Introduzione
mondo delle note con chi, al contrario, era già presente sul mercato. Un occhio di
riguardo viene riservato al terremoto provocato da Napster, la scintilla che ha
innescato il fenomeno del file-sharing. Attraverso l’analisi di ampi e dettagliati
studi sul caso si cercherà dunque di capire la composizione del pubblico che
caratterizza il mondo del pear to pear (p2p), come si è formato, quali erano le
aspettative e i bisogni, ma soprattutto come il fenomeno della libera condivisione
sia stato in grado di mutare l’atteggiamento e la mentalità di chi consuma musica.
Le questioni aperte riguardo la liceità di tali comportamenti, ma soprattutto
sull’influenza che questi hanno avuto e continuano ad avere rispetto alle vendite,
forniscono importanti spunti di riflessione, che non esulano dal tema del diritto
d’autore in Internet, su quali potranno essere le migliori mosse per “convertire” al
canale della legalità una così ampia domanda.
Il nuovo mercato della musica digitale, nato con evidente ritardo sulla scia di
quello illegale, rappresenta quindi una grande opportunità per il sistema musica,
che scorge nell’appeal che le nuove generazioni riservano per le nuove tecnologie
un forte fattore di crescita. La possibilità di rifare il look alla canzone permette di
sostituire un supporto come il CD che presenta probabilmente troppi elementi di
arretratezza nel proprio ventaglio di attributi, oltre a fornire l’opportunità di
avviare modelli di business e circoli virtuosi in grado di generare nuove fonti di
profitto.
L’analisi ci condurrà quindi verso l’osservazione dell’attuale mercato della
musica digitale, un mercato che attraversa una fase di forte crescita, ma
caratterizzato dalla presenza di freni dettati dall’arroccamento delle case
discografiche nei vecchi modelli. Si cercherà di dimostrare, quindi, come tali
VII
Introduzione
atteggiamenti possano essere rintracciabili tra le cause che soffocano ancora
l’enorme potenziale di questa nuova modalità di fruizione di contenuti digitali,
favorendo il proliferare della pirateria. Nuovi soggetti, prima del tutto estranei al
“mondo delle sette note”, fanno dunque il loro ingresso in tale settore: dai
protagonisti delle telecomunicazioni (TLC) ai produttori di hardware e software,
ognuno portando nuovi modelli e, soprattutto, ulteriori interessi da salvaguardare.
Ci si pone di fronte alla questione della crisi del settore musicale con un
atteggiamento che vede, più che nella piarateria “casalinga”, nell’arretratezza
raffigurante il modello dell’offerta musicale, le cause del malessere.
Il caso Apple, preso atto dell’eclatante successo dell’iPod e dell’iTunes Music
Store (iTMS), viene trattato proprio sotto quest’ottica, cercando di palesare come
un’adeguata proposta, in linea con le aspettative di un pubblico esigente e
consapevole, possa in tempi brevi raggiungere risultati altrimenti insperati e
soprattutto irraggiungibili continuando a seguire la filosofia del “bastone e della
carota”.
A sottolineare lo spirito e la visione di Apple si è scelto di concludere il lavoro
con l’elaborazione di un film pubblicitario, con la relativa contestualizzazione
strategica, inerente alla device oggi icona del mondo “giovanile”: l’iPod appunto.
VIII
Introduzione
Magna pars est profectus velle proficere
Gran parte del progresso sta nella volontà di progredire
Lucio Anneo Seneca ( 4 a.C.- 65 d.C.), Lettere morali a Lucillio, libro VII
IX
Introduzione al mercato del “disco”
1. Introduzione al mercato del
“disco”
1.1. I giganti della musica, per capire chi comanda
Il mercato del “disco” è oggi dominato da imponenti multinazionali dette
major che da sole detengono circa l’80% del mercato mondiale della musica
riprodotta, il restante 20% resta nelle mani del variegato ed eterogeneo mondo
costituito dalle migliaia di etichette indipendenti familiarmente chiamate indie.
Queste si distinguono in primis per le dimensioni ridotte, per l’operarto che
prende luogo in un ambito geografico limitato e per i fatturati generati da un
volume d’affari notevolmente ridimensionato rispetto alle imponenti “cugine”.
Non è raro che etichette indipendenti stringano accordi con le suddette major
per poter raggiungere una adeguata presenza sul mercato, soprattutto per quello
che riguarda l’ambito della distribuzione fisica
1
.
Per una lunga fase in cinque hanno dominato la scena, “le cinque sorelle”, ma a
partire dal 2004, sono iniziati processi di fusione e partership anche tra le, in
apparenza, inattaccabili major, costrette ai ripari dalla inesorabile crisi nelle
vendite dei compact disc.
