- - 5
Le Metamorfosi di Ovidio costituiscono un’opera estremamente vasta
e complessa, sia per il numero dei versi (oltre dodicimila) che per la
molteplicità dei soggetti narrati, e nello stesso tempo offrono infiniti
spunti e suggerimenti per una trattazione scolastica.
Il presente lavoro vuole essere un contributo agli studi e agli
approfondimenti, ai fini didattici, della congerie mitica del poema, per
favorire un recupero e una valorizzazione di un autore letto nelle
scuole meno di quanto meriterebbe. Eppure proprio le Metamorfosi,
mostrano una facies sempre vitale e moderna. In un famoso saggio sul
perché leggere i ‘classici’ I. Calvino
1
inserisce anche il poema
ovidiano tra i libri che “ci arrivano portandosi dietro la traccia che
1
I. Calvino, Perché leggere i classici, Milano 1991, pp. 11-19; vedi anche
Idem, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Milano
1993, pp. 7-35; in questo scritto Calvino si occupa delle Metamorfosi
all’interno della prima lezione dedicata alla Leggerezza, introdotta come
valore da salvaguardare per il prossimo millennio e che in Ovidio non è
soltanto un modo di vedere il mondo, ma anche “qualcosa che si crea nella
scrittura, con i mezzi linguistici che sono quelli del poeta, indipendentemente
dalla dottrina del filosofo che il poeta dichiara di voler seguire”.
- - 6
hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato”, e
che non hanno finito di dire ciò che hanno da dire. Camminando sulle
orme di Calvino, è auspicabile una riscoperta ed una rilettura, non
soltanto in prospettiva didattica, dell'opera. Le Metamorfosi, infatti,
hanno vissuto e continuano a vivere nell’immaginario collettivo del
nostro patrimonio culturale con i molteplici richiami alle forme e ai
cambiamenti dei protagonisti
2
.
Esiste una bibliografia
3
sterminata relativa alle fonti, alla
composizione, agli influssi virgiliani e della tragedia greca, ma il
dibattito è ancora aperto: le Metamorfosi non finiscono mai di stupire
e sorprendere.
2
Le Metamorfosi un’opera ancora viva? Su questo interrogativo verte il saggio
di E. Pianezzola, Il mito e le sue forme: l’eredità delle Metamorfosi nella
cultura occidentale, in Ov., Met., introduz. di M. Ramous, Milano 1992, pp.
XLV-LXXVII.
3
Cfr. A. G. Elliott, Ovid’s “Metamorphoses”: A Bibliography, 1968-1978,
“CW”, 73, 1979-80 e M. von Allbrecht, Storia della letteratura latina da
Livio Andronico a Boezio, Torino 1994, volume secondo, pp. 823-25. (Titolo
originale dell’opera: Geschichte der römischen Literatur. Von Andronicus bis
Boethius, Bern-München 1992).
- - 7
Una tale varietà di soggetti, non si presta facilmente ad un uso
didattico: l’assenza di un fulcro tematico attorno al quale far gravitare
l’intero poema non facilita la scelta degli episodi da inserire in una
programmazione didattica. Dietro ciascuno di essi si celano infatti
infinite sfumature e nessi di carattere antropologico, letterario,
mitologico, storico e linguistico.
La scelta della storia di Piramo e Tisbe, non è stata casuale;
questa vicenda d’amore tragico, cantata da Ovidio con toni delicati ed
una sensibilità poetica
4
non comune al resto del poema, risulta essere,
a mio parere, particolarmente idonea ad una lettura in sede scolastica,
ma soprattutto affascinante, per le nuove generazioni che si accingono
a leggere Ovidio. La novella, che si inserisce nel novero delle morti
infelici non solo del poema, ma di tutta la storia della letteratura
4
C. Segal, Ovidio e la poesia del mito, Venezia 1991, p. 42: “La storia di
Piramo e Tisbe è forse il miglior esempio della sensibilità di Ovidio per le
realtà psicologiche del materiale mitico”.
- - 8
europea
5
, si presta infatti ad un approccio pluridisciplinare
6
,
consentendo opportuni collegamenti con la Letteratura italiana, la
Letteratura inglese,e la Storia dell'arte
7
.
