Riforme Politiche, Gas Naturale e Sicurezza: il Caso del Qatar
Fatta eccezione per il Kuwait, che vantava una tradizione mercantile, gli altri
paesi del Golfo erano molto arretrati e si basavano esclusivamente su
un’economia di sussistenza. In Qatar, ad esempio, la fonte primaria di
sostentamento, se non l’unica, era il commercio delle perle. Il motivo principale
di questo sottosviluppo era dovuto alla politica di isolamento che la Gran
Bretagna aveva attuato per evitare che i paesi del Golfo crescessero
economicamente. Tuttavia, in tutta l’area del Golfo la situazione cominciò a
mutare con le prime scoperte petrolifere, quando grazie alle concessioni i sovrani
videro affluire ingenti quantità di denaro. Grazie al petrolio nell’arco di pochi
decenni i paesi del Golfo entrarono in una fase di transizione da economie povere
ad economie ricche in via di sviluppo. Il vero boom economico arrivò con la crisi
petrolifera del 1973, quando a causa dell’incremento dei prezzi del greggio i paesi
esportatori beneficiarono di ingenti surplus. Grazie all’aumento della rendita
petrolifera, quasi tutti i paesi della regione reinvestirono il surplus in programmi
di modernizzazione e di diversificazione industriale. Sebbene il Qatar si fosse
uniformato a questa tendenza, rimaneva tra i paesi più arretrati del Golfo.
Considerato che le casse del sovrano coincidevano con le casse dello stato e che il
sovrano era il padrone degli affari di stato, solo una parte della rendita petrolifera
veniva devoluta alla spesa pubblica.
La svolta è avvenuta con l’ascesa al potere di Hamad bin Khalifah Al-Thani nel
1995 che grazie alla sua politica riformista e dinamica ha modificato la
concezione del Qatar togliendogli quell’immagine di paese arretrato e
conservatore.
In questo lavoro ci siamo posti l’obiettivo di analizzare le strategie che Hamad Al-
Thani ha adottato per modernizzare il Qatar e come queste siano state attuate
indipendentemente dal contesto regionale. Abbiamo individuato tre aree
d’interesse in cui queste strategie sono state particolarmente sviluppate: la prima
concerne l’aspetto politico-sociale, la seconda l’aspetto economico e la terza la
sicurezza.
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Introduzione
I. Riforme politiche
All’inizio degli anni novanta, nel Golfo Persico si è verificata un’ondata
riformatrice che ha investito paesi come Arabia Saudita, Kuwait, Oman e Bahrain.
Tali riforme, sebbene si fossero concretizzate in gradi e misure diverse a seconda
del paese, non hanno avuto un effettiva valenza politica. Infatti, i sovrani
continuano a mantenere la concentrazione del potere esecutivo e del potere
legislativo nelle loro mani. Ma ciò che interessa in questa sede è il motivo per cui
queste riforme siano state attuate. Secondo la teoria del “contratto sociale”
1
esistono due cause principali legate fra loro: la diminuzione dei prezzi petroliferi e
la crescita demografica. Dopo la Prima Guerra del Golfo i prezzi al barile del
greggio diminuirono drasticamente per effetto della maggiore offerta sul mercato.
I paesi del Golfo membri dell’OPEC sperimentarono una sensibile riduzione della
rendita petrolifera con conseguenti tagli alla spesa pubblica. Non solo, la
distribuzione della ricchezza diminuisce anche per effetto dell’incremento
demografico. I tagli al budget statale si ripercuotono sul benessere della
popolazione, in quanto vengono ridotti i posti di lavoro ben retribuiti, i sussidi
statali ed i servizi pubblici. Il malcontento generale contribuisce alla nascita o al
rafforzamento di movimenti di opposizione che catalizzano l’insoddisfazione per
la condizione economica e convergono l’attenzione su questioni socio- politiche.
Per evitare l’aumento del dissenso, i sovrani promossero riforme (spesso
“simboliche”) con l’unico scopo di deviare l’attenzione della popolazione dalla
crisi economica.
Hamad invece anticipa ogni forma di opposizione attraverso un programma di
riforme per democratizzare il Qatar. Sebbene le riforme lascino immutata la
concentrazione di potere nelle mani dell’emiro, sono il primo caso di innovazione
democratica nel Golfo Persico: tra questi i più importanti sono il suffragio
universale, il diritto delle donne all’elettorato passivo e l’abolizione ufficiale (ma
non ufficiosa) della censura. Per comprendere come la strategia della
democratizzazione fosse uno strumento per anticipare e distogliere la pubblica
attenzione basta leggere la dichiarazione di Moza Al-Malki, candidata alle
1
Rathmell, A / Schulze, K. (2000).
