5
A tal proposito, una particolare attenzione è dedicata alla motivazione
dell’outsourcing come modalità organizzativa volta a consentire all’impresa di
concentrarsi sulle sue competenze essenziali. Ciò pone all’impresa il problema di
definire e di delimitare il proprio core business, costituito dalle attività specifiche
che la caratterizzano e rispetto alle quali è in grado di conseguire un vantaggio
competitivo durevole rispetto ai concorrenti. Le competenze essenziali in quanto
distintive richiedono la focalizzazione di investimenti ed attività manageriali
mentre quelle non essenziali, in molti casi, possono essere gestite meglio se
affidate ad imprese specializzate esterne.
Il ricorso all’esternalizzazione continua a crescere perché continuano ad
essere attive le forze che lo stimolano: dapprima perché l’impresa concentra
investimenti e risorse su ciò che è in grado di fare meglio; poi perché questo
costituisce delle barriere all’entrata per altri concorrenti che cerchino di espandersi
nell’area di interesse dell’impresa; in terzo luogo l’impresa può utilizzare gli
investimenti, le innovazioni e le capacità specialistiche e professionali dei
fornitori esterni che sarebbe troppo dispendioso e in alcuni casi anche impossibile
duplicare all’interno; ed infine, in mercati che cambiano rapidamente con un
elevato grado di progresso tecnologico questa strategia riduce il rischio, abbassa
gli investimenti e crea migliori capacità di dare risposta ai bisogni dei clienti.
Tuttavia, l’impresa che valuta e decide di ricorrere all’outsourcing ha
numerosi problemi da affrontare.
6
Alcuni problemi si presentano nella fase preliminare, altri sorgono una volta
che l’azienda ha scelto di ricorrere all’outsourcing. Quelli di maggiore rilievo
riguardano il processo di selezione del fornitore, la definizione dei dettagli del
contratto, i rapporti con il fornitore come rapporti continuativi e di lungo termine e
l’organizzazione della struttura interna come controparte capace, informata e
autorevole per negoziare ed operare con i fornitori esterni.
In generale, comunque, la gestione di un contratto di outsourcing presenta
grosse complessità: la lunga durata, gli investimenti specializzati, il rischio per il
cliente, l’incertezza di un contratto non esaustivo, il progresso tecnologico,
qualificano il contratto di outsourcing come un accordo di fornitura complesso con
un’area di rischio elevato per il cliente che con tale accordo si pone in una
posizione di dipendenza dalla erogazione dei servizi del fornitore.
Scopo della seguente trattazione sarà, allora, quello di esporre non soltanto gli
innumerevoli benefici dell’outsourcing ma anche i rischi a cui
l’impresa/committente si esporrebbe se decidesse d’intraprendere questa strada,
ponendo a confronto due soluzioni alternative: l’outsourcing e l’insourcing, in
quanto per maturare una decisione oculata è necessario che la forma di
outsourcing che si è individuata risulti più conveniente di una pari soluzione
realizzata con risorse interne. I termini del confronto sono diversi, perciò è
opportuno stabilire qual’è l’obiettivo che si vuole raggiungere e, sulla base di
questo, scegliere la soluzione migliore. Risulta, quindi, d’importanza cruciale che
7
gli obiettivi siano definiti, inequivocabili e possibilmente espressi in termini
misurabili.
Un’attenzione particolare è poi stata dedicata non solo alla descrizione, step
by step, di un progetto di outsourcing informatico, dalla prima formulazione di
un’idea progettuale, l’ipotesi di outsourcing, fino al compiuto utilizzo dei Sistemi
Informativi da parte dell’utenza, ma si è cercato, soprattutto, di individuare le
condizioni che possono, se non garantire, almeno dare una buona possibilità di
riuscita dell’accordo di outsourcing.
Il punto cruciale per un’efficace gestione del contratto sta proprio nella sua
negoziazione: un accordo di outsourcing di successo, raccomandano gli esperti,
non può prescindere da contratti flessibili che prevedono durate più brevi (3 - 5
anni) con revisioni periodiche, sistemi di misura delle performance, livelli di
servizio e penali, e meccanismi di condivisione del rischio e dei risultati di
business.
