ξ sono tutte correlate di offering circular e non dal prospetto
informativo,
ξ sono assunte “a fermo” da parte delle banche,
ξ tra i lead maneger vi è una discreta presenza di banche italiane,
ξ 8 emissioni su 9, con un controvalore di 950 milioni di euro, sono
emesse da società operanti in Lussemburgo o in Olanda,
Per quanto riguarda il primo punto si è detto abbondantemente nel terzo
capitolo, in sintesi le imprese italiane preferiscono all’emissione con offerta
pubblica di vendita sul mercato italiano e all’emissione sul mercato internazionale
l’emissione di eurobbligazioni in quanto il procedimento è sicuramente più
semplice.
Le obbligazioni sono per la maggior parte a tasso fisso, questo ulteriore
elemento non comporta alcuna novità nel mercato dei corporate bond. Anzi tra il
gennaio 1995 e il giugno 2003 la quota di eurobbligazioni a tasso fisso è pari al
57,7 ( il 25,8 per cento a tasso variabile e il 16,5 per cento è la quota di
obbligazioni convertibili in azioni)
1
.
Le obbligazioni sono tutte sprovviste di rating ma tale caratteristica è propria
del mercato dei mini-corporate bond come evidenziato nel secondo capitolo,
tuttavia è da rilevare che, qualora avesse voluto, il Gruppo Cirio avrebbe potuto
emettere nel 2001 un unico bond del valore di 650 milioni di euro (è la somma dei
bond emessi nei primi sei mesi del 2001), superando la soglia dei 500 milioni di
1
Banca D’Italia (2003)
euro che delimita l’area di appetibilità degli investitori istituzionali, in tal caso il
ricorso al rating sarebbe stato opportuno.
Tutte le emissioni sono state accompagnate dall’offering circular e non dal
prospetto informativo, ma come visto nel secondo capitolo questa è una
caratteristica di tutte le emissioni delle imprese italiane sul mercato internazionale.
I due elementi sono trattati insieme, in quanto non di rado nell’offering circular,
come quelle viste nel secondo capitolo, si afferma che i lead managers si
impegnano a non offrire le emissioni in sollecitazioni del pubblico risparmio e a
collocarle esclusivamente presso gli investitori professionali in base a trattative
personalizzate, tale dicitura, che appare anche nell’offering circular dei bond
Cirio
2
, presuppone che l’emissione non è configurabile come una sollecitazione al
pubblico risparmio, quindi il prospetto informativo diviene del tutto superfluo o
meglio non è richiesto per legge.
In sintesi, la manovra è palesemente elusiva in quanto è vero che le “notes”
non saranno “pubblicamente offerte” ma ciò non vieta che per altra via vengano
in possesso dei piccoli risparmiatori, ciò è pienamente conforme a quella che era
stata la prassi nel mercato dei corporate bond tanto che Banca d’Italia (2003; p.
19), ha chiarito che «l’assenza del prospetto informativo previsto per le offerte
pubbliche impedisce alle Banche, sia a quelle che sottoscrivono inizialmente i
2
“The offering of the Notes has not been registered with Commissione Nazionale per le Società e
la Borsa (“CONSOB”) pursuant to Italian securities legislation and accordingly each Joint Lead
Manager has rapresented and agreed that it has not offered or sold, and will not offer or sell, any
Notes in The Republic of Italy in a solicitation to the public at large, and that sales of the Notes in
the Republic of Italy shall only be negotiated on an individual basis with “professional investors”
as defined in Articles 25 and 31, paragraph 2 of Consob regulation n. 11522” Fonte: Abbate
(2003)
titoli sia a quelle che li acquistano dalle banche collocatrici di sollecitare il
pubblico a comprare i valori mobiliari Le banche possono tuttavia vendere i
titoli del proprio portafoglio ai clienti che ne facciano richiesta, nell’ambito di
una attività di negoziazione per conto proprio»
Al punto precedente va collegato l’assunzione a fermo delle obbligazioni da
parte delle banche che rappresenta una caratteristica propria delle
eurobbligazioni. Anzi l’assunzione a fermo permette l’attività di negoziazione
per conto proprio, e il connubio assunzione a fermo-negoziazione sul mercato
secondario non implica violazione dell’obbligo di prospetto. (Banca d’Italia
2003)
Tutte le obbligazioni sono assistite da lead managers italiani (soprattutto
Abaxbank-Gruppo Credem, Caboto-Gruppo Intesa, UBM-Unicredito, Banca
Akros e Banca di Roma oggi Capitalia) e da una banca d’investimento straniera
(la JP Morgan). La consuetudine sul mercato internazionale vede invece le
grandi banche d’investimento straniere dirigere l’emissione di obbligazioni,
questo, come ricordato nel secondo capitolo, permette l’affermarsi di una prassi
a livello internazionale. Qualcuno potrebbe pensare che l’interesse da parte di
banche italiane nasca da qualche motivo oscuro, in realtà già dal 1999 gli istituti
di credito italiani sono attivi come lead manager soprattutto da quando il
mercato dei corporate bond ha riscosso un buon successo tra le imprese di
minore dimensione.
