5
e un piano di intervento in caso di danno e inquinamento reali o previsti.
La realizzazione del sistema HACCP è poi completata attraverso la
predisposizione di adeguate procedure di verifica e di un efficiente
sistema di gestione della documentazione relativa. Tale piano è
obbligatorio per ogni azienda o esercizio ed è soggetto al controllo da
parte delle autorità preposte. Risulta allora evidente quale e quanto sia
l’interesse suscitato dalle nuove tecniche che via via si rendono
disponibili sul mercato della tecnologia, volte a permettere un controllo
continuo, costante, rapido, preciso, immediato e soprattutto economico
dei processi di produzione e dei prodotti. In ultima istanza il Sistema
Qualità è teso ad armonizzare le esigenze di sicurezza con quelle
economiche e ciò implica grandi competenze microbiologiche,
impiantistiche, manageriali e quant’altro che presuppongono l’attività di
gruppi di lavoro multidisciplinari che devono validare scientificamente
tutte le decisioni.
1.1 TRACCIABILITÁ E RINTRACCIABILITÁ
La tracciabilità dei prodotti alimentari è diventata un’esigenza sentita
ormai da molte filiere produttive, oltre che dal consumatore, che
intendono in questo modo testimoniare la qualità e la sicurezza delle
loro produzioni e tutelarsi da eventuali scandali alimentari. Essa è allora
lo strumento della sicurezza alimentare. La carne bovina, con
l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria (REG 1760/2000 CE) e la
nuova Anagrafe Bovina Nazionale, (attiva dal 15/07/2002) è il più noto
esempio di applicazione di tracciabilità e deriva dalla necessità di
garantire i consumatori e tranquillizzare l’opinione pubblica nel dopo
BSE. Essa è da considerarsi un prerequisito obbligatorio nell’industria
alimentare e la normativa nazionale e comunitaria spingono in tale
senso, al punto che il DPR 224/88 stabilisce che il produttore è
responsabile del danno cagionato dai difetti del suo prodotto.
Successivamente con la direttiva CE 34/1999 la responsabilità è stata
estesa anche al produttore agricolo e diventa imprescindibile la
possibilità di risalire a tutti gli attori delle varie fasi produttive di un
alimento. Il REG 178/2002 CE, oltre ad istituire l’Autorità Europea per la
6
Sicurezza Alimentare, introduce un ulteriore estensione ed evoluzione
del concetto di tracciabilità, ossia la rintracciabilità. Essa è, in pratica, la
tracciabilità vista dall’occhio del consumatore che così può ricostruire la
storia produttiva del cibo che acquista. La tracciabilità inoltre, dal 2005,
è diventata parte integrante dei processi produttivi fino alla distribuzione
(“dalla terra alla forchetta”). In conclusione la tracciabilità è la capacità
di segnare in ogni fase del processo produttivo e distributivo, tutto il
percorso di un alimento. Il sistema operativo per raggiungere questo
risultato è l’identificazione che non può prescindere dal collegamento
delle informazioni raccolte a ogni tappa della filiera fino al consumo.
Ogni passaggio deve quindi prendere in carico i dati ricevuti per
integrarli con quelli di propria competenza e trasferirli a valle. Per
rintracciabilità invece si deve intendere la capacità ricostruire la storia e
di seguire il percorso di un alimento attraverso tutte le fasi e quindi di
garantire la reale fruibilità delle informazioni archiviate da parte del
consumatore.