Più in particolare, la tesi è strutturata in quattro capitoli.
Nel primo capitolo si affronta la definizione di outsourcing, delle varie
tipologie di accordi, delle ragioni e dei rischi da cui le imprese sono mosse e in cui
possono incorrere. Si fa chiarezza sul fenomeno outsourcing analizzando anche il
mercato e le tendenze in atto. Un’attenzione particolare è dedicata, in questo
capitolo, all’obiettivo della concentrazione sul core business, oltre che al problema
della sua definizione e delimitazione.
8
Nel secondo capitolo si affronta l’outsourcing nel campo specifico
dell’informatica. Dapprima si definisce un quadro generale: si analizzano le
peculiarità e le dimensioni del fenomeno, si definisce il nuovo ruolo delle
tecnologie informatiche, si identificano le principali motivazioni che ne
favoriscono la diffusione, e si definiscono tre forme di outsourcing - l’outsourcing
globale, selettivo e il facility management - evidenziandone fattori di successo,
problemi e rischi. In secondo luogo, si affronta il processo di creazione o meglio
di erogazione del servizio di outsourcing informatico, il momento del contatto tra
l’azienda e il cliente: il sistema di servuction; se ne descrivono gli elementi base
dalla cui interazione scaturisce il servizio informatico: l’infrastruttura e la struttura
telematica, il personale di contatto ed il cliente; ed infine si affronta l’audit del
sistema di servuction, ovvero il controllo del sistema di erogazione del servizio
informatico, attraverso una serie di indicatori di qualità che si prestano a misurare
i livelli di servizio effettivamente prestati.
Il terzo capitolo è interamente dedicato alla descrizione di un completo
progetto di outsourcing informatico. Il percorso che parte dalla prima
formulazione di un’idea progettuale, l’ipotesi di outsourcing, e arriva al compiuto
utilizzo del sistema informativo da parte dell’utenza, è stato suddiviso in tre fasi:
lo studio di fattibilità, la progettazione e l’attuazione. Infine, un ultimo paragrafo è
stato dedicato alla valutazione dell’investimento in outsourcing, descrivendo
alcuni metodi di calcolo del prezzo del servizio di outsourcing informatico.
9
Infine, nell’ultimo capitolo è stato riportato un caso significativo di
outsourcing nel settore bancario, il caso DATITALIA Processing S.p.a.;
10
CAP I
Lo sviluppo di nuove forme di vantaggio
competitivo: l’outsourcing
1.1 Outsourcing e catena del valore
L’outsourcing emerge come uno degli strumenti manageriali, di carattere
tattico e strategico, che hanno conosciuto la maggiore espansione nel corso
dell’ultimo decennio e che, secondo autorevoli e diffuse proiezioni, continuerà a
proporsi come una via obbligata per la sopravvivenza sul mercato delle imprese,
senza distinzione di industria, dimensione o missione aziendale.
Liberarsi di alcune funzioni aziendali per puntare sulle attività in cui l’azienda
si sente più forte: è questo in sostanza il motivo principale, affiancato a quello
della riduzione dei costi, che spinge un numero sempre maggiore di imprese a
ricorrere all’outsourcing.
Delegare a fornitori esterni la gestione di attività considerate non strategiche
per le imprese costituisce l’unica via concretamente praticabile per raggiungere
l’obiettivo di concentrarsi sul core business
1
. Le esigenze del mercato e una
gestione aziendale all’avanguardia spingono ad una terziarizzazione di tutte le
11
attività che non sono direttamente riconducibili all’interesse primario dell’azienda.
Per essere vincenti nel proprio settore di attività e pronti a raccogliere le sfide
della competizione globale è di vitale importanza concentrarsi sul proprio core
business ed ottimizzare i processi interni. Infatti, le imprese hanno sperimentato
che il tentativo di controllare anche le attività di supporto al core business
aziendale (ad es. i sistemi informativi) si traduce in una perdita di tempo ed
energie, distraendo il management dai suoi obiettivi primari e perdendo in
competitività
2
.