1
Ad esempio l’etichetta SugarMusic, che vede Caterina Caselli nelle vesti di amministratore
delegato, gestisce in partnership con la major Vivendi-Universal, per il mercato mondiale, l’artista
internazionale Andrea Bocelli. http://www.sugarmusic.com/.
1
Introduzione al mercato del “disco”
La mossa più clamorosa risale al 5 Agosto 2004, in tale giorno Sony e BMG
annunciano la creazione di una joint- venture per il settore della musica registrata
(CD,DVD…) grazie alla quale i due giganti potranno usufruire di un roster di
artisti imponente per popolarità e potenziale economico (la qualità?), un marchio
altisonante che unisce i due pachidermi ovvero SonyBMG Music Entertainment,
un potere distributivo che non conosce confronti, raggiungendo in maniera
capillare più di 90 paesi tra Europa, Asia, USA., Sud America, Sud Africa,
Australia e Nuova Zelanda
2
.
Il vantaggio più redditizio sarà comunque quello maturato sul fronte
contrattuale. La potenza economica raggiunta, unita alla popolarità degli artisti
sotto contratto, pone la nuova creatura in una posizione tale da poter veramente
imporre “il proprio punto di vista” sullo scenario delle licenze per la cessione dei
diritti verso tutti quei soggetti che intendono riempire di contenuti musicali
(canzoni, videoclip…) le proprie strutture, con particolare riferimento agli
operatori e gestori delle telecomunicazioni.
Questi dati danno la misura di come il mercato del disco fosse ripartito fino al
2003:
2
Gunter Thielen, Chairman and CEO of Bertelsmann AG, commented, "Sony BMG Music
Entertainment is a global creative powerhouse with an exciting future. The joint venture is home to
international superstars, major national artists and numerous talented newcomers. The music
business offers abundant opportunities for Sony BMG Music Entertainment to succeed. The joint
venture holds an excellent position in the market and has a superb management team." Articolo dal
titolo “Sony Music Entertainment and BMG Unite to Create Sony BMG Music Entertainment”,
Agosto 2004, reperibile all’indirizzo Internet
http://www.prnewswire.co.uk/cgi/news/release?id=127881.
2
Introduzione al mercato del “disco”
Tabella 1-1 Ripartizione delle quote del mercato discografico nel mondo e in Europa
Società Proprietà
Market
share
mondiale
2003
Market
share
Europa
2003
Market
share
mondiale
2002
Universal Francia;USA 23,50% 25,60% 25,40%
EMI USA 13,40% 17,30% 12,20%
Sony Giappone;USA 13,20% 12,10% 13,80%
Warner USA 12,70% 13% 11,80%
BMG Germania 11,90% 12,50% 9,60%
Indipendenti 25,30% 19,40% 27,20%
Fonte: IFPI (International Federation of Phonographic Industry) Dati 2003- disponibile
all’indirizzo Intenet http://www.ifpi.org/site-content/press/20050119.html
C’è inoltre da aggiungere che USA e Giappone rappresentano da soli oltre la
metà della musica riprodotta a livello mondiale e che il 75% delle vendite su
scala mondiale sono rappresentate da 5 paesi quali appunto USA., Giappone,
Germania, Francia e U.K.
La grande concentrazione delle quote di mercato nelle mani di pochi si trova
comunque a convivere con la presenza di forti localismi e differenze tra paesi, sia
sul fronte dell’offerta (il prezzo dei cd, metodi di promozione, distribuzione..) che
della domanda (i gusti del pubblico, modalità di fruizione)
3
, lasciando così
intravedere come la struttura delle major non sia così agile e flessibile nei
confronti di un mercato che sempre di più richiede tali caratteristiche.
3
Ad esempio in molti paesi in via di sviluppo è ancora la musicassetta il formato che domina il
mercato.
3
Introduzione al mercato del “disco”
1.2. La crisi del CD, i sintomi
È bene che prima di affrontare le reazioni dell’industria discografica al
cospetto dell’amato-odiato mondo digitale si vadano a ricercare le ragioni della
tanto sbandierata crisi delle vendite.
La domanda da porsi è innanzi tutto se siamo davvero davanti a una
depressione del sistema musica o se ciò che esce da un vaso rientri in un altro.