Nell’analisi del passo latino
8
ho seguito un percorso didattico basato
sulla centralità del testo e sulle influenze che il soggetto ovidiano ha
avuto nel corso dei secoli sugli scrittori, i tragediografi e sugli artisti
italiani e stranieri
9
. Le finalità educative rispondono ad un’esigenza di
contestualizzazione ed attualizzazione dell'episodio, volto a favorire
5
Sulla ripresa del Liebestod di Piramo e Tisbe, rimando a C. Segal, op. cit.,
Venezia 1991, pp. 175-78.
6
Nella stesura dei capitoli III e IV ho tenuto presente le indicazioni e le
proposte didattiche fornite da G. Sega in Letteratura e pittura: la novella di
Cupido e Psiche in Apuleio, nell’iconografia del Rinascimento (Raffaello,
Giulio Romano) e nella Letteratura barocca (Marino, Basile), contenuta in F.
Santucci (a cura di), Per il latino obiettivi e metodi nuovi, Atti del Convegno
Nazionale, Perugia 12-14 gennaio 1989, Perugia 1990, pp. 197-231.
7
E’ auspicabile, a questo proposito, una collaborazione fra i docenti delle
diverse materie per lavorare parallelamente e in sinergia sul medesimo
argomento all’interno dei vari ambiti disciplinari.
8
Vedi anche la Premessa metodologica-didattica al cap.II.
9
Sulla fortuna letteraria della novella di Piramo e Tisbe, vedi infra, cap. I.3.1.
- - 9
un coinvolgimento dell'alunno alla materia e a sviluppare un maggiore
senso critico nei confronti della produzione letteraria, teatrale e
artistica
10
dei giorni nostri.
L’obiettivo da raggiungere è senz’altro quello di rendere il testo latino
quanto più ‘vivo’ possibile
11
, in grado di stimolare la curiositas,
l’intelligenza e la sensibilità poetica degli alunni.
10
Persino cinematografica, visto il grande successo avuto dai film, girati più o
meno recentemente, sui personaggi dei drammi shakespeariani che
riprendono la storia d’amore narrata da Ovidio (mi riferisco alla tragedia
Romeo e Giulietta e alla commedia Sogno di una notte di mezza estate).
11
Sul valore formativo del latino vedi anche Rosa Calzecchi Onesti, Latino e
maturazione umana nell’era post-tecnologica quali condizioni per riscoprire
valori vitali, in F. Santucci (a cura di), Per il latino, obiettivi e metodi nuovi,
cit., pp.39-55.
- - 10
CAPITOLO PRIMO
LE METAMORFOSI E LA NOVELLA
DI PIRAMO E TISBE
- - 11
Ovidio e le Metamorfosi
Intorno al 3 d.C., concluso con i Remedia amoris e i Medicamina
faciei il ciclo della sua produzione poetica d’argomento erotico,
Ovidio si dedica per la prima volta al genere epico
12
. Le Metamorfosi
(così come i Fasti) sono l’opera della maturità e nascono forse dal
desiderio vagheggiato fin dalla giovinezza di dedicarsi a soggetti più
alti ed impegnativi rispetto alla produzione precedente
13
. Entrato a far
parte del Circolo di Messalla Corvino Ovidio si trova ormai al
culmine della sua carriera poetica ricca di soddisfazioni e di consensi.
Dopo Tibullo e Properzio, l’elegia erotica aveva trovato, nei suoi
distici, l’espressione più alta e raffinata. L’autore degli Amores e delle
Heroides mostra infatti una particolare attitudine alla versificazione
che lo porta a spaziare oltre i confini dell'orizzonte amoroso. Il Conte
12
E. Paratore, La letteratura latina dell'età repubblicana e augustea, Milano
1969, pp. 483-99.
13
S. Mariotti, La carriera poetica di Ovidio, “Belfagor” XII, 6, 1957, pp.623-
631.
