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svolta, soprattutto all’inizio della sua carriera, in un ambiente smaccatamente mondano e
facile al pettegolezzo, non per questo la sua opera, filmica e non, è da catalogare in quel
genere di letteratura quasi d’intrattenimento che l’alta società parigina di quegli anni poteva
facilmente produrre.
Specialmente per quanto concerne la produzione cinematografica, l’opera di Jean
Cocteau è stata troppo spesso sottovalutata. Questo lavoro intende mostrare come il nostro
autore si ponga a pieno titolo fra i registi il cui nome è degno di essere menzionato, non solo
per la sua opera in se stessa, ma in special modo per il suo ruolo di trait d’union fra le due
grandi avanguardie francesi del Novecento, quella degli anni Venti e quella degli anni
Sessanta: se possiamo considerare Cocteau come un erede, e forse uno dei più fedeli, della
scuola impressionista, è anche vero che egli fu, allo stesso titolo di un Bazin o di un Welles,
uno dei padrini della Nouvelle Vague. Intendiamo mostrare altresì come la “poésie de
cinéma” non sia che uno dei tanti mezzi che l’artista ha scelto per esprimere la sua
personalità; vedremo che i film di Cocteau non sono affatto privi di legami, spesso
profondissimi, con il resto della sua opera, soprattutto con la poesia.
Dopo avere fornito alcuni dati sulla sua biografia, andremo a vedere quali sono stati i
suoi rapporti con il cinema e quali idee ha sviluppato riguardo a questo veicolo di poesia.
Verificheremo quali sono gli elementi che compongono lo statuto del poeta orfico secondo
Cocteau, e come questi elementi si ripresentano sotto varie forme nelle sue opere. Vedremo
infine come si è sviluppato il suo interesse per il mito, e per quello di Orfeo in particolare, e in
che modo esso è stato rivisitato. Al fine di agevolare la comprensione delle analisi, forniamo
in appendice le sinossi dei tre film di cui ci occuperemo (Le Sang d’un poète, Orphée e Le
Testament d’Orphée) ed un repertorio iconografico minimo.
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CAPITOLO PRIMO
Cenni biografici
Conoscere la biografia di un artista è sempre importante per inquadrare la sua opera in
un contesto il più possibile circostanziato. Nell’approccio all’opera di Cocteau l’importanza
dei dati biografici è probabilmente maggiore che per qualsiasi altro artista: in pochi altri casi
la produzione artistica di un autore è così pesantemente determinata dal bagaglio di esperienze
vissute come nel suo. Per questo è necessario fissare in maniera dettagliata le date
fondamentali della sua vita e nominare molti personaggi, più o meno noti al grande pubblico,
che hanno svolto un ruolo rilevante nella formazione umana ed artistica del nostro autore.
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Jean Cocteau, terzo figlio di una famiglia alto-borghese, nasce il 5 luglio 1889 a
Maisons-Laffitte, zona residenziale alle porte di Parigi.
Maisons-Laffitte est une manière de parc d’entraîneurs semé de villas, de jardins, d’avenues de
tilleuls, de pelouses, de plates-bandes, de jets d’eau sur des places. Le cheval de course et la bicyclette y
régnaient en maîtres. On y jouait au tennis les uns chez les autres, dans un monde bourgeois que
l’affaire Dreyfus divisait.
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Per la stesura di questa biografia ci siamo basati essenzialmente sui seguenti testi: André Fraigneau, Cocteau,
Paris, Seuil 1957; Henry Gidel, Cocteau, Paris, Flammarion 1997; Jean-Jacques Kihm, Cocteau, Paris,
Gallimard 1960; Francis Steegmuller, Cocteau, Paris, Buchet/Chastel 1973; Jean Touzot, Jean Cocteau. Le poète
et ses doubles, Paris, Bartillat 2000.
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La Difficulté d’être, in Romans, poésies, œuvres diverses, Présentation et notes de Bernard Benech, Paris,
Librairie Générale Française 1995, p. 863.
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La sua famiglia passa le estati nel borgo natale, fra corse di cavalli e partite di tennis, e il resto
dell’anno nella casa del nonno a Parigi, rue La Bruyère. La sua infanzia scorre tranquilla:
coccolato dalla madre e dai nonni materni, è accudito da una governante di origine alsaziana
che gli insegna il tedesco. E’ a Parigi che Cocteau assiste alle prime proiezioni dei Lumière, al
Salon Indien di Boulevard des Capucines, e agli spettacoli circensi dai quali resta affascinato.