2. AROMA
2.1 AROMA, GUSTO E PERCEZIONE
L'odore di una sostanza è una caratteristica che permette la sua
identificazione soggettiva mediante il senso dell'olfatto. La valutazione
olfattiva è di tipo qualitativo-descrittiva associata ad un odore di
riferimento comunemente noto (quello di un fiore, di un frutto, di
un'essenza o profumo, di marcio, di materia in decomposizione, di
fumo, di bruciato, di una molecola odorosa, ecc.), oppure alla reazione
psicofisica del soggetto percipiente (odore appetitoso, attraente, acre,
irritante, inebriante, nauseabondo, repellente, disgustoso, ecc.). Esso
può essere generato da un solo componente (es. SO
2
, soffocante, HCN
di mandorle amare, NH
3
irritante, alcoli, esteri, e altri composti volatili,
ciascuno col proprio odore caratteristico, ecc.) o come effluvio di
miscugli di molecole (aroma di caffè, di frutta, di vino e altre bevande
alcoliche, d'essenze e profumi, puzze di prodotti di degradazione
chimica e biologica, ecc.). Nel caso delle miscele, le molecole odorose
7
possono ascendere in un solo prodotto a migliaia e in percentuali
variabili, che possono influenzare l'odore risultante. Come condizione
fondamentale per essere percepito, l'odore deve essere annusato: le
sostanze odorose devono cioè trovarsi allo stato di vapore per essere
inalate, attraverso le narici o le coane, nella superficie superiore delle
cavità nasali, per venire a contatto con i recettori olfattivi (cellule
olfattorie) distribuiti nell'area olfattiva della mucosa nasale. In genere i
componenti dell'odore vengono distinti in due gruppi principali:
- componenti d'impatto: una o più molecole che caratterizzano l'odore
del materiale;
- componenti contributivi: le molecole che partecipano alla formazione
del complesso delle sensazioni odorose (bouquet).
Per la valutazione dell'odore si ricorre all'analisi sensoriale mediante
"panel test", cioè all'elaborazione dei risultati di una prova d'assaggio
olfattivo effettuato da un gruppo (panel) di persone addestrate o non (in
funzione dello scopo dell'analisi), le quali provvedono a descrivere le
sensazioni olfattive e a dare un voto all'odore del prodotto in esame,
quando richiesto. I componenti del panel sono isolati in cabine per
evitare influenze psicologiche reciproche. Nel caso dei prodotti
alimentari, l'analisi dell'odore è condotta insieme a quella gustativa per
la valutazione dell'aroma o sapore del prodotto, data la
complementarietà dei due sensi, strettamente collegati tra loro.
L'analisi sensoriale degli odori e dell'aroma è una vera e propria
arte, cui si dedicano professionisti specializzati nei prodotti alimentari
(vini, bevande alcoliche e analcoliche, caffè e tè, gastronomia, dolciaria)
nell'industria cosmetica (essenze, profumi, e derivati), nei prodotti per
l'igiene personale e della casa, nei tabacchi, ecc.. Le tecniche di misura
soggettiva sensoriale sono attualmente ancora la base di riferimento
anche per la discriminazione, nel materiale in esame, dei composti
effettivamente responsabili dell'odore, tra le centinaia di componenti
volatili, spesso separati e identificati per GC/MS nello spazio di testa del
prodotto. L'olfatto è il sistema più selettivo di cui ci abbia dotato madre
natura per la valutazione dell'ambiente in cui si vive e delle sostanze di
cui ci nutriamo. Il sapore dei cibi infatti è determinato per il 90%
8
dall'aroma (o fragranza), perché il senso del gusto è limitato alla
percezione delle proprietà di "dolce", "amaro", "acido" e "salato". La
risposta sensoriale del sapore è quindi la combinazione del rilevamento
di queste quattro proprietà, effettuato dalle papille gustative della lingua,
con quello eseguito dai recettori olfattivi sulle sostanze volatili
evaporate dall'alimento alla temperatura della cavità orale e convogliate
alle coane del naso tramite la rinofaringe. Questa combinazione di
gusto e odore, che noi definiamo sapore e aroma, è chiamata flavour in
inglese e flaveur in francese.
2.2 IL SISTEMA OLFATTIVO BIOLOGICO
Nel sistema olfattivo biologico ( Figura 1) si possono distinguere tre
stadi:
1) il rilevamento dell'odore;
2) la trasformazione del segnale olfattivo;
3) il suo riconoscimento/interpretazione;
1) La rivelazione è effettuata nell'epitelio olfattivo del naso, in cui
circa 100 milioni di recettori, costituiti dalle cellule olfattorie, sono a
contatto con l'ambiente esterno.
