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dopo l’avvento della stampa, senza dimenticare la figura di
Aldo Manuzio e la diffusione della bibliothèque bleue in
Francia e dei blue book in Inghilterra, collezioni di piccoli
libri a buon mercato destinati ad un pubblico popolare.
Proseguirò poi con le vicende del libro in formato ridotto
fino ai primi esempi di letteratura popolare e buon mercato
dell’Ottocento.
Nel secondo capitolo passerò ad esporre l’evoluzione del
paperback negli Stati Uniti d’America, dagli albori del
diciannovesimo secolo fino al mass market attuale passando
per i Pocket Books, i PBO (Paperback Original) e
l’esperienza di Lawrence Ferlinghetti con i suoi volumi di
poesia tascabili e la libreria City Lights.
Non si potrà poi affrontare l’argomento di questa tesi senza
citare la Penguin, casa editrice inglese che rivoluzionò
l’industria editoriale con i suoi libri molto economici ma di
qualità, riconoscibile da tutti grazie al pinguino stampato in
copertina, simbolo di un nuovo mercato di lettura di massa.
Infine mi dedicherò alla Francia, descrivendo le origini del
libro tascabile in questo paese, soffermandomi su un caso di
successo come Le livre de poche edito dalla Hachette, che
negli anni cinquanta ha contribuito alla diffusione dei più
3
importanti testi della letteratura francese e straniera a livello
popolare, e su i suoi principali concorrenti.
Il terzo capitolo sarà dedicato alla situazione italiana
partendo dall’inizio del secolo scorso per giungere poi agli
anni Sessanta. Mi soffermerò sulle caratteristiche e su i tratti
salienti di ciascun decennio, approfondendo l’esame di
alcuni momenti rilevanti come le collane della Mondadori
dagli anni Trenta a gli anni Cinquanta; la nascita della
collane universali:la Colip, il caso della BUR, la prima
collana in Italia a dar corpo ad un progetto articolato di
letteratura universale dall’antichità classica ai giorni nostri,
con i suoi libri dalla copertina grigia e i Gettoni di Vittorini
come esempio importante di un’editoria tascabile di cultura.
Fino ad arrivare all’avvento del libro di massa con il
successo degli Oscar Mondadori; analizzerò in maniera
particolareggiata i vari aspetti di questa collana, dal progetto
editoriale che ne stava alla base alla grafica adottata,
dall’utilizzo del nuovo canale distributivo rappresentato
dall’edicola fino alla conseguente saturazione del mercato
ad opera della stessa Mondadori e dei suoi concorrenti.
Nel quarto capitolo continuerò l’analisi del tascabile in
Italia, dagli anni Settanta fino all’inizio del Duemila.
4
Tratterò il cambiamento di stile di gestione delle grandi
case editrici come conseguenza del cambiamento del
management editoriale che ha portato ad investire molto sui
tascabili, gli anni Ottanta e la crisi dell’editoria che toccò
anche il settore dei libri economici e soprattutto la
tascabilizzazione dell’editoria che ha caratterizzato gli anni
Novanta, con la sfida dei libri economici e supereconomici
lanciata da Marcello Baraghini e i suoi “ millelire” e
raccolta poi dagli editori più importanti, con libri con
formati sempre più piccoli (vedi i Miti Mondadori) e prezzi
che, almeno in un primo momento, tendevano al ribasso.
Infine arrivando agli anni Duemila, il fenomeno più
importante da registrare è senz’altro il rilancio nelle vendite
del libro tascabile ( e in particolar modo dei classici
dell’Ottocento e del Novecento) non nelle librerie ma bensì
in allegato ai maggiori quotidiani nazionali.
In conclusione tirerò le somme di questo viaggio nella storia
del libro tascabile, e in particolare del suo percorso nel
Novecento. Infatti questo secolo non solo accoglie la
“lezione” dei periodi storici precedenti ma, nel mutato
panorama sociale che si delinea con l’imporsi della
5
mentalità consumistica, vede una diffusione del tascabile
mai avvenuta prima.
Infine in appendice riporterò alcune interviste, da me
realizzate, ai responsabili del settore tascabile di due tra le
case editrici italiane che maggiormente hanno caratterizzato
questo settore.
