5
La “teoria dei regimi” (Krasner S., 1982; Cooper R., 1975;
Ruggie J., 1975)
1
afferma, infatti, l’importanza di istituire un
ordine economico stabile attraverso l’interazione tra questi due
lati della stessa medaglia.
L’idea di regime internazionale, definito come “un insieme
di principi impliciti o espliciti, di norme, regole e processi di
decision-making attorno ai quali le aspettative degli attori
convergono per costituire un sistema di relazioni internazionali”,
è stata alla base della creazione di organizzazioni internazionali.
Analizzando la “teoria dei regimi”, si comprende l’importanza
dell’esistenza di un'unica guida all’interno del regime che, come
previsto dalla teoria della “Stabilità Egemonica” (Weber, 1997)
2
,
sia in grado, in virtù della propria posizione di privilegio e di
potere, di promuovere la cooperazione internazionale. Si può
evidenziare come, alla presenza di un’autorità centrale in declino,
aumentino le negoziazioni bilaterali e gli accordi regionali che
provocano la frammentazione dell’economia mondiale.
Una solida leadership ed una governance internazionale
sono dunque necessarie ad un corretto funzionamento di un
regime economico internazionale. Un leader, per Kindleberger
(1973)
3
,
deve poter mantenere un flusso di capitali con i paesi
poveri, regolamentare i tassi di cambio, coordinare le politiche
macroeconomiche tra gli Stati più potenti, mantenere aperti i
mercati in momenti di crisi ed essere un prestatore di ultima
istanza.
1
Stephen Krasner (1982): “Structural Causes and Regime Consequences: Regimes as Intervening
Variables”, International Organization 36 no. 2: 186. Richard N. Cooper ha coniato il termine
“regime internazionale” nel suo “Prolegomena to the Choice of an International Monetary
System” International Organization 29, no. 1 (1975): 64. Il termine “regime”è stato introdotto
nell’economia politica internazionale da John Ruggie “International Responses to Techhnology:
Concepts and Trends”, International Organization 29, no.3 (1975): 570.
2
Steven Weber (1997): “New Thinking in International Relations”, Boulder, Colo., Westview
Press.
3
Kindleberger C. (1973): “The World In Depression, 1929-1939”, University of California
Press,Berkeley.
6
Mentre Kindleberger ritiene che il leader crei un’eco-nomia
internazionale di stampo liberale, sia per promuovere i propri
interessi, sia quelli internazionali, Gilpin (sostenitore di una
visione stato-centrica)
4
ritiene che il potere egemone crei un tale
sistema soprattutto per raggiungere i propri obiettivi politici,
economici e di sicurezza.
Per verificare l’effettiva incidenza della sfera politica sulla
regolamentazione delle attività economiche internazionali
procederò come segue: nel paragrafo 1.2, prenderò in considera-
zione l’evoluzione storica dell’ordine economico internazionale
evidenziando la tendenza ad una sempre maggiore complessità
nelle disposizioni destinate a coordinare l’attività economica; nel
paragrafo successivo mi soffermerò sul Gold Standard mettendo
in luce la sua eccessiva rigidità rispetto alle dinamiche del
mercato; nel paragrafo 1.4 mi concentrerò sulla crisi del Gold
Standard e sul conseguente passaggio al sistema di Bretton Woods
che ha sancito la preminenza statunitense nel panorama
economico mondiale; nel seguente, descriverò il fervente dibattito
riguardante la necessità di democratizzazione della parteci-
pazione all’economia mondiale; nel paragrafo 1.6 tratterò del fal-
limento della creazione di un nuovo ordine economico interna-
zionale e dell’approdo al Washington Consensus i cui capisaldi
sono la liberalizzazione, l’austerità finanziaria e le privatizza-
zioni; trarrò infine le conclusioni dell’analisi effettuata.
4
Il suo interesse riguardo alla relazione tra la struttura del sistema politico internazionale e la
natura dell’economia internazionale è stato incrementato dalla lettura di Carr E. H. (1951): “The
Twenty Years’ Crisis, 1919-1939: An Introduction to the Study of International Relations”,
Macmillan, Londra.
7
1.2 Evoluzione storica dell’ordine economico internazionale
L’economia mondiale, nell’età moderna, è stata caratteriz-
zata da molteplici modelli organizzativi che hanno tentato di
risolvere, di volta in volta, le contraddizioni e le crisi che
emergevano dal mercato e si sono impegnati a trovare un assetto
politico-istituzionale che coordinasse poteri vecchi e nuovi che si
affacciavano sul panorama internazionale. L’evoluzione dell’ordi-
ne economico internazionale è stata caratterizzata da varie fasi, la
prima delle quali è stata il Gold Standard introdotto nella prima
metà del XIX secolo.