- - 12
vede nel suo sperimentalismo, “che lo porterà a tentare i generi poetici
più diversi senza identificarsi in nessuno di essi”, la volontà di fare
della pratica poetica “il centro della propria esperienza”
14
. Con le
Metamorfosi Ovidio si lascia trasportare dal flusso dei miti e delle
trasformazioni che popolano l’unica sua opera in verso eroico che ci è
pervenuta. Il Conte nota inoltre come la veste formale sia quella
dell'epos (l’esametro ne è il marchio distintivo) e così le grandi
dimensioni (15 libri), “ma il vasto poema si presenta come un ‘poema
collettivo’, che raggruppa cioè una serie di storie indipendenti
accomunate da uno stesso tema”
15
. Anche se la metamorfosi
costituisce il tema unificante, l’argomento centrale dell'opera rimane
pur sempre l’amore, “che di tutta la poesia ovidiana era stato la fonte
ispiratrice”
16
. Il tenerorum lusor amorum, come lui stesso si
14
G. B. Conte, Letteratura latina, Manuale storico dalle origini alla fine
dell'impero romano, Firenze 1987, pp. 264 sgg..
15
G. B. Conte, op. cit., p. 270.
16
Ibidem, p.273.
- - 13
definisce
17
, continua ad essere un poeta erotico anche nelle
Metamorfosi e nei Fasti. Certo non è più l’amore galante o capriccioso
dell' Ars Amatoria o degli Amores, ma è un sentimento ancora più
travolgente e totale, spesso eroico e commovente
18
. Tuttavia è bene
ricordare la presenza di un importante elemento di novità: le lodi
dell'imperatore e la celebrazione di Roma capitale del mondo, che si
concentrano nei versi finali del poema
19
. Le Metamorfosi
rappresentano infatti la più alta aspirazione letteraria di Ovidio, che
attese alla loro realizzazione negli anni immediatamente precedenti la
condanna all’esilio forzato nella città di Tomi, sul Mar Nero
20
.
L’editto di relegazione, promulgato da Augusto nell’8 d. C.,
17
Ov., Trist. III, 3, 73, a cura di M. Grazia Iodice Di Martino, Milano 1989.
18
Cfr. G. Garavini e M. Santinelli, Epos ed Eros, (Antologia scolastica per la
terza classe del liceo scientifico), Firenze 1970, pp.117-8.
19
Ov., Met. XV, 736 sgg., edidit W. Anderson, Leipzig 1993 [ Tutti i passi delle
Metamorfosi di Ovidio che verranno citati in seguito sono tratti da questa
edizione critica].
20
Si trattò come è noto di una relegatio che, a differenza dell'esilio, lasciava al
condannato i beni e i diritti di cittadino.
- - 14
prevedeva anche il ritiro di tutte le sue opere dalle biblioteche
pubbliche; poco male per la fama delle Metamorfosi, già in
circolazione nella capitale ancor prima della revisione finale da parte
del suo autore, che non ebbero mai. I consensi dei lettori romani non
si fecero attendere, e nel corso dei secoli successivi la Fortuna
accompagnerà il nome di Ovidio senza soluzione di continuità,
restando legata soprattutto al “più grande monumento che forse sia
stato innalzato all’arte per l’arte”
21
, le Metamorfosi.
21
I. Mariotti, Storia e testi della letteratura europea. L’età augustea, Bologna
1976, p. 209.
- - 15
I.1. Genesi e contenuto dell’opera
Il lungo componimento in 15 libri consta di circa 250 racconti mitici
del mondo antico, cantati in verso eroico, che illustrano la
meravigliosa storia del mondo dalle origini fino all’apoteosi di Cesare
e alla glorificazione di Augusto.
Il poeta dà vita ad una realtà multiforme e poliedrica che si anima
davanti ai nostri occhi in maniera sorprendente e imprevedibile.
L’ispirazione dell’opera è complessa e non si può prescindere
dall’approccio filosofico che essa presuppone: le Metamorfosi sono
l’opera della maturità e Ovidio si propone con esse “di superare
l’edonismo della sua produzione giovanile”
22
.
Fra le fonti
23
, svariate e molteplici, possiamo citare La Teogonia e Il
22
P. Parroni, La vicenda delle forme, Torino 1986, p. XXI.
23
Per un maggiore approfondimento del tema rimando a G. Lafaye, Les
Métamorphoses d’Ovide et leurs modèles grecs, Paris 1904, pp. 1-23; Ov.,
Met., texte établi et traduit par G. Lafaye, Paris 1957, pp. IV-VI; L.
