4
domanda e della concorrenza, all’acquisizione di concetti tipici del
marketing tradizionale come la missione ed il posizionamento, sino
all’ar-ticolazione strategica dell’offerta nelle quattro leve del
marketing-mix.
Il secondo capitolo è interamente dedicato alla leva del prezzo.
Tradizionalmente non facile da accettare come elemento di marketing
in senso proprio, oltre che come aspetto delle gestione economico-
finan-ziaria, il prezzo risulta ancora più complesso da collocare nel
contesto museale. Dopo un’articolata analisi delle motivazioni
favorevoli o contrarie al biglietto d’ingresso per le mostre d’arte, il
lavoro affronta rapidamente i contributi legislativi, alquanto scarsi,
attualmente vigenti in Italia. Una volta analizzate le variabili sottostanti
alla determinazione della tariffa (costi, concorrenza, domanda) il lavoro
passa in rassegna le principali e più applicate strategie di
discriminazione del prezzo.
Il terzo capitolo affronta infine sette diversi mix strategici posti in
essere dai più rilevanti siti museali romani, analizzandone le analogie e
le differenze, nonché i limiti e le possibili opportunità.
5
I IL MARKETING DEI MUSEI
I.1 Dal marketing tradizionale al marketing della cultura
Philip Kotler ha chiaramente formulato il concetto di marketing
come quel «processo sociale e manageriale mediante il quale una persona o
un gruppo ottiene ciò che costituisce l’oggetto dei propri bisogni e desideri
creando, offrendo e scambiando prodotti, servizi e valore
1
». Analogamente,
l’American Marketing Association definisce il marketing come «una
funzione organizzativa ed un’insieme di processi finalizzati a creare,
comunicare e distribuire valore presso i clienti, ed a gestire le relazioni con
questi ultimi in maniera profittevole per l’organizzazione ed i suoi
stakeholders
2
».
1
P. Kotler, Scott (1993), p. 5.
2
«Marketing is an organizational function and a set of processes for creating, communicating
and delivering value to customers and for managing customer relationships in ways that benefit
the organization and its stakeholders»; la definizione, adottata ufficialmente nel 2004, è
riportata sul sito web www.marketingpower.com.
In precedenza, l’associazione definiva invece il marketing come quel «processo mediante cui si
pianifica e si mette in pratica la concezione, il prezzo, la promozione e la distribuzione di idee,
beni e servizi al fine di creare scambi che soddisfino le finalità degli individui e delle
organizzazioni», ovvero «the process of planning and executing the conception, pricing,
promotion and distribution of ideas, goods and services to create exchanges that satisfy
individual and organizational objectives», Boni, Giorgieri (1999), p. 128.
6
Tali definizioni sembrano accordare pari validità alla sfera dei
prodotti, connotati cioè come esperibili sensorialmente, ed a quella dei
servizi, afferenti invece alla sfera dell’intangibile, indicando peraltro
come finalità imprescindibile del marketing il raggiungimento del
valore, da intendersi come beneficio complessivo raggiunto da tutti i
partecipanti alla transazione: impresa, clienti e stakeholders.
Non è tuttavia così immediato né scontato immaginare
l’applicazione di metododologie gestionali tipicamente imprenditoriali
al vasto ed articolato mondo dei servizi culturali, tra i quali rientra
certamente a pieno diritto l’offerta museale.
In un convegno svoltosi a Roma nel 2002, programmaticamente
intitolato “Museo impresa? Può il museo diventare un’impresa?”,
Giuseppe Chiarante, presidente dell’Associazione Bianca Bendinelli,
esprimeva il suo scetticismo riguardo all’ipotesi che un museo possa
essere gestito con modalità similari a quelle di un’impresa: «La gestione
di un’impresa ha infatti lo scopo - com’è ovvio - di dare un rendimento
economico. La gestione del bene culturale ha invece come fine quello di
promuovere la ricerca, l’avanzamento e la diffusione della conoscenza: il che
è essenziale sia per tutelare sia per valorizzare in modo corretto il patrimonio
culturale
3
».
E’ opportuno tuttavia osservare che un corretto e coerente approccio
di marketing necessariamente dovrà, fatto salvo l’equilibrio economico
imposto dai vincoli di bilancio, concorrere alla creazione di valore (per
3
Italia Nostra (2003), p. 25.
