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potesse incrementarne la popolazione e dare ad esso una nuova collocazione
internazionale. Noi italiani fummo parte assai consistente di quel massiccio
movimento migratorio e fummo artefici del rinnovamento e del rafforzamento del
Paese. Ben presto pero’, in un contesto che rimaneva ancora intimamente
anglosassone e sostanzialmente diffidente dei nuovi arrivati, cominciarono ad
affiorare problemi di convivenza tra le diverse etnie che oramai lo costellavano.
Trudeau intervenne, in maniera lungimirante, creando dal nulla la sua politica del
multiculturalismo, che interpretò da subito come alternativa al melting pot degli Stati
Uniti. Ci si trova quindi di fronte ad una contrapposizione interna che possiamo
definire multidimensionale; in una parola, la sfida che questo paese deve
affrontare oggi, nasce e si sviluppa attorno a ciò che possiamo definire la pretesa al
diritto alla differenza.
La prima parte dell’elaborato punta ad una caratterizzazione generale del
contesto canadese. In particolare, nel capitolo iniziale di questo testo, si cercherà
di analizzare lo sviluppo storico della federazione. Infatti, la storia del Canada, è
fortemente caratterizzata dalla presenza di due culture predominanti: la comunità
anglofona e quella francofona, ma vi sono anche comunità autoctone, dotate
d’inherent rights,
quali gli Indiani, gli Inuit e i Metis che risiedono da tempo sullo
stesso territorio. Ma è proprio l’idea che quel dualismo culturale corrispondesse
sempre meno alla realtà, che aprì sempre di più il posto all’idea di un "mosaico
etnico”, da cui il nome del mio secondo capitolo; ma è questo stesso mosaico che
solleva a sua volta questioni di natura costituzionale di non poca rilevanza e che io
stessa cercherò di esaminare alla luce dei vari documenti e fonti legislative, nonché,
dello stesso Constituion Act del 1982. Alla fine di questo lavoro, dopo aver
esaminato la storia e l’assetto costituzionale di questo paese, i problemi che crea il
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multiculturalismo e le strategie istituzionali, dedicherò un ultimo capitolo ad un
confronto tra l’esperienza europea e quella canadese e di come quest’ultima in molti
aspetti abbia anticipato la prima, ponendomi in tal modo, più vicina anche al nostro
sistema e all’obiettivo un po’ comune di chi affronta questo tipo di ricerche e cioè
quello di determinare un avvicinamento sempre maggiore tra i vari ordinamenti ed
usufruendo di un’intervista condotta al Professore Richard Bauman durante lo
svolgimento di questo lavoro.
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1° CAPITOLO: Le origini del Multiculturalismo
canadese
1.1 La dominazione francese
L’intera storia del Canada è stata caratterizzata dalle lotte intestine tra inglesi e
francesi, di cui gli uni troppo desiderosi di imporre la propria volontà, gli altri troppo
fieri per poterla accettare supinamente. Il fenomeno migratorio, che rende oggi
questo Paese un vero proprio mosaico etnico, si è venuto realizzando come
fenomeno di massa soltanto a partire dal 1867, quando venne approvato il British
North American Act
il quale diede vita al Dominion del Canada. Si realizzò così
l’unione federale delle prime quattro province canadesi – New Brunswick, Nova
Scotia, Quebec ed Ontario – rimanendo così esclusa una larga fetta di territori
britannici in Nord America; venne, infine, stabilito il principio di un regime
parlamentare affine a quello inglese. I politici canadesi avrebbero voluto che si
parlasse di Viceregno del Canada, allo scopo di marcare la propria fedeltà alla Gran
Bretagna e al contempo la distanza dagli Stati Uniti.
La storia dell’immigrazione verso il Canada è stata fortemente condizionata dalla
sua posizione geografica a nord degli Stati Uniti, nonché dalla sua politica
sull’immigrazione. Ritengo quindi opportuna una sintesi retrospettiva delle tendenze
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storiche che hanno caratterizzato tale evoluzione, in quanto una comprensione
dell’attuale composizione etnica e la sua relativa tutela a livello costituzionale,
presuppone una certa familiarità con le diverse fasi della storia dell’immigrazione.
L’elemento centrale nella storia del Canada è stata quindi la compresenza di due
culture, la britannica e la francese; agli inizi del XVII sec. esso fu colonizzato,
inizialmente da questi ultimi, che vi fondarono la Nuvelle France,
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ma durante i 150
anni di dominio, l’immigrazione fu molto scarsa. Tassi impressionanti di incremento
naturale fecero sì che la popolazione aumentasse enormemente: nel 1668 essa
ammontava a 6.282 abitanti ed il tasso di natalità era particolarmente elevato. Tale
tendenza sarà destinata a perdurare, infatti, durante il secolo che precede
l’assunzione del controllo politico britannico nel 1763, la popolazione della Nuova
Francia aumenterà di ben venti volte.
Il flusso di coloni non fu mai così consistente; la crescita demografica della colonia
dipendeva in gran parte dall’incremento naturale. Benché la politica ufficiale volesse
limitare l’immigrazione ai soli francesi di regione cattolica, molti, sia residenti
temporanei che coloni, provenivano da molti Paesi: Austria, Belgio, Italia, Germania
ecc.
