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paese dei contrasti: subisce un’ ingiustizia sociale che sottrae parte significativa
della sua popolazione all’accesso a condizioni minime di dignità umana. Anche
la città di San Paolo rispecchia i contrasti del paese fra la società del benessere
delle grandi ricchezze e la società discriminata delle grandi povertà. Per questo,
approfondire la conoscenza delle ragioni dei grandi contrasti è quanto mi
propongo nella seconda parte, attraverso la discussione del problema delle
“favelas” (barracopoli disseminate nella periferia della città) e dei “moradores da
rua”, (abitanti della strada). Per poter in qualche modo migliorare questa
situazione si presentano proposte alternative (sia umanitarie che governative) che
fanno capo a Istituzioni nazionali o ad Associazioni e Fondazioni. La parte
conclusiva del capitolo espone gli effetti “spettacolari” dei mass media e in
particolare il ruolo della televisione nell’interpretazione dei fatti nel mondo
sociale, valorizzando attraverso una nota finale, anche l’impegno sostenuto dal
cinema. Nella terza parte si spiega in maniera descrittiva il percorso seguito per la
realizzazzione del prodotto audio-visivo. La quarta parte, affronta i tentativi di
immaginare le sfide del futuro politico e socio-economico del Brasile con notizie
di stampa (quotidiani vari, riviste economiche specializzate e la voce del premio
Nobel Gabriel García Márquez) e colloqui con alcuni professori e esperti
brasiliani (sociologi, economisti, politologi, assistenti sociali e giornalisti). Sono
state anche raccolte informazioni aggiornate sull’impasse dei paesi in via di
sviluppo del continente americano e messi a confronto dati ragionati sui contrasti
sociali tra ricchezza e povertà nella città di San Paolo e più in generale di tutto il
territorio brasiliano. A conferma delle informazioni e dei dati raccolti c’è il
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progetto politico del presidente Luis Inacio Lula da Silva che esprime alcune
considerazioni e possibili soluzioni per la lotta contro la povertà dei paesi
sottosviluppati. Nell’ultima parte sono state riportate cinque interviste ad abitanti
di San Paolo di diversa classe sociale, realizzate in presa diretta nel mese di marzo
con l’intento di testimoniare la gravita delle condizioni di povertà e le
discriminazioni di cui sono purtroppo vittime milioni di persone.
Parte integrante di questa tesi è un documentario realizzato durante
il periodo di permanenza in Brasile (dal 22/02/06 al 30/03/06). Ho girato
16 ore di immagini e raccolto interviste: con questo materiale è stato
prodotto un documentario di 10 minuti che è parte integrale di questa
tesi, in cui si presenta la dura e contrastante realtà della cosmopolita
città di San Paolo.
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CAPITOLO I
La città di San Paolo
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1.1 Cenni storici
Si conosce ben poco del periodo in cui il Brasile era abitato solo dagli indios,
definiti i primi colonizzatori. La storia documentata di questa nazione comincia
con l’arrivo dei portoghesi
nel 1500 e prosegue nei quattro secoli successivi con
il trasferimento di milioni di schiavi
africani nella nuova terra. L’incrocio di
influenze indie, europee e africane ha dato vita alla popolazione del Brasile
moderno. Con i suoi otto milioni e mezzo di chilometri quadrati e le sue immense
ricchezze naturali, la “terra del futuro” si presenta attualmente con un panorama
economico, politico e problematico, più avanzato rispetto agli ultimi anni.