Il padre, disegnatore, lo inizia precocemente alle arti grafiche, per le quali il bambino
dimostra una stupefacente attitudine. Sempre nella prima infanzia si sviluppa una forte
attrazione per il teatro: il bambino soffriva di non potere accompagnare i genitori, quando
dopo lunghissimi preparativi li vedeva uscire per assistere a spettacoli di prosa o di musica.
Questa attrazione è talmente forte che il suo passatempo preferito, nei giorni in cui restava a
casa a causa della sua salute cagionevole, consisteva nella costruzione di teatrini e
palcoscenici nel cortile di casa con materiali di fortuna.
Questa infanzia molle e oziosa viene turbata nel 1898 da una tragedia: Georges
Cocteau, padre di Jean, viene trovato morto nel suo studio con una pistola in mano in un lago
di sangue. Il motivo del suicidio rimane ignoto; Cocteau sospetta suo padre di una
omosessualità repressa, alcuni biografi parlano di preoccupazioni finanziarie. La famiglia si
trasferisce definitivamente in città nel palazzo del nonno, musicista dilettante, che organizza
regolarmente dei concerti in casa, ai quali Cocteau ama assistere.
Il 1900 è l’anno dell’Esposizione Universale, dove il bambino subisce il fascino degli
spettacoli di Loïe Fuller. Ma è anche l’anno dell’ingresso a scuola, al Petit Condorcet;
comincia un periodo piuttosto infelice, reso difficile da un rapporto turbolento con
l’istituzione scolastica e dalla morte tragica di un compagno di scuola. Ecco come Cocteau
ricorda quel periodo:
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Réveils de guillotine, larmes, cahiers sales, livres entrouverts en hâte, taches d’encre, coups de règle sur
les doigts, craie qui grince, retenues du dimanche, classes vides qui empestent le gaz, petites tables de
bagne sur lesquelles je copiais mille fois : « huit et huit ne font pas quatorze », […] dortoirs d’aube,
angoisses mortelles d’être interrogé, tentatives de copier sur le voisin qui se protège avec des murailles
de dictionnaires, déluge de menaces, découverte de caricatures inconvenantes, sueurs froides jusqu’à la
délivrance du tambour qui provoquait un joyeux tumulte et me dénouait le cœur.
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E’ in questo periodo che nasce uno dei futuri capisaldi della mitologia personale di Cocteau:
il compagno Dargelos, incarnazione della bellezza pericolosa, protagonista assoluto delle
battaglie a colpi di palle di neve nella Cité Monthiers durante l’intervallo delle lezioni;
personaggio e situazioni che ricorrono nelle poesie, nel Livre blanc, in Opium e Les Enfants
terribles, nel Sang d’un poète. La descrizione di Dargelos merita di essere riportata:
Il était beau, de cette beauté d’animal, d’arbre ou de fleuve, de cette beauté insolente que la saleté
accuse, qui semble s’ignorer, tire parti de ses moindres ressources et n’a besoin que d’apparaître pour
convaincre. […] Imaginez quels désordres pouvait provoquer un Dargelos, chef de bande, coq du
collège, cancre impuni, Dargelos à la mèche nocturne, aux yeux bridés, aux genoux blessés et superbes,
sur des larves avides d’amour, ignorant l’énigme des sens et le moins protégées du monde contre les
atteintes terribles que porte à toute âme délicate le sexe surnaturel de la beauté.
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Non è chiaro il motivo per cui, nella Pasqua del 1904, Cocteau viene espulso dal
Condorcet. Comincia a seguire i corsi privati di M. Dietz (che diventerà il M. Berlin del
Grand écart), frequenta poi con scarso successo il liceo Fénelon per tornare ai corsi privati. In
questo periodo forma con alcuni compagni un gruppo di habitués dell’Eldorado, dove assiste
con passione agli spettacoli di Mistinguett. Comincia anche a scrivere delle poesie. Dopo
avere fallito varie volte l’esame di maturità, organizza nel 1906 una misteriosa fuga a
Marsiglia, su cui non ci è dato di sapere molto. L’anno seguente abbandona definitivamente
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Portraits-souvenir, in Romans, poésies…, cit., p. 781.
