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In questo contesto si inserisce a pieno la scelta della Multinazionale STMicroelectronics di
aderire ad EMAS, con l’obiettivo dichiarato di divenire, in un futuro non troppo lontano, un azienda
ad “impatto zero” sull’ambiente, ossia che non lasci alcuna traccia negativa della sua attività
nell'ecosistema che la circonda.
In questo lavoro di tesi, svolto presso il sito di Catania della STMicroelectronics, primo in
Italia registrato EMAS, prendendo spunto dall’illustrazione della politica, l’organizzazione, gli
obiettivi e i programmi sui quali il management Corporate fonda l’impegno per la tutela ambientale
di tutta la Compagnia, viene descritto nel dettaglio il sistema di gestione del sito di Catania,
dedicando particolare attenzione alla rielaborazione della procedura di valutazione della
significatività degli aspetti ambientali. In sintesi, il primo capitolo costituisce una parte introduttiva
iniziale dove viene preso in esame l’evolversi del contesto internazionale e comunitario da cui
scaturisce, attraverso un complesso di norme, regolamenti ed accordi, l’attuale impegno per la tutela
ambientale: viene discusso il ruolo delle istituzioni, delle imprese e il significato degli accordi
volontari.
Nel secondo capitolo vengono descritte le caratteristiche del regolamento comunitario EMAS
e della norma internazionale ISO14001 quali principali sistemi di gestione ambientale,
soffermandosi sulle differenze ed elementi in comune.
Nel capitolo III viene illustrata l’organizzazione Corporate, la politica, gli obiettivi ed i
programmi, condensati nel decalogo ambientale, della Compagnia. In esso è sottolineato il
principio Ecology is free, l’ecologia è gratis, ad affermare che l’impegno per l’ambiente non è
semplicemente un dovere morale, ma rappresenta anche un opportunità di competitività e sviluppo
per la compagnia.
Nel capitolo IV si entra nel merito del sistema di gestione ambientale del sito di Catania: viene
descritta l’organizzazione, la valutazione degli aspetti ambientali, la politica ambientale ed,
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attraverso il manuale di gestione, viene illustrato il sistema di gestione del sito, spiegando le
procedure, le modalità di coinvolgimento dei dipendenti e la formazione, gli audit, la gestione delle
non conformità rilevate, il riesame della direzione. Infine viene sinteticamente illustrata la
dichiarazione ambientale, obbligatoria per la registrazione EMAS. Nella parte relativa alla
procedura per la valutazione degli aspetti ambientali e della loro significatività, viene suggerita una
metodologia di conduzione dell’analisi ambientale che consideri la complessità delle attività svolte
all’interno del sito le cui peculiarità possono essere anche sensibilmente differenti. Inoltre, per la
delicata fase relativa alla valutazione della significatività dell’aspetto ambientale, viene proposto un
criterio che maggiormente tenga conto delle diverse specificità di ciascun aspetto ambientale.
Il capitolo V, infine, viene dedicato alle valutazioni conclusive: STMicroelectronics si
propone come azienda leader nel campo della protezione ambientale il cui impegno, oltre ad essere
moralmente giusto, è anche economicamente conveniente. Tenere sotto controllo i propri impatti
significa essere al corrente delle migliori tecnologie disponibili sul mercato, costringendo l’azienda
ad una continua corsa per migliorare le proprie performance ambientali con conseguenti benefici in
termini di competitività, innovazione e reattività rispetto al mercato. Il bilancio tra i costi sostenuti
per la tutela dell’ambiente è abbondantemente ripagato dai benefici ottenuti in termini di maggiore
efficienza, minori consumi di materie prime, di energia dimostrando con, con dati alla mano, che
l’impegno al miglioramento continuo nella protezione ambientale, attraverso un buon sistema di
gestione, costituisce un opportunità di sviluppo e competitività dell’impresa.
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Introduzione
Sempre più si parla di ambiente per le dimensioni di emergenza, complessità,
interdisciplinarietà e globalizzazione che lo caratterizzano.
L’aumentata sensibilità verso le problematiche ambientali nell’opinione pubblica, la
consapevolezza che l’ambiente non rappresenta più una forza superiore, controllabile in modo
limitato, ma qualcosa su cui l’uomo può produrre alterazioni consistenti e in certi casi irreversibili,
la rapida crescita dei sistemi industriali con il progressivo aumento dell’impatto delle attività
economiche sull’ambiente, ha richiamato l’attenzione di una molteplicità di soggetti sulla questione
ecologica, assumendo un peso crescente, ed occupando un posto di sempre maggior rilievo nei
programmi dell’ONU, negli interventi dei governi, nelle istanze delle forze politiche e sociali e
nelle attività delle imprese.
Questa evoluzione ha condotto a una progressiva e profonda trasformazione nel rapporto
impresa-ambiente, ponendo nuovi vincoli e aprendo inaspettate opportunità nell’agire delle imprese.
L’idea di un’insanabile dicotomia tra salvaguardia ambientale e crescita economica sta lasciando il
posto al concetto si sviluppo sostenibile, secondo il quale esiste la possibilità di svolgere le attività
economiche in modo compatibile con la conservazione e la tutela del patrimonio naturale.
