Tra i tanti strumenti utilizzati si possono segnalare alcuni che
rappresentano un punto cruciale nella creazione di nuove good policies: la
semplificazione amministrativa e la codificazione, entrambe le tematiche sono
molto sentite all’intero della Commissione che ha speso molte energia nella loro
implementazione. La necessità di trasparenza viene poi realizzata attraverso la
consultazione a margine più ampio possibile degli attori coinvolti, degli esperti in
materia ma anche dai singoli cittadini, dalle associazioni di categoria, dalle ONGs
etc. Questo strumento è suggerito e fortemente consigliato nel Libro Bianco sulla
Governance.
Strettamente legata al tema della consultazione e della responsabilità per
le azioni compiute è la possibilità di accedere agli atti amministrativi, questo
garantisce la trasparenza nelle azioni intraprese e costituisce uno dei fondamenti
della Better Regulation. Infine si può inserire tra le proposte più innovative degli
strumenti per implementare una good regulation l’Analisi d’impatto della
regolazione (Regulation Impact Analysis, AIR)
3
.
Un altro punto di vista dello studio è la dimensione locale. La valutazione
delle politiche regionali è una procedura generalizzata e la sua importanza è
ampiamente riconosciuta della stessa Commissione, che negli ultimi anni ha
introdotto una serie di misure per rafforzarne la funzione ed il ruolo nella
programmazione e nell’attuazione degli interventi cofinanziati. La “cultura della
valutazione”, che si sta diffondendo negli stati membri, può nel lungo periodo
essere fondamentale per rendere massima l’efficienza e l’efficacia di determinati
interventi dal bilancio comunitario come appunto le azioni dei Fondi Strutturali
(Viesti, Prota 2004)
3
OECD (2002) Regulatory Policies in OECD Countries: From Interventionism to Regulatory
Governance, OECD Publications, Paris
5
Per migliorare la qualità e la coerenza del processo di sviluppo delle
strategie la Commissione ha cercato di implementare diversi strumenti tra cui la
valutazione d’impatto. “Essa contribuirà alla realizzazione di un ambiente
normativo efficace ed efficiente e ad una più coerente attuazione della strategia
europea per lo sviluppo sostenibile. Grazie alla valutazione d'impatto
s’identificano i probabili effetti favorevoli e sfavorevoli delle azioni strategiche
proposte, offrendo così la possibilità di giudizi politici informati circa la proposta e
l'individuazione dei compromessi necessari per il conseguimento di obiettivi fra
loro incompatibili. Tale strumento consente inoltre di completare l'applicazione
del protocollo in materia di sussidiarietà e proporzionalità allegato al trattato di
Amsterdam”.
4
Uno strumento per implementare i propositi della Commissione è appunto
l’AIR. Questo strumento racchiude in se una gamma di metodi per misurare ex-
ante l’impatto di determinate proposte politiche regolative (Radaelli, 2004).
L’introduzione di questo strumento da parte delle regioni italiane è relativamente
recente e lo si può definire come una sorta di calcolo costi-benefici preventivo
all’introduzione di una legge, che dovrebbe aiutare nella scelta più conveniente
dal punto di vista economico e regolativo per i cittadini e per le imprese. L’AIR
mette quindi in evidenza i vantaggi e gli eventuali svantaggi dei provvedimenti
regolativi orientando i decisori politici verso l’assunzione di scelte più efficaci e
maggiormente rispondenti alle esigenze dei cittadini (Sforza, 2003).
4
COMMISSIONE EUROPEA (2002) Comunicazione della Commissione in materia di valutazione
d'impatto, COM (2002) 276
6
Il passo successivo della ricerca consiste nello studio di due applicazioni
dell’AIR: una in Veneto nell’indagine effettuata da Vedovato e Zanon
5
e l’altra in
Scozia e comparare le due diverse realtà. L’utilizzo dello strumento comparativo
non deve comunque perdere di vista l’importanza del contesto geografico,
culturale ed economico in cui si sviluppano le ricerche e la dimensione europea
dell’analisi. Infatti è interessante costatare in che modo sono state assorbite le
direttive comunitarie in quest’ambito in due diverse realtà regionali all’interno
dell’Unione Europea. Risulta particolarmente rilevante scoprire come gli attori
locali hanno interpretato e implementato le indicazioni fornite delle istituzioni
europee in materia di valutazione d’impatto.