7
tornare alla definizione di Kotler), intendendo sicuramente incluse in
questo concetto tutte le finalità elencate da Chiarante.
Il primo ad introdurre il tema del museum management è il curatore
statunitense Carl Eugen Guthe, che nel lontano 1957 dà alle stampe,
con il contributo dell’American Association of Museums, l’opuscolo
“So you want a good museum. A guide to the management of small
museums”. Dieci anni dopo Philip Kotler, nella prima stesura del suo
fortunato “Marketing Management”, dedica un paragrafo alle strategie
di marketing per le imprese culturali.
Il discorso si sviluppa in maniera organica nel corso degli anni ’80: a
partire dal seminale “Marketing the Arts”, pubblicato nel 1980 da
Mokwa, Prieve e Dawson, la letteratura museale si arricchisce in pochi
anni di diversi testi di marketing (“Marketing for nonprofit
organizations” di P. Kotler nel 1982, “Market the Arts” di Melillo nel
1983, “The Arts management handbook” di Reiss l’anno successivo,
“Guide to Arts Marketing” di Diggles nel 1986): a metà decennio il
sistema museale americano ha ormai fatto propri in maniera efficace i
principi e le applicazioni del marketing.
Diversa aria si respira in Italia, dove l’approccio metodologico alla
gestione del museo rimane sostanzialmente immutato sino alla metà
degli anni ’90. A parte un breve saggio di Dall’Ara pubblicato nel 1995
con il contributo della città di Rimini, le tematiche del marketing
museale cominciano ad essere trattate con rigore disciplinare da
Bagdadli nel 1997 (“Il museo come azienda”) e da Solima nel 1998
(“La gestione imprenditoriale dei musei”). La prima monografia
8
sull’argomento, intitolata programmaticamente “Il marketing dei
musei”, viene pubblicata da Avorio nel 1999. A fine decennio il nuovo
approccio gestionale ha definitivamente preso piede, e ad esso vengono
dedicati convegni e tavole rotonde: se nel 2002 il già citato convegno
“Museo impresa? Può il museo diventare un’impresa” organizzato a
Roma ancora avanza qualche dubbio sulla possibilità di una pacifica
coesistenza di arte e marketing, il successivo meeting di Firenze del
2003, intitolato “L’azienda museo: dalla conservazione del valore alla
creazione di valori”, testimonia il definitivo appropriarsi, da parte della
comunità museale italiana, di una corretta cultura gestionale.
Gli atti del convegno, raccolti l’anno successivo da Sibilio Parri in
quattro corposi volumi, costituiscono, insieme al fondamentale “Le
variabili del marketing nel contesto dei beni culturali” (Re, 2003) ed
alla raccolta di saggi “Un marketing per la cultura” (Severino, 2005),
il principale contributo italiano all’ormai ricca letteratura del marketing
museale.
9
I.2 Alcune definizioni
I.2.1 Il marketing culturale
Sulla scorta di quanto osservato sinora possiamo dunque avanzare
una definizione autonoma per il concetto di marketing culturale, inteso
come quell’ «insieme di attività volte ad identificare e raggiungere un
pubblico appropriato per la creazione artistica, senza condizionarla, cercando
da un lato di soddisfare i bisogni ed i desideri di tale pubblico nel modo più
efficiente ed efficace possibile, dall’altro di ottenere il miglior risultato
economico-finanziario possibile
4
». Analogamente, Colbert definisce tale
disciplina «l’arte di raggiungere quei segmenti di mercato che possono
potenzialmente essere interessati al prodotto, adattando ad esso le variabili
commerciali (prezzo, distribuzione e promozione), per metterlo in contatto
con un sufficiente numero di consumatori e per raggiungere gli obiettivi
coerenti con la missione dell’impresa culturale
5
».
Più che mai appare dunque indiscutibile la necessità di conciliare un
approccio manageriale orientato alla redditività economica attraverso la
soddisfazione dei pubblici interessati, con il fermo obbligo - è bene
sottolinearlo - di non influenzare in alcun modo i processi che
sottostanno alla creazione ed alla divulgazione delle diverse forme
4
Tale definizione è riportata sul sito web http://www.projeuro.com/ipsae.