5
Ibid., p. 784.
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gli studi senza diplomarsi, fiducioso sin da allora nel suo avvenire di poeta. Libero dagli
impegni scolastici, Cocteau si getta nella mischia mondana e artistica della capitale, guidato
dall’amico attore Edouard de Max: questa amicizia e le sue conseguenze daranno non pochi
motivi di preoccupazione a Mme Eugénie, madre del poeta. A questo periodo risalgono la
relazione con Christiane Mancini, un’allieva del Conservatorio, e le prime esperienze con gli
stupefacenti.
E’ proprio Edouard de Max ad organizzare, il 4 aprile del 1908, una matinée al teatro
Fémina, in cui vari attori recitano le poesie del giovane poeta. Lo spettacolo è preceduto da
una conferenza di Laurent Tailhade. A partire da questo momento Cocteau è introdotto a
pieno titolo nell’ambiente culturale e mondano dell’epoca: frequenta Proust, Catulle Mendès,
Lucien Daudet, Jules Lemaitre, Reynaldo Hahn, Maurice Rostand, e comincia il suo rapporto
altalenante con Anna de Noailles. Lo stesso anno, durante un viaggio a Venezia con la madre,
Cocteau è sconvolto dall’improvviso suicidio di un amico, che si spara un colpo di pistola alla
tempia sulle scalinate della chiesa della Salute.
Fra il 1909 e il 1912 vengono date alle stampe tre sillogi poetiche, che l’autore
rinnegherà in seguito: La Lampe d’Aladin, Le Prince frivole, La Danse de Sophocle. Dirige
insieme a Rostand una rivista di lusso, Schéhérazade. Conosce François Mauriac, il pittore
Jacques-Emile Blanche, Sacha Guitry. Misia Sert gli presenta Sergej Diaghilev, impresario
dei Balletti Russi, che lo presenta a Nijinskij e Stravinskij. Con questo gruppo incomincia una
collaborazione artistica che si rivelerà feconda, e il cui primo frutto è Le Dieu bleu, realizzato
nel 1912, balletto per il quale Diaghilev aveva affidato l’anno prima a Cocteau la stesura del
soggetto. Sempre nel 1912 appare un articolo di Henri Ghéon sulla Nouvelle Revue Française
che critica aspramente La Danse de Sophocle.
Il 1913 è l’anno della rivelazione: Cocteau rimane sconvolto dal balletto di Stravinskij,
Le Sacre du printemps, e dallo scandalo che ne consegue. Lo spettacolo dei Balletti Russi,
andato in scena il 29 maggio, gli appare come l’incarnazione del nuovo spirito artistico, e in
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quell’occasione comprende l’importanza del ruolo del pubblico nell’evoluzione dell’artista.
All’uscita dal teatro, con Diaghilev e Stravinskij nasce l’idea di un nuovo spettacolo, David,
che diventerà in seguito Parade. In seguito ai nuovi stimoli offerti dalla frequentazione di
Stravinskij, Cocteau fa subire una svolta alla sua produzione: col romanzo Le Potomak, del
1914, comincia una nuova fase poetica originale, assai lontana dai toni delle prime raccolte.
Lo scoppio della guerra vede Cocteau a Reims impegnato a guidare le ambulanze per
il trasporto dei feriti. L’anno seguente sarà a Nieuport con i fucilieri di marina: di entrambe le
esperienze si troverà una fedele trasposizione nel romanzo Thomas l’imposteur. Nel 1914
fonda con Paul Iribe la rivista Le Mot. Conosce Valentine Gross, che gli presenterà Braque,
Derain e Satie. Durante la guerra stringe amicizia con Roland Garros, che lo inizia
all’aviazione: il battesimo dell’aria sarà alla base della prima opera poetica di una certa
importanza: Le Cap de Bonne-Espérance, di cui organizzerà varie letture pubbliche che gli
procurano un dicsreto successo.
Nel 1916 viene trasferito a Parigi, al Servizio Propaganda del Ministero degli Esteri.