Le cellule olfattorie sono dei neuroni modificati forniti di due
prolungamenti: uno centrale collegato al bulbo olfattorio e l'altro,
periferico, formato da ciglia sottili immerse nella secrezione della
mucosa stratificata sull'epitelio. La dimensione e la struttura delle
molecole odorose sono molto differenti e vanno dalle piccole molecole,
come l'ammoniaca (p.m. 17 e odore irritante) fino a molecole più grandi,
come l'androstenone (p. m. 272 e odore di urina di suino guasta). In
pratica le molecole odorose hanno una massa molecolare <300 Da, e
sono in maggioranza polari e idrofobe. Esse interagiscono con le
proteine olfattorie leganti, presenti sulle membrane cellulari, causando
l'eccitazione del neurone. Il numero di queste proteine leganti è stato
valutato tra 100 e 1000. Molti neuroni olfattori sembrano contenere una
9
sola proteina olfattoria legante, per cui vi è una grande popolazione di
neuroni olfattori per ogni proteina olfattoria legante. Un neurone o
gruppo di neuroni dotati di una data proteina olfattoria legante
interagisce con differenti tipi di molecole odorose, in quanto, pur avendo
un'ampia specificità verso le specie chimiche, particolarmente verso la
struttura sterica e la dimensione delle molecole, la sensibilità delle
proteine olfattorie leganti tende a sovrapporsi, in modo da rispondere a
molecole odorose differenti.
2) Gli stimoli chimici, prodotti nelle mucose nasali, sono trasmessi
dal prolungamento centrale del neurone al bulbo olfattorio - contenente
tre strati funzionali: i glomeruli, le cellule mitrali e lo strato di cellule
granulari - che provvede a compattarli e ad amplificarli, trasformandoli
in segnali.
3) I segnali emessi dal bulbo olfattorio, tramite il nervo olfattorio,
arrivano al centro dell'olfatto situato nella corteccia cerebrale, dove,
combinati con stimoli sensoriali di altra origine, avviene il processo di
riconoscimento e di classificazione dell'odore. In particolare la corteccia
piriforme svolge funzioni di memoria associativa, dove i segnali di
risposta delle cellule olfattorie sono associati con le nozioni
precedentemente acquisite (coinvolgendo altre aree del cervello, come
l'ippocampo). Queste funzioni associative si esplicano in diversi modi:
a) modelli simili provenienti dal bulbo olfattorio possono condurre a
differenti risposte del cervello, cioè odori simili chimicamente possono
essere percepiti come differenti;
b) segnali d'ingresso dal bulbo olfattorio non riconosciuti sono
elaborati dal cervello, che emette una risposta approssimata; cioè,
quando si presenta un odore sconosciuto, vengono utilizzate
associazioni precedenti per dare una risposta generica;
c) odori nuovi possono essere appresi dal soggetto durante la sua
vita, permettendo l'adattamento a diversi ambienti e di ampliare la sua
memoria associativa;
d) modificazioni dei segnali d'ingresso, indotte da disturbi o dalla
rigenerazione delle cellule olfattorie (ciò che avviene ogni 30-40 giorni)
10
non producono grandi cambiamenti nelle risposte del cervello (Craven e
coll., 1996).
Il naso umano medio è in grado di percepire circa 2.000 odori, mentre
quello di un individuo opportunamente addestrato può arrivare a
distinguerne circa 10.000. Solo a titolo informativo ricordiamo che
nell’uomo circa 4,8 cm
2
di materia cerebrale e nervosa sono preposti
all’olfatto (http://www.health24.co.za/news/Ear nose and throat/1-
905,21885.asp 29.10.2003), per contro il cane utilizza a tale scopo 65
cm
2
e lo squalo 2,3 m
2
. Tuttavia un uomo ha circa quaranta milioni di
nervi olfattivi e grazie a ciò è in grado di determinare anche sostanze
chimiche presenti in tracce (alcuni composti volatili possono essere
percepiti persino se la loro concentrazione in aria è solo una parte per
trilione). (Mamlouk A., 2002).
Nervo Olfattorio
Bulbo
Olfattorio
Parte anteriore
del cervello
Cellule olfattorie
Nervo ipoglosso
(porta informazioni
sul gusto al cervello)
Muscoli
interni della
lingua
Figura 1: Modello olfattivo umano
11
È infine interessante notare che i nasi biologici sono a tutti gli effetti
nasi elettrochimici poiché usano impulsi elettrici trasmessi dai nervi
(potenziometria) e correnti di ioni (amperometria) per trasmettere il
segnale al corpo.
