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cui il ragazzo si imbatte per caso. Dopo il furto, Bastiano decide di rifugiarsi
nella soffitta della sua scuola per nascondersi e leggere con calma il libro.
La vicenda narrata in quest’ultimo tratta di un mondo immaginario
abitato da creature fantastiche, la cui esistenza è minacciata dall’avanzare
del Nulla. Per poter fermare la potenza distruttrice di questa entità si scopre
necessario l’intervento di un essere umano, dai cui desideri far rinascere il
regno di Fantàsia. Nel corso della lettura Bastiano comprende, non senza
stupore, che l’essere umano destinato a tale impresa è lui stesso. Dopo varie
esitazioni, decide di accettare l’incarico ed entra nel libro, salvando gli
abitanti e facendo rinascere Fantàsia.
Tuttavia ogni volta che Bastiano esprime un desiderio, un ricordo si
cancella dalla sua mente, tanto da dimenticare il suo mondo di origine, e
rischia di rimanere per sempre nel mondo fantastico. Dopo varie peripezie e
grazie all’aiuto di alcuni amici, il ragazzo riesce ad uscire da Fantàsia,
ritrovandosi nella soffitta della scuola.
Presto Bastiano si rende conto di non essere lo stesso ragazzo di
prima: ha imparato ad affrontare le sue paure e ad accettarsi per come è.
Tornato a casa, racconta tutta la sua esperienza al padre, che a sua volta si
rende conto dei suoi errori verso il figlio e i due iniziano a gettare le basi per
un rapporto più affettuoso e complice.
Infine torna nella bottega dell’antiquario per confessare il furto del
libro, che nel frattempo è scomparso, aspettandosi una brusca reazione da
parte del burbero signor Coriandoli, che fin dall’inizio non ha mai nascosto
la sua antipatia verso i bambini. I due invece iniziano sorprendentemente a
5
chiacchierare, scoprendo di avere in comune più di quanto inizialmente
credessero.
6
Paratesto
Il paratesto è l’insieme di tutti quei segnali che stanno “intorno al
testo” con la funzione di fornire al lettore un’indicazione sul come ripartire il
testo stesso, e secondo quale modalità affrontarne la lettura.
I titoli, le prefazioni, le copertine, gli indici, la suddivisione in capitoli
sono un esempio di segni paratestuali rinvenibili nell’ambito di testi scritti.
In tale ambito si riconosce all’interno del paratesto una distinzione che
si articola in peritesto ed epitesto: rientra nel primo “l’insieme dei messaggi
paratestuali che si ritrovano nel volume stesso del testo”1, mentre fa parte
dell’epitesto “l’insieme dei messaggi paratestuali che si ritrovano, almeno
originariamente, all’esterno del libro: recensioni, corrispondenze, interviste, ecc.”2
Peritesto
L’artificio grafico della scelta di due colori diversi (o di due caratteri
diversi a seconda dell’edizione), costituisce forse l’aspetto più notevole del
peritesto dell’opera in oggetto, e la distingue inconfondibilmente da altre
opere letterarie di tipo analogo.
Con altri media, artifici simili sono stati utilizzati più volte (per
esempio in cinematografia l’uso del bianco e nero rispetto al colore, come in
Zelig3). Ende, tuttavia, con questa scelta tipografica, istituisce un codice la
1
Volli [1], pag. 74.
2
Ibidem.
3
Woody Allen, Zelig, Metro-Goldwyn-Mayer Pictures, 1983.
7
cui interpretazione richiede un’analisi più approfondita di quanto si possa
presupporre in prima lettura. Infatti, inizialmente il lettore è indotto a
ritenere che quanto è scritto nel primo colore sia la relazione degli eventi che
Bastiano sta vivendo, e quanto è scritto nel secondo colore sia la relazione
degli eventi che Bastiano sta leggendo nel libro “rubato”.
