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amministrative locali attraverso un’organizzazione a scopo non lucrativo, con un’influenza
decisionale limitata sulle diverse unità commerciali indipendenti e specializzate: la società che
gestisce gli impianti di risalita e le piste da scii, l’albergo, il negozio di articoli sportivi, la scuola di
scii, la società che gestisce la pista di pattinaggio, ecc.. Ognuna di queste unità commerciali
funziona in maniera decentralizzata e nessuna di loro ha un potere amministrativo dominante o una
quota dominante di proprietà in seno alla stazione. Verso di esse è orientata la direzione strategica,
che si preoccupa di questioni di salvaguardia dell’ambiente, di pianificazione della stazione, di
sviluppo dei prodotti, di marketing del centro, di progetti di cooperazione particolare, ecc.. In
questo caso si cerca di favorire la cooperazione di tutti gli operatori locali, per ottenere un unico
beneficio, dato dall’insieme di tutti gli obiettivi realizzati, si parla perciò di DMO – Destination
Management Organization, cioè gestione organizzativa locale.
IL “CORPORATE MODEL”
Il “Corporate Model” è caratteristico delle stazioni invernali del Nord America, dove la
gestione della destinazione è rappresentata o dominata da una grande impresa, la quale gestisce, a
fini di lucro, la selezione strategica dei suoi partners. In particolare il core business è incentrato sul
prodotto sciistico e tutte le attività annesse: manutenzione delle piste, trasporto, scuole di sci,
noleggio dell’attrezzatura, approvvigionamento di cibo e bevande sulla montagna, concessioni per
la vendita al dettaglio etc. . In questo caso l’impresa ha un’influenza dominante su come la
destinazione deve essere gestita e anche un potere politico relativamente forte nello sviluppo della
destinazione legato alla comunità.
Anche in Europa esistono esempi di “Corporate Models” :Les Arcs ed altri sulle Alpi
Francesi, Flims/Laacs in Svizzera ed alcune destinazioni nella SkiStar Corporation in Scandinavia.
Secondo il professore in Europa vi è un’evoluzione consistente dal modello “Community”
ad uno più orientato al sistema “Corporate”. Quest’ultimo modello tende a focalizzare la stazione
in base alle esigenze del cliente, non più al beneficio del settore, quindi su catene del servizio
orientate ai processi. “Questo vuol dire che c’è la necessità di avviare un progetto di riforma della
gestione della destinazione, che contenga una ridefinizione dei compiti della stessa ed una
“reingegnerizzazione” dei processi e delle attività (business reengineering), che convogli le singole
unità verso un processo di assorbimento in una chiara unità di business centrale con potere di
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leadership; il Corporate Model, per l’appunto” [cfr. Flagestad 2003, p. 185 “Réussite stratégique et
structure organisationnelle des destinations de sports d’hiver”, tradotto].
Il dottor Arvid Flagstand, mettendo ha confronto i due modelli, ha cercato di capire quale tra
il “Community” e il “Corporate” avrebbe raggiunto un miglior successo strategico.
La sua analisi evidenziò come l’elemento esenziale del successo nel mondo degli affari: la
“creazione di vantaggio competitivo”, non fosse adeguato per la stazione turistica. Per quest’ultima,
l’elemento essenziale per il successo è la “creazione di valore sostenibile”, ottenuto dalla sinergia
fra la dimensione sociale, ambientale ed economica.
Secondo lo studioso, il successo strategico nella stazione turistica si misura in base alla
prosperità economica e al benessere dei residenti. In particolare analizzò i quattro elementi
fondamentali della creazione di valore sostenibile:
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il benessere degli abitanti,
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la soddisfazione ottimale dei turisti,
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la salvaguardia della natura,
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la cultura salutare;
rappresentati nella piramide sottostante.
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(mia elaborazione della figura di Műller, 1994)
Il dottor Flagstand, dopo aver analizzato sette stazioni di sport invernali sulle Alpi europee,
in Scandinavia e nel Nord America, giunse alle conclusioni riportate nella tabella sottostante:
COMMUNITY MODEL CORPORATE MODEL
BENESSERE DEGLI ABITANTI leggermente migliore
SODDISFAZIONE OTTIMALE DE TURISTI decisamente migliore
SALVAGUARDIA DELLA NATURA leggermente migliore
CULTURA SALUTARE leggermente migliore
PROSPERITÀ ECONOMICA
leggermente migliore
La tabella evidenzia la superiorità dell’efficienza del “Corporate Model”. Quest’ultima è
data dall’elevata soddisfazione del cliente, che comporta una maggiore competitività della stazione,
quindi una superiore possibilità di offerta e conseguentemente maggiori possibilità di performances
economiche positive.
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Al contrario il “Community Model” prevale per la protezione dell’ambiente naturale,
l’offerta di un turismo culturale e salutare, in un’atmosfera positiva, favorita dalla situazione di
benessere dei residenti.
Tra le stazioni considerate, il professore si è imbattuto in casi di transizione dal modello
Community al Corporate. Egli ha ipotizzato il fatto che durante tale passaggio l’ente locale, svolge
il ruolo di catalizzatore assumendo temporaneamente la proprietà delle imprese, per poi rivenderla
ad un operatore appropriato.
L’analisi dei due modelli è stata effettuata su stazioni sciistiche di una certa dimensione; per
cui l’evolversi dell’organizzazione turistica dell’Altopiano della Predaia, centro sciistico molto
ridotto, assume aspetti particolari e prospettive, in parte diverse, rispetto ai modelli esposti.
