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2
Questa costante di stabilità (K) riflette la forza dell’interazione elettrostatica fra i
due componenti. Il metallo però coordina in genere più di un legante:
Questa situazione si ritrova anche nel sito attivo di una macromolecola, in quanto
la coordinazione è affidata a più di un residuo aminoacidico e quindi si forma una
serie d’interazioni fra il metallo e gli atomi dei residui della proteina.
1.1 LE METALLO-PROTEINE A RAME
Queste proteine svolgono ruoli di trasferimento elettronico, di idrossilazione di
vari substrati, di trasporto di ossigeno. Si tratta di un insieme piuttosto ampio i cui
tipi principali sono:
I. (type I) Un singolo atomo di Rame coordinato in forma tetraedrica,
caratterizza il primo tipo. La coordinazione è data da due residui
istidinici e 1 o 2 gruppi a zolfo (cisterna o metionina). Fra le proteine
del gruppo abbiamo l’azzurrina e le proteine blu ( λ
max
= 600 nm;),
dalla funzione di trasferimento elettronico (Olsson, 1999). Un
esempio delle reazioni di trasferimento catalizzate dall’azzurrina nel
batterio Pseudomonas aeruginosa:
azzurina)(Cu c551) citocromo( Fe azzurrina)(Cu c551) citocromo(Fe
:generaleReazione
223
ο
II. (type II) In questo gruppo il Rame è coordinato in forma tetragonale-
piana. I sottogruppi in cui si suddivide, sono distinti non solo in base
ai diversi gruppi di coordianazione ma anche dall’intorno. Il ruolo di
queste macromolecole è quello di trasportatori elettronici o acidi di
Lewis. Esempi sono la superossido dismutasi (Cu-Zn) e la nitrito
ossidasi.
ML + L ML
2
ML
2
+ L ML
3
ML
n-1
+ L ML
n
]L][ML[
][ML
K
......... ;
ML][L][
]ML[
K ;
[M][L]
[ML]
K
2
n
n
2
21
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3
III. (type III) Il sito è binucleare a Rame. In funzione dell’intorno, vi è la
modulazione dell’attività enzimatica. In questa categoria rientrano:
tirosinasi, catecolo ossidasi, emocianine. I ruoli sono di ossidazione
dei fenoli nelle prime e di trasporto di ossigeno nelle emocianine.
Questa tesi ha come oggetto una proteina di questo gruppo, la
tirosinasi.
IV. (type 4) Sono definite ossidasi multirame: contengono uno o più siti
del tipo I, II, III. Quindi posseggono combinazioni delle
caratteristiche precedenti. Fra queste l’ascorbato ossidasi.
La distribuzione nei vari taxa di queste proteine, è ubiquitaria: per esempio, la
catecolo ossidasi è stata studiata nelle piante (Eicken,1998), l’emocianina invece,
negli invertebrati (molluschi e artropodi) (Salvato, 1990; Markl, 1992; van Holde
1995), la tirosinasi, coinvolta in formazione di pigmenti e altri composti
polifenolici, anch’essa è distribuita in più taxa (Riley, 1997; Gillespie, 1997,
Söderhäll 1998).
1.1.1 Confronti strutturali proteine gruppo III
Le proteine di questa classe presentano differenze dal punto di vista della
sequenza aminoacidica e della struttura tridimensionale visibili anche a livello
della struttura quaternaria (Decker, 2000;) ma presentano elevate somiglianze dal
punto di vista delle proprietà spettroscopiche del sito attivo.
Le zone più conservate della sequenza sono quelle deputate alla coordinazione
degli ioni Rame (Lerch, 1988). Fra le emocianine di artropodi si ha una similarità
di sequenza del 30-35%; tra le emocianine di molluschi del 30. Però confrontando
le emocianine di artropode con quelle di mollusco, si trova che la similarità di
sequenza risulta meno del 30%.