Nonostante sia ancora prigioniero del suo passato “il gigante economico” dell’
America latina, divenuto tale grazie alla forte industrializzazione, è riuscito a
superare la ultra ventennale dittatura militare (1964-1989), ma è rimasto
profondamente vittima dei suoi grandi e acuti contrasti sociali. Oggi, la più grande
metropoli dell’ America latina e del Brasile è San Paolo, città che divenne un
esempio dell’avanzamento politico e economico di tutto il paese, città in cui si
rispecchiano le problematiche più intense e complicate della Nazione, capitale
dove da decenni le ferite della società restano ancora aperte più di qualsiasi altro
territorio. La storia del Brasile documentata comincia come abbiamo già riferito
precedentemente nel 1500; quella della città di San Paolo, solo mezzo secolo
dopo, cioè con l’arrivo de padri Gesuiti
che nel 1554 fondarono una missione
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sulle sponde del “Rio Tietê” nel tentativo di assistere gli indios della più grande
nazione indigena del Brasile, i “Tupi-Guarani”. Attorno alla missione vennero
costruite una scuola e alcune capanne. Questo insediamento fu chiamato São
Paulo dos Campos de Piratininga e si trovava a 70 chilometri all’interno e a 730
metri d’altitudine, sui pendii ammantati di foresta della serra do Mar, a
strapiombo sul porto di São Vincente. L’insediamento ben presto diventò un
grande emporio commerciale e una base di sfruttamento delle ricchezze del
sottosuolo. L’altopiano lievemente ondulato e la vicinanza dei fiumi Paranà e
Plata agevolarono le comunicazioni verso l’interno inducendo molti avventurieri
a partire da San Paolo verso l’entroterra a caccia d’oro e di indigeni da ridurre in
schiavitù. Questi avventurieri si fecero chiamare “Bandeirantes”
perché erano
soliti portare una bandiera, la cosiddetta “Bandeira” da cui presero il nome. Con il
passare degli anni São Paulo dos Campos de Piratininga si espanse in maniera
crescente sul piano urbanistico, politico ed economico, diventando nota con il
nome di città di San Paolo. Questa città emergente nel 1681 fu promossa sede
del Governo regionale e nel 1711 fu dichiarata Comune autonomo dal Re del
Portogallo. Il sette Settembre del 1822 il Brasile ottiene l’indipendenza dal
Portogallo, ma la schiavitù resta ancora in vigore per più di mezzo secolo. Verso
la metà dell’Ottocento San Paolo, grazie all’aumento della produzione del cotone
e soprattutto grazie al suolo fertile della regione, che permise l’incremento della
coltivazione del caffè, prospera economicamente fino a diventare molto ricca.
Poiché, il cotone a un certo punto divenne meno redditizio, quasi tutti i proprietari
di piantagioni, si convertirono alla produzione del caffè a tal punto che verso la
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fine del secolo lo Stato s’impose come leader mondiale di questa coltivazione. A
incrementare le ricchezze di questi proprietari furono anche la manodopera dei
profughi sudisti che nel 1860 si insediarono nelle vicinanze della piccolissima San
Paolo, che dal 1861 divenne la capitale della Capitania, trasformandosi
rapidamente in un attivissimo centro regionale. Dagli inizi del 1870 in poi alcuni
albergatori, mercanti e società straniere (inglesi, tedeschi e francesi) decisero di
cavalcare l’onda del boom del caffè investendo su attività locali e costruendo linee
ferroviarie, reti idriche, energetiche e telefoniche fino a strutturare in breve tempo
tutto lo Stato di San Paolo. Verso la fine dell’Ottocento alcuni intraprendenti
proprietari di piantagioni che risiedevano nella città cominciarono a investire nelle
attività locali, in particolare nelle fabbriche tessili, temendo un eventuale crollo
del prezzo del caffè. Sempre nello stesso periodo (esattamente nel 13 maggio del
1888), in Brasile grazie all’intervento della principessa Isabella figlia
dell’imperatore Don Pietro II
e allora reggente in suo nome, fu finalmente abolita
la schiavitù, preceduta da un decreto parlamentare sull’emancipazione dei
nascituri figli degli schiavi, chiamata “Lei do ventre livre”
, cioè (la legge della
libera nascita). La schiavitù durò quasi quattro secoli (1500-1888) e vide come
protagonisti dieci milioni di africani che per volontà dei portoghesi furono
costretti a varcare il confine dell’oceano Atlantico per stabilirsi in Brasile, e
lavorare in condizioni disumane. Gli schiavi vivevano nelle piantagioni, a volte in
grandi edifici, altre volte in misere capanne. Quando gli schiavi riuscivano a
fuggire da questi campi di lavoro si rifugiavano nelle foreste, formando comunità
che presero il nome di “Quilombos”. Secondo alcuni dai “Quilombos” nasce la
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“Capoeira” cioè, una forma antica di lotta usata dagli schiavi negri, nata con lo
scopo di formare guerrieri per difendere le comunità dagli assalti dei “Capitães de
Mato”, cioè i cacciatori di schiavi fuggiaschi pagati per salvaguardare la fonte di
manodopera di ricchi per mandare avanti la coltivazione e garantire la produzione
agricola. Il quindici Novembre del 1889 a San Paolo un colpo di Stato segna la
fine dell’Impero e la nascita della Repubblica. Nel paese il colpo di Stato fu
facilitato dalla circostanza che la classe dirigente e addirittura lo stesso sovrano
Pedro II, non sembravano più credere ai valori e alla funzione della monarchia.