Il libro non è più l’unico medium di cultura e di
informazione; esso si deve confrontare con altri media quali
il cinema, la televisione e, in seguito, Internet che in qualche
modo spogliano il libro della sua aura di sacralità per
renderlo uno strumento di conoscenza della realtà e un
linguaggio tra gli altri. Per questa ragione nuovo rilievo
acquisisce la figura dell’editore che, superando la
tradizionale oscillazione tra letteratura “alta” e letteratura
“bassa”, deve affrontare il dilemma che Giulio Einaudi
descrisse come scelta tra un’editoria che assecondasse i
desideri più ovvi del pubblico (editoria del “no”),
appellandosi ad un immaginario collettivo sempre più
modellato da altri media e sempre più disarticolato e
stereotipato, e un’editoria del “si” che fa emergere gli
interessi più profondi pur andando contro corrente, che
6
favorisce la formazione di un gusto e quindi di un pubblico
e di un mercato.
1
Il libro tascabile, definitivamente trasformato in economico,
ha vissuto nel corso di tutto il Novecento questa tensione,
offrendo a un pubblico di lettori sempre più smaliziato
l’occasione, di volta in volta, di avere accesso alle radici
della cultura occidentale, la possibilità di partecipare al
dibattito politico-culturale contemporaneo assecondandone
però allo stesso tempo le esigenze più immediate con libri di
svago, disimpegnati e di agevole lettura.
Possiamo quindi affermare che la storia del tascabile è
anche la storia della nostra società e di quegli individui che
scelgono per le più svariate ragioni, di trascorrere il proprio
sempre più esiguo tempo libero e in compagnia di un libro,
che nella maggior parte dei casi ( si tratti di un grande
romanzo del novecento, di un saggio d’attualità o della
seconda vita di un best seller) è, e sarà di formato ridotto e
di prezzo economico.
1
Mangoni L. Pensare i libri. La casa editrice Einaudi dagli anni Trenta agli
anni Sessanta, Bollati Boringhieri, Torino, 1999
7
CAPITOLO UNO
LE ORIGINI DEL LIBRO TASCABILE
1.1 Definizione di tascabile
Il libro tascabile, utilizzando pochi ma indicativi termini,
potrebbe esser definito come un’ edizione di piccolo
formato, più maneggevole e di prezzo inferiore rispetto a
quella che viene chiamata maggiore, principale o corrente;
essi si distinguono generalmente per le dimensioni (in media
20 cm per 8 cm circa) per le pagine incollate e non rilegate
e per la copertina in brossura, che sostituisce quella di
cartone ricoperto di tela, connotandosi come sistema più
economico di rilegatura.
La parola “tascabile” mette in evidenza l’elemento che
tradizionalmente ha caratterizzato questa particolare forma
di libro: le dimensioni da tasca. Nell’editoria contemporanea
la distinzione tra tascabile ed edizione principale si basa su
un meccanismo ben preciso: esso prevede che un testo
venga riproposto nell’edizione tascabile dopo aver
dimostrato in quella maggiore un valore particolare. L’uscita
8
di un’opera in edizione tascabile tradizionalmente ne
rappresenta il passaggio allo status di classico, di testo
intramontabile ed è anche per questo che tale edizione è
stata considerata per molto tempo il secondo circuito del
libro, quello che ne allungava il ciclo di vita. Le
connotazioni di opera garantita nel suo valore e, al
contempo, di prezzo ridotto hanno spesso destinato il
tascabile a un pubblico più ampio rispetto a quello
dell’edizione principale, se non altro per la maggiore
continuità della sua presenza nel catalogo editoriale. Nel
mondo anglosassone si utilizza il termine ‘paperback’
riferendosi ad un insieme che comprende due tipi di
edizione, a seconda delle qualità del testo preso in
considerazione: se si tratta di un best seller per il grande
pubblico l’edizione è da ‘mass market’ e comporta una
distribuzione nei supermercati e nei grandi centri
commerciali; se non si prevede invece una domanda di
massa, l’edizione è in ‘trade paperback’ e acquistabile nelle
librerie e attraverso la vendita on-line. Nel ‘mass market’ un
libro costa circa un quarto del prezzo dell’edizione
maggiore, in ‘trade paperback’ circa la metà. Visto che si
prevedono due tipi di destinatari diversi, anche le
9
caratteristiche degli elementi di presentazione sono diversi:
più cura redazionale a livello di introduzioni, apparati
bibliografici, note e commenti per i ‘trade paperback’,
massima attenzione al risalto e alla visibilità del libro per il
‘mass market’. In Italia il segmento del ‘mass market ha una
storia recente, risalendo alla metà degli anni Novanta con il
boom dei “Millelire” di Stampa Alternativa (1993-1994) e il
lancio della collezione “I Miti” della Mondadori (1995).