Castiglioni, Studi intorno alle fonti e alla composizione delle Metamorfosi di
Ovidio, Roma 1964, pp. 3-114.
- - 16
Catalogo delle donne di Esiodo, gli Heteroiùmena (Le cose che sono
diventate altre) di Nicandro (II a.C.), le Metamorfosi di Partenio (I
a.C.), gli Aitia di Callimaco. Ognuno di loro aveva trattato in maniera
diversa l’origine del mondo, degli dei, dei culti e delle trasformazioni.
Se il confronto con i modelli alessandrini è immediato, il Lafaye
24
nota
giustamente: “Ma ciò che noi possiamo meglio cogliere sono i
rapporti che uniscono Le Metamorfosi ai poemi greci di ogni genere,
dove le stesse favole erano state largamente sviluppate,
particolarmente dai capolavori dell’epopea e della tragedia]. Sempre il
Lafaye ci ricorda che il soggetto delle metamorfosi è presente nella
cultura di ogni popolo ed ispirò la poesia di ogni tempo: “già Omero
considerava molto antica la tradizione che faceva nascere i primi
uomini dagli alberi e dalle rocce. […]. A volte è un dio che prende le
sembianze di un uomo, a volte è un mortale che è elevato al rango
degli dei”
25
. In Esiodo, le metamorfosi occupano certo un posto più
24
Ov., Met., cit., Paris 1957, pp.V-VI [ traduz. mia].
25
G. Lafaye, op. cit., Paris 1904, pp. 1-23.
- - 17
importante rispetto ad Omero: proprio Le grandi Eoiai (opera affine al
Catalogo delle donne, ma considerata spuria) costituiscono il punto di
partenza del lungo cammino fatto dai vari soggetti delle metamorfosi.
Se guardiamo bene tuttavia, la tecnica di Esiodo è semplice, ancora
legata ai caratteri dell’epopea primitiva. Dovremo aspettare l’avvento
del pensiero filosofico nel VI secolo, per avere un approccio critico e
disincantato verso il materiale mitico. Con Senofane
26
si ha la prima
vera condanna di quei miti, ma più forte si leva la voce di
Platone
27
contro la gente così ingenua da credervi: “Crois-tu que Dieu
soit un magicien, capable de nous tendre des pièges et d’apparaître
sous des formes diverse, tantôt réellement prèsent et changeant son
image en une foule de figures différents, tantôt n’offrant de lui-même
26
Xen., fr. 15, ediderunt B. Gentili - C. Prato, Poetae elegiaci Testimonia et
Fragmenta, I, Leipzig 1979: “p£nta qeo j ¢n qhkan ‘'0mhr j q’
‘Hs od j te, par’ ¢nqrŁpoisin ne dea ka y goj
st n, kl ptein moice ein te ka ¢ll»louj
¢pate ein .
27
Plato., Rep. II, 380 d, texte établi et traduit par E. Chambry, Paris 1943.
- - 18
que des fantômes troumpeurs et sans réalité?”. La condanna della
filosofia tuttavia, non impedì che la poesia, dopo Platone, continuasse
a nutrirsi di quelle favole e di quei miti. Così dal VI sec. fino all’epoca
alessandrina, le metamorfosi si diffusero ugualmente in tutti i generi
poetici e specialmente nella lirica e nella tragedia
28
. In quest’ultima è
evidente l’importanza del mito come nutrimento vivo dei drammi.
Il pubblico della tragedia ha ancora rispetto per le leggende antiche e
mostra un vivo interesse per le trasformazioni che in esse si svolgono.
Fino a che punto, è lecito chiedersi, l’apparato scenico rendeva
visibile agli spettatori le metamorfosi in atto?
Ora, i Greci avevano raggiunto un livello molto alto nell’arte della
rappresentazione scenica
29
.
28
G. Lafaye, op. cit., p.9.
29
Per maggiori approfondimenti sull’argomento rimando ai seguenti testi: U.
Albini e G. Petrone, Storia del teatro, I Greci - I Romani, Milano 1992, pp.
83-100; V. di Benedetto ed E. Medda, La tragedia sulla scena, Torino 1997,
pp. 5-33.