Magari la musica non è in crisi, è il supporto ad essere in crisi e il supporto in
questione altro non è che l’ormai “smorto e deteriorato” compact disc, “di musica
infatti ce n’è molta di più di quella presente negli anni ’60-’70, anni d’oro della
discografia italiana”
4
. Anni, per dare l’idea, in cui si arrivavano a vendere 500.000
copie dei quarantacinque giri del “Cantapupo” (poi “Zecchino d’oro”)
5
. Oggi il
disco d’ oro viene assegnato in Italia al raggiungimento di quota 50.000 unità
vendute. I dati certificano l’agonia dell’ ormai obsoleto CD:
ξ per quanto riguarda il mercato Italiano nel 2004 si è visto un calo del
7,97% a valore e 12,67% a quantità (confezioni vendute);
ξ 31 milioni i dischi venduti nel 2004 contro i 36 milioni del 2003;
ξ nello specifico il CD album, rappresentativo della fetta più importante
del mercato, scende del 8,69% a quantità e del 7,41 a valore, mentre il
CD singolo cala del 50%
6
.
4
Caterina Caselli in un intervista rilasciata alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa?”
condotta da Fabio Fazio, andata in onda su Rai 3, il 12-03-2005. Reperibile all’indirizzo Internet
http://www.chetempochefa.rai.it/hptempo.
5
Da “Il cantapupo TV7” di Emilio Fede- ritrasmesso su digitale terrestre dal canale RaiDoc.
6
Price Waterhouse Cooper. Società di certificazione, documento dal titolo “Dati relativi
all’andamento del mercato discografico italiano per l’anno 2004”, 25 febbraio 2005, Milano,
reperibile all’indirizzo Internet http://www.FIMI.it/dettaglio-documento
Reperibile su www.FIMI.it/dettaglio-documento.
4
Introduzione al mercato del “disco”
Sono invece le nuove tecnologie a portare buone notizie:
ξ la crescita del DVD musicale mostra un incremento del 55,53% a
volume e del 45,14% a valore.
Si tratta quindi di un settore in ulteriore espansione e in via di consolidamento
che “non copre però che in minima parte il calo complessivo del comparto
rappresentando, a valore, solo il 7,77% del totale. Con oltre un milione e
settecentomila DVD musicali venduti, il supporto ha superato, nel 2004, le
vendite di cd singoli in Italia”
7
.
Non rientrano nei dati certificati da Price WaterhouseCooper i positivi
riscontri del mercato della musica digitale on-line e in ambito della telefonia
mobile.
Tuttavia le entrate provenienti da questo tipo di tecnologia non sono ancora
sufficienti a compensare interamente le perdite del settore, almeno secondo FIMI
8
.
Rimane comunque da ragionare attentamente sull’eventualità di ostinarsi a
spingere un supporto come il CD che sembra aver perso il suo charme.
7
Articolo cit. www.FIMI.it/dettaglio-documento
8
FIMI, Federazione Industria Musicale Italiana aderente a Confindustria, rappresenta oltre 80
imprese discografiche italiane, tra le quali le maggiori aziende del settore e più di settanta etichette
indipendenti per un totale di oltre 2500 marchi discografici tra i più noti nel mondo
5
Introduzione al mercato del “disco”
1.3. Le cause del malanno, gli albori dell’Mp3.
Nell’industria discografica, con particolare riferimento al settore dei supporti
fonografici, molti sono stati i punti di rottura con gli standard precedenti. Per
citare velocemente quelli che hanno avuto maggior successo e di conseguenza la
maggiore penetrazione tra gli utenti si parta dal vinile, protagonista della prima
metà del ‘900, passando agli anni ’70 per veder comparire l’audiocassetta, ma sarà
solamente all’inizio degli anni ’80 che Sony e Philips introdurranno nel mercato
il Compact Disc o CD, questo disco dalle ridotte dimensioni (rispetto al vinile,
sicuramente) in polibicarbonato che significò in molte case la pensione del
mangianastri e del giradischi aprendo le porte al suono digitale.
Arriviamo agli inizi del 2004 (ma anche in date precedenti) per vedere , in vari
contesti (sociologico-economico-tecnologici), oscillare le sentenze di morte di
questo tipo di supporto, secondo gli analisti, tra il 2007 e il 2009.
Ci siamo, iniziano a farsi sentire gli effetti dell’arrivo del “formato della
discordia”: l’Mp3
9
, ovvero il sistema di compressione di file musicali che
spopola in rete e che sconvolgerà, di lì a poco dal suo arrivo, il mercato
discografico a livello mondiale.
La rivoluzione che con se porta tale formato è di enorme portata, infatti per la
prima volta nella storia del mercato discografico il prodotto musica diviene
intangibile, “liquido” per quelli del settore.
