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all’analisi alla discussione dei dati. Ho avuto la possibilità di entrare nel vivo di
questa esperienza grazie al mio tirocinio, svolto presso la cattedra della professoressa
Cesareni. Durante il mio tirocinio, oltre a raccogliere i dati, utili per il mio lavoro di
tesi, ho anche seguito dei forum on line per meglio comprenderne il funzionamento.
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Capitolo 1
L’apprendimento e le tecnologie
nell’istruzione
1.1 Apprendimento collaborativo in rete
Nel primo paragrafo di questo capitolo cercheremo di illustrare le basi teoriche che
hanno portato all’apprendimento collaborativo in rete. Dopo un rapido excursus
storico, cercheremo di comprendere cosa si intende quando si parla di apprendimento
collaborativo attraverso gli strumenti informatici. Nel secondo paragrafo saranno
presentate le ricerche finlandesi e quelle italiane. Particolare attenzione verrà posta
al modello di Indagine Progressiva (Progressive Inquiry Model) che hanno
sviluppato Hakkarainen e colleghi.
1.1.1 Presupposti teorici
L’evoluzione tecnologica ha finito per influenzare le diverse metodologie educative
fino a determinare una vera e propria rivoluzione nel campo dell’apprendimento. Tra
i vari vettori di cambiamento un posto di rilievo spetta indubbiamente al computer , il
cui uso è ormai entrato nelle pratiche didattiche. Alcuni paradigmi educativi come il
Comportamentismo, il Cognitivismo e in particolar modo il Costruttivismo hanno
applicato con modalità diverse il computer, tracciando un nuovo corso nel processo
conoscitivo. Si è passato così da un concetto di apprendimento basato su modelli
teorici prettamente oggettivi, a prospettive più ampie in cui la conoscenza procede in
maniera attiva interagendo direttamente con l’esperienza. Per chiarire meglio questo
uso di nuove tecnologie esemplificato in particolar modo dall’impiego del software
nella didattica e per comprendere gli effetti risulta necessario verificare nello
specifico che tipo di evoluzione hanno avuto i principali paradigmi educativi
(Cesareni, 1999) .
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Il Comportamentismo, nato in America del Nord all’inizio del Novecento, definisce
l’apprendimento come un processo di condizionamento, cioè di trasmissione di
conoscenza dall’erogatore di formazione al discente mediante dinamiche di stimolo e
risposta. Skinner è il primo psicologo a riflettere in modo sistematico sulla possibilità
di utilizzare i computer come strumento didattico, infatti comincia ad interrogarsi
sugli effetti cognitivi dell’apprendimento mediato dalle tecnologie. Per Skinner
l’istruzione programmata è una tecnologia didattica che, mediante il rinforzo dei
risultati positivi, si propone di trasmettere agli studenti conoscenze in maniera
graduale, procedendo dalle nozioni più semplici a quelle più difficili. L’istruzione
programmata deve possedere determinate caratteristiche per essere efficace, i
contenuti proposti dovrebbero essere significativi; la formulazione del programma
dovrebbe essere revisionata a seconda dei risultati raggiunti dagli studenti; gli
obiettivi dovrebbero essere valutati attraverso l’uso di test. (Eletti, 2002). Nel
Comportamentismo tutto si incentra sulla previsione e il controllo del
comportamento.
I programmi di tipo CAI (Computer Aided Instruction), sono programmi educativi
basati sull’uso delle tecnologie che applicano il modello comportamentista. La
caratteristica di questi programmi è quella di elaborare una trasmissione di
conoscenza che parte da un esperto, ossia da colui che detiene i saperi e che li
trasmette al novizio. Questa tecnica si basa su un meccanismo di rinforzo: il discente
che risponde nel modo giusto ai contenuti presentati dallo strumento informatico
riceve un rinforzo positivo ed ha anche la possibilità di accedere a nuove
informazioni. Il limite di questo software è quello di proporre percorsi da seguire
senza permettere nessun percorso individualizzato dell’alunno. Questo comporta che
il discente è confinato in un ruolo passivo dinanzi ad un’istruzione già programmata.
Non è previsto nessun tipo di negoziazione di conoscenza (Cesareni, 1999).
IL Cognitivismo , nato in America alla fine degli anni settanta, comincia a tener
conto delle specificità del discente, attribuendogli un ruolo attivo
nell’apprendimento. Contrariamente a quanto affermato dai comportamentisti,
l’uomo, secondo questo approccio, è in grado di usare strategicamente le proprie
capacità cognitive attraverso la formulazione diversificata delle varie interpretazioni
della realtà, organizzando le informazioni in schemi mentali. Apprendere non
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significa più soltanto acquisire meccanicamente delle informazioni ma costruire la
propria rappresentazione del mondo attraverso processi cognitivi differenti da
individuo a individuo (Eletti 2002).