Interessante è notare che fra emocianine e fenolo ossidasi di artropode, vi è un
identità di sequenza maggiore del 30%, mentre fra le tirosinasi e catecolo ossidasi
di funghi, molluschi, artropodi, l’identità di sequenza è meno del 10%.
Dal punto di vista strutturale, l’emocianina di artropode possiede una struttura
quaternaria formata da un esamero di catene polipeptidiche (ogni catena ha un
peso di 75kDa e ognuna possiede un sito per il trasporto di ossigeno) o un
INTRODUZIONE
4
multiplo di esamero. Ogni esamero è organizzato in tre domini che possiedono tre
motivi strutturali, ciascuno ripiegato in modo diverso. Il sito di legame
dell’ossigeno è nel motivo centrale.
Nei molluschi l’emocianina è formata da subunità decameriche (1 o 2) assemblate
a cilindro cavo. Ogni subunità pesa 340-450 kDa, e contiene 7-8 unità funzionali,
del peso di 50 kDa (Cuff, 1998). Ogni unità funzionale, (in cui si possono
identificare 2 domini) può legare l’ossigeno molecolare tramite il sito binucleare a
rame. La differenza da quella di artropode è che l’emocianina di mollusco non
possiede il dominio N-terminale (Salvato, 1990; Miller 1998). La tirosinasi e la
catecolo ossidasi si ritrovano in forma di monomero (~40 kDa per la tirosinasi e
~75 per le catecolo), dimero e tetramero (Van Gelder, 1997). L’ assenza del
frammento N- o C-terminale determina la differenza di peso molecolare.
Figura 1.1-1: struttura cristallografica
dell’emocianina di artropode Limuls
polyphemus: in rosso α-eliche, in rosa eliche 3-
10, in blu scuro, ß-foglietti; in azzuro, turn; in
arancione, coil (Hazes, 1996). Immagine
ottenuta (come le successive) con il
programma VMD 1.7.1 e POV ray 3.5. Codice
PDB 1LL1.
Dalle figure si può notare la presenza di un dominio centrale in α-eliche, in cui si
trovano i residui aminoacidici di coordinazione degli ioni rame. Si analizzeranno
le principali caratteristiche del sito più avanti. Un'altra caratteristica interessante è
Figura 1.1-2: struttura cristallografica
dell’emocianina del mollusco Octopus
dopfleini. Si mantiene la stessa legenda
di colori della figura 1.1-2 (Cuff , 1998).
Cod. PDB 1JS8.
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la differenza nella quantità di residui appartenenti a foglietti β in rapporto alla
struttura totale, nelle varie proteine. Nelle strutture delle emocianine qui
evidenziate si nota una maggior presenza di questo elemento topologico, rispetto
alla catecolo ossidasi.
Figura 1.1-3: struttura cristallografica della
catecolo ossidasi del vegetale Ipomea batatas.
Stessa legenda di colori delle figure precedenti
(Klabunde et al.,1998). Cod. PDB 1BT3.
1.1.1.1 I siti attivi delle proteine del gruppo III
L’aspetto comune alle proteine del gruppo III, è che la coordinazione degli ioni
Rame è data, da parte della matrice proteica, da residui di istidine (tre per ogni
ione metallico). I residui del sito attivo aminoacidici sono piuttosto conservati.
Nelle emocianine il sito B è altamente conservato (Van Holde, 1995): due istidine
sono su un α-elica, la terza è su un'altra. Se nelle emocianine di artropode il sito A
(il suo intorno) è simile al B, nei molluschi il sito A ha un’istidina su un loop
consecutivo ad un’alfa elica, mentre le rimanenti sono su due α-eliche distinte.
L’istidina del loop forma un ponte tioestere con una cisteina: questo ponte
particolare sembra conservato nelle emocianine di mollusco e nella catecolo
ossidasi (Klabunde, 1998).