Nel primo capitolo c’è uno studio sistematico dello strumento AIR (Analisi
d’Impatto della Regolazione) attraverso una descrizione generale. Partendo
dall’analisi di cosa si intende per regolazione in Europa, ho specificato la
definizione di Analisi di Impatto, descrivendo i suoi obietti, cosa si propone di
ottenere e dove vuole incidere. In seguito ho analizzato le caratteristiche dell’AIR
introducendo i suoi caratteri fondamentali e proponendo un elenco (vedi Tab1,
cap 1.4) di ampio interesse per la comparazione conclusiva. I due elementi di
maggior interesse dello strumento sono l’Analisi Costi/Benefici e la
consultazione, entrambi sono una sostanziale novità per la tradizione gestionale.
Il capito lo si conclude con la trattazione del Rapporto Mandelkern sulla Better
Regulation. Ho trovato questo report molto interessante, primo perché le
indicazioni dell’UE in questo campo sono state indirizzate da questo studio e poi
perché mostra una trattazione esaustiva e lungimirante sull’argomento.
5
VEDOVATO P. E ZANON R. (2002) “Attività di supporto ai processi decisi decisional. Esperienze in
atto presso il Consiglio regionale del Veneto”, in Le istituzioni del federalismo XIII(6)
novembre/Dicembre,1059-1066.
7
Il secondo capitolo descrive la situazione politica ed amministrativa del
processo di decentramento in Italia, questa parentesi è una premessa necessaria
per capire quale è il contesto politico di riferimento e come si differenza da quello
scozzese. Il capitolo ha, infatti, lo scopo di spiegare cosa è accaduto in Veneto a
seguito della riforma del Titolo V
6
e delle nuove competenze che la regione
possiede sul campo legislativo e programmatico attraverso l’analisi approfondita
della legge n°11 del 13 aprile del 2001. Attraverso questo provvedimento
legislativo la regione finalmente cerca di implementare la legge nazionale n112
del 1998 con un notevole ritardo. Dopodiché mi soffermerò sull’implementazione
dell’AIR nel contesto nazionale in particolare analizzando la fase di
sperimentazione avviato nel 1999 e le novità introdotte con la Legge di
“Semplificazione e riassetto normativo per l’anno 2005”. Il Veneto e il suo modo
per implementare l’AIR formano la parte conclusiva di questo capitolo e sono
trattati in base ai paper preparati da Pietro Vedovato e Roberto Zanon, sul
progetto denominato “Valutazione delle leggi e delle politiche regionali”.
Sulla stesso schema è sviluppato il terzo capitolo che spiega la devolution
britannica, nata e cresciuta quasi in contemporanea con quella italiana; ma
profondamente diversa nei tratti caratteristici e nella gestione della devolution of
powers. La storia dell’autonomia scozzese è antica e la Scozia si è sempre
sentita un popolo autonomo, coeso e con una forte cultura locale; si poù
constatare che questo ha un certo peso nello crescita di politiche regionali
valutative, che utilizzano strumenti come l’AIR. Il capitolo segue, poi, con una
trattazione della lunga tradizione anglosassone per l’AIR come strumento
principe della valutazione delle policies. Il Regno Unito ha implementato i primi
esempi di AIR gia nel 1986, dunque possiede un lungo retaggio culturale e una
6
Legge costituzionale n3 del 2001.
8
forte cultura in materia di regulation. Questa è stata poi trasportata nella nuova
dimensione locale, per la maggior parte con un processo imitativo, anche se
negli ultimi anni il potere esecutivo ha cercato alcune soluzioni autonome nel
gestire l’AIR locale.
Il quarto capito propone, infine, un’analisi comparata delle due forme
devolutive e si sofferma sulla capacità che, le due tipologie di implementazioni
AIR, hanno di far proprio le dieci caratteristiche dell’AIR proposte dall’OECD. In
seguito analizzo il sostegno dato nelle due regioni dal governo centrale nel
processo di implementazione dello strumento AIR. In particolare descrivo il grado
di coinvolgimento del governo nazionale nella sperimentazione e il gradi di
assorbimento di questo delle politiche e direttive europee. L’esame scopre se la
gestione amministrativa centrale stimola l’utilizzo di queste pratiche, con quali
modalità , con quanta e quale efficacia. In questo capitolo si cercherà di mettere
in luce come la tradizione ventennale del Regno Unito in materia di Regulatory
Impact Analisys sia drasticamente diversa da quella che vive l’Italia e il Veneto.