Questo sistema prevedeva cambi fissi in quanto tutte le
monete venivano convertite in oro ad un tasso definito e stabile
che rispecchiava il contenuto aureo di ognuna di esse. Il ruolo di
preminenza all’interno di questo sistema era occupato dalla Gran
Bretagna poiché la sterlina era l’unico mezzo di pagamento
affiancato all’oro. A causa dell’eccessiva rigidità, il Gold
Standard è stato abolito nel 1914 e, dopo il periodo infra-bellico,
caratterizzato dall’assenza di una vera regolamentazione
dell’economia internazionale, si è approdati, nel 1944, al sistema
di Bretton Woods. Esso prevedeva cambi fissi ma oscillanti
all’interno di una banda dell’1% (ampliabile nel caso in cui il
paese si trovasse in situazione di “squilibrio strutturale”). Solo il
dollaro poteva essere convertito in oro e gli USA hanno quindi
sostituito la Gran Bretagna nel ruolo di leader dell’economia
mondiale.
Questo sistema, però, presentava una contraddizione, il
cosiddetto “dilemma di Triffin”: per prevenire la speculazione ai
danni del dollaro, il debito statunitense doveva essere colmato,
ma questo avrebbe portato il sistema ad affrontare un problema di
scarsa liquidità; d’altra parte, per impedire l’insorgere del
problema della liquidità, il debito statunitense doveva continuare
ad aumentare, e questo avrebbe condotto il sistema ad affrontare
un problema di fiducia internazionale.
8
L’eccessivo deficit della bilancia dei pagamenti
statunitense, nonostante l’istituzione nel 1969 di una fonte
secondaria di liquidità, ovvero i Diritti Speciali di Prelievo
(SDRs) garantiti dal FMI, ha costretto il presidente Nixon a
dichiarare, il 15/08/1971, l’inconvertibilità del dollaro in oro.
Dallo Smithsonian Agreement, entrato in vigore nel Dicembre del
1971, che prevedeva la fissazione di una banda di oscillazione del
2.25%, si è approdati, infine, ad un sistema di cambi flessibili nel
1973. Nel 1974, poi, si è assistito all’emergere di un fervente
dibattito sulla necessità di creare un “Nuovo Ordine Economico
Internazionale” (NIEO) che prevedesse una maggiore partecipa-
zione dei Paesi in via di Sviluppo (PVS) nel panorama mondiale.
A seguito del fallimento del processo di democratizzazione
dell’ordine economico internazionale, causato dalla sfavorevole
posizione degli ambienti intellettuali statunitensi (sia liberali che
conservatori) all’erogazione di maggiori aiuti ai PVS, si è minata
alla base la loro possibilità di partecipare attivamente al dibattito
sul rinnovamento del sistema economico. L’evoluzione successiva
dell’ordine economico internazionale ha portato al Washington
Consensus, un sistema di pensiero che contempla come unico
modello di sviluppo quello occidentale e propugna la liberaliz-
zazione, l’austerità, le privatizzazioni.
Con riferimento alle norme che hanno gestito e gestiscono
tuttora il mercato, si può notare un’evoluzione verso una maggio-
re complessità dovuta all’ampliarsi del volume degli scambi. In
passato, le disposizioni erano semplici e informali: il Gold
Standard prevedeva un insieme di regole accettate e l’unico attore
con una certa rilevanza nella gestione del sistema era la Banca
d’Inghilterra. Successivamente sono state create istituzioni
internazionali formali con l’obiettivo di gestire la complessità
dell’economia mondiale. Le principali sono le cosiddette
istituzioni di Bretton Woods comprendenti il Fondo Monetario
Internazionale (FMI), la Banca Mondiale (BM) e il General
9
Agreement on Tariffs and Trade (GATT confluito dallo
01/01/1995 nel World Trade Organization, WTO). Per i sosteni-
tori della “teoria dei regimi”, l’aumento degli attori in gioco è
stato una diretta conseguenza del declino americano dovuto
all’avvento di nuovi soggetti economici, e alla minore crescita
nella produttività statunitense nei primi anni ’70. Questi autori
ritengono quindi che la cooperazione tra numerosi soggetti
economici abbia rimpiazzato la leadership americana in seria
difficoltà modificando e impedendo il fallimento dell’ordine
economico liberale. I critici della teoria dei regimi, invece,
asseriscono che l’ordine economico internazionale sia ben lungi
dall’essere un insieme di contratti razionali e neutrali, ma sia in
realtà un modo per coordinare l’economia secondo le esigenze
economiche, politiche, ideologiche degli USA. Si accettino o no
queste critiche, va in ogni caso ammesso che, con la fine del Gold
Standard, l’avvento del sistema di Bretton Woods, il fallimento
del tentativo di creare un nuovo ordine economico internazionale
e l’approdo al Washington Consensus, gli USA e il dollaro sono
diventati le colonne portanti dell’economia internazionale.