Comincia a frequentare l’ambiente di Montparnasse: conosce Apollinaire, Modigliani, Max
Jacob, Pierre Reverdy, André Salmon, Blaise Cendrars (con cui fonderà una casa editrice), ma
soprattutto Pablo Picasso. Con quest’ultimo nascerà un legame molto forte e duraturo, fatto di
una estrema devozione e volontà di imitazione nei confronti del pittore, che sarà coinvolto
nell’avventura di Parade. Dopo un viaggio a Roma, in cui Cocteau raggiunge Diaghilev e
Picasso per mettere a punto lo spettacolo, Parade va in scena allo Châtelet il 18 maggio 1917:
musica di Erik Satie, scene e costumi di Picasso, coreografie di Léonide Massine dei Balletti
Russi. Lo scandalo si scatena già dalla prima rappresentazione: il pubblico si divide fra
accaniti sostenitori e detrattori impietosi, che non hanno saputo cogliere l’importanza di
quella manifestazione dell’esprit nouveau, per la quale Apollinaire conierà il termine
“surréalisme”. Cocteau rimarrà però deluso in parte da questa esperienza, dato che non gli
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verrà riconosciuto il ruolo di ideatore e coordinatore che in effetti aveva svolto
nell’elaborazione quadriennale dello spettacolo.
Nel 1918 pubblica Le Coq et l’Arlequin, saggio critico in cui viene intessuto l’elogio
di Picasso e di Satie: questo testo sarà assunto come manifesto dal Gruppo dei Sei, che troverà
in Cocteau un ardente ammiratore e un critico sagace. In questi anni si lega col giovane poeta
Jean Le Roy, che morirà al fronte dopo pochi mesi. Ma il legame più importante è quello con
l’allora quindicenne Raymond Radiguet, presentatogli nel 1919 da Max Jacob. Fra Cocteau e
Radiguet nasce da subito una profonda amicizia, che sarà fondamentale per lo sviluppo,
umano e artistico, di Cocteau. Nonostante la differenza di età e di notorietà, Radiguet sarà in
questi anni il maestro di Cocteau: gli insegnerà a seguire un ideale di classicismo quanto
possibile lontano dai fermenti sperimentali delle avanguardie di quegli anni, e che sarà
caratteristico dell’opera di Cocteau a venire.
Il 1919 è anche l’anno della collaborazione all’Anthologie Dada, collaborazione
effimera a causa delle incomprensioni con l’ambiente surrealista, e con Breton in particolare.
Fra giugno e settembre riceve due attacchi da André Gide e Jacques Marnold, sulle pagine
rispettivamente della Nouvelle Revue Française e del Mercure de France, che criticano
duramente Le Coq et l’Arlequin accusandone l’autore di incompetenza e di plagio. Cocteau
risponde alle accuse in maniera altrettanto virulenta. Contemporaneamente gli viene affidata
una rubrica per il giornale Paris-Midi.
Gli anni seguenti sono piuttosto tranquilli e assai produttivi. Fra il 1920 e il 1921
vengono messi in scena due balletti di Cocteau musicati dai membri del Gruppo dei Sei: Le
Bœuf sur le toit e Les Mariés de la Tour Eiffel, entrambi con un certo successo. Durante le
vacanze sulla costa meridionale, in compagnia di Radiguet alle prese con la stesura del Diable
au corps, Cocteau scrive moltissimo: le poesie che confluiranno in Vocabulaire e Plain-
Chant, raccolte in cui si riconosce chiaramente l’influenza classicista di Radiguet, Antigone e
Œdipe-Roi per il teatro, i romanzi Thomas l’imposteur e Le grand écart, e il saggio Le Secret
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professionnel. Ma questa fase sarà bruscamente interrotta nel 1923 dalla morte improvvisa di
Radiguet, vittima di un tifo curato troppo tardi. La perdita dell’amico lascerà Cocteau in uno
stato penoso, che lo spingerà ad accettare il consiglio di un amico, Louis Laloy, di cercare
consolazione nell’oppio.
Georges Auric gli presenta Jacques Maritain, che convincerà Cocteau ad avvicinarsi
alla religione. Ha inizio un periodo che non esitiamo a chiamare mistico, fatto di
conversazioni con i coniugi Maritain e con i religiosi invitati alle loro cene; conseguenze di
queste conversazioni saranno una prima cura di disintossicazione dall’oppio e un effimero
avvicinamento ai sacramenti cristiani. Nel 1925 Cocteau ha la rivelazione dell’angelo
Heurtebise, personaggio-chiave della sua opera, e scrive il poema che porta il suo nome.