Per concludere propongo una riflessione sul ruolo dell’Unione Europea nei
confronti delle politiche di Better Regulation all’interno di una multilevel
governance. Se l’EU cerchi di appoggiare gli interventi nazionali e l’utilizzazione
dell’AIR oppure se ostacoli tale pratica in una visione di inserimento della
dimensione locale nelle politiche comunitarie.
9
CAPITOLO 1
L’ANALISI DI IMPATTO DELLA REGOLAZIONE
1.1. La regolazione in Europa
Il concetto di regolazione ha un significato molto ampio nel contesto socio-
politico europeo, che in parte viene ad identificarsi con quello di legislazione,
governo, controllo sociale, più in generale intervento pubblico. Per quanto
riguarda l’Italia più nello specifico possiamo notare che questo termine abbraccia
un po’ tutta l’attività dell’amministrazione pubblica ossia la produzione legislativa,
il governo della giustizia, i vincoli e gli incentivi alle imprese etc. (Radaelli e Silva,
1998).
Strettamente collegata con la precedente definizione è quella di politica
regolativa (regulatory policy); essa può essere descritta come un tipo distinto di
politica pubblica orientata all’efficienza. Il suo scopo principale è favorire o
prevenire certi comportamenti di una determinata categoria di soggetti – che
possono essere secondo i casi: industrie, imprese, ecc. – attraverso lo strumento
delle regole. Le regole sono il carattere distintivo di una politica regolativa, che
non si differenzia tanto per l’ambito d’interesse o per il soggetto regolato quanto
per l’utilizzo appunto di uno strumento ben preciso le regole (Radaelli e Silva,
1998).
Queste considerazioni sono nate dalla forte diffusione, negli ultimi venti
anni in Europa e nei maggiori paesi occidentali, delle politiche regolative e
dell’amministrazione regolativa (regulatory management). L’ascesa di tali
politiche è parallela ai cambiamenti culturali, politici ed economici della fine del
secolo scorso; le istanze maggiormente significative sono una strutturale
10
delegificazione e una sensibile semplificazione della giungla normativa, nella
quale un sempre maggior numero d’amministrazioni si trova ad operare (OECD,
2002). Infatti, le riforme implementate dagli stati europei nel settore pubblico e
privato sono la risposta ad una costante domanda sociale di modernizzazione e
cambiamento. In particolare i governi vogliono migliorare sempre più la qualità
dell’ambiente, le performance economiche e la soddisfazione dei cittadini e le
politiche regolative che si trovano a gestire costituiscono la giusta risposta a
quest’esigenza. Le influenze esterne soprattutto di matrice statunitense, la crisi
dello stato interventista, la struttura regolativa che esprime un forte bisogno di
privatizzazione ed il forte impatto costituito dalla crescita della Unione Europea
sono alcuni dei fattori che possono spiegare in modo analitico i bisogni di
cambiamento e di diffusione di una governance di tipo regolativo (Majone, 1997).
Dalla fine degli anni settanta il nuovo modello di stato regolatore muove i
suoi primo passi attraverso un processo di privatizzazione, liberalizzazione,
riforme del welfare e deregolazione
1
. In questo periodo i tradizionali metodi di regolazione e controllo, utilizzati
precedentemente dallo stato positivo, sono in crisi e declino a causa dello
sviluppo del potere tecnologico e delle nuove forze ideologiche e economiche
legate alla globalizzazione, all’internazionalizzazione dei mercati e alle radicali
trasformazioni negli apparati amministrativi statali (Magone, 1997). Dagli anni
ottanta concetti come “riforma regolatrice
2
”, “delegificazione” e “nuovo approccio
normativo” hanno iniziato a prendere piede e sono state comprese e accettate
alcune profonde trasformazioni soprattutto in alcuni campi, ad esempio quelli
1
Con questo termine è ingannevole e il suo significato può essere mal interpretato, non si intende
infatti uno smantellamento di tutte le regolazioni dell’apparato pubblico e un ritorno ad una
situazione di laissez-faire, bensì si intende una nuova combinazione di delegificazione e
deregolazione accompagnata a una nuova regolazione, possibilmente ad un altro livello regolativi
(Magone, 1997).
2
Questo concetto può essere interpretato come un processo di semplificazione normativa
attraverso l’eliminazione d’alcune regole e l’aggiornamento d’altre.