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Riforme Politiche, Gas Naturale e Sicurezza: il Caso del Qatar
elezioni municipali qatarine del 1999, riguardo il processo di apertura: “it was a
dazzling development and it was so sudden. None of us expected it”
2
.
II. Sfruttamento del gas naturale
Nel 1971, la Royal Dutch Shell scoprì a nord del Qatar un vasto giacimento
(ribattezzato North Field o North Dome) di gas naturale non associato ma la
notizia non suscitò particolare interesse sia da parte del governo qatarino sia da
parte della compagnia stessa. Le cause del disinteresse sullo sfruttamento del
giacimento sono diverse, ma principalmente riguardano la scarsa reputazione del
Qatar e il basso rendimento economico del gas naturale. Con la decisione di
percorrere la strada della nazionalizzazione del settore petrolifero, il Qatar impedì
l’accesso alle multinazionali petrolifere, dando origine ad un ambiente economico
sfavorevole agli investimenti stranieri. In secondo luogo, la leadership qatarina
non era a conoscenza delle potenzialità del gas naturale né dell’effettiva grandezza
del North Dome. Per tutti gli anni sessanta, settanta e ottanta il gas naturale
estratto insieme al petrolio veniva trattato per lavorazione dei gas pesanti (Natural
Gas Liquids, NGL) come butano e propano, mentre i gas leggeri, come il metano,
venivano bruciati sul posto. Nel Golfo, solo Abu Dhabi, grazie ad un accordo di
lungo termine, riuscì ad avviare nel 1972 un programma di sfruttamento specifico
per il gas naturale liquefatto (GNL), mentre in Qatar bisogna attendere il 1977,
quando nella città industriale di Umm Said (o Mesaieed) fu costruita la prima
centrale per la lavorazione degli NGL.
Fu solo all’inizio degli anni ottanta con la crisi petrolifera del 1986 che il Qatar
cominciò ad interessarsi seriamente al North Field. Il programma di sfruttamento
fu presentato nel Piano Strategico per lo Sfruttamento del Gas Naturale elaborato
nel 1990. Il piano previde la realizzazione di tre fasi, una per il potenziamento
della rete gas nazionale e due per la costruzione di centrali di liquefazione GNL.
Sebbene questi progetti iniziarono sotto Khalifah ebbero maggiore impulso con
Hamad.
2
El-Nawawy, M / Iskandar, A. (2002): 74.
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Introduzione
Dal termine della prima fase nel 1997, il Qatar ha continuato ad investire sul gas
per diventare il maggior esportatore di GNL. Per favorire l’afflusso di
investimenti, Hamad promulgò nel 2000 la legge n.13 sulla privatizzazione,
secondo la quale le compagnie straniere possono godere fino al 49% del capitale
di una società qatarina, con possibilità di estensione al 100%. Grazie alla politica
economica di Hamad, nel periodo 2001-2004 il Qatar ha sperimentato un surplus
nella bilancia dei pagamenti pari ad 11 miliardi di dollari, mentre il tasso di
crescita del PIL si mantiene attualmente sull’8,7%
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annui. Se il Qatar riuscirà a
mantenere questo trend, nell’arco di pochi anni diventerà il maggiore esportatore
mondiale di GNL e il paese più ricco del Golfo Persico.
III. Sicurezza
Per ciò che concerne la sicurezza, mentre nel versante interno il Qatar non ha
sofferto di particolari problemi, sul versante esterno ha dovuto impegnare gran
parte delle energie per assicurarsi protezione da potenziali aggressori, quali
Bahrain ed Arabia Saudita.