Ma si rifletta per un momento sul significato di outsourcing. Tale termine è
un neologismo anglosassone nel quale si ritrovano due parole abbinate: sourcing
che deriva dal verbo to source, che vuol dire arrivare alla fonte, e out, che indica
fuori, all’esterno
3
. I due termini si potrebbero quindi sintetizzare con il concetto di
attingere ad una fonte esterna nel senso dell’espressione della volontà da parte di
un soggetto di avvalersi delle risorse che un altro può offrirgli per raggiungere un
obiettivo che altrimenti dovrebbe conseguire con i propri mezzi. Il termine
outsourcing si va diffondendo nel linguaggio economico e, in particolare, in quello
dell’informatica aziendale, ad indicare il ricorso a fonti esterne per svolgere
attività che tradizionalmente si eseguivano con risorse interne. L’outsourcing,
come fenomeno che riguarda quasi tutti i settori di attività, si è accentuato col
procedere della ristrutturazione industriale e il diffondersi di nuove forme
1
Il cuore dell’attività principale dell’impresa;
2
Cecilia Rossignoli (1997), Organizzazione e Sistema Informativo, Franco Angeli, Milano;
12
organizzative. Dalla necessità di ridurre i costi trasformandoli da fissi in variabili
è nata una spinta al decentramento produttivo, con conseguente disintegrazione
verticale dell’apparato industriale.
Dall’esigenza di migliorare la flessibilità e la produttività è derivato il
diffondersi, all’interno delle aziende, di modelli di organizzazione basati sulla
specializzazione flessibile e di tendenze verso la esternalizzazione di fasi del ciclo
produttivo.
La comprensione di quanto sta accadendo nelle scelte di gestione dell’impresa
è complessa perché si tratta di una realtà in rapido cambiamento.
Ciò che è possibile accertare è che a livello mondiale si è affermata ormai la
tendenza alla riduzione delle dimensioni aziendali delegando all’esterno settori
sempre più ampi di attività, non solo di tipo produttivo come in passato. Le scelte
che le imprese stanno effettuando sono orientate ad ottenere una configurazione
aziendale snella, con poche funzioni in assoluto e con minore personale per
ciascuna funzione
4
.
L’azienda al restringersi di certe attività aziendali, in termini di funzioni e di
personale, contrappone l’ampliamento delle attività aziendali che fanno parte del
suo core business, dove ha focalizzato i suoi investimenti e nelle quali può
diventare outsourcer di altre imprese.
3
C. Pasini (1999), I servizi di outsourcing informatico, “L’outsourcing: paradigma del terzo
millennio”, F. Angeli, Milano;
4
G. Cuneo (1994), L’impresa, “Azienda più competitiva se cambiano i confini”, n.5;
13
La realizzazione di un’impresa snella dove gruppi crescenti di attività,
funzioni vengono affidate all’esterno ha, quindi, alla base della scelta la
motivazione connessa con la necessità di concentrarsi sul core business
dell’impresa.
Per esemplificare queste motivazioni basta considerare come sono
mediamente cambiati i comportamenti delle aziende negli ultimi decenni. In
passato, ad esempio, la tipica azienda meccanica tendeva, in genere, a fare tutto al
suo interno
5
: non solo il prodotto tipico e le sue componenti essenziali, ma persino
molti elementi accessori, anche marginali. Ma i costi delle attività finalizzate a
produrre beni o servizi ai margini del “core business” sono destinati a peggiorare
nel rapporto prestazioni/costi rispetto a quanto accade in altre aziende, in cui
proprio le stesse attività sono, invece, esternalizzate.
I motivi del peggioramento nelle attività marginali sono ben noti: il
management tende a dedicare la maggiore attenzione e le risorse migliori alle
attività fondamentali e quindi, alla lunga, aumentano le probabilità di involuzione
nella qualità e nelle prestazioni delle attività secondarie, mentre i loro costi sono,
in genere, destinati a gonfiarsi per la difficoltà di adeguare rapidamente gli
organici alle oscillazioni delle esigenze, di controllare la crescita delle spese
indirette, dei costi di struttura...