Con la nuova Costituzione Repubblicana fu creato uno Stato laico e federale con
Istituzioni analoghe a quelle degli Stati Uniti D’America. La nuova Repubblica
seppe resistere alle invadenze dell’esercito e delle flotte nemiche. Dal 1894 al
1930 dodici Presidenti governarono nella più rigorosa legalità e il paese
raggiunse prosperità economica grazie all’esportazione del caffè e della gomma,
prodotti che ai due estremi del paese (il caffè a San Paolo e la gomma in
Amazzonia), avevano creato due distinti modelli di forza lavoro. Questo bilancio
s’incrementò quando i proprietari di piantagioni e fabbriche, notando che la
popolazione locale non poteva soddisfare le loro esigenze, ricorsero
all’immigrazione reclutando manodopera europea e giapponese. Sempre nello
stesso periodo (1890-1930) oltre quattro milioni di emigranti giunsero in Brasile
dall’Europa e altri duecento mila dal Giappone. La maggior parte finì per
lavorare nelle piantagioni di caffè del Brasile meridionale, ma una percentuale
consistente si stabilizzò a San Paolo che fu in quegli anni la città latino americana
in maggior crescita. Di conseguenza la popolazione di San Paolo divenne quasi il
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triplo nel 1890 e raggiunse le 239 mila abitanti nel corso del decennio successivo
per arrivare negli anni Cinquanta a 2 milioni e 200 mila abitanti. La metropoli
impose il suo ruolo dominante nell’urbanizzazione del Brasile. Nonostante i
problemi politici l’economia del Brasile dalla metà degli anni Sessanta ai primi
anni Settanta ebbe un periodo fortunato, il cosiddetto “miracolo economico” che
rispecchiò la forte crescita dell’industrializzazione e dello sviluppo delle città
urbane. Tutto merito del buon andamento dell’economia, degli investimenti
dall’estero e della manodopera qualificata a basso costo. Secondo alcuni dati
statistici il Brasile diventò la principale potenza dell’America latina e nell’arco dei
decenni successivi lo Stato di San Paolo si impose come uno dei maggiori centri
commerciali e culturali del continente, vantando da solo un prodotto interno lordo
più elevato di qualsiasi altro paese sudamericano. L’industria, il commercio e la
popolazione, crescerono a un ritmo vertiginoso e non ci fu il tempo di considerare
l’aspetto estetico-urbanistico degli edifici da costruire. Fortunatamente si
salvarono alcuni imponenti edifici pubblici costruiti a cavallo tra l’Ottocento e il
Novecento. Di fronte a questa prosperità s’intensificarono i problemi legati alle
disuguaglianze create dallo sviluppo. In primo luogo la crisi del debito che si fece
sentire nei decenni successivi raggiungendo i 120 miliardi di dollari, riducendo
l’economia del paese a uno stato di soffocamento
. La crescita, per quanto
miracolosa, non riuscí a creare posti di lavoro sufficienti per i nuovi abitanti delle
città, che provenivano soprattutto dal Nord-Est e dall’Amazzonia, dove lo
sviluppo industriale era meno accentuato. Tutto questo, favori la nascita e la
diffusione delle favelas (baraccopoli ammassate attorno ai grattacieli), l’aumentò
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della disoccupazione e della povertà. Oggi il contrasto tra le classi sociali
inferiori e quelle benestanti è uno dei più stridenti al mondo. La rapida
industrializzazzione del dopoguerra, che ha fatto del Brasile una delle prime dieci
economie mondiali e uno dei paesi sudamericani più sviluppati, non ha migliorato
le condizioni di vita della stragrande maggioranza dei brasiliani. La metropoli di
San Paolo (che conta circa 10 milioni di abitanti; 17 milioni se includiamo anche
la vasta area periferica) sta lottando contro la crescita continua della popolazione,
l’aumento dei senza tetto, l’inquinamento e la violenza.