Dopo che la Gran Bretagna decise di ritirarsi dal Golfo Persico nel 1968, il Qatar
fu costretto a fronteggiare il problema della sicurezza. Fino a quel momento la
garanzia inglese lo aveva protetto dalle pretese di Bahrain ed Arabia Saudita, ma
venendo a mancare la protezione esterna il Qatar si scoprì vulnerabile. Il primo
tentativo per colmare il vuoto lasciato dai britannici fu il progetto federativo
lanciato da Abu Dhabi e Dubai nel 1968. Dopo due anni di negoziati, il Qatar non
si trovò d’accordo con le parti del progetto e temendo di perdere la propria
sovranità decise nel 1971 di percorrere la strada dell’indipendenza. Ma la
legittimità internazionale non era sufficiente al mantenimento dello status quo, per
questo motivo era necessario “appoggiarsi” ad uno stato più grande e più forte. Fu
proprio in seguito all’indipendenza che il Qatar intensificò i rapporti con i due
pilastri della politica americana, ovvero Arabia Saudita ed Iran. Con l’Iran in
particolare, il Qatar cercava accordi diplomatici in funzione anti-Bahrain. Infatti,
3
CIA Factbook - Qatar: http://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/qa.html#Econ
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Riforme Politiche, Gas Naturale e Sicurezza: il Caso del Qatar
dall’annuncio del ritiro inglese, Teheran avanzò pretese annessioniste sul Bahrain
esercitando pressioni sulla minoranza sciita bahraina. Per chiudere il cerchio
intorno a Manama, l’Iran allacciò i rapporti con il Qatar in base al principio “il
nemico del mio nemico è mio amico”. Ma le relazioni bilaterali iraniano-qatarine
si interruppero con lo scoppiare della rivoluzione sciita, che spinse il Qatar ad
avvicinarsi all’Arabia Saudita. Grazie ad essa, il Qatar riuscì a trovare una
mediazione alle dispute territoriali con il Bahrain evitando nel 1986 un confronto
militare.
All’iniziare degli anni novanta, il rapporto con Ryihad cominciò ad sgretolarsi per
via dell’ingresso americano nelle questioni regionali. Con la Guerra del Golfo,
infatti, gli Stati Uniti dimostrarono tutta la loro potenza militare e come la guerra
convenzionale assumesse una connotazione diversa grazie al potere aereo,
all’ausilio di armi intelligenti e all’utilizzo di tecnologie satellitari. Nel 1992,
Kuwait, Bahrain e Qatar strinsero rapporti bilaterali con gli Stati Uniti ospitando
basi militari americane come deterrente contro potenziali aggressori. I rapporti tra
Washington e Doha si rafforzarono pochi anni dopo che Hamad salì al potere
quando le due parti concordarono sulla costruzione di due basi militari americane
sul suolo qatarino. Oltre a diventare un forte alleato degli Stati Uniti, il Qatar ha
continuato a mantenere ufficialmente una politica estera filoamericana, mentre
parallelamente ha consentito un’azione di disturbo attraverso il canale satellitare
Al-Jazeera. Soprattutto dopo l’11 settembre, Al-Jazeera ha assunto un ruolo
chiave nella diffusione di comunicati e filmati di alcuni gruppi terroristici,
suscitando critiche e condanne da parte dell’amministrazione americana. La
dualità della politica estera qatarina dimostra la volontà di voler agire a
trecentosessanta gradi: da un lato sostenendo l’Occidente con scelte “politically
correct”, dall’altro conquistandosi la simpatia del mondo arabo criticando
l’Occidente stesso.
IV. Struttura del lavoro
Il lavoro si struttura in 3 capitoli divisi in base alle aree di interesse sopra citate.
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Introduzione
Il primo capitolo inizia con una breve introduzione storica del Qatar, illustrando le
dinamiche responsabili dell’ascesa della famiglia Al-Thani fino ai primi anni
dell’era delle concessioni petrolifere. Successivamente, verrà analizzato il
modello di stato tribale caratteristico dei paesi del Golfo, ponendo particolare
attenzione alla forma di regime che si è venuta a formare con la comparsa della
rendita petrolifera. La trattazione prosegue osservando i cambiamenti che hanno
investito il Qatar negli anni di trasformazione sotto il regime di Khalifah Al-
Thani, per poi giungere alla fase di modernizzazione iniziata con il cambio al
vertice nel 1995. Nell’ultima sezione il lavoro si concentra sul programma di
riforme attuato da Hamad Al-Thani contestualizzando il Qatar nell’ambito
regionale.
Il secondo capitolo si apre invece con la descrizione del settore energetico
qatarino degli anni settanta, spiegando per quale motivo la leadership al potere
preferisse sfruttare il petrolio anziché le abbondanti riserve di gas. In seguito,
verranno presentate le caratteristiche del gas naturale, ponendo particolare
attenzione al GNL ed al problema del trasporto. Il capitolo prosegue esaminando
lo sviluppo delle tre fasi del Piano Strategico per lo Sfruttamento del Gas Naturale
introducendo successivamente i fattori che hanno permesso l’evoluzione del
mercato GNL in anni recenti. A conclusione, viene approfondito l’impulso che
l’attuale leadership ha conferito all’industria del gas in Qatar, mostrando i
numerosi progetti GNL e GTL avviati da quando è salito al potere.
Il terzo capitolo si divide in due sezioni: sicurezza interna e sicurezza esterna.