Questo paradigma rifiuta qualsiasi spiegazione meccanicistica che vede
nell’apprendimento il mero risultato dell’unità stimolo risposta e che viene
consolidato dal rinforzo. Con il modello teorico elaborato dal cognitivismo prende
forma l’analogia MENTE-CALCOLATORE. I programmi informatici applicati
all’apprendimento risultano più flessibili rispetto al rigido meccanismo di
trasmissione di conoscenza dell’istruzione programmata.
I programmi che troviamo in questo periodo sono i programmi ICAI
(INTELLIGENT COMPUTER ASSISTED INSTRUCTION) o ITS
(INTELLIGENT TUTORING SISTEM) connotati da attività tutoriali e di
addestramento (Cesareni, 1999), ma con la capacità di adattarsi alle risposte date dai
diversi soggetti.
Seymour Paper è uno studioso costruttivista, progetta e realizza alla fine degli anni
settanta, il primo importante linguaggio informatico per la didattica: il Logo. Logo è
un linguaggio semplice che permette la costruzione di ambienti grafici da parte di
bambini in età prescolare. L’elemento alla base del Logo sono i micromondi ,
ambienti di apprendimento in cui i bambini si immergono nella materia da imparare
(Eletti, 2002).
I sistemi di apprendimento sviluppati dopo il comportamentismo cercano di superare
la componente meccanicistica. A tal proposito le teorie del Costruttivismo,
sviluppate negli ultimi decenni del Novecento, ribaltano completamente la
prospettiva comportamentista. Per il costruttivismo il discente ha un ruolo attivo e
deve essere posto al centro del processo educativo. Grande importanza assumono
anche il contesto di apprendimento e la collaborazione tra i discenti e i formatori e
dei discenti tra loro. I costruttivisti considerano la conoscenza un processo di
costruzione, non solo personale, ma frutto di un processo dinamico, scaturito
dall’interazione con gli oggetti e con gli altri individui; l’apprendimento è quindi il
risultato di una condivisione della conoscenza. L’individuo viene impegnato in una
collaborazione sociale finalizzata alla costruzione di sapere condiviso (Eletti, 2002).
Nel momento in cui la costruzione del sapere si fonda su un interscambio di
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informazioni, lo stesso apprendimento deve dare vita a rinnovati programmi che
accanto alla figura del tutor, figura di appoggio nella guida all’apprendimento,
utilizzano il computer sia come strumento educativo che come discente, ovvero colui
che apprende dall’allievo, come nel caso del Logo (Cesareni, 1999).
E’ soprattutto con il costruttivismo che prende forma un processo di conoscenza
pensato come prodotto di una costruzione attiva del soggetto inserito in una
collettività consolidata nell’ambiente di rete, all’interno del quale la partecipazione
della comunità si svolge in particolari forme di collaborazione e negoziazione
sociale, una classe virtuale che ha come obiettivo la costruzione di conoscenza.
In questo scenario in cui la tecnologia assume un ruolo fondamentale che implica un
innovativo modo di pensare l’apprendimento, viene dunque rifiutato il tradizionale
trasferimento di conoscenze dal detentore di sapere al fruitore. Vengono utilizzati
strumenti informatici di diverso tipo per un “apprendimento costruttivo”, prende
piede la multimedialità nella didattica.
Il quadro teorico nel quale va collocato l’uso del computer per un apprendimento
basato sull’interazione, la condivisione e la costruzione di conoscenza è offerto da
Vygotskij, Piaget, Bruner, l’approccio socio-culturale , il costrutto di Partecipazione
Periferica Legittimata e le comunità di studenti che apprendono (Community of
Learners CoLs) di Brown e Campione (1990).
Lev Vygotskij , psicologo russo, fonda la scuola storico- culturale. Vygotskij
riconosce differenze fondamentali tra i primati e l’uomo. I processi fondamentali di
tipo fisiologico, come i riflessi condizionati, pur essendo comuni ad animali e
uomini, sono prevalenti nei primi e marginali nei secondi. Questo dipende dal fatto
che l’uomo è diverso dalle altre specie e intrattiene un’interazione complessa con
l’ambiente, caratterizzata dall’uso del linguaggio e del pensiero razionale. La
psicologia culturale di Vygotskij, inaugura un nuovo modo di pensare
l’apprendimento. Per Vygotskij l’apprendimento umano ha natura sociale, anche
quando è attuato per imitazione, per esempio come fanno i bambini che riproducono
i comportamenti degli adulti in modo inconsapevole. Per cui ciò che permette di
costruire conoscenza è la relazione sociale, vista come uno scambio tra un soggetto
competente e uno meno competente. Questo si attiva all’interno di una “zona di
sviluppo prossimale”. Per “zona di sviluppo prossimale” si intende quella distanza
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che c’è tra l’attività mentale e lo sviluppo potenziale raggiungibile attraverso l’aiuto
degli altri (Pontecorvo, 1999).