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1.3 Il Gold Standard
Il Gold Standard è stato introdotto per dare maggiore
stabilità al sistema economico internazionale ed evitare che i
singoli governi, perseguendo i propri obiettivi ed interessi,
dessero luogo a comportamenti lesivi il commercio e la
cooperazione internazionale. L'epoca del Gold Standard era
cominciata nel 1816-21, quando l'Inghilterra, dopo le guerre
napoleoniche, aveva deciso di stabilire la convertibilità della
cartamoneta in oro. Tale sistema prevedeva che l'oro svolgesse le
funzioni di equivalente generale e venisse usato in modo diffuso
come moneta corrente. Con questo regime, la Banca Centrale era
impegnata a convertire in oro qualunque ammontare di valuta
nazionale e i mezzi di pagamento internazionalmente accettati tra
le banche centrali erano limitati all'oro e alla valuta nazionale
principale, la sterlina inglese. Il contenuto aureo di ogni moneta,
fissato per legge, restava invariato per molto tempo: quello della
sterlina era di 7,322 gr. d'oro puro; quello del dollaro 1,505 gr.,
perciò la parità della sterlina in dollari era di 4,867.
Il Gold Standard presentava un grande vantaggio: la
stabilità dei cambi. Infatti, il valore delle monete non dipendeva
dalla domanda e dall'offerta delle stesse, ma dalla quantità d’oro
sottostante.
Le cause che hanno portato alla crisi di tale sistema sono
state sia di natura internazionale che interna, e hanno avuto come
conseguenza comune la frantumazione e la riduzione di coesione
dell’ordine economico nazionale e mondiale. Per quanto concerne
la prima serie di motivi, va detto che molti paesi, con l’adozione
del Gold Standard, si erano dotati di una riserva d’oro nazionale
da utilizzare come fondo di stabilizzazione e avevano così
concorso a privare la Gran Bretagna e la Banca d’Inghilterra della
posizione di centralità da cui dipendeva la piena efficienza ed il
pieno controllo nella gestione del sistema. Per quanto riguarda il
secondo ordine di motivi, si può sostenere che sia stata la
11
diminuzione di coesione e omogeneità del sistema finanziario
nazionale britannico, causata dall’aumento d’importanza delle
banche di compensazione, che si sono manifestate sempre più
restie a sottostare al controllo e al coordinamento della Banca
d’Inghilterra, a provocare un’ulteriore frammentazione. Sotto
l’azione destabilizzante della diminuzione di coesione del sistema
sia a livello nazionale che internazionale, il Gold Standard è
giunto alla sua fine nel Luglio del 1914.
Il periodo infra-bellico è stato caratterizzato da una forte
instabilità valutaria e da una sostanziale assenza di un vero e
proprio sistema monetario internazionale. Gli USA, però, hanno
conservato il Gold Standard fino al 1933, quando Roosevelt ha
imposto la soppressione della convertibilità del dollaro in oro.
Francia, Gran Bretagna e altri paesi hanno cercato di ripristinare
tale regime in forma incompleta dopo la Grande Guerra.
Da notare che, mentre prima della Grande Guerra l'unica
vera riserva valutaria era la sterlina, negli anni '20 il dollaro
americano era diventato un forte concorrente, tant'è che quando le
banche centrali dei vari paesi capitalisti cambiavano le loro
rispettive banconote contro valuta estera permutabile in oro, lo
facevano sulla base di ingenti riserve valutarie che non erano più
solo in sterline ma anche in dollari. E’ indubbio quindi, che il
Gold Standard fosse un sistema che basava la sua efficienza sulla
supremazia della Gran Bretagna all’interno del panorama econo-
mico internazionale e che, con la sua fine e l’entrata in vigore
degli accordi di Bretton Woods, la supremazia nell’economia
internazionale sia stata assunta dagli USA.