L’alta omologia strutturale fra il sito attivo delle strutture presentate nel paragrafo
precedente (le tre emocianine e la catecolo ossidasi), si può notare dalla
sovrapposizione presentata delle strutture dei siti attivi (figura 1.1.5).
Figura 1.1-4: struttura cristallografica della
emocianina del mollusco Panolirus
interruptus. Si mantiene lo stesso codice
colore (Volbeda et ,1989). Cod. PDB 1NOL.
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6
Figura 1.1-5: Sovrapposizione dei siti attivi delle proteine del gruppo III con il programma
VMD 1.7.1. Codice colore: arancione=Cu A,B); rosso=emocianina di O. dofleini; verde
=catecolo ossidasi di I. batatas; azzurro chiaro= emocianina di P. interruptus; blu=
emocianina di L. polyphemus.
1.1.2 La proteina oggetto di questa tesi: la tirosinasi
La tirosinasi è un ossidasi che svolge la propria azione nelle vie metaboliche che
sono deputate alla sintesi di pigmenti e composti polifenolici in genere (Van
Gelder, 1997). E' diffusa in batteri, piante, animali, funghi. La sua caratteristica
principale è la capacità di catalizzare due diverse modalità di ossidazione. Infatti
agisce nella idrossilazione di monofenoli a orto-difenoli (definita come attività
cresolasica, identificata internazionalmente come E.C. 1.14.18.1
1
),inoltre la
tirosinasi può catalizzare la successiva ossidazione da orto-difenoli a orto-chinoni
(attività catecolo ossidasica, E.C. 1.10.3.1). Nelle piante la tirosinasi assume
spesso il ruolo ossidasico.
L'attività enzimatica è utilizzata per la sintesi di composti che assumono il ruolo
di protezione in organismi vegetali e fungini: questo si attribuisce al prodotto di
reazione, la melanina, che depositata in strati protegge da agenti patogeni.
1
Codice del “Nomenclature Committee of the International Union of Biochemistry and Molecular
Biology (NC-IUBMB)”, (sez. Ossidoriduttasi) (http://www.chem.qmul.ac.uk/iubmb/enzyme/EC1/).
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7
Inoltre, anche l'imbrunimento enzimatico di molte piante e frutti è causato da
questo enzima, che entra in azione in caso di danno meccanico delle cellule e dei
tessuti.
La sclerotizzazione dell’esoscheletro e la protezione dai patogeni presenti
nell’ambiente, inglobati dalla melanina in caso di attacco, sono il risultato della
azione enzimatica della tirosinasi negli insetti. Un altro risultato dell’attività della
proteina negli invertebrati è la formazione del bisso nel mitilo. Fra i mammiferi, la
colorazione della pelle e dei capelli sono causati dalla melanina, prodotto della
tirosinasi (Hearing, 1991).
1.1.2.1 Il sito attivo della tirosinasi.
Sono stati effettuati molti studi sulla struttura dei siti attivi delle proteine del
gruppo III (con metodiche di tipo chimico e analisi spettroscopiche) e in
particolare della proteina tirosinasi e della sua attività catalitica. Da questi studi è
emerso che, nel sito attivo della tirosinasi, gli ioni Rame presentano proprietà
simili alle emocianine e alle catecolo ossidasi (Decker, 2000).
Sono stati sintetizzati chimicamente modelli dei siti attivi binucleari del tipo III
(Kenneth, 1993, Fernandes, 2001; Gupta, 2001) e sono stati fatti degli studi
quantomeccanici sulla attività della tirosinasi, anche recentemente (Lind, 1999).
Queste indagini strutturali possono fornire delle utili indicazioni sulla geometria e
le caratteristiche elettroniche del sito attivo.
Dal momento che non è stato ancora possibile effettuare la diffrazione ai raggi X
della proteina, queste informazioni devono essere analizzate con attenzione,
considerandone anche le limitazioni.
Il sito attivo della proteina può essere in varie forme, in funzione del fatto che vi
sia o meno il legame con l’ossigeno.