Sette emissioni, per un ammontare complessivo di 950 milioni di euro, sono
state effettuate attraverso filiazioni estere del gruppo con sede in Lussemburgo e
nei Paesi Bassi. I commissari sono pronti a definire le filiazioni estere in realtà
come “scatole” ed anzi affermano che «le emissioni delle notes sono state fatte
in gran parte da “scatole” create appositamente» (Relazione commissari
giudiziali 2003; pag 102) Il motivo principale, a mio avviso, è l’aggiramento del
limite posto all’emissioni obbligazionarie dal precedente art. 2410 del cod. civ.
che prevedeva il divieto di superare la soglia rappresentata dal capitale sociale
versato ed esistente secondo l’ultimo bilancio approvato.
In conclusione, le obbligazioni Cirio non si differenziano da quelle di tanti
altri emittenti operanti in Italia nello stesso arco temporale (emissione del bond in
Lussemburgo con firma dell’Offering Circular a Londra, sotto la legge inglese), e
quando si accusa queste di non possedere un rating, di non essere accompagnate
da un prospetto informativo o di essere state emesse da “scatole”, bisogna
ricordare che queste sono state caratteristiche proprie di un intero mercato, quello
delle eurobbligazioni e più specificatamente dei mini corporate bond.
4.2.2. Bond Cirio: chi e cosa finanziavano.
Veniamo ora al dettaglio dell’emissioni obbligazionarie, di seguito si
presenterà una disamina relativa alle attività finanziate tramite i corporate bond.
I primi due prestiti sono emessi da Cirio Finance Luxemburg, società veicolo
costituita esclusivamente per le emissioni di notes e partecipata al 95% da Cirio
Finanziaria Spa. È lo schema classico già visto nel secondo capitolo: costituzione
di una società in Lussemburgo, emissione di obbligazioni, fondi girati alla
controllante, in questo caso Cirio Finanziaria Spa (allora Cirio spa), e regolamento
attraverso l’utilizzo dei crediti, che in questo caso Cirio Finance Luxemburg
vantava nei confronti di Cirio Finanziaria Spa per circa 290 mln di Euro. La prima
rata d’interessi viene regolarmente pagata da Cirio Finale Luxemburg, pur
emergendo in bilancio (31 dicembre 2000) una cassa praticamente pari a zero.
Secondo i commissari giudiziari l’emittente aveva pagato gli interessi agli
obbligazionisti con le somme provvisoriamente rimaste nella sua disponibilità,
infatti l’emissione in totale fa affluire 300 mln di Euro, 4 mln di Euro sono dovuti
per il collocamento, dei 296 mln di Euro rimanenti solo 290 mln di Euro vengono
girati alla capogruppo, quindi i rimanenti 6 mln di euro sono utilizzati per pagare
gli interessi agli obbligazionisti.
Dei 290 mln di Euro entrati in possesso della Cirio s.p.a. i commissari
giudiziali ipotizzano che gran parte sono andati a finanziarie il lancio dell’OPA
sul mercato sudafricano per l’acquisto di Del Monte (operazione del valore di 190
mln di Euro), mentre un’altra parte è andata a ridurre il debito bancario di oltre
130 mln di Euro rispetto al livello raggiungo nel 1999.
Tabella 18 – Cosa finanziavano le prime due obbligazioni societarie.
Fonte - ns. elaborazioni su Commissari giudiziari (2003)
Nel 2001 si apre una vera e propria strategia di funding mendiante notes. Solo
in questo modo possono essere considerate le 4 emissioni del primo semestre del
2001, pari ad un valore di 650 mln di Euro. Diviene anche più complesso
comprendere quale sia stata la loro funzione, cioè cosa in effetti abbiano
finanziato, in quanto «[…] comincia a consolidarsi una fitta ragnatela di flussi
finanziari infragruppo, sulla base di una politica di reciproco sostegno che ispira
la gestione della finanza dell’itero Gruppo Cirio» (Commissari Giudiziari (2003),
p 75)
Andiamo con ordine. La prima emissione del 2001, quella della Capogruppo
Cirio Finanziaria S.p.a, per un valore di 175 mln di Euro, viene immediatamente
girata ad altre società del Gruppo e soprattutto alle banche
3
.