2
Il Catalogo dei tascabili 1999 prende come riferimento lo
standard classico del paperback di area anglosassone, e ne
dà questa definizione: un tascabile è un libro di formato
ridotto, in brossura e di basso prezzo, che si caratterizza per
l’organicità e l’articolazione della collana in cui è inserito,
per la capillarità distributiva nei vari canali commerciali e
per una tiratura, di solito non inferiore alle 5000 copie.
Giovanni Ragone, oltre ad evidenziare le caratteristiche del
prezzo limitato e del formato più pratico da maneggiare,
sottolinea come la riedizione economica di opere antiche o
recenti, dopo averle sottoposte alla prova commerciale
dell’edizione corrente, renda il tascabile “uno strumento di
cultura ,o in altre parole, di costituzione, e naturalmente di
2
Demaria C., Fedriga R. Il paratesto, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano,
2001
10
diffusione, di un fondo relativamente permanente di opere
ipso facto considerate classici”
3
, constatando quindi come il
termine “tascabile” racchiuda potenzialmente due funzioni:
una economica data dal prezzo vantaggioso, e una culturale
implicita nella selezione e classicizzazione dei titoli.
Possiamo allo stesso tempo affermare che il termine
“tascabile” rappresenta un concetto commerciale e identifica
libri economici stampati in dodicesimo o sedicesimo, che a
partire dall’ultimo Ottocento (ma soprattutto nella seconda
metà del XX secolo ) ha permesso un notevole aumento
della diffusione limitando i prezzi. Sostanzialmente,
peraltro, sia per il formato, sia per l’economicità, i libri
tascabili hanno origini molto antiche che precedono
l’invenzione della stampa. Già prima che Gutenberg
introducesse i caratteri mobili, avevano infatti una certa
diffusione volumetti di formato ridotto, con testo su due
colonne e privi delle preziose miniature che caratterizzavano
i coevi codici manoscritti. Erano libricini –i cosiddetti “libri
da bisaccia” realizzati su supporto cartaceo e non su
pergamena, che avevano per oggetto argomenti di natura
devozionale o professionale e che venivano realizzati da
3
Ragone G. Tascabile e nuovi lettori in Turi G. (a cura di) Storia dell’editoria
nell’Italia contemporanea, Giunti, Firenze, 1997
11
scribi non professionisti in centri religiosi culturalmente
arretrati. Tuttavia a dispetto del fatto che erano di qualità
nettamente inferiore ai codici cui siamo abituati a pensare
quando parliamo di libri antichi, rimanevano un bene di
difficile acquisizione e, nonostante una certa vocazione
‘popolare’, piuttosto costosi. La loro diffusione non fu mai
quindi particolarmente significativa. Circa cinquant’anni
dopo la nascita della stampa fu Aldo Manuzio a conferire
dignità e prestigio alle pubblicazioni in formato ridotto con
l’edizione delle Bucoliche di Virgilio del 1501. Questa
edizione andò presto esaurita: ad essa seguirono le edizioni
del 1505 e del 1514, dove compare la dedica a Pietro
Bembo, alla biblioteca del cui padre, Aldo disse di essersi
ispirato per il formato dei libri in ottavo.
