pratiche di consumo. Il flusso di news del canale, grazie al formato
digitale e a palinsesti modulari, è fruibile attraverso Tv satellitare,
Internet (sia attraverso un sito di news, sia in streaming), cellulari
Wap ( servizio UMTS “Mobile TG24”) ecc. I principali effetti di
questa seconda opportunità sono due: dal punto di vista strategico-
commerciale, la cross medialità dell'offerta consente di penetrare a
costi contenuti nella pluralità dei mercati individuati dal bacino di
utenza dei diversi dispositivi comunicativi in grado di connettersi al
canale; dal punto di vista della tv di servizio, l'opportunità di
strutturare un'offerta cross mediale consente di attivare con il
cittadino/utente un patto comunicativo di qualità superiore, una
risorsa disponibile continuativamente, attraverso molteplici contesti
di fruizione e in base al presentarsi delle diverse esigenze
informative.
• Il processo produttivo: l'introduzione di nuove tecnologie e di
conseguenti modelli organizzativi, oltre a nuove figure professionali,
implicano una ridefinizione del ruolo del giornalista. L'aspetto più
rilevante in questo senso è sicuramente la maggiore autonomia
nella fase di raccolta e selezione delle notizie. A questa accresciuta
autonomia si aggiunge una ritrovata centralità del giornalismo.
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Capitolo primo
Nuove Tecnologie
1.Introduzione
Negli ultimi due decenni abbiamo assistito ad una vera e propria
“digitalizzazione” della nostra vita. Siamo infatti passati da un sistema
basato sull’analogico ad uno con caratteristiche digitali. A partire dagli
anni ‘80, gran parte degli aspetti della vita umana è stato “trasformato in
bit”, cioè nei più piccoli elementi fondamentali dell’informazione: una
sequenza numerica binaria formata da una serie di 1 e 0.
Oggi, anche se evidentemente il mondo reale rimane analogico, siamo
nell’era del digitale. Ogni sorta di apparecchio si sta digitalizzando:
macchine fotografiche, supporti musicali, videocamere, automobili,
elettrodomestici. Si tratta di una vera e propria “rivoluzione digitale”.
Come poteva sfuggire a questo processo il mondo dei mass media e in
particolare la sua regina incontrastata, la televisione? Dopo anni di quasi
immutabilità tecnologica (praticamente dall’introduzione del colore),
grazie all’evoluzione digitale la televisione sta subendo una sostanziale
trasformazione. Per non rischiare di rimanere tagliato fuori, superato dalle
nuove tecnologie a disposizione, il mezzo televisivo si vede quindi
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costretto a rinnovarsi, a cercare nuove vie per far fronte all’imponente
avanzata di nuovi mezzi (come ad esempio Internet) che potrebbero farlo
passare in secondo piano. La televisione, protagonista per quasi
cinquant’anni della comunicazione di massa, è quindi ora nell’occhio del
ciclone e il passaggio alla trasmissione digitale rappresenta una
possibilità da non lasciarsi sfuggire per rimanere al passo con
l’evoluzione tecnologica. L’universo della comunicazione, e in particolare
la galassia audiovisiva, sono sensibilmente influenzati dall’avvento delle
novità tecniche che ne stanno modificando le caratteristiche. Quella
digitale sarà dunque una “rivoluzione” anche per la TV, in quanto porterà
tali e tanti cambiamenti da mutare profondamente il modo attuale di fare
e utilizzare la televisione. Parlare di TV digitale equivale quindi a
nominare una delle novità più propagandate del nuovo scenario dei mass
media. La digitalizzazione è ormai un trend mondiale: attualmente in
Europa circa 30 milioni di abitazioni fruiscono della televisione digitale,
ma si stima che entro il 2010 oltre 110 milioni di famiglie saranno
raggiunte da questo servizio. Tra tutti gli aspetti legati alla televisione
digitale quello più interessante ed innovativo è costituito dall’interattività.
La cosiddetta “TV interattiva”, in grado di offrire una fruizione attiva dei
contenuti televisivi, fornendo all’utente strumenti per interagire con il
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televisore e intervenire nella programmazione, è infatti la novità più
auspicata che dovrebbe portare l’avvento della TV digitale.
2.La televisione digitale
Se da un lato esiste tutta una letteratura riguardante la TV digitale e gli
addetti ai lavori ne conoscono molto bene le potenzialità, dall’altro essa
resta, per gran parte dell’opinione pubblica, qualcosa di assai nebuloso.