Successivamente, con l’evolversi della narrazione, la situazione si
complica: l’ingresso di Bastiano nel libro, e quindi nel mondo di Fantàsia, è
preceduto da un frenetico rincorrersi dei due colori, per terminare
nell’utilizzo stabile del secondo fino all’ultimo capitolo che segna l’uscita
del protagonista da Fantàsia e il suo ritorno nel mondo “reale”. Solo dopo
questi eventi, il lettore è costretto a rivedere la sua illazione iniziale: il primo
carattere identifica in realtà il mondo in cui convivevano Bastiano, suo
padre, i compagni di classe e il signor Coriandoli, mentre il secondo colore è
Fantàsia, dove vivono Atreiu e Fùcur e dove l’Infanta Imperatrice, il
Vecchio della Montagna e Mork esplicano le loro funzioni.
In base alle caratteristiche del significante recepiamo un nuovo
significato: in questo caso il rosso o l’italico ci segnalano che siamo nel
mondo supposto reale, mentre il verde/blu o il carattere normale ci
informano che siamo nel mondo fittizio narrato dal secondo libro, interno
alla diegesi. Questo è possibile grazie alla coerenza del testo, che
sistematicamente muta la forma della sua espressione in relazione al
mutamento di scenario o di mondo possibile; in altre parole nel testo è
presente un’isotopia.
8
Tuttavia, anche questa apparentemente solida ipotesi è messa in
discussione fin dall’inizio dell’opera. Sfogliando il libro che ha attirato la
sua attenzione, Bastiano nota che
“i fogli erano stampati in due colori diversi.”4
È esattamente quanto noterebbe un acquirente del nostro mondo che in
libreria sfogliasse La storia infinita prima di comprarla. Evidentemente
l’autore implicito non trascura alcuno sforzo per far immedesimare il lettore
implicito nella storia, ma così facendo apre un interessante interrogativo: nel
libro che Bastiano ruberà, quali potrebbero essere le parti scritte nel primo
colore? Egli non sta leggendo la storia di un personaggio che a sua volta
legge, quindi l’isotopia, istituita tra il livello del significante nel libro che
possediamo e il livello di significato nel libro in possesso di Bastiano, resta
priva di giustificazione logica (non sono certamente i pochi paragrafi
riportati al Capitolo L5 che possono dar conto della stampa in due colori
rilevata da Bastiano); l’isotopia si rivela quindi funzionale, oltre che
all’immedesimazione, anche alla creazione di una delle tante immagini
riflesse a specchio che costituiscono, come vedremo, uno dei leit motiv della
narrazione.
Infine, la metaletterarietà è implementata a livello di paratesto dalla
scelta di iniziare i capitoli con lettere in sequenza alfabetica, evidenziate da
4
Ende [1], pag. 10.
5
Ende [1], Cap. L, pag. 191: “in quel momento il bagliore di luce che emanava dalle
pagine del libro cambiò colore. Diventò rossiccio [...].”
9
elaborati capilettera. È anche una delle prime caratteristiche che colpiscono
Bastiano nel libro, insieme alla stampa in due colori:
“Illustrazioni pareva non ce ne fossero, ma in compenso vi erano meravigliosi
capilettera figurati.”6
Quindi il paratesto si riflette nel testo, suggerendo una delle isotopie
centrali dell’opera, una metatestualità esasperata per cui, parafrasando Metz,
il libro nel libro è il libro stesso.
Un ultimo appunto merita la curiosa (e forse voluta) coincidenza tra il
cognome dell’autore reale, ovviamente riportato con la consueta enfasi in
copertina, e il titolo dell’opera. L’ossimoro può essere colto solo con una
almeno minima conoscenza del tedesco (Michael Ende, Die unendliche
Geschichte, in tedesco Ende significa per l’appunto “fine”!). Nella versione
inglese viene conservata almeno l’assonanza grazie alla scelta traduttiva
never-ending invece del più generico infinite, che però non suggerisce con
immediatezza la molteplicità di piani di infinito di cui parleremo in chiusura
di questo lavoro. Nella traduzione italiana, l’isotopia si perde completamente
sia sul piano del significante che sul piano del significato.
Epitesto
Non è questa la sede per poter trattare approfonditamente l’immensa
varietà di materiale che fa da epitesto all’opera in esame, pertanto ci
limiteremo, senza alcuna pretesa di esaustività, ad indicarne i punti che a
6
Ende [1], pag. 10.