4
Rimandando ad una sezione successiva di questa tesi
l’analisi del passaggio del tascabile attraverso i secoli,
torniamo ai giorni nostri. Nel Novecento si diffonde il libro
tascabile. Con tale diffusione, i problemi relativi alla lettura
nelle classi popolari in tutto il mondo, cominciano ad
interessare non solo autori, editori e librai, ma anche diversi
studiosi: sociologi della cultura, economisti, storici e critici
4
Bihliazzi L., Bussi Dillon A., Scapecchi P. Aldo Manuzio tipografo 1494-1515,
Octavo, Firenze, 1994
12
letterari. Questa trasformazione è avvenuta in modo rapido,
grazie anche a importanti fattori che ne hanno accelerato lo
sviluppo: le guerre, il diffondersi dei sistemi socialisti, la
decolonizzazione con le sue conseguenze culturali,
economiche e sociali, sono stati i più incisivi fra questi
fattori acceleranti. Come affermava Escarpit :
“probabilmente ciò che ha convinto gli editori americani ad interessarsi
seriamente ai paperback è stata la necessità di fornire letture abbondanti ed
economiche ai milioni di soldati americani sparsi nel mondo. Qualunque sia
l’orientamento ideologico dei paesi, il desiderio di far conoscere all’estero il
pensiero nazionale ha spinto verso le alte tirature e i prezzi bassi. Centinaia di
migliaia sono stati i libri distribuiti all’estero dalle grandi potenze, attraverso i
propri centri culturali. Infine, nei paesi dove la promozione culturale
precedeva lo sviluppo economico, solo il libro di massa poteva far fronte alla
domanda dei nuovi lettori”
5
Infine non possiamo fare a meno di constatare che non solo
oggi non c’è libraio che non si preoccupi di avere almeno
una scelta di tascabili, ma alcuni riservano a questi titoli
grandi spazi nelle scaffalature. Anzi, vi sono addirittura
librerie totalmente dedicate alla vendita del tascabile. Non
era così alla fine degli anni Quaranta allorché iniziò l’offerta
5
Escarpit R. La rivoluzione del libro, Marsilio, Padova, 1968
13
di questo prodotto molte librerie lo disdegnavano, perché
non lo ritenevano remunerativo ma dannoso allo smercio del
cartonato. Ci vollero l’insistenza e il calcolato rischio di
alcuni editori perché il tascabile si affermasse, e attirasse in
libreria la clientela giovane. Oggi non c’è scrittore che non
ambisca avere i suoi titoli nei tascabili: è infatti il
riconoscimento della popolarità . L’affermazione
progressiva di questa produzione ha dovuto comunque
superare molte incomprensioni. Le collane pioniere furono
la Bur di Rizzoli e gli Oscar Mondadori: ed oggi esse sono
tanto cresciute da essere “case editrici nelle case editrici”
con cataloghi articolati per lo studio e l’evasione, per
l’informazione e per la manualistica. Eppure nel settore c’è
ancora da inventare e produrre. Il tascabile è destinato ad
essere sempre più un settore portante dell’editoria e sempre
più la libreria dovrà essere ben fornita nell’interesse di chi
vende e di chi legge.
6
6
Editoriale del Giornale della Libreria, n2, febbraio, 1989
14
1.2 Il formato: dal libro in antico regime
tipografico al libro moderno
Il formato è la dimensione fisica di un volume. Nel libro
antico indica come sono stati piegati, fino a ottenere la
misura voluta, i fogli di carta con i quali è stato composto.
La piegatura dei fogli dà origine al fascicolo, che potremmo
definire unità di base del libro. I fascicoli vengono cuciti
insieme lungo il dorso del libro, andando a formare il
volume. Nei libri antichi la dimensione fisica (base per
altezza) non ci dice molto sulle caratteristiche originarie,
dato che i fascicoli sono costituiti da fogli di carta fatti a
mano, di grandezze variabili. Nella descrizione del libro
moderno (secc. XIX e XX) e cioè nel libro prodotto
mediante procedimenti di stampa meccanica su carta in
modulo continuo e in misure standardizzate, il formato è
dato dalle sue dimensioni, calcolate in cm.
Sulla base del numero delle pagine stampate sul foglio e,
quindi, del numero di pieghe che il foglio subisce, i formati
tradizionali dei libri vengono denominati: in-folio o 2° ,
volumi superiori a 38 cm; 4° , da 28 a 38 cm; 8° , da 20 a 28
15
cm; 16°, da15 a20 cm; 24°, da 10 a 15 cm; 32°, 64°, 128°,
minori di 10cm.
I mutamenti della forma libro sono legati a quelli con i quali
il variare di parametri (innovazioni tecnologiche, condizioni
del mercato, norme, abitudini editoriali, intenzioni autoriali,
modi e abitudini di lettura) che l’hanno prodotta agganciano,
per così dire, la conoscenza alla realtà. Il formato ha sempre
giocato un ruolo importante nella storia del libro stampa. La
forma in cui un libro si presenta sul mercato non suggerisce
soltanto un percorso di lettura, ma prefigura un lettore.
7
Già
nel XIX secolo, l’epoca della civiltà urbana e della
stratificazione in classi, si stabilisce una differenziazione
significativa (che è anche l’inizio della storia del tascabile
moderno) , tra letteratura “seria” in volume in 8° e la
letteratura “popolare” in edizioni economiche in 12°.
Differenza che permane costante per buona parte del
Novecento, finché il passaggio all’industria editoriale
produce collane tascabili con precisi intenti, e reinterpreta
l’idea di lettura di massa, mirando con più precisione ad un
coinvolgimento sempre più vasto di nuove fasce di lettori.
7
Barberi F. Il libro a stampa: editoria, tipografia, illustrazione, Curcio, Roma,
1965