Quando si tratta di distinguere, per esempio, una macchina fotografica
digitale da una “normale”, quasi tutti non hanno problemi ad elencarne le
differenze. Nel differenziare invece televisione analogica e digitale
emergono dubbi e incertezze e si finisce spesso per fare confusione,
mescolando diversi aspetti tecnologici e di contenuto che invece
andrebbero tenuti distinti. Ad intricare ancor più la situazione
intervengono inoltre tutta una serie di sigle e acronimi che
accompagnano la nuova tecnologia digitale. Il passaggio da una TV
analogica a una digitale è certamente una questione tecnica, ma, come
verrà discusso nei capitoli successivi, è particolarmente interessante
capire quali nuovi contenuti la televisione digitale potrà veicolare.
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3.Differenza tra analogico e digitale
Innanzitutto credo sia inevitabile partire dalla basilare differenza tra
trasmissione di un segnale in forma analogica e in forma digitale. La
trasmissione analogica consiste nella rappresentazione di un suono o di
un’immagine tramite il rapporto con un’altra grandezza fisica, nel caso
della televisione si tratta di impulsi elettromagnetici, che varia
proporzionalmente, quindi in analogia, con il variare del fenomeno
originale. L’esempio classico è quello del telefono, in cui la voce fa
vibrare la membrana del microfono producendo un segnale elettrico
proporzionale alla vibrazione stessa. Il segnale viene poi riconvertito in
vibrazioni (e quindi in voce) dall’altra parte del collegamento telefonico
tramite il piccolo altoparlante presente nella cornetta. Lo stesso discorso
vale per la trasmissione analogica di immagini e suoni televisivi. La
trasmissione digitale (dall’inglese digit, cioè “cifra”) prevede invece che il
segnale continuo elettromagnetico, anziché essere trasmesso
direttamente, venga prima trasformato in una serie di numeri. Questi
numeri vengono poi codificati in forma binaria in modo da ottenere una
sequenza di “0” e di “1” che descriva il segnale analogico originale, punto
di partenza (e di arrivo) obbligato, in quanto la realtà, così come il
cervello umano la percepisce, è essenzialmente analogica. Per
semplificare le cose pensiamo al segnale analogico come a una curva
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che oscilla su un grafico. Per essere trasformato in bit, vale a dire in
termini numerici “1” o “0”, il segnale analogico deve innanzitutto essere
campionato, ossia scomposto in intervalli di tempo regolari, per ognuno
dei quali viene preso un “campione” (breve impulso di ampiezza pari a
quella del segnale in un certo istante). A questo punto l’ampiezza del
segnale viene suddivisa in livelli (quantizzazione) e ogni campione (o
impulso) viene misurato e codificato in forma binaria, ottenendo in questo
modo la sequenza di “1” e di “0” (Gebrag, 1999).
Tecnicamente parlando la trasmissione digitale ha sicuramente dei
vantaggi in fatto di qualità e capacità dei canali di trasmissione. I segnali
analogici che raggiungono il ricevitore dovrebbero idealmente essere
identici a quelli trasmessi dalla fonte; in pratica però lungo il loro tragitto
essi subiscono delle interferenze e dei disturbi che generano degli errori
e quindi una ricezione disturbata del segnale. Nel caso della trasmissione
digitale invece, siccome il segnale può assumere solo due valori (“1” o
“0”), grazie ad un segnale di controllo inviato insieme al messaggio è
possibile gestire e correggere le interferenze e gli errori sorti lungo la
linea di trasmissione molto più semplicemente. In questo modo il segnale
digitale può essere ricostruito senza alcuna degradazione rispetto
all’originale. Un secondo vantaggio della trasmissione digitale, oltre alla
qualità della ricezione, è la possibilità di trasmettere un numero maggiore
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di canali occupando la stessa quantità di frequenze. Ciò è possibile
grazie a delle tecniche che permettono una compressione del segnale
digitale in modo che occupi meno spazio, in quanto in forma non
compressa necessiterebbe di capacità di trasmissione enormi. Questo,
oltre ai notevoli benefici a livello ambientale grazie al minor inquinamento
elettromagnetico, permette di gestire in maniera più razionale una risorsa
limitata quale lo spettro delle frequenze hertziane. La compressione del
segnale consiste nell’eliminare tutte le informazioni non essenziali e le
ridondanze spaziali (all’interno di ogni fotogramma) e temporali (tra un
fotogramma e l’altro), trasmettendo soltanto le informazioni che sono
cambiate tra un’immagine e la successiva. Ovviamente maggiore è la
compressione del segnale minore sarà la qualità finale delle immagini. Si
tratta quindi di trovare il giusto compromesso tra compressione, per
ridurre la larghezza di banda necessaria alla trasmissione del segnale, e
qualità e di scegliere se trasmettere, nello spazio attualmente occupato
da un canale analogico, un solo canale ad alta definizione oppure più
canali di qualità inferiore3. Nel 1993 una commissione statunitense
costituita per studiare uno standard di compressione (il Moving Picture
Experts Group) ha messo a punto il sistema MPEG-2, in grado di ridurre
notevolmente la quantità di spazio necessaria alla trasmissione dei
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segnali digitali, in seguito adottato su scala mondiale dai vari organismi
interessati.