Questa enorme novità, che è stata da molti battezzata sotto il nome di Mp3
Revolution, scuote il mondo della discografia e la sua industria dalle fondamenta,
9
Approfondimento al Cap.3.1.
6
Introduzione al mercato del “disco”
ne mina i parametri e i modelli di business preesistenti, costringendo gli addetti ai
lavori a valutare cambiamenti strutturali che risulteranno essere indispensabili per
continuare ad essere presenti sul mercato.
Internet e le sue innumerevoli applicazioni trovano terreno fertile in quello che
era un mercato che da anni poggiava la propria ragion d’essere sulla vendita di un
prodotto fisico, pur essendo la musica una forma dell’espressione immateriale.
Diviene così più che mai necessaria una trasformazione che prenda atto dei
milioni di utenti, sparsi in tutto il mondo, che hanno ora la possibilità di scaricare
da Internet, direttamente sul proprio computer, interi album o singoli brani e
trasportarli successivamente nel supporto digitale da essi preferito.
La chiusura dei siti che per primi hanno permesso tali pratiche come Mp3.com
o Napster non ha intaccato il fenomeno del pear to pear o del file-sharing che si
è esteso sotto nuovi loghi e ha assunto forme ancora più evolute. Le cause
intentate dalle case discografiche e dalle associazioni che le rappresentano contro
tali siti e contro gli stessi utenti hanno portato grande interesse intorno
all’argomento del copyright avviando un dibattito certamente ancora aperto (basta
farsi un giro tra blog e forum inerenti all’argomento, veramente un numero
notevole!). Giurisprudenza internazionale, legislazioni nazionali, a-territorialità
della rete, liceità dei comportamenti dei freeloaders e molto ancora. Argomenti
dai quali non è possibile prescindere se si vuole avere un quadro dell’attuale
mondo discografico. Repressione, prevenzione, educazione, fino ad arrivare alla
parola, che suona così mistica, di conversione dell’utente. Si tratta del tentativo di
far migrare il downloaders (freeloaders) da un servizio illegale alla piena legalità
offerta dai tanti servizi che, probabilmente con gravissimo ritardo, le case
7
Introduzione al mercato del “disco”
discografiche, indirettamente, ora mettono a disposizione. L’obiettivo è di
cogliere le infinite potenzialità che Internet e la musica digitale possono offrire a
questo mercato, passando da quello che, dalla nascita dell’industria della musica
registrata, è stato il prodotto-musica a quello che si può definire il figlio della
rivoluzione digitale aperta dall’Mp3: il servizio-musica.
“La prima vittima della rivoluzione digitale nella musica è proprio il CD.
Vent’anni fa ha mandato in pensione il vinile, ora è pronto per la rottamazione:
per gli analisti della Forrester Research il 2008 ne segnerà la fine”
10
.
Perché questo tipo di supporto non ha più appeal? Sicuramente esistono cause e
concause che nella loro interdipendenza vanno a confermare certe “allarmanti”
(miopia?) previsioni :
ξ si potrebbe puntare il dito contro la crisi economica che comporta la
perdita del potere d’acquisto degli stipendi del pubblico più adulto e
conseguentemente meno denaro nelle paghette di coloro che non hanno
un proprio reddito. Certamente nei momenti di non particolare prosperità
del portafogli i consumi che si riversano su arte e intrattenimento
possono accusare il colpo. Le cronache insegnano tuttavia che, nei
momenti difficili, non sono queste forme dell’espressione ad essere
maggiormente colpite. Sembra infatti che “gli Italiani dell’Euro”
preferiscano risparmiare su beni di prima necessità, rendendo duro il
lavoro ai manager della GDO, piuttosto che su hi-tech ed
intrattenimento, con una particolare predilezione per la telefonia mobile.
