7
Attraverso questo lavoro di tesi cercherò
di comprendere quali sono le regioni che
spingono i temi propri dell’Unione europea ai
margini del dibattito politico.
Una riflessione di questo tipo non può
prescindere dalla struttura e dalle funzioni
dell’Unione (capitolo 1°) e da una più ampia
riflessione sulla comunicazione politica e sui
rapporti che intercorrono tra i suoi
protagonisti: i mezzi di comunicazione di
massa, i referenti politici e il pubblico
(capitolo 2°). Da qui l’inevitabile riflessione
sulla costruzione dell’agenda della campagna
elettorale come specchio dei rapporti
intercorrenti tra questi attori (capitolo 3°).
L’analisi qualitativa computer-assistita
delle trasmissioni di Ballarò e Porta a Porta
rende evidente che le issues dell’agenda della
campagna elettorale europea sono di tipo
nazionale (capitolo 4°) e permette di
stabilire, per esclusione, quali sono i “non
8
temi” della campagna elettorale europea e di
studiarli approfonditamente (capitolo 5°).
Infine ho sintetizzato il lavoro fatto
cercando di comprendere le ragioni
dell’esclusione dei temi di fondamentale
importanza per il futuro dell’Ue, attraverso
l’uso di modelli interpretativi del consenso
elettorale, i quali però non rispondono in
maniera soddisfacente al quesito sui motivi
dell’emarginazione dell’Europa dal discorso
politico, al cui fondo, invece restano limiti
oggettivi della struttura informativa, che non
prevede canali informativi europei; del
circuito elettori - eletti, che non supera la
dimensione locale e del sistema di
rappresentanza democratica europea, che vede
il voto dei cittadini europei poco influente
sulle politiche e sul governo dell’Unione
(capitolo 6°).
In ultimo è necessario precisare che in
questo studio mi sono posta dei limiti di
9
spazio, poiché sarebbe stato utile osservare
ciò che accade negli altri Paesi europei, e di
tempo che riguardano lo studio di più programmi
- tv in periodi differenti. Naturalmente per
questioni di opportunità di sede non è stato
possibile coprire l’intera programmazione né
riportare l’intero clima mediatico del periodo.
Dunque questo studio non ha la pretesa di
esaurire tutto il possibile scenario della
competizione elettorale europea, ma sono certa
che i criteri di raccolta e di analisi dei dati
che ho perseguito mi abbiano aperto una
finestra rilevante sulla vita politico-
televisiva del nostro Paese in quei giorni di
giugno.
10
Capitolo I
L’Unione Europea
1. Breve storia dell’Unione Europea
Per comprendere la peculiarità delle campagne elettorali
europee in ambito comunicazionale e politologico non si può
prescindere dall’indagine sulla nascita, sull’evoluzione e sugli sviluppi
futuri che quest’istituzione ha visto e vedrà. Questo è ciò che ci si
propone di fare in questo capitolo a partire dall’origine dell’Unione e
dalla sua storia, riflettendo sulla sua natura giuridica, sulle funzioni
dei suoi organi e sulle attività che realmente essa svolge.
Prendendo spunto dalle tappe che Pascal Fontaine, nelle sue
“Dodici lezioni sull’Europa”, indica come storiche nel processo di
integrazione del Vecchio Continente, cercheremo di tracciare un breve
racconto della vita dell’istituzione europea.
11
1.1 Dalla nascita delle tre comunità all’Atto Unico europeo
del 1986
Già a partire dall’800 pensatori come Victor Hugo ipotizzavano
l’idea degli “Stati Uniti d’Europa” con spirito umanista e pacifista, ma
gli eventi bellici del secolo successivo smentirono queste intenzioni e
solo nella seconda metà del ‘900 queste idee trovarono spazio anche
se con forme e intenzioni differenti rispetto al progetto originario.