4.Lo standard DVB
Nel 1993 è stata messa a punto una serie di criteri e requisiti tecnici
comuni a livello europeo per la trasmissione e la ricezione televisiva in
digitale che prende il nome di DVB (Digital Video Broadcasting). Il Digital
Video Broadcasting Project è un consorzio industriale che comprende più
di 300 broadcaster, produttori, operatori di rete, sviluppatori di software,
enti regolatori e altri in più di 35 nazioni. Il suo scopo è di elaborare degli
standard universali per la diffusione globale della televisione digitale e dei
servizi ad essa legati. Lo standard DVB, essendo basato sul sistema di
codifica MPEG-2, garantisce una totale compatibilità tra i diversi sistemi,
indipendentemente dal produttore che ha fornito le apparecchiature, e
distribuisce praticamente ogni tipo di segnale digitale: sia TV ad alta
definizione e normale (PAL, NTSC o SECAM), sia servizi e contenuti
interattivi multimediali a banda larga.
Il segnale televisivo digitale può essere trasmesso attraverso diversi
mezzi, per ognuno dei quali è stato definito uno standard: via satellite
(DVB-S), via cavo (DVB-C), via etere terrestre (DVB-T). Gli standard di
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trasmissione DVB dominano il mercato a livello mondiale e il nuovo
standard Multimedia Home Platform (MHP), sviluppato per creare
un’unica interfaccia comune tra le applicazioni digitali e l’hardware che le
ospita (e quindi utilizzabile da operatori diversi), sta velocemente
raggiungendo gli stessi livelli di popolarità quale middleware per la
televisione digitale interattiva su tutte le piattaforme trasmissive. Lo scopo
di questa piattaforma domestica multimediale è di rendere il televisore un
sistema universale e quindi compatibile con tantissime applicazioni,
consentendo l’integrazione tra mezzi diversi all’interno dell’ambiente
domestico. A differenza dell’Europa, gli USA, il Canada e la Corea del
sud non hanno adottato quale standard il DVB, bensì l’ATSC DTV, che
attualmente rappresenta negli Stati Uniti il principale sistema di
trasmissione digitale.
Il DVB si distingue in:
• DVB-S (la "S" sta per "satellitare"): in questo caso per ricevere i
segnali video è necessario collegare il televisore ad un'antenna
parabolica, che riceve i segnali direttamente dai satelliti posti in
orbita geostazionaria;
• DVB-C (la "C" per "cavo"): qui invece il segnale è ricevuto grazie ad
un cavo coassiale;
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• DVB-T (la "T" sta per "Terrestrial"): infine in quest'ultimo caso, il
segnale video è ricevuto attraverso le normali antenne televisive,
andando (per il momento) ad affiancarsi alle trasmissioni
analogiche, ossia quelle che siamo abituati a ricevere da anni.
Quest'ultimo tipo di trasmissioni, però, è destinato per legge a
scomparire, in quanto è previsto che nel mese di dicembre 2008 (in
precedenza stimato il 1° gennaio 2006) tutti i trasmettitori televisivi
analogici d'Italia saranno spenti, e da quel momento in poi sarà
possibile vedere i programmi televisivi solo dotandosi di un
ricevitore digitale, che nei televisori più nuovi è ovviamente già
incorporato.