11
istituzionali, politici e culturali. Infatti, nello stesso periodo, si è potuta notare una
forte crescita dell’utilizzo di politiche regolative sia a livello nazionale che nel
contesto Europeo. In particolare è facile trovare l’impiego dei nuovi strumenti
regolativi sia nel settore pubblico che in quello privato (Majone, 1994). Le
trasformazioni che hanno portato fino ai giorni nostri sono state scandite da una
pervasiva e continua influenza dell’Unione Europea nello sviluppo in senso
regolativo negli Stati Membri. Il punto di maggior rilevanza per la nostra analisi
che è il trasferimento di poteri regolativi dallo Stato all’UE non ha ridotto, bensì
aumentato le attività regolative anche a livello locale (Majone, 1994).
Le politiche regolative, che si sono sviluppate negli ultimi 20/30 anni, hanno
lo scopo di facilitare l’efficienza dei mercati e di facilitare le politiche sociali e di
protezioni nei confronti delle classi più a rischio, limitando i danni dovuti dalle
distorsioni economiche negative. Le dinamiche efficaci rilasciate dai mercati
efficienti sono cruciali per ottenere gli obiettivi sociali prefissati, infatti, la
regolazione deve essere compresa e trattata come una modalità attiva che sia in
grado di assicurare l’efficacia delle sue politiche (OECD, 2002). Per attivare
questi presupposti teorici l’OECD ha avviato, dal 1995, un progetto denominato
Regulatory Reform, che ha portato ad una serie di report tra cui il primo è il
Report del 1997. Questo studio dedica particolare attenzione a temi connessi alle
problematiche di diversi settori produttivi come quelli del mercato, dell’energia,
della comunicazione, dei trasporti, ma presta anche particolare attenzione al
profilo “istituzionale” della better regulation
3
(Carbone, 2004).
L’OECD
4
ha analizzato, dunque, le esigenze moderne da parte dei mercati
e dei cittadini di liberarsi da regole prescrittive imposte dagli apparati statali, che
3
Relazione tra la regolamentazione efficiente di una realtà socio-economica e la sua crescita
economica.
4
L’Organisation for Economic Co-operation and Development è un’organizzazione che raggruppa
30 stati membri, i quali vogliono condividere un impegno verso l’esercizio di un governo
democratico e l’implementazione dell’economia di mercato. L’organizzazione ha il compito di
12
frenano le esigenze commerciali, attuando un processo di liberalizzazione e
delegificazione. Alcuni degli elementi chiave di questo processo di
modernizzazione sono: l’istituzione di una policy per la qualità della regolazione,
coinvolgimento della società nel polic-making, la Regulatory Impact Analysis
(RIA), la codification
5
, la trasparenza richiesta al settore pubblico, un processo di
red tape
6
(Carbone, 2004).
In questo capitolo presenterò in modo più approfondito l’Analisi di Impatto
della Regolazione attraverso una descrizione dei suoi obiettivi e delle sue
caratteristiche ed inoltre presenterò una lettura del Rapporto Mendelkern del
novembre 2001 che sviluppa una serie di risposte alle istanze presentate dai
paesi dell’UE al Consiglio di Lisbona del 2000.
1.2. L’analisi di impatto della regolazione
L’AIR (Analisi d’Impatto della Regolazione) è uno strumento decisionale,
comprende una gamma di metodi che ha lo scopo ultimo di valutare e analizzare
l’impatto di una determinata azione regolativa cogliendone gli aspetti positivi e
negativi (OECD, 1997a). L’analisi e la comunicazione sono due aspetti
fondamentali del processo che permettono allo strumento di avere degli obiettivi,
una struttura e un ruolo diverso in base ai processi amministrativi in cui è
coinvolto, ai paesi in cui è implementato o alle aree di regolazione politica in cui
aiutare i governi che vi aderiscono a divenire più responsabili delle proprie scelte economiche
fornendo un monitoraggio costante delle aree coinvolte, nonché la diffusione di ricerche statistiche
in campo macroeconomico, del commercio, dell’educazione, dello sviluppo e dell’innovazione.
L’OECD ricopre inoltre un ruolo di promozione e tutela della good governance nel settore pubblico,
in più cerca di definire e individuare le necessità emergenti nonché la politiche che più si adattano
ai diversi contesti. I rapporti periodici e le diverse pubblicazioni hanno lo scopo di analizzare il
contesto politico ed economico e cercano di essere un aiuto e un sostegno credibile per i decisori
politici.