Jean Piaget, grandissimo pensatore svizzero, con le sue teorie, formulate a partire
degli anni venti, ha avuto una forte influenza sul cognitivismo. Il cuore degli studi di
Piaget è costituito dalla psicologia dell’intelligenza, che indaga l’origine e lo
sviluppo dei concetti (per esempio spazio o tempo) e delle operazioni logiche (per
esempio inclusione, esclusione, disgiunzione) . Piaget riconosce all’uomo una natura
attiva, più che reattiva. Per Piaget l’apprendimento non resta costante nel tempo ed è
fortemente influenzato dall’ambiente. Secondo la sua visione, l’organismo è capace
di riportare, attraverso il meccanismo dell’adattamento, le proprie strutture mentali
ad un nuovo equilibrio messo in crisi dall’interazione tra la soggettività e
l’oggettività. Attraverso questo meccanismo, sempre secondo Piaget, ciò che viene
interiorizzato è l’azione del soggetto (Varisco e Grion, 2000).
Jerome Bruner , psicologo statunitense nato all’inizio del secolo scorso, sviluppa un
pensiero in cui la cultura è saliente nella strutturazione dell’individuo. Il postulato di
fondo di questa teoria è che l’uomo è un essere fondamentalmente sociale. Secondo
il “culturalismo” di Bruner, se la conoscenza e l’apprendimento hanno sede nella
mente negli individui, essi hanno anche rilievo e incidenza nella cultura in cui sono
espressi. Per cui si può affermare che la mente crea la cultura, ma è anche la cultura a
creare la mente. L’uomo, al contrario degli animali, non si occupa soltanto di come
insegnare, ma anche di cosa insegnare. I contenuti da insegnare sono scelti in base
alla cultura di appartenenza. Un’altra convinzione fondamentale del pensiero di
Bruner è che il discente debba prendere parte attiva al processo di apprendimento.
Secondo Bruner la cultura nasce dall’interazione sociale, per cui anche
l’apprendimento è il risultato di una condivisione della conoscenza. Rifiutando la
tradizionale “lezione” che vede l’insegnante come unico mediatore di trasmissione di
conoscenza, l’autore guarda all’apprendimento come un processo di negoziazione di
significati, per cui l’insegnamento sfocia in un dialogo tra diversi discenti,
l’insegnante ha un ruolo di stimolatore e la classe è come una comunità di studenti
che acquisiscono conoscenze.
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Parlare di comunità di studenti che apprendono implica il riferimento ai presupposti
teorici del costruttivismo socio-culturale che considera l’apprendimento una pratica
sociale contestualmente situata. Per cui l’appartenenza a una comunità di
apprendimento permette di condividere le conoscenze in maniera attiva, con
l’obiettivo di contribuire alla costruzione di un sapere distribuito secondo gli scopi
che sono stati precedentemente prefissati (Varisco e Grion, 2000).
Gli aspetti metodologici più importanti offerti da questo approccio sono la
Partecipazione Periferica Legittimata e l’Apprendimento Cognitivo .
La Partecipazione Periferica Legittimata (LPP) risale agli studi di Lave e Wenger;
secondo tale modello, ogni partecipante della comunità ha gli stessi diritti di
appartenenza (LEGITTIMATA). L’eterogeneità dei partecipanti fa sì che ogni
competenza venga scambiata, attraverso l’aiuto e l’apprendistato fino a quando ogni
soggetto si appropri dei saperi degli altri, passando dalla periferia alla “completa
appartenenza” (Varisco e Grion, 2000).
Per quanto riguarda l’apprendistato nella sua forma tradizionale, esso consta di tre
momenti: il primo è il modellamento (modelling) in cui l’esperto esibisce la
performance che deve essere imitata dai novizi; il secondo è l’assistenza
(scaffolding), riguarda l’offerta di aiuto agli apprendisti durante i loro tentativi di
eseguire i compiti; il terzo momento è il fading, ovvero il venir meno di questo aiuto
quando i novizi diventano più competenti. Con il costruttivismo il tradizionale
apprendistato viene trasformato nel più articolato ”apprendistato cognitivo”. Questo
nuovo apprendistato si realizza con strategie diverse, il reciproco insegnamento e la
facilitazione procedurale. Si evidenzia l’aspetto riflessivo e metacognitivo e sono
presenti ulteriori tre attività. La prima riguarda l’articolazione che può essere messa
in atto attraverso la descrizione di ciò che si fa mentre si procede nella pratica, questa
attività consente al novizio una sorta di monitoraggio. La seconda attività si riferisce
alla riflessione, è possibile riflettere su ciò che si fa attraverso il confronto con gli
altri allievi o con l’esperto, l’apprendista riflette sulla propria performance
automonitorandola. La terza attività riguarda l’esplorazione, quando ormai vicini alla
competenza si pongono domande rilevanti e pertinenti, questa attività è svolta nella
fase in cui non ci si limita a risolvere i problemi, ma anche a porne dei nuovi.