3
In particolare dei 175 mln di Euro 55,1 mln vanno a ridurre direttamente l’indebitamento nei
confronti di Banca di Roma, Banca Antonveneta e Banco di Napoli mentre il resto è girato a Cirio
Holding e Cirio Del Monte Italia. Questi soggetti a loro volta utilizzano il denaro per rimborsare
altri crediti: 2 mld di lire a Banco di Roma, mentre Cirio Del Monte Italia paga oltre 19 mld di lire
alla Lazio e 38 mld di lire alla banca di Roma (Longo, Quel bond di rientro per i creditori, il Sole
24 ore 16/02/2004)
Tabella 19 – Cosa finanziava la terza obbligazione societaria.
Fonte - ns. elaborazioni su Commissari giudiziari (2003)
La seconda emissione appartiene alla “scatola” lussemburghese Cirio Holding
Luxembourg SA, che emette in due tranches notes per complessivi 275 mln di
Euro. L’importo viene in gran parte girato a titolo di finanziamento a varie società
del Gruppo Cirio. L’importo rimanente viene investito in attività correnti (titoli).
Tabella 20 – Cosa finanziavano la quarta e la quinta obbligazione societaria.
Fonte - ns. elaborazioni su Commissari giudiziari (2003)
La quarta emissione, quella del 24 maggio del 2001, da parte della Del
Monte Finance Luxembourg, altra “scatola” lussemburghese, risulta
particolarmente interessante in quanto parte dei finanziamenti saranno girati alla
Cirio Finance Luxemburg per consentirle di pagare regolarmente la quota interessi
in scadenza delle prime due emissioni del 2000. In particolare dell’intero
finanziamento circa il 75 per cento va al gruppo Del Monte, mentre dall’altro lato
spicca un finanziamento di 27 mln di Euro alla Cirio Alimentare. Non si conosce
se attraverso la Cirio Alimentare o direttamente dalla Del Monte Finance
Luxembourg SA, arrivino 15 mln di Euro alla Cirio Finance Luxembourg SA,
l’obbiettivo è comunque chiaro, ed è quello di onorare il pagamento degli interessi
delle prime emissioni obbligazionarie. I commissari concludono che ciò
porterebbe ad ipotizzare che «[…] già nel 2001 le attività operative del Gruppo
non riuscivano a creare cash flow sufficiente alla copertura degli interessi relativi
alle obbligazioni emesse. Per cui si doveva ricorrere a nuovo debito per coprire la
spesa in conto interessi, secondo una delle più classiche formule di avvitamento
finanziario delle imprese» (Commissari Giudiziari (2003); p. 77).
.
Tabella 21 – Cosa finanziava la sesta obbligazione societaria.
Fonte - ns. elaborazioni su Commissari giudiziari (2003)
In sintesi, per quanto riguarda il 2001, continua a ridursi l’indebitamento
bancario consolidato, che diminuisce di oltre 190 mln Euro
Nel 2002 la Cirio Del Monte NV effettua le ultime due emissioni di notes per
complessivi 175 mln di Euro ad un tasso nettamente crescente rispetto a una curva
dei tassi di mercato fortemente discendente. Qui l’atteggiamento delle banche e
degli investitori doveva essere di grandissima cautela in quanto i tassi
esprimevano un altissimo rischio da sopportare.
La Del Monte Finance Luxemburg SA riceve così 128 mln di Euro da Cirio
Del Monte NV, somma con la quale può pagare la quota d’interessi sulle
obbligazioni che scade a maggio 2002, ma soprattutto concede un finanziamento
di 90 mln di Euro alla Capogruppo Cirio Finanziaria spa, che versa in una stato di
profonda crisi (il bilancio consolidato al 31 dicembre 2002 evidenza una perdita
operativa molto elevata, che porta il capitale del Gruppo a livelli negativi, pari a
oltre 400 mln di Euro). Quindi alle difficoltà finanziarie si associano anche
difficoltà di carattere economico, ciononostante l’indebitamento bancario si riduce
ulteriormente di oltre 215 mln di Euro, ritornando sui livelli del 1997.
Tabella 22 – Cosa finanziavano la settima, l’ottava e la nona obbligazione societaria.
Fonte - ns. elaborazioni su Commissari giudiziari (2003)
La situazione è grave, tuttavia la Cirio Finance Luxemboug SA riesce a
pagare la prima rata d’interessi, quella di maggio, utilizzando un finanziamento
bancario. Il 3 novembre 2002 scadono le prime notes emesse dalla stessa Cirio
Finance Luxembourg, che non riesce ad onorarne il rimborso in linea capitale ed
interessi.
In conclusione, la Cirio Finanziaria Spa a) per sostenere i numerosi acquisti si
b) indebita pesantemente con il sistema bancario (a partire dal 1998), l’obbiettivo
diviene c) allora quello di allungare le scadenze dell’indebitamento cosicché a
partire dal 2000, d) tramite l’emissione di obbligazioni, e) le banche rientrano in
parte dei propri debiti mentre f) agli obbligazionisti, dopo la dichiarazione del
Trustee di cross default, riamane ben poco. A mio avviso si può escludere una
volontà da parte del management, infatti da tale operazione, almeno inizialmente,
non ne avrebbe ricevuto grande beneficio, in quanto i finanziamenti provenienti
dai bond non si sommano a quelli bancari ma si sostituiscono a questi, quindi la
responsabilità se c’è dovrebbe essere ricercato nel sistema bancario, accusato di
rientrare in parte dei propri crediti per scaricare le perdite sui piccoli
risparmiatori
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.