5
Colbert (2000), p. 15. La definizione è stata ottenuta dall’autore sincretizzando i diversi
contributi offerti in precedenza da Mokwa (1980), Hirschman (1983), Melillo (1983), Reiss
(1984) e Diggles (1986).
10
artistiche e culturali: il marketing al servizio della cultura, dunque; non
il contrario.
I.2.2 Cos’è un museo
Non ci sono ragioni apparentemente valide per cui il settore museale
debba sottrarsi a queste riflessioni. Molti esperti hanno affrontato il
problema proponendo diversi modelli strutturati appositamente per
applicare i principi del marketing alla realtà museale; prima di
analizzarli, tuttavia, è necessario definire e comprendere con chiarezza
che cosa sia un museo.
Etimologicamente il termine museo affonda le proprie radici nei
termini mouseion (greco) e museum (latino), utilizzati per indicare i
luoghi consacrati alle muse, le nove divinità figlie di Zeus e di
Mnemosyne, dea della memoria, ispiratrici e protettrici delle arti e degli
artisti, le opere dei quali erano conservate per l’appunto in luoghi
chiamati mouseia.
Il museo moderno, inteso come collezione organizzata di oggetti
d’arte e naturali, nasce però solo nel XIX secolo, conseguenza dei primi
scavi archeologici eseguiti sistematicamente
6
. E’ probabilmente
impossibile, e tutto sommato superfluo in questa sede, cercare di
proporre una classificazione esaustiva delle diverse tipologie museali
esistenti, a causa della natura molto spesso ibrida delle collezioni
6
Per approfondimenti sull’evoluzione storica dei musei si rimanda a Milone (2004), pp. 11-21.
11
ospitate; è invece interessante raffrontare le principali definizioni che
sono state espresse per descrivere la natura e le peculiarità
dell’istituzione museale.
La più diffusa, formulata ed adottata presso la comunità
internazionale, è la definizione dell’International Council of Museums
7
: «Un museo è un’organizzazione permanente senza fine di lucro, al servizio
della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che acquisisce, conserva,
ricerca, comunica e mostra, per finalità di studio, educazione e divertimento,
testimonianze materiali dei popoli e del loro ambiente
8
».
Analogamente la Museum Association britannica definisce il museo
«un’istituzione che colleziona, documenta, conserva, mostra ed interpreta
testimonianze materiali ed informazioni associate a beneficio del pubblico
9
».
Più dettagliatamente, l’American Association of Museums definisce
museo «l’istituzione no-profit, pubblica o privata, che esiste su base
permanente a fini essenzialmente educativi ed estetici, che cura, possiede od
utilizza oggetti materiali, animati o inanimati e li espone regolarmente, ha in
7
L’ICOM è un’organizzazione internazionale senza finalità lucrative che riunisce più di 19.000
professionisti della realtà museale in tutto il mondo. L’organizzazione, fondata nel 1946, è
affiliata all’UNESCO e gode dello status di organo consultivo presso il consiglio economico e
sociale delle Nazioni Unite. Essa ha tra le sue finalità la promozione e lo sviluppo della
gestione professionale dei musei, la divulgazione della conoscenza del ruolo sociale dei musei,
l’incentivazione alla cooperazione tra strutture e professionisti di diversi paesi, la tutela degli
interessi professionali di tutti gli operatori museali.
8
«A museum is a non-profit making, permanent institution in the service of society and of its
development, and open to the public, which acquires, conserves, researches, communicates and
exhibits, for pourposes of study, education and enjoyment, material evidence of people and
their environment», Chirieleison (2002), pp. 6-7. La definizione è stata adottata dall’Assemblea
generale della 16
a
conferenza ICOM a L’Aja nel 1989, con successive modifiche apportate nel
corso della 18
a
(Stavanger, 1995) e della 20
a
(Barcellona, 2001). In occasione dell’ultimo
incontro (Seoul, 2004) è stato inoltre proposto l’inserimento nella definizione delle
testimonianze immateriali al fianco di quelle materiali, sottolineando così i valori storici, etnici,
sociali e culturali insiti in queste ultime.
9
Bagdadli (1997), p. 51.