5
R. Glucksmann, M. Ricciardi (1994), Outsourcing nelle tecnologie dell’informazione, “La
diffusione dell’outsourcing”, Etas Libri, Milano;
14
D’altro canto è invece assai probabile che le aziende specializzate riescano,
sotto la pressione del mercato e della lotta per la sopravvivenza, a capitalizzare
esperienze e a realizzare economie di scala in modo da migliorare continuamente
le loro prestazioni in termini di produttività e di qualità.
Anche l’azienda meccanica ipotizzata nell’esempio non avrebbe potuto
sopravvivere operando nello stesso modo, ma avrebbe dovuto invertire la
strategia: esplorare la convenienza di far fare quanto più possibile all’esterno.
Una delle preoccupazioni principali delle aziende è, quindi, quella di trovare
la forma organizzativa più efficiente per gestire le attività aziendali. L’obiettivo
dell’efficienza si identifica con la capacità di utilizzare al meglio le risorse
disponibili per il raggiungimento di fini determinati.
L’organizzazione dell’impresa, ormai, si presenta segmentata in tante forme
organizzative diverse a seconda del tipo di attività, per le quali, a seconda della
loro specificità relativa, si ricerca la forma organizzativa più efficiente
6
. Le scelte
organizzative diventano fonte di vantaggio competitivo e di maggiore o minore
redditività a seconda dell’efficienza e dell’efficacia di gestione delle varie attività.
L’attività aziendale, quindi, consiste sempre più nell’organizzare e combinare
fattori della produzione anche di tipo esterno, e ciò implica lo sviluppo della
capacità di negoziare, comprare, stabilire rapporti e accordi.
Il ricorso all’esternalizzazione continua a crescere perché continuano ad
essere attive le forze che lo stimolano: dapprima perché l’impresa concentra
15
investimenti e risorse su ciò che è in grado di fare meglio; poi perché questo
costituisce delle barriere all’entrata per altri concorrenti che cerchino di espandersi
nell’area di interesse dell’impresa; in terzo luogo l’impresa può utilizzare gli
investimenti, le innovazioni e le capacità specialistiche e professionali dei
fornitori esterni che sarebbe dispendioso e in alcuni casi anche impossibile
duplicare all’interno; ed infine, in mercati che cambiano rapidamente con un
elevato grado di progresso tecnologico, questa strategia riduce il rischio, abbassa
gli investimenti e crea migliori capacità di dare risposte ai bisogni dei clienti.
La tensione al core business rappresenta la condizione naturale di un’impresa
che si trova a competere su un mercato dove i clienti sono sempre più esigenti e i
concorrenti sempre più aggressivi.
Secondo le tendenze emergenti, per le imprese, il problema che si pone è
quello della definizione del proprio core business per valutare se delegare
all’esterno o meno le attività che non vi appartengono alla ricerca di una maggiore
flessibilità ed efficienza organizzativa e della possibilità di focalizzare meglio
l’allocazione dei propri investimenti.
I regimi di congiuntura limitano gli investimenti, perciò l’interesse si dirige
verso il miglioramento continuo dei processi produttivi legati alla catena del
valore
7
.
6
M. Manzolini, G. Soda, L. Solari (1994), L’organizzazione snella, Etas, Milano;
7
C. Pasini, I servizi di outsourcing informatico, “Il punto di vista di chi lo compra”, op. cit.;
16
La definizione del business dell’impresa, in passato, era basata sul concetto
di prodotto, nella convinzione che un’elevata quota di mercato e la produzione di
una grande quantità di prodotti da parte dell’impresa consentisse razionalizzazioni
ed economie di scala generatrici di migliori risultati economici. Attualmente, però,
la definizione di business s’impernia sulla concezione di ciò che deve essere
mantenuto all’interno e ciò che può essere decentrato in outsourcing. Emerge,
quindi, una nuova definizione di business basata più sulla specializzazione
funzionale che sul prodotto.
