punto
cruciale del concetto sta nell’organizzazione della classe politica: tale prerogativa
permette alla minoranza organizzata, attraverso la presenza di un singolo,
appoggiato nelle sue decisioni da un corpo esecutivo che fa eseguire e rispettare i
suoi ordini, di prevalere all’ interno di un contesto sociale. L’impulso del
comando trova il suo riflesso nell’agire organizzato delle singole parti, in modo da
permettere alla classe politica di essere tanto forte da monopolizzare il potere e
indirizzare i governati.
Oltre a questa componente strutturale deve essere considerata la componente
qualitativa: essa si esplica nelle qualità che possiede ogni singolo componente
della minoranza, qualità come prerogative di superiorità materiale, intellettuale o
morale rispetto a chi non le possiede. Tali qualità sono da ricercare all’interno del
processo evolutivo dell’organizzazione sociale, tanto da evidenziare qualità
7
G. MOSCA, op. cit., pag. 50.