Infatti, il processo di integrazione europea prende avvio dalle tre
“Comunità” europee originarie volute da Belgio, Francia, Germania,
Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi: la CECA (Comunità Economica
del Carbone e dell’Acciaio), la CEE (Comunità Economica Europea),
l’EURATOM (Comunità europea dell’Energia Atomica), la prima
fondata a Parigi nel 1951 e le altre due istituite con il Trattato di Roma
del 1957. Il carattere commerciale ed economico delle tre “Comunità”
è indubbio, ma non bisogna ignorare il valore politico preciso che
queste esprimono: quello di scongiurare il riprodursi in Europa delle
condizioni conflittuali che avevano condotto l’intero continente alla
due guerre mondiali.
1
Obiettivo questo che si pensava di raggiungere,
1
P. Caretti - U. De Siervo, Istituzioni di Diritto Pubblico, Giappichelli, Torino, 2000, p. 115
12
partendo appunto dalla creazione di un’Alta Autorità che facesse del
controllo del carbone e dell’acciaio, le materie prime della guerra,
strumento di riconciliazione e di pace. Inoltre attraverso la progressiva
eliminazione delle barriere esistenti, tra i vari stati in direzione di un
mercato comune europeo si è garantito la libera circolazione delle
merci, dei lavoratori, della prestazione dei servizi e quella dei capitali.
L’Atto Unico Europeo del 28 febbraio 1986 ha contribuito fortemente
in tal senso e con l’istituzionalizzazione del Consiglio europeo ed il
potenziamento del ruolo del Parlamento europeo nell’ambito dei
processi decisionali, si gettano le basi di una cooperazione di indirizzo
politico e si intensifica il processo d’integrazione europea, che vede
l’ingresso di altri Paesi nella allora Comunità Europea (fino al quinto
allargamento che prevede l’adesione di altri dieci paesi nel 2005, oltre
i quindici già presenti alla metà degli anni‘90) e l’adeguamento delle
politiche comunitarie ai mutamenti dello scenario internazionale.
In ambito finanziario, per esempio, con l’introduzione nel 1979
del Sistema Monetario Europeo per stabilizzare i tassi di cambio dopo
che gli USA avevano posto fine, nel 1971, alla convertibilità del
dollaro in oro, inaugurando un periodo di grande instabilità monetaria
aggravata dalle crisi petrolifere prima del‘73 e poi del‘79. In ambito
politico e sociale cogliendo le istanze provenienti dalla riunificazione
13
tedesca del‘90 a seguito della caduta del muro di Berlino e della
democratizzazione dei paesi dell’Europa centrale e orientale liberatisi
dal controllo sovietico con l’implosione dell’Unione sovietica nel
1991, la Comunità Europea si rivela piuttosto dinamica stabilendo già
a Copenaghen nel‘93 che “I paesi associati dell’Europa centrale e
orientale che lo desiderano diventino membri della Comunità
Europea” e attraverso il Trattato di Maastricht nel‘91 si sancisce la
futura evoluzione in Unione Europea
2
.
1.2 Dalle Comunità all’Unione: Maastricht 1992 e
Amsterdam 1997
Il Trattato di Maastricht (dicembre 1991, con attuazione dal
1°novembre 1993) rappresenta la tappa decisiva in vista della nascita
dell’Unione Europea non solo perché si amplia l’area degli interventi
delle istituzioni europee, ma soprattutto perché si inizia a cooperare in
materia di politica estera e di sicurezza, (PESC) di giustizia e affari
interni (GAI), istituendo i cosiddetti secondo e terzo pilastro, su cui
insieme al primo, rappresentato dal sistema comunitario in senso
stretto, si basa l’attuale istituzione europea. Le decisioni assunte
nell’ambito della PESC e della GAI hanno però, rispetto a quelle
2
P. Fontaine. L’Europa in 12 lezioni, Commissione Europea, 2003, pag. 3
14
dell’U.E. , ripercussioni di natura diversa nell’ambito legislativo: tali
decisioni non si traducono nell’adozione di atti normativi, piuttosto
nell’adozione di azioni o posizioni comuni su temi specifici votate
all’unanimità, ciò sottolinea la prudenza con la quale si è dato avvio a
queste forme di cooperazione
3
.