Si è ormai fatta strada la convinzione che le singole funzioni aziendali
possono costituire esse stesse un business in cui le imprese possono specializzarsi
e metterle al centro delle proprie attività distintive, in cui riescono a fare meglio,
in termini di competenze e di costi, di altre imprese.
Per l’impresa si pone, quindi, il problema di definire e delimitare il proprio
core business, costituito dalle attività specifiche che la caratterizzano e rispetto
alle quali è in grado di conseguire un vantaggio competitivo durevole rispetto ai
concorrenti. Il core business è l’insieme di attività che contraddistinguono
l’impresa e che non possono essere delegate senza che l’impresa venga meno,
perdendo la sua identità. Le attività di cui l’impresa non abbia un bisogno
strategico, necessario per la sua sopravvivenza, e dove non abbia competenze
distintive, le può esternalizzare.
Per la definizione delle core competencies dell’impresa il punto di partenza
per la loro selezione è la catena del valore.
17
Il concetto di catena del valore è stato sviluppato da Porter
8
come strumento
che contribuisce ad individuare la strategia più competitiva per l’impresa.
La catena del valore disaggrega un’azienda nelle sue attività strategicamente
rilevanti allo scopo di comprendere l’andamento dei costi e le fonti di
differenziazione. Un’impresa acquisisce il vantaggio competitivo quando svolge
queste attività strategicamente importanti in modo più economico o efficiente dei
suoi concorrenti. Afferma, infatti, Porter che le attività generatrici di valore sono i
singoli elementi costitutivi del vantaggio competitivo.
Quindi, pur essendo l’impresa un tutto unitario, a fini di analisi, può essere
scomposta in un insieme di parti ciascuna delle quali crea valore aggiunto.
Il concetto di catena del valore aiuta a comprendere quali sono le fonti del
vantaggio competitivo, pervenendo ad una distinzione delle funzioni di gestione
in:
a. attività primarie, connesse con la produzione fisica del bene: dalla logistica,
agli approvvigionamenti alla produzione;
b. attività di supporto alle attività primarie.
Ogni attività della catena del valore contribuisce in modo diverso alla
creazione del valore aggiunto da parte dell’impresa. L’analisi di ciascun
contributo aiuta ad individuare i punti di creazione di maggiore o minore valore e i
8
M. Porter (1982), La strategia competitiva. Analisi per le decisioni, Edizioni della
Tipografia Compositori, Bologna;
18
punti dove l’impresa possiede o può conseguire un vantaggio competitivo rispetto
ai concorrenti, punto di partenza per le successive decisioni.
Attività
di
supporto
Attività primarie
Fig. 1.1 - le attività della catena del valore
9
Le attività della catena del valore sulle quali si concentrano gli sforzi
dell’azienda di successo sono limitate nel loro numero, per poter eccellere rispetto
ai concorrenti. Detta eccellenza richiede un’intensa dedizione da parte del
management, il quale non è in grado di raggiungere i migliori risultati in tutte le
fasi della catena del valore ma è in grado di dominarne soltanto alcune.
Di conseguenza, se la specializzazione su ciò che si sa fare meglio diviene la
linea di indirizzo primaria, rimane poco spazio per lo sviluppo e l’aggiornamento
degli altri settori. Così si instaurano progressivamente delle corsie preferenziali
lungo le quali le attività ed i risultati si compiono a velocità diversa, ma ad un
certo punto i meccanismi operativi subiscono un rallentamento, le relazioni
cominciano a non funzionare più, la motivazione cala e l’impresa ricade in un
circolo vizioso pericoloso. Tutto questo è dovuto al fatto che le attività
infrastrutturali non sono comunque disgiunte da quelle primarie.
Infrastruttura d’impresa
Risorse umane
Sviluppo tecnologie
Reperimento di input
Logistica
di input
Fasi
operative
Logistica
di output
Marketing
e vendita
Servizio
M
A
R
G
I
N
E