Già negli anni sessanta con il rapido sviluppo economico dei paesi industrializzati, appare
chiaro che l’obiettivo di uno sviluppo continuo e sostenibile non può più prescindere dal problema
ambientale. In questo periodo e fino agli inizi degli anni settanta, la Comunità Economica Europea
comincia ad adottare, in campo ambientale, direttive e regolamenti in ambito ambientale, tuttavia
non si può dire che vi sia una vera e propria azione “organica” mirata alla tutela dell’ambiente: il
depauperamento non era sicuramente ai livelli attuali né era disponibile una sufficiente
informazione scientifica in materia. È negli anni settanta che alcuni fattori, a livello internazionale
ed europeo, mutano sensibilmente la situazione.
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Se da un lato, la questione ambientale coinvolge l’intero sistema sociale, politico ed
economico, rendendo talvolta problematici i rapporti tra mercato, impresa e società, dall’altro pone
alle aziende industriali nuovi e sempre più complessi aspetti gestionali, richiedendo la
riformulazione delle strategie gestionali complessive e l’attivazione di strumenti operativi
innovativi. L’attenzione delle forze sociali e politiche è spesso puntata sulle problematiche
ambientali, frequentemente con un approccio di tutela assoluta che a volte si traduce in movimenti
di opinione e politici che pongono l’ecologia quale priorità imperativa. Portata agli estremi, una tale
posizione, che punta alla salvaguardia della natura negando lo sviluppo è priva di fondamento e di
prospettive. L’impresa è sempre più alle prese con una miriade di divieti, limiti, imposizioni, che
tendono a regolamentare e limitare l’impatto del processo produttivo sull’‘ambiente circostante. Il
legislatore emette queste norme il più delle volte in modo disorganico, sull’onda di situazioni
contingenti quali disastri, pressioni dell’opinione pubblica, interessi politici, direttive comunitarie,
ecc. e con valenza a volte nazionale, a volte locale. L’imprenditore è oggi costretto a rincorrere
questi limiti sempre più severi con una serie di provvedimenti a loro volta disorganici e, in quanto
tali, efficaci a rispettare la legge, ma assolutamente antieconomici e con nessun ritorno
dell’investimento.
La filosofia innovativa di un sistema di gestione ambientale porta a considerare l’ambiente
e le risorse naturali come beni collettivi ed afferma l’importanza sia sociale che economica di
valorizzarli e rispettarli attraverso una gestione consapevole ed organica. Non più dunque una
rincorsa alle leggi, ma una gestione integrata ed organica che, avendo come obiettivo minimo il
rispetto della legge, consenta una definizione di obiettivi autonomi, regole proprie aziendali, e
soprattutto una programmazione degli interventi e degli investimenti, con una conseguente migliore
remuneratività degli stessi. La presa di coscienza da parte dell’impresa della propria responsabilità
ecologica conduce ad attribuire alle questioni ambientali una valenza strategica.
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La capacità delle imprese, a partire da quelle appartenenti al settore industriale, di gestire in
modo più efficiente gli effetti delle proprie attività sull’ambiente sta diventando un fattore
competitivo di importanza crescente. In un contesto economico in cui la competizione si va facendo
sempre più globale e incalzante, la possibilità per un’azienda o un gruppo di dimostrare ai propri
interlocutori la propria affidabilità nella gestione del rapporto con l’ambiente diventa elemento
strategico indispensabile. La stessa platea di soggetti interessati alle prestazioni ambientali della
azienda si è ampliata in modo significativo: essa, infatti, non comprende più solamente gli organi
della Pubblica Amministrazione preposti ai controlli ambientali e le comunità locali residenti nelle
vicinanze degli impianti, come avveniva in passato, ma include altre categorie di attori interni ed
esterni all’azienda quali gli stessi dipendenti, i clienti, i fornitori, gli azionisti, gli assicuratori, il
sistema creditizio, i consumatori, i potenziali soci o acquirenti, i mezzi di comunicazione di massa
ed altri ancora. Questo ampliamento degli interlocutori aziendali implica che alle pressioni cui
l’impresa è ormai tradizionalmente sottoposta in campo ambientale (quella legislativa e quella
dell’opinione pubblica) se ne vanno aggiungendo altre legate non solo alla sua capacità di essere in
regola con la legislazione vigente, ma anche alla sua capacità di distinguersi rispetto ai propri
competitori nella difesa dell’ambiente e nel rispetto della sicurezza e della salute dei cittadini (sia
quella dei propri dipendenti, sia quella dei propri consumatori dei suoi prodotti o servizi).
Pertanto diventa indispensabile per le aziende dotarsi di strumenti di gestione della variabile
ambientale che vanno al di là degli interventi basati sul principio del chi inquina paga, (che fino alla
fine degli anni settanta hanno costituito l’unica risposta a questo genere di problemi) ma, basandosi
sul principio del meglio prevenire che curare, trasformando il problema ambientale in
un’opportunità. Si afferma, cioè la convinzione che una politica aziendale basata sulla prevenzione
piuttosto che sulla repressione degli effetti ambientali delle attività industriali è più vantaggiosa dal
punto di vista economico, organizzativo, gestionale e di rapporto con l’esterno.