4.1-Il satellite
Per quanto riguarda la televisione digitale, la trasmissione da satelliti a
diffusione diretta è attualmente la più comune. I satelliti per la diffusione
diretta DBS (Direct Broadcasting Satellite), in orbita geostazionaria ad
un’altezza di 36’000 km dal suolo, sono dotati di trasponder, ovvero di
apparecchiature in grado di captare il segnale proveniente dalla stazione
di trasmissione sulla Terra, amplificarlo e ritrasmetterlo verso la superficie
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terrestre. Per ricevere il segnale dal satellite, è quindi necessario dotarsi
di una piccola antenna parabolica e di un ricevitore digitale (noto anche
come decodificatore o decoder) in grado di trasformare il segnale in
forma analogica, rendendolo fruibile attraverso il televisore, e (previo
inserimento dell’apposita smart card) di decodificare il segnale criptato
dei canali a pagamento. Inoltre il decoder può essere collegato ad un
modem come canale di ritorno per i servizi interattivi e ad un impianto hi-
fi per ottenere una elevata qualità dell’audio. La prima trasmissione
televisiva digitale via satellite è stata lanciata negli Stati Uniti nel 1994
con l’intento di raggiungere le aree discoste, dove far arrivare la TV via
cavo era economicamente svantaggioso. In Europa bisognerà aspettare
fino al 1996 quando la francese Canal+ lancia il primo bouquet digitale
via satellite (CanalSatellite). Seguiranno a ruota l’italiana Tele+ e l’inglese
BSKYB del magnate australiano Rupert Murdoch. Attualmente a livello
europeo la quasi totalità delle piattaforme digitali satellitari operano
soprattutto sotto forma di pay tv, e i satelliti più noti sono quelli di Astra e
gli HotBird di EutelSat, che trasmettono centinaia di canali televisivi e
radiofonici.
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4.2 -Il cavo
Accanto alla trasmissione digitale via satellite si sta facendo largo un’altra
forma per inviare i segnali digitali: il cavo. Nato per far giungere il segnale
televisivo in località non coperte dalle trasmissioni via etere, il cavo si
presta particolarmente bene anche alla trasmissione della TV digitale,
potendo trasportare un numero di canali estremamente elevato. Il
sistema di distribuzione via cavo è alimentato da una combinazione di
segnali provenienti da diverse sorgenti quali il satellite, emittenti locali e
altri, i quali vengono poi assemblati e ridistribuiti dalla stazione di testa
della rete via cavo. Per l’utente finale la ricezione è molto simile a quella
via satellite, per cui grazie ad un decoder è possibile ricevere i canali
digitali attraverso l’apparecchio televisivo di casa. Lo svantaggio delle reti
via cavo risiede nei costi: questo sistema richiede infatti enormi
investimenti per la sua realizzazione, per gli allacciamenti dei singoli
utenti e per la manutenzione delle strutture.
Ciononostante il cavo probabilmente resterà al centro delle future
tecnologie: esso infatti è un ottimo mezzo di trasmissione per i dati
digitali, soprattutto per quanto riguarda la fibra ottica. Essa consiste in un
cavo composto da molti sottilissimi fili di vetro in grado di veicolare molte
più informazioni (la larghezza di banda è praticamente illimitata) grazie
alla trasformazione dei segnali digitali in impulsi luminosi anziché elettrici
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come avviene nel cavo coassiale. La fibra ottica inoltre possiede il
vantaggio di non subire interferenze elettromagnetiche e di tollerare
molto bene le cattive condizioni meteorologiche ed atmosferiche. Grazie
alle sue caratteristiche essa garantisce quindi un’alta velocità di
trasferimento dei dati, una bassa percentuale d’errore ed una grande
potenzialità di trasmissione bidirezionale. Il grande ostacolo
all’introduzione della fibra ottica in ogni abitazione è quello del
collegamento del cosiddetto “ultimo miglio”6: un’operazione dai costi
elevatissimi. Nella maggioranza dei paesi infatti, le reti in fibra ottica sono
molto ridotte ed è impiegato il più economico e diffuso cavo coassiale
(costituito da un conduttore di rame ricoperto di materiale isolante e
rivestito da un secondo strato cilindrico protetto da una guaina
schermante). Nei paesi molto cablati, come ad esempio la Svizzera, si
stanno sviluppando in questi mesi le prime offerte, per il momento
alquanto limitate, di pacchetti di canali digitali via cavo.
Sempre per quanto riguarda il cavo, sono stati condotti degli esperimenti
per la trasmissione televisiva digitale attraverso la tecnologia ADSL
(Asymmetrical Digital Subscriber Line), che sfrutta al massimo le
possibilità delle normali linee telefoniche spingendo la velocità di
trasmissione verso l’utente oltre il megabyte al secondo.
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