2.3 IL SISTEMA OLFATTIVO ARTIFICIALE.
Copiando il meccanismo di azione di naso, recettori, nervi e sistema
celebrale, alla fine degli anni ottanta sono stati progettati e costruiti dei
sensori meccanici in grado di riconoscere gli odori, aprendo così la
strada verso un sistema olfattivo "ricostruito" così sensibile da percepire
un aroma leggerissimo e individuarne i singoli costituenti. La prima
pubblicazione sul naso elettronico appare su Nature nel 1982, firmato
da un giovane ricercatore inglese, Krishna Persaud, dell'istituto di
Scienza e Tecnologia dell'Università di Manchester che lavorava con
una serie di sensori di tipo ossido metallico, simili a quelli impiegati per
individuare le fughe di gas, per discriminare e classificare gli odori. Oggi
il suo primo naso elettronico si può vedere esposto al Museo della
Scienza di Londra.
Figura 2: i primi nasi
elettronici
12
Successivamente, insieme a Paolo Pelosi del dipartimento di Chimica e
Biotecnologie Agrarie dell'università di Pisa, i due ricercatori passano a sensori a
polimeri dotati di conducibilità elettrica, e costruiscono un nuovo tipo di naso
elettronico che riconosce e valuta obiettivamente i profumi. Dall'importante scoperta
all'applicazione industriale il passo è stato breve: per i nasi ricostruiti sono stati creati
raffinati software in grado di archiviare e conservare un gran numero di odori
percepiti e codificati. In questo modo il riconoscimento è diventato sempre più facile.
In pochi anni si è arrivati ad avere oltre dieci società che producono e vendono nasi
elettronici nel mondo. La ricerca universitaria è andata avanti e attualmente ci sono
studi mirati ad approfondire gli usi pratici del naso elettronico, come il monitoraggio
ambientale e l'analisi degli aromi alimentari, oltre a quelli nel campo medico, nel
settore della chimica e della profumeria, nel settore automobilistico ecc. La Food and
Drug Administration, l'ente americano di controllo degli alimenti e dei farmaci, utilizza
già alcuni nasi elettronici per la valutazione dei cibi, per definirne con sicurezza lo
stato e la freschezza, mentre alla NASA, presso il Langley Research Center, sono
impiegati sensori elettronici per scoprire e individuare con precisione materiali
sospetti, fumi pericolosi, fughe di gas. Oggi infine i sensori del naso elettronico
possono essere applicati con successo nel riconoscimento e nella valutazione
obiettiva delle essenze, sostanze complesse per la grande quantità di componenti
chimici e il naso elettronico può affiancare i nasi degli esperti profumieri nella difficile
creazione, controllare la maturazione delle essenze nel flacone e poi seguirne
l'evoluzione una volta che il profumo viene applicato sulla pelle, quando cioè si divide
in tre fasi odorose: le note di testa, le principali e più volatili, le note centrali che
danno corpo al profumo e sono più persistenti e le note di coda, quelle terminali. La
ricerca italiana è molto vivace e particolarmente attivo è il Dipartimento di Ingegneria
Elettronica dell'Università di Roma Tor Vergata dove, con il coordinamento di Arnaldo
D'amico e Corrado Di Natale, dal 1995 si progettano e costruiscono nasi elettronici e
oggi si sviluppano sensori chimici ad alta risoluzione. "Attualmente sono in corso
studi che codificano e archiviano odori importanti"- spiega Corrado Di Natale -, "nel
campo alimentare, dove in collaborazione con l'istituto Nazionale della Nutrizione,
sottoponiamo al vaglio del naso elettronico pesce, pomodori e latte per definirne la
freschezza". Il naso elettronico può essere utilizzato anche per annusare l'acqua e
capire se è inquinata. Recentemente poi l'impiego del naso elettronico ha dimostrato
la presenza di sostanze volatili presenti sul corpo umano e la correlazione con alcune
13
malattie, come il diabete e alcune malattie epatiche. Sono attualmente in corso
sperimentazioni in cui il naso elettronico pare in grado di riconoscere alcuni “composti
volatili” presenti nel respiro di malati affetti da cancro polmonare, odori assenti nei
soggetti sani, per cui esso, in futuro, potrà allargare il panorama della diagnostica di
alcune malattie. Come noto il difficile compito della valutazione sensoriale dei