5
Verifica periodica dei tesi di legge, trasformazione degli stessi in base alle esigenze che via via si
modificano nella società, creazione di testi unici, ecc.
6
Meccanismi di snellimento degli oneri burocratici con delle forme del tipo: silenzio assenso,
autocertificazione, ecc.
13
lo si usa. L’AIR in buona sostanza può essere definito come uno strumento per
valutare gli effetti della regolazione e per individuare le opzioni regolative che
presentano il miglior rapporto costi-benefici per i loro destinatari diretti e indiretti
(Radaelli, 2001).
L’introduzione dell’AIR nei paesi membri dell’OECD
è nata dalla necessità
di migliorare le basi empiriche delle decisioni di regolazione e deriva da una serie
approfondita di studi sui sistemi di valutazione delle politiche regolative adottate
nei paesi interessati.
La scelta della metodologia da adoperare si differenzia in base ai diversi
obiettivi da conseguire, all’evoluzione della forma regolativa, alle tradizioni e alle
consuetudini via via affermatisi in un determinato sistema amministrativo. Questo
per sottolineare quanto sia solamente indicativa la forma comune che andiamo a
descrivere di questo strumento e quanto invece sia variabile la sua finalità e le
sue modalità d’implementazione in base al contesto storico geografico e
amministrativo di riferimento, agli obiettivi prefissati da una determinata policy, ai
diversi aspetti che si vuole cogliere in uno specifico momento (De Francesco,
2000). L’AIR può essere in altre parole definito così:
“L’AIR è uno strumento flessibile. Il suo obiettivo, il modo in cui è
designata, ed il suo ruolo nel processo amministrativo differiscono in
ragione del Paese e della specifica area della regolazione in cui viene
adottata….È un metodo per:
a) esaminare sistematicamente e coerentemente gli impatti meritevoli
dell’attenzione politico-amministrativa connessi all’intervento
pubblico e per
b) comunicare e trasmettere ai decision makers tutte le informazioni utili
a risolvere un determinato problema politico” (Jacobs,1997, p.14).
14
Per quanto riguarda la sua forma possiamo affermare che l’AIR si presenta
come un documento strutturato che è allegato alle proposte regolative che ha
analizzato oppure viene congiunto alla regolazione già esistente per valutarne
l’efficacia (De Francesco, 2000).
L’AIR può essere inteso come uno dei metodi decisionali tra i diversi che
sono comunemente utilizzati dai paesi che fanno parte dell’OECD, l’elenco dei
diversi metodi utilizzati dai regolatori nei diversi paesi per raggiungere una
decisione possono essere riassunti in cinque grandi filoni, secondo lo studio di
settore svolto da questa Organizzazione (OECD, 1997a). Le cinque categorie
decisionali sono:
1. Expert: la decisione viene presa dai policy-makers attraverso l’ascolto di
uno o più esperti in materia, oppure un professionista nel campo, con
comprovata esperienza e titolo professionali connessi.
2. Consensus: la decisione viene presa da un gruppo di stakeholders che
hanno il compito di arrivare ad una posizione comune attraverso il
bilanciamento e la discussione ponderata dei loro interessi.
3. Political: la decisione è determinata dalle istanze dei rappresentanti politici
che ritengono particolarmente importante la questione portata all’esame.
4. Benchmaking
7
: la decisione viene presa riferendosi ad un modello o ad un
esempio già implementato e sperimentato in un altro contesto.
5. Empirical: la decisione si basa sull’analisi che definisce i parametri d’azione
in accordo con criteri predefiniti; ossia esplicando a priopri i principi sui
quali basare la propria analisi, la scelta s’incentra sullo studio degli stessi
parametri d’azione.
7
Processo che studia e confronta come altre organizzazioni svolgono attività e processi simili. Le
altre organizzazioni possono essere interne o esterne all'impresa o ad un sistema politico nel
nostro caso e vengono selezionate in base al fatto che sono note per avere una performance
eccellente nel processo studiato.
15
Le decisioni politiche fanno riferimento ad una di queste cinque categorie,
oppure, come accade più comunemente nella realtà, si riferiscono ad un utilizzo
incrociato delle stesse. La scelta politica può prevedere un’analisi empirica
collegata alla consultazione degli esperti in materia, o attraverso una serie di
diverse combinazioni che dipendono dalla cultura politica, dal conteso territoriale
e dall’importanza che viene rivolta alla decisione in corso (OECD, 1997a).