L’unione monetaria appare come uno dei più ambiziosi obiettivi
del Trattato, che prevede l’introduzione della moneta unica a partire
dal 1°gennaio del 1999, solo dopo che gli Stati membri avrebbero
colmato le distanze tra le loro situazioni economiche secondo quattro
parametri predeterminati e fondamentali, ai quali i governi nazionali
fanno attualmente e costantemente riferimento per le loro politiche
finanziarie: tasso di inflazione, livello del debito pubblico, stabilità del
tasso ufficiale di cambio nei confronti delle altre monete europee,
livello del tasso di interesse sui titoli al lungo termine. Questa fase
oggi può considerarsi conclusa con l’ingresso di dodici dei quindici
paesi nell’Euro nel 1998. Il sistema monetario europeo trova nella
Banca Centrale Europea (BCE) il proprio organo di governo, il quale
opera in regime di assoluta indipendenza non solo rispetto ai governi
nazionali, ma anche rispetto alle stesse istituzioni comunitarie;
indubbiamente nella storia europea si è trattato di una importane
3
P. Caretti – U. De Siervo op. cit. p.115.
15
novità sul piano della cessione dei poteri da parte degli stati membri,
che approfondiremo più avanti a proposito degli organi dell’Unione e
degli equilibri di potere tra questi e i governi degli Stati membri.
Sempre con il Trattato del ‘92 viene introdotta la nozione di
cittadinanza europea grazie alla quale si punta a rafforzare i diritti che
ciascun Stato membro deve riconoscere ai cittadini degli altri Paesi,
compreso entro certi limiti il diritto al voto, ma la valorizzazione del
concetto di cittadinanza si verifica con il Trattato di Amsterdam del
1997. Attraverso quest ultimo si inseriscono tra i principi fondanti
dell’Unione Europea il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà
fondamentali, nonché i principi legati allo Stato di diritto, che sono
comuni all’esperienza giuridica degli Stati membri. La violazione da
parte di questi Stati di questa sorta di costituzionalizzazione di principi
di così grande rilievo prevede un meccanismo di reazione che può
arrivare fino alla sospensione di alcuni diritti, compreso il diritto di
voto in seno al Consiglio europeo dei Ministri.
4
Ancora ad Amsterdam si amplia l’impegno comunitario in materia
di politica sociale, in particolare: si riconosce l’occupazione e
l’ambiente come problematiche di interesse comune e dunque si
potenziano gli strumenti di intervento dell’Unione in questi campi.
4
P. Caretti – U. De Siervo op. cit., p. 117.
16
Per quanto concerne la politica estera e interna si attenua il
principio dell’unanimità conferendo maggiori poteri al Parlamento e
alla Corte di Giustizia europei. A questo straordinario sviluppo del
processo di integrazione europea è corrisposto un ampliamento del
novero dei membri che da i sei Paesi fondatori (Belgio, Francia,
Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda) ne conta oggi venticinque:
Regno Unito, Irlanda, Danimarca (1972), Grecia (1982), Spagna,
Portogallo (1986), Austria, Finlandia, Svezia (1995), Polonia, Estonia,
Lettonia, Lituania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia,
Malta e Cipro (2005). Il Trattato di Nizza del 26 febbraio 2001
modifica ulteriormente i Trattati istitutivi per adeguare l’istituzione ad
un allargamento che porta l’Unione ad avere 454 milioni di cittadini,
la somma degli abitanti degli Stati Uniti e dalla Russia.
17
1.3. Venticinque Paesi: il Trattato di Nizza 2001
Il Trattato di Nizza del 2001 mira a consolidare l’Unione, nel
solco tracciato al Consiglio europeo di Helsinki del 1999 (durante il
quale si sono aperti i negoziati con i dieci paesi dell’Europa centrale
ed orientale, con Cipro e Malta.), e a semplificarne i processi
decisionali in virtù dell’allargamento. Infatti apporta modifiche
riguardanti questioni istituzionali: la ponderazione dei voti in
Consiglio a favore degli stati membri più popolosi e ripartizione dei
voti fra 25 e in seguito 27 (con l’ingresso di Romania e Bulgaria) Stati
membri e l’estensione del voto a maggioranza qualificata; nonché
l’accrescimento della procedura di codecisione e modifica del numero
di deputati attribuiti a ciascuno Stato membro o futuro Stato membro
all’interno del Parlamento
5
.