Nel XVIII secolo vennero create le colonie inglesi sulle coste dell’Atlantico e in breve
tempo la popolazione della Nuova Inghilterra superò di molto quella della Nuova
Francia.
Le ostilità tra le due potenze trovarono eco nel nuovo mondo: sulla costa atlantica il
governo britannico promosse lo sviluppo della Nova Scotia, ottenuta dalla Francia
nel 1713, e la stessa popolazione subì una vera e propria metamorfosi.
La crescente pressione demografica degli abitanti delle colonie atlantiche
2
la Nuova Francia
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britanniche sui territori coloniali francesi scarsamente popolati ma ben protetti,
sfociarono in veri e propri conflitti tra cui la Guerra dei Sette anni (1756- 1763). Con
la battaglia delle pianure di Abraham e la conquista della città di Quebec (1759) e la
capitolazione di Montreal (1760), il Canada passò sotto il governo militare britannico.
Con la Pace di Parigi (1763), il possedimento della Nuova Francia divenne
definitivamente colonia britannica.
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1.2 La dominazione britannica
The “conquest”, come viene chiamata comunemente la vittoria britannica sui
francesi, permise agli inglesi di divenire gli amministratori ed i principali imprenditori
della nuova colonia, ma non ne derivò un predominio assoluto dei coloni di Sua
Maestà britannica nella regione. Le due realtà socioculturali rimasero ben distinte
all’interno del territorio nordamericano e rappresentarono da subito la vera
peculiarità della storia canadese. Secondo Bothwell, occorre evidenziare “…in ogni
esame dei due maggiori gruppi linguistici del Canada, due aspetti della loro storia,
ed, in un certo senso, due storie” The conquest provocò la partenza da parte della
popolazione francese e la fine dell’immigrazione dalla Francia, come pure l’inizio del
movimento migratorio dalla Gran Bretagna e da altri Paesi europei, nonché dalle
colonie atlantiche che andavano a costituire, nel 1776, gli Stati Uniti.
E’ stato sostenuto che la rivoluzione americana contribuì a garantire la
sopravvivenza della società francese in Nord America costringendo il governo
britannico a dare pieno riconoscimento alle istituzioni francesi esistenti col Quebec
Act, (1774) assicurando così la lealtà dei francesi alla Gran Bretagna in un momento
in cui le altre colonie del Nord America stavano per ribellarsi. Nel 1776 la Guerra di
Indipendenza Americana modifica profondamente la carta geopolitica del
continente; con la nascita degli Stati Uniti d’America la Gran Bretagna perde il
controllo del suo impero atlantico, conservando solo ciò che era di pertinenza della
Francia, ossia la provincia del Quebec, che comprendeva un territorio che si
estendeva dal Labrador ai Grandi Laghi. Tali circostanze storiche ebbero un effetto
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immediato sulla composizione della popolazione della colonia britannica ed in
seguito sulla suddivisione amministrativa del suo territorio. E’ infatti in Canada che
emigrarono dagli Stati Uniti i Lealisti dell’impero britannico, angloamericani che
rimasero fedeli alla Corona. Tale esodo comportò una netta superiorità della
componente anglofona su quella francofona nonché ulteriori problemi di convivenza
a causa della troppa diversità. Tutto ciò condusse ad una riorganizzazione della
Provincia. Nel 1791 il parlamento britannico promulgò il Constitutional Act col quale
la provincia del Quebec venne suddivisa in due parti: una sezione orientale definita
Lower Canada a est del fiume Ottawa, a carattere prevalentemente francese, ed
una sezione occidentale chiamata Upper Canada, formatasi con l’arrivo di Lealisti e
in misura minore di immigrati inglesi in un’area in precedenza quasi disabitata dagli
europei. Il primo mantenne le istituzioni francesi già concesse nel Quebec Act del
1774
3
; mentre l’Upper Canada
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ricevette istituzioni, leggi britanniche
5
.
Dopo il 1820, il flusso dell’immigrazione britannica crebbe repentinamente; gli
irlandesi inoltre, furono i più numerosi, seguiti da inglesi, scozzesi e gallesi. Ma
l’immigrazione si riversò soprattutto nell’alto Canada, regione in pieno sviluppo che
nel 1851 contava 952 000 abitanti e aveva superato il Basso Canada con 890 000.
Le ribellioni del 1837-38 evidenziano, ancora di più, la difficile convivenza tra gli
anglofoni e i francofoni; Si trattò in quel caso, per Codignola, di “manifestazioni
dichiaratamente insurrezionali”
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Esse si espressero contro lo status quo e, pur
essendo assimilabili ad altri eventi degli anni ’30 nel resto del mondo occidentale,
misero in evidenza il netto contrasto fra i Patriotes del Basso Canada ed i Reformers
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Tra cui la Chiesa cattolica e il sistema giuridico francese.
4
o Alto Canada
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L’intera riorganizzazione amministrativa dei possedimenti britannici come conseguenza della rivoluzione
americana ebbe come risultato la presenza di quattro colonie: Upper e Lower Canada, Nova Scotia e New
Brunwick.
6
Cfr. Codignola Luca, Storia del Canada: Dalle origini ai giorni nostri, Milano,1999