4
Geronzi si difende affermando che: «In ogni caso, i tre collocamenti del gruppo Cirio ai quali ha
partecipato Banca di Roma sono stati effettuati allo scopo di finanziare operazioni industriali
(acquisizione del 100 per cento della Del Monte), sono stati riferiti al gruppo operativo (Del
Monte) e non hanno mai determinato, come ho già detto, una riduzione delle esposizioni della
banca.» Audizione dei rappresentanti di Capitalia S.p.a., seduta del 20 Febbraio 2004, p. 58.
Passera a sua volta: « Circa il fatto di non aver utilizzato i bond per rientrare da nostre posizioni,
l’ho scritto e lo affermo con assoluta forza: riteniamo non sia neanche da prendere in
considerazione una possibilità di questo genere e, se l’avessimo fatto, saremmo stati gravemente
criticabili; è al di fuori dell’immaginazione una cosa di questo genere.» Audizione dei
rappresentanti di Banca Intesa S.p.a., seduta del 20 Febbraio 2004,p. 32
Profumo: « […] nei confronti di Cirio non avevamo crediti e, quindi, per definizione non possono
essere stati ridotti.» Audizione dei rappresentanti di Unicredito Italiano S.p.a., seduta del 20
Febbraio 2004,p. 30
Iozzo:« Vorrei rimarcare che il gruppo Sanpaolo IMI non ha mai assunto alcun ruolo nell’ambito
del collocamento dei sette prestiti obbligazionari e, pertanto, non e` mai stato tra gli investitori
istituzionali operanti sul mercato primario, limitandosi a trattare questi titoli alla stregua di altri
strumenti finanziari analoghi per caratteristiche e rendimento, inserendoli nel novero dei titoli a
disposizione della clientela. Non avendo partecipato a collocamenti, la liquidità per l’emittente era
assicurata interamente da terzi intermediari che avevano sottoscritto a fermo o con garanzia del
collocamento. La negoziazione di titoli Cirio operata da Sanpaolo IMI per conto di clienti non ha
mai generato per l’emittente liquidità con la quale avrebbe potuto rimborsare debiti bancari.»
Audizione dei rappresentanti di San Paolo Imi S.p.a., seduta del 20 Febbraio 2004,p. 51
Figura 28 – L’andamento e la composizione dell’indebitamento di Cirio Finanziaria Spa dal 1997
al 2002.
Fonte – Di Staso 2003 - 2004
I fatti potrebbero sostenere questa tesi tuttavia, come rilevato nel primo
capitolo, la via percorsa dal Gruppo Cirio non è dissimile da quella di tanti altri
gruppi che hanno deciso di ristrutturare l’indebitamento in quanto sbilanciato nel
breve periodo, caratteristica questa ultima del nostro sistema di finanziamento
delle imprese da cui sembra difficile affrancarsi.
L’unico punto certo è che, sulla base della relazione dei commissari
giudiziari, le obbligazioni emesse nel 2002 erano verosimilmente ad altissima
probabilità di default dato che le precedenti rappresentavo più di un problema per
il solo pagamento degli interessi, quindi le banche che abbiano venduto a piccoli
risparmiatori obbligazioni della Cirio Del Monte NV possono essere considerate a
conoscenza della reale situazione finanziaria.
Ai dubbi sulle obbligazioni del 2002 voglio aggiungere che se si prende in
considerazione l’incidenza del debito a breve sul debito totale, questo diminuisce
nel 2001 mentre nel 2002 se pur lievemente aumenta. In sostanza come dicono i
commissari giudiziari: « L’allungamento dei termini di rimborso del debito viene
raggiunto in maniera non sufficiente visto che le notes avevano scadenza che
andavano dai due ai 5 anni, comunque non coerenti con il tempo richiesto per la
remunerazione degli investimenti […] Già nel 2001 erano diventati a breve circa
il 30% dei prestiti obbligazionari emessi, mentre nel 2002 la quota a breve supera
il 35% del totale delle emissioni» (Commissari Giudiziari (2003) p 47). Quindi se
è vero che l’indebitamento bancario diminuisce a favore di un indebitamento di
mercato, non è altrettanto vero che a debito di breve periodo si sostituisce debito
di lungo periodo, ciò è vero solo per le prime emissioni ma non per quelle del
2001 e 2002 che sottintendo una volontà di tamponamento più che di gestione
strategica.