A questo punto si pongono come indispensabili maggiori
dettagli sul funzionamento delle istituzioni europee per meglio
comprenderne la natura e le possibilità d’azione.
5
Introduzione Trattato di Nizza, Nizza, dicembre 2000.
18
2. Come funziona l’Unione Europea
“Più che una confederazione di Stati ma non esattamente uno
Stato federale, l’Unione europea è un’entità assolutamente inedita e
storicamente unica. Il sistema politico su cui poggia è in costante
evoluzione da oltre cinquant’anni. Gli Stati membri che hanno firmato
i Trattati di Parigi e di Roma negli anni Cinquanta e i Trattati di
Maastricht, Amsterdam e Nizza negli anni Novanta consentono a
limitazioni della sovranità nazionale a favore di istituzioni comuni che
rappresentano sia gli interessi nazionali che quelli comunitari”
6
. Da
questa lunga citazione si evince che per comprendere la forma di
governo comunitaria bisogna allora capire la composizione e le
funzioni di quelle istituzioni alle quali gli Stati nazionali cedono poteri
e i rapporti che tra queste intercorrono, in particolar modo dopo due
fatti di grande pregnanza come l’introduzione dell’Euro e
l’allargamento a venticinque
7
.
6
P. Fontaine op. cit., p. 6
7
Detto anche “quinto allargamento” Cfr. P. Fontaine,
19
2.1. Gli organi dell’Unione europea
“Come ogni organizzazione internazionale, anche la Comunità
europea dispone di diversi organi chiamati a rappresentare la sua
volontà e a svolgere i compiti attributi dal trattato istitutivo. Sono
istituzioni dell’Unione europea il Consiglio dell’Unione Europea, la
Commissione, il Parlamento, il Consiglio Europeo dei Ministri, la
Corte di Giustizia, la Corte dei Conti europei”.
8
Nella nostra
trattazione seguiremo quest ordine di esposizione che in qualche
maniera si sviluppa secondo un criterio decrescente che organizza gli
organi secondo il potere politico che possiedono, (eccezion fatta per la
Corte di Giustizia che è stata posta seguendo una collocazione
tematica) ed è sintomatico che il Parlamento d’Europa si trovi solo
terzo, dopo gli organi dell’esecutivo e della politica europea.
2.1.1. Il Consiglio dell’Unione Europea
Rappresenta l’organo di indirizzo politico dell’Unione, scaturito
dalla consuetudine dei capi si stato e di governo degli Stati membri di
riunirsi, è stato formalizzato nell’Atto unico europeo del 1987. Gli
incontri si verificano quattro volte l’anno sotto la presidenza del capo
8
C. Koenig – A. Haratsch – M.Bonini, Diritto Europeo. Introduzione al diritto pubblico e privato
della Comunità e dell’Unione Europea, Giuffrè, Milano, 2000, p. 61
20
di Stato o di governo che è presidente di turno dell’Unione e ne fanno
parte di diritto il Presidente della Commissione e del Parlamento
europei. Con Maastricht ‘92 tale organo definisce gli orientamenti
generali e stimola il processo di costruzione dell’Unione, sciogliendo i
nodi interni che i ministri non sono riusciti a dirimere in sede di
Consiglio europeo dei Ministri, ma appunto per la sua natura politica
il Consiglio dell’Ue svolge un ruolo preminente soprattutto in ordine a
temi di attualità internazionale nell’intento di realizzare una politica
estera che sia espressione dell’azione unitaria della diplomazia.
Tuttavia azioni di questo tipo spesso si scontrano con le politiche
nazionali che ogni Stato sceglie di intraprendere rispetto ad attori
terzi, proprio a causa di ciò il Consiglio dell’Unione non ha trovato
una forma ben definita (problema comune ad altri organi d’Europa,
del resto): “Alcuni Stati membri vorrebbero farne il governo
d’Europa, affidando a uno dei suoi membri il compito di rappresentare
l’UE sulla scena internazionale. Resta da stabilire se questa figura
istituzionale nuova, il «mister Europa», debba essere designata dal
Consiglio dell’Ue o sia automaticamente rivestita dal presidente della
Commissione. Per il momento, l’unico mister Europa è l’Alto
Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune istituito