10
Laffranchi A. “Musica, ecco i negozi virtuali. Un milione di canzoni legali”, in Corriere della
Sera, CorrirereEconomia, 14-09-2004
8
Introduzione al mercato del “disco”
Telefonia mobile che porta con se il mercato indotto delle suonerie con
gli introiti derivanti dai diritti detenuti dalle case discografiche (140
milioni di euro, il 50% circa di quanto apportano le vendite di
CD)
11
, mercato che è già una realtà e che và affiancato a quello in
divenire dei contenuti audio-video con grande interesse di content
provider e degli sviluppatori delle tecnologie wireless. Risulta che se un
utente sente il bisogno di arricchire la performance del proprio cellulare
con una determinata canzone-suoneria è perché quel determinato brano
in precedenza lo ha “assaporato” ed lo ha trovato in linea con i propri
gusti. Sicuramente si tratta di un tipo di ascolto più superficiale, meno
attivo e partecipe, diverso da quello dei musicofili (non del tutto assenti
dalla cerchia dei fruitori di suonerie), ma che può prendere una parte
vastissima della popolazione vista la grande penetrazione del mezzo e
che quindi le case discografiche non possono sottovalutare. Un tipo di
consumo che, nella maggior parte dei casi, non prevede l’acquisto di un
intero album e quindi del CD, ma che approfitta della possibilità di
instaurare un contatto con un segmento di pubblico che si scopre
interessato ad un modello di fruizione differente
12
;
11
Bertelè U.-Rongone A., studio condotto dall’ Osservatorio Permanente della School of
Management del Politecnico di Milano dal titolo “Mobile Vas Consumer: è boom multimediale”,
Gennaio 2005, reperibile all’indirizzo Internet
http://www.osservatori.dig.polimi.it/report/200502091801040.Report%20Mobile%20VAS%20Co
nsumer%202004-nc.pdf
12
Si veda il Cap.5.8.1.
9
Introduzione al mercato del “disco”
ξ di certo ci si trova oggi di fronte ad un offerta inerente al settore dell’
enterteinment molto più variegata rispetto a qualche anno fà. Il CD e
la stessa musica trovano al proprio fianco nuovi competitor che si
rivolgono allo stesso pubblico mettendolo nella condizione di dover
suddividere il budget destinato allo svago tra più opzioni. Un’offerta
ampia che si avvale delle allettanti possibilità aperte dalla convergenza
dei media, non accompagnata da un altrettanto cospicuo aumento del
denaro disponibile per tali destinazioni. I videonoleggi di DVD, la
possibilità d’acquisto degli stessi a prezzi sempre più bassi, i
videogame supportati da console specializzate, molto apprezzate da un
pubblico sempre più trasversale( Playstation, X-Box..)
13
, i telefonini
usati come mezzo di intrattenimento, la possibilità di scaricare
(legalmente o meno) dalla rete contenuti sempre più pregiati si
spartiscono il budget, ma anche il tempo che ragazzi e adulti dedicano
allo svago. In questo contesto non è un caso che il supporto a trovarsi
maggiormente in difficoltà sia proprio quello del CD;
ξ a partire dal packaging questo tipo di supporto presenta delle carenze
che lo rendono oggi poco appetibile. Si potrebbe essere d’ accordo con
Red Ronnie quando afferma che il pubblico (non necessariamente nella
sua interezza) necessita di qualcosa di fisico, visto che la musica è anche
13
Nuova fonte di guadagno per le case discografiche sono i diritti e le produzioni derivanti dalle
colonne sonore, sempre più “firmate” ed esclusive, per questo tipo di intrattenimento.
10
Introduzione al mercato del “disco”
un “oggetto” da possedere,
14
ma aggiungerei che sicuramente tali
caratteristiche sono difficilmente rintracciabili nei compact disc. La sua
dimensione ridotta rispetto al vinile non è comunque tale da permettere
una portabilità minimamente comparabile a quella degli attuali lettori
Mp3 e di sicuro quando un ragazzo viaggia in autobus o costipato in
metropolitana nell’ora di punta, non gradisce il fatto di dover effettuare
acrobazie per cambiare CD nel lettore, né tantomeno gradirà appesantire
il suo zaino, già stracolmo, con compilation fatte in casa che non
possono contenere più di una ventina di brani. Ma se sul fronte della
praticità non c’è confronto ecco che la risposta sul piano sensoriale è
latitante. Il possesso dell’ “oggetto-musica” quale bisogno derivato,
come proiezione simbolica di un’esperienza che oltre all’udito vuole
coinvolgere altri sensi rendendo materiale ciò che per natura non lo è,
non viene assolutamente soddisfatta dal CD. La copertina è decisamente
piccola, fotografie e testi all’interno vanno di conseguenza, nella
maggior parte dei casi privi di traduzione. La plastica, che alla prima
caduta perde i denti che permettono la chiusura e apertura della custodia,
non da’ gratificazione al tatto. Questo spiega la massiccia immissione
sul mercato dei jewel boxes o cofanetti, oggetti più adatti a campeggiare
sugli scaffali di un collezionista, ma non sufficienti a mutare le sorti del
supporto. Il problema è comunque più profondo e si trova nella
14
Red Ronnie, “Viva il Mac, ma no agli MP3” in esclusiva per Macworld, 10-05-2005, reperibile
all’indirizzo Internet http://www.macworld.it/showPage.php?template=notizie&id=6993
11