La tesi tratta la storia della Predaia S.p.A. , una società costituita nel 1995 con
denominazione Società Operatori Predaia S.r.l. .
Considerando le definizioni date precedentemente dei due modelli, si può affermare, come
verrà poi esplicitato nelle pagine seguenti, come la Società inizialmente facesse parte del
“Community Model”, come unità commerciale. La Società era formata da privati ed esercenti
dell’Altopiano, il cui obiettivo primario era quello di gestire l’impianto di risalita, cooperando con
tutte le altre attività operanti nel settore turistico
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. La mission della azienda consisteva nel
modificare le strutture presenti sull’Altopiano, modernizzarle e costruire un punto di ristoro utile
per gli sciatori. Il principale interesse dei soci era soprattutto quello di formare una stazione utile a
fini sociali, di modeste dimensioni e cercando di salvaguardare le bellezze ambientali circostanti,
punto di forza specifico della zona. In questo periodo, l’azienda turistica locale, aveva scarso potere
decisionale sulle singole unità commerciali, ma operava per coordinare le attività.
Nel 2001 la Società divenne Predaia S.p.A. e parte delle azioni vennero acquistate dai
Comuni di apparenza dell’Altopiano: Sfruz, Smarano, Taio, Tres, Ton e Vervò e in seguito Coredo.
Lo statuto si modificò anche in base alle esigenze e gli obiettivi delle stesse Amministrazioni.
Infatti, non solamente aveva come obiettivo la gestione degli impianti e tutte le attività connesse,
ma anche lo sviluppo turistico della zona. Quest’ultimo si rafforzò con la stipula di un patto
territoriale tra i Comuni interessati. A mio parere tale cambiamento favorisce l’avvicinamento della
struttura organizzativa al “Corporate Model”, perché un’unica società, la Predaia S.p.A. , si sta
prendendo carico di tutta l’organizzazione turistica della zona. Però, la composizione della Società,
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L’obbeittivo primario emerge analizzando i documenti della Società Opratori Predaia S.r.l. .
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enti locali e privati, la avvicina al “Community Model”, con finalità di salvaguardia dell’ambiente e
del benessere del residente. In particolare, il “Corporate Model” finalizza la sua attività in base alle
esigenze del cliente e, visto che la Predaia è una stazione sciistica di modeste dimensioni, l’offerta
proposta dovrà essere ampliata in tutti gli aspetti turistici, non solo quelli invernali.
L’obiettivo del mio studio è quello di analizzare l’incidenza effettiva del modello
“Community e Corporate” nella realtà dell’Altopiano. Definendo la dislocazione geografica della
Predaia, si parlerà poi della Società e delle proposte che potrebbero favorire il successo strategico
della zona.
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CAPITOLO 1
L’ALTOPIANO DELLA
PREDAIA
IN VAL DI NON
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1.1. LA VALLE DI NON
L’Altopiano della Predaia è una località della Valle di Non.
Partendo da una descrizione generale del Comprensorio, presenterò le vie d’accesso e le
caratteristiche della zona in oggetto.
Cartina della Valle di Non, vista da nord-ovest
La Valle di Non è la più ampia valle del Trentino, caratterizzata da un susseguirsi di
anfiteatri, quasi a cerchi concentrici, che passano dalle quote più basse, dove il paesaggio è ricco di
frutteti, alle quote più alte, dove la vegetazione è soprattutto alpina: boschi, prati e rocce, quindi può
essere definita più come un altopiano che una valle.
È racchiusa da una corona di montagne: a nord vi è il gruppo montuoso delle Maddalene, a
sud-ovest vi è quello delle Dolomiti – Brenta, a est il sottogruppo orientale dei monti Anauni
mentre a sud il massiccio della Paganella e la sella di Andalo. Queste catene avvolgono il territorio,
lo proteggono dalle fredde correnti di settentrione, assicurandone il particolare clima temperato,
ottimo per lo sviluppo di una fervida agricoltura, tale situazione metrologica è inoltre favorita dal
fatto che a sud l’altopiano è aperto, quindi molto soleggiato e luminoso.
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La valle è ricca d'acqua: piacevoli laghetti alpini, il grande bacino artificiale di Santa
Giustina, il fiume Noce che taglia un angusto canyon, ma soprattutto un'infinità di torrenti e
ruscelli. Particolare rilievo ha il fiume Noce che divide la Valle di Non in due sponde nettamente
distinte, mentre tutti gli affluenti hanno creato delle barriere morfologiche che hanno suddiviso il
territorio in una serie di regioni ben identificabili: Bassa Valle di Non (classificabile ulteriormente
in sponda destra, sinistra), Media Valle di Non, Predaia, Terza Sponda e Alta Valle di Non.
La BASSA VALLE DI NON è la via d’accesso principale per chi giunge dalla Valle dell’Adige.
Dalla Rocchetta, punto strategico e di passaggio, dipartono le strade che risalgono le sponde
opposte del torrente Noce e quelle che conducono alla Valle dello Sporeggio e all’Altopiano di
Andalo. Per giungere nel Comune di Ton si costeggia il torrente Noce sul lato sinistro, lungo la
vecchia S.S. n. 43 e si devia a destra. Verso la fine degli anni Novanta si costruì una nuova strada,
che segue per un tratto il percorso precedente, che permette di raggiungere i Comuni della sponda
destra del Noce: Sporminore, Campodenno,Denno, Cunevo, Flavon e Terres. Proseguendo si
imbocca il lungo ponte che attraversa la Valle e si immette nuovamente sul vecchio tracciato, poco
dopo la località di Sabino, che porta al Comune di Taio.