10
nostro parere rivestono maggior interesse per i fini che ci siamo posti
all’inizio della ricerca.
La versione cinematografica dell’opera, La Storia Infinita di
Wolfgang Petersen del 1984, ha ottenuto notevole successo ed è grazie al
film che l’opera è stata conosciuta dal grande pubblico, almeno in Italia. La
trasposizione cinematografica presenta una trama notevolmente più semplice
e breve rispetto all’originale, e termina a lieto fine poco dopo l’ingresso di
Bastiano in Fantàsia. La complessità strutturale del testo è appena accennata
nella scena in cui Bastiano viene convinto dall’Infanta Imperatrice che è
proprio lui il terrestre che deve salvare Fantàsia inventando per l’Infanta un
nuovo nome; il rimando al gioco di specchi che domina nel testo letterario è
ottenuto, con metodi tipici della traduzione intersemiotica, per mezzo di
tecniche collaudate, dal montaggio alternato allo sguardo in macchina.
Secondo Dusi, infatti, la trasposizione cinematografica attua
“una scelta di pertinenza interpretativa incessante. Essa permette e anzi auspica, a
causa della taglia standard relativamente fissa di un film, di effettuare a livello
narrativo soppressioni e condensazioni. Spesso però l’interpretazione porta
all’espansione di alcuni particolari per renderli isotopicamente rilevanti
nell’insieme del film, oppure all’aggiunzione e creazione di nuove configurazioni,
con attori, situazioni e percorsi narrativi che servono al testo di arrivo per ancorare
la propria coerenza discorsiva e interpretativa.”7
L’operazione di attivazione o anestetizzazione dei dispositivi isotopici
compiuta dal testo filmico sul testo letterario può essere colta osservando
7
Dusi [1], pag. 137.
11
alcune scene del film. Ad esempio, nella sequenza finale, Bastiano esprime il
suo desiderio e si ritrova a volare sul Drago della Fortuna nel suo mondo di
appartenenza, con grande spavento dei suoi compagni di scuola, sui quali il
ragazzo si prende una piccola rivincita dopo i torti subiti all’inizio del film.
La voce over di un narratore condensa tutta la vicenda di Bastiano in
Fantàsia dicendo semplicemente “Bastian espresse molti altri desideri, ed ebbe
molte altre strabilianti avventure, prima di tornare nel mondo della realtà. Ma questa è
un’altra storia”: la conclusione costituisce in parte un richiamo alla formula
ricorrente nel testo letterario “Ma questa è un’altra storia, e si dovrà raccontare
un’altra volta”, in parte apre la strada ai seguiti del film.
La densità di richiami intertestuali di cui è fitta l’opera letteraria è
ripresa dal film secondo una libera decisione interpretativa, che porta
Bastiano, durante l’incontro con il signor Coriandoli, a citare alcune tra le
sue opere narrative più amate: “L’isola del tesoro, L’ultimo dei Mohicani,
20000 leghe sotto i mari, Il mago di Oz, Il signore degli anelli, Tarzan”.
Citiamo infine l’isotopia che accomuna l’Infanta Imperatrice alla
figura della madre di Bastiano. Mentre nel testo letterario essa viene soltanto
accennata, in un passo che presenta le caratteristiche del personaggio e
Bastiano improvvisamente si ritrova a pensare alla morte della mamma:
“L’Infanta Imperatrice era considerata in effetti, come già dice il titolo,
sovrana assoluta di tutte le innumerevoli Terre [...]
I pensieri di Bastiano divagarono.
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Improvvisamente nel ricordo rivide il lungo corridoio della clinica dove era stata
operata la mamma.”8
nel film è sottolineata e confermata esplicitamente, al punto da suggerire che
il nome scelto da Bastiano per l’Infanta Imperatrice sia proprio il nome di
sua madre. Quando il ragazzo decide di gridare il nome dell’Infanta
Imperatrice durante la scena del temporale, lampi e tuoni coprono lo spazio
sonoro nel momento in cui egli grida il nome e lo spettatore può solo esser
certo che quel nome è anche quello della mamma di Bastiano: “Mamma si
chiamava...”
8
Ende [1], Cap. B, pagg.37-38.