prodotti, siano essi alimentari, farmaceutici, cosmetici o altro, è stato sinora sempre
delegato a gruppi di esperti assaggiatori (panel) i quali tuttavia nelle loro valutazioni
sottostanno ad una numerosa serie di fattori di aleatorità spesso difficili non solo da
eliminare o ridurre ma anche da determinare (ad es. lo stesso gusto personale,
l’ambiente in senso lato, la dieta, lo stato di salute, la stanchezza ecc.) Un panel
efficiente richiede inoltre un lungo periodo di formazione/addestramento (1 anno) ed
un continuo, per così dire, allenamento del gruppo si da potere garantire quei requisiti
minimi di standardizzazione necessari in qualunque verifica scientifica. Al contrario, le
valutazioni del naso elettronico sono obiettive, ripetibili, altamente accurate e
relativamente economiche; l’interpretazione dei dati è semplice, veloce e può essere
fatta in tempo reale. Proprio come l’olfatto delle persone, il naso elettronico impara
con l’esperienza e migliora con l’uso; è progettato per analizzare, riconoscere e
identificare bassi livelli (parti per miliardo) di sostanze chimiche volatili. La tecnologia
è basata su fenomeni di assorbimento e desorbimento delle sostanze chimiche
volatili su una serie di sensori che, tramite resistenze elettriche, segnalano
l’esposizione ai diversi aromi e odori. Tuttavia diversamente dal sistema biologico, i
nasi elettronici sono progettati e “allenati” per identificare solamente pochi differenti
odori e basano il loro apparato senziente su pochi sensori (non più di due dozzine al
massimo contro circa 10.000 per il naso umano (Bear e coll.,1996) e su pochi
“neuroni” (molte reti neurali utilizzate a questo scopo ne utilizzano meno di 100 vs
10.000.000 per l’uomo). Il principio di funzionamento del naso elettronico si
differenzia nettamente da quello delle strumentazioni analitiche comunemente usate
(GC, GC-MS, HPLC, HPLC-MS, ecc.). Esso infatti, non analizza la frazione volatile
dell’alimento, responsabile in gran parte della percezione dell’aroma, separando ed
identificando i vari componenti, ma ne da una valutazione complessiva. Questo
rappresenta un enorme vantaggio, soprattutto nell’analisi di odori complessi (talvolta
costituiti da più di 700 molecole differenti, ad es. il caffè!), nei quali non è sempre
possibile l’interpretazione dei segnali e l’identificazione delle singole sostanze
(Strassburger,1997). Lo sviluppo di questo sistema non vuole comunque rimpiazzare
14
le convenzionali tecniche analitiche utilizzate per i composti volatili o le analisi
sensoriali condotte dai panel test, ma ha come scopo principale quello di affiancare
queste metodiche. Infatti, il naso elettronico non potrà mai sostituire il fattore umano
nella formulazione del giudizio di qualità, ma, una volta addestrato, potrà eseguire il
lavoro dei panel test nei controlli di routine, fornendo, in tempo reale, un giudizio
oggettivo e indipendente da fattori umani (Bartlett e coll., 1997). Le caratteristiche
fondamentali del naso elettronico sono quindi: la semplicità e la sinteticità del
giudizio, l’immediatezza della valutazione e l’assenza di pesanti pre-trattamenti del
campione (Mielle,1996).
Vapori esaminati
Serie di
Segnali
Risultato
Campione
Serie di sensori
Computer con
software per
riconoscimento
e classificazione
Abbiamo visto come un naso elettronico sia costituito da tre parti principali: il
sistema di presentazione del campione, il sistema di misura e la stazione di
acquisizione e trattamento dei dati.
Il sistema di presentazione del campione consente di selezionare le condizioni
necessarie per ottenere lo sviluppo del vapore odoroso nella camera di misura in
forma costante e riproducibile, così da ottenere una risposta attendibile. Il sistema di
misura e la stazione di acquisizione e trattamento, scelti in base alle caratteristiche
del materiale di partenza, del tipo di esperimento montato, della risposta richiesta e
della tecnologia a disposizione, permettono invece, utilizzando un sistema di
intelligenza artificiale, di identificare e/o qualificare l’odore o l’aroma, fornendo in
pochi secondi la risposta oggettiva e riproducibile della discriminazione dell’odore.
Figura 3: Schema fondamentale
di un naso elettronico