L’AIR può essere compreso nella categoria 5 (Fig.1), ossia è un metodo
empirico di decision-making, ma bisogna prestare molta attenzione nell’utilizzo
che se ne fa. Essa non può essere considerata come necessaria e sufficiente per
designare una particolare funzione pubblica, bensì gioca un ruolo importante nel
consolidamento e nell’approfondimento di un particolare tema di dibattito.
Figura 1: Five methods of Regulatory Decision-making
REGULATORY
DECISION-
MAKING
Bench-
marking
Political
Consensus
Empirical
Expert
AIR
Fonte: OECD (1997a), Regulatory Impact Analysis : Best Prectice in OECD Countries, Paris.
L’AIR ha il compito, inoltre, di chiarificare i fattori più rilevanti e indicativi per
il decion-making. Essa indirizza gli operatori nella valutazione di possibili
16
soluzioni tra le quali individuare quella più adeguata ad uno specifico problema.
Non si può certo definire come uno strumento in mano alla tecnocrazia che si
affianca agli altri metodi decisionali attraverso una direttiva politica; bensì può
essere classificata come un metodo valutativo con lo scopo profondo di
trasformare il ruolo dello Stato (OECD, 2002).
1.3 Gli obiettivi dell’AIR
L’AIR si sviluppa in un ambiente politico e governativo che vede la
regolazione sotto osservazione da un numero significativo d’attori sociali, come
per esempio quelli che vedono la regolazione come mezzo d’agevolazione dello
sviluppo sostenibile, quelli che la vedono come strumento essenziale per
proteggere i valori sociali, e tutti quelli che ricercano nella regolazione uno
strumento della competitività commerciale (OECD, 1997a). Per rispondere a
queste pressioni i governi hanno individuato quattro obiettivi fondamentali
dell’AIR che danno seguito alle richieste dei diversi attori politici:
1. Comprendere a fondo gli impatti sul mondo reale delle azioni di governo,
con particolare attenzione ai costi e ai benefici d’ogni singolo intervento;
2. Integrare gli obiettivi di una scelta di politica multilivello;
3. Migliorare la trasparenza e le consultazioni;
4. Aumentare la responsabilità dei governi.
Il ruolo dell’AIR è di stabilire quali sono le priorità di una politica regolativa,
attraverso l’utilizzo di una comparazione tra le attività già esistenti e tra le nuove
proposte su un determinato tema, oppure attraverso l’analisi costi e dei vantaggi
delle diverse proposte regolative anticipatamente rispetto alla loro
implementazione. Gli obiettivi perseguiti sottolineano come questo strumento
analitico sia sostanzialmente una chiave di coordinamento tra politiche di diverso
17
livello, al fine di attuare una reale integrazione dei diversi aspetti di una decisione
politica. Gli operatori di questo campo di studi devono rendersi conto di quanto
sia complessa la realtà politica in cui ci si trova ad operare, e quanto sia
necessario cambiare il proprio punto di vista a favore di una visione politica
interattiva e interdisciplinare (OECD, 1997a).
Dagli inizi degli anni Novanta i paesi membri dell’OECD si sono adoperati
poiché divenissero effettive prima di tutto la partecipazione dei cittadini nelle
attività politiche, attraverso la consultazione di diversi attori che hanno interessi e
tramite la gestione di una politica più trasparente, aperta e responsabile dei
decion-makers. L’AIR ha proprio le caratteristiche adatte per rispondere a questo
tipo di esigenze, come verrà meglio spiegato in seguito, le consultazioni
pubbliche sono un elemento chiave di essa, attraverso le quali vengono stabiliti
gli obiettivi e gli effetti principali di determinate azioni. Inoltre, includendo
nell’Analisi d’Impatto le consultazioni, il sistema ne ha tratto un forte giovamento
in termini di trasparenza nel processo regolativo e ha potuto aumentare il numero
e la qualità delle informazioni sulle quali una politica viene intrapresa (OECD,
1997a).
Dunque i decision-makers sono chiamati a gestire in modo più
responsabile e trasparente possibile le politiche regolative, queste grazie alla
forte richiesta da parte dell’AIR di informazioni sempre più precise ed estese dei
reali benefici introdotti da ogni singola azione amministrativa o politica. In molte
situazioni i ministri o/e i ministeri ad essi collegati sono chiamati a assumere la
responsabilità in prima persona delle decisioni regolative e questo sottolinea
ancor di più la capacità di questo strumento di aumentare la political
accuntability.
18