Durante la convalescenza dalla disintossicazione, a Villefranche in compagnia del pittore
Christian Bérard, scrive Orphée, che sarà montato dai Pitoëff l’anno seguente.
L’anno seguente rompe bruscamente con Maritain, preferendo l’oppio alla religione.
Scrive il testo di Œdipus Rex, oratorio musicato da Stravinskij. Si acuiscono gli scontri con i
Surrealisti: Philippe Soupault arriverà ad organizzare delle serate di pubblica denigrazione nei
confronti di Cocteau, o addirittura a telefonare nottetempo alla madre del poeta annunciandole
la morte di suo figlio. Il giorno di Natale conosce Jean Desbordes, un giovane scrittore con
cui tenterà di ricostruire il rapporto che aveva instaurato con Radiguet. Nel 1928 appare infatti
J’adore, un romanzo di Desbordes con una prefazione di Cocteau. La pubblicazione di
J’adore gli varrà una valanga di recriminazioni da parte dell’ambiente cattolico.
La fine degli anni Venti è una nuova fase iperproduttiva, non turbata dai frequenti
ricoveri di disintossicazione: le poesie di Opéra, i romanzi Le Livre blanc e Les Enfants
terribles, il monologo La Voix humaine (la cui rappresentazione sarà pesantemente disturbata
da Paul Eluard), Opium e il primo film, Le Sang d’un poète. Al 1932 risale la relazione con la
principessa Nathalie Paley, nipote dello zar Alessandro III; la principessa avrebbe addirittura
posto fine ad una gravidanza causatale da Coc-teau. Per il resto, la prima metà degli anni
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Trenta vede Cocteau impegnato a scrivere per il teatro (Le Fantôme de Marseille, La machine
infernale, L’Ecole des veuves) e a seguire le realizzazioni dei suoi spettacoli.
Nella primavera del 1936 parte con Marcel Khill, il suo nuovo compagno, per
effettuare un giro del mondo in ottanta giorni. Durante il percorso incontra su una nave
Charlie Chaplin e Paulette Goddard: col regista nascerà una sincera amicizia. Il diario di
questo viaggio verrà pubblicato col titolo Mon premier voyage. L’anno seguente, durante i
provini per la distribuzione dei ruoli nell’Œdipe-Roi che sarebbe stato montato al Théâtre
Antoine, Cocteau resta folgorato da un giovane attore: Jean Marais. Come è noto, fra i due
nascerà una relazione profonda che durerà fino alla morte del poeta. Marais interpreterà il
ruolo del Coro nell’Œdipe-Roi e subito dopo quello di Galaad negli Chevaliers de la Table
ronde. Da questo momento Jean Marais è definitivamente assunto da parte di Cocteau come
fonte di ispirazione per molte delle opere a venire. Per esempio, è per Marais e Yvonne de
Bray che scrive nel 1938 Les Parents terribles, ispirandosi per il personaggio di Yvonne alla
madre di Jean Marais. La pièce è montata nel novembre dello stesso anno; quasi subito vietata
dal Consiglio Comunale, viene poi ripresa, nel gennaio successivo, con uno straordinario
successo.
L’occupazione nazista pone non pochi problemi all’attività di Cocteau: La Machine à
écrire, creata nel 1941 al Théâtre des Arts, provoca la reazione immediata della critica
collaborazionista. Lo stesso anno, la ripresa dei Parents terribles è vietata dalla censura
tedesca. Durante l’occupazione Cocteau fu aggredito da alcuni dimostranti perché
sbadatamente non si era tolto il cappello davanti alla bandiera nazista. L’aneddoto di Jean
Marais che prende a schiaffi il giornalista di Je suis partout Alain Laubreaux, autore di un
articolo denigratorio nei confronti di Cocteau, è stato ripreso da Truffaut nel Dernier métro.
Nel 1942, tuttavia, viene eletto alla giuria del Conservatorio per le arti drammatiche. In
occasione di un’esposizione di Arno Breker, scultore ufficiale del Reich, scrive un articolo per