L’obiettivo della prima parte è esaminare la condizione interna del Qatar
dall’indipendenza ad oggi, osservando nello specifico quali differenze
intercorrono tra le politiche di Khalifah ed Hamad e contestualizzando il Qatar
nell’ambito regionale. La seconda sezione, invece, vuole analizzare la politica
estera del Qatar dal ritiro britannico fino ai giorni nostri, mostrando quali siano
state le strategie adottate dai due emiri per salvaguardare la sicurezza del paese.
Considerata la difficoltà di reperire informazioni sull’argomento, avevamo preso
in considerazione la possibilità di effettuare un periodo di ricerca in Qatar.
Abbiamo contattato l’Ambasciata Italiana a Doha, l’Ambasciata Qatarina a Roma,
l’Università del Qatar ma nessuna di queste istituzioni ha risposto positivamente
alla nostra richiesta. Per questo motivo ci siamo rivolti al Gulf Research Center
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Riforme Politiche, Gas Naturale e Sicurezza: il Caso del Qatar
(GRC) di Dubai e lo sceicco Abdulaziz O. Sager ha gentilmente ha accolto le
nostre richieste mettendo a disposizione le proprie strutture.
Durante il periodo di ricerca al GRC ho studiato la realtà politica e sociale del
Golfo Persico attraverso la lettura di quotidiani locali e riviste specializzate; ho
intrattenuto colloqui con il Primo Segretario dell’Ufficio Politico Culturale
dell’Ambasciata Italiana ad Abu Dhabi, il dott. Nicola Minasi; ho effettuato tre
interviste gentilmente rilasciatemi da Ray Collier, Vice Presidente sezione
Progetti della Dolphin Energy Ltd., da Mohammad E. Makkawi, Project Director
della Crescent Petroleum Company Inc. e da Bernard El Ghoul, coordinatore per
il Golfo presso l’EuroGolfe.
A causa della scarsità di una bibliografia aggiornata sull’argomento ci siamo
avvalsi, prevalentemente, di articoli di giornali quali The Peninsula (principale
quotidiano qatarino), Gulf News, Gulf Times, Khaleej Times e New York Times;
della documentazione di organizzazioni internazionali quali Energy Information
Administration (EIA), International Energy Agency (IEA), World Energy Council
(WEC), Organization of the Petroleum Exporting Countries (OPEC),
Organization of the Arab Petroleum Exporting Countries (OAPEC), Gulf
Cooperation Council (GCC); di riviste specializzate come, Middle East Policy,
Middle East Review of International Affairs, Middle Eastern Studies, The Middle
East Journal, Gas Matters, Gas International, Oil & Gas Journal, International
Institute of Strategic Studies (IISS), Center for Strategic and International Studies
(CSIS), Emirates Center for Strategic Studies and Research (ECSSR), Foreign
Affairs, Politique Etrangère; dei siti delle principali compagnie di petrolio e gas in
Qatar come Qatar Petroleum, QatarGas, RasGas, Ras Laffan; dei siti delle
maggiori compagnie petrolifere straniere presenti in Qatar come ExxonMobil,
Shell, Occidental Petroleum, TotalFinaElf, Kogas e Petronet.
Infine, ho avuto l’occasione di utilizzare la documentazione presentata durante le
conferenze a cui ho partecipato, come il Workshop “A new window of
opportunity? Europe, Gulf Security and the Aftermath of the Iraq War” (Gulf
Research Center di Dubai, 23-25 novembre 2004), il Gas Summit di Dubai (27-30
novembre 2004) e il Sixth Mediterranean Social and Political Research Meeting
(Montecatini, 16-20 marzo 2005) organizzato dallo European University Institute
Robert Schuman Centre for Advanced Studies di Fiesole.
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CAPITOLO I: RIFORME POLITICHE
In questo capitolo si cerca di analizzare la storia e l’evoluzione del Qatar,
prendendo in esame gli ultimi duecento anni di storia, allo scopo di dimostrare
come questo paese, che trae le sue radici dalle tribù nomadi del deserto, sia
passato da un’iniziale economia di mera sussistenza ad un’economia ricca ed in
piena espansione che lo ha trasformato in un paese leader in campo energetico.
Viene preso in esame un periodo storico relativamente lungo, dal 1766 al 2004,
per ricercare le spiegazioni al fatto che il Qatar non è riuscito a modernizzarsi sin
dalla scoperta del primo giacimento petrolifero avvenuta nel 1935, ma ha iniziato
a farlo solo più tardi, con la scoperta e la valorizzazione del gas. Lo studio vuole
analizzare le dinamiche interne ed esterne che hanno contribuito a mantenere la
società qatarina in una condizione di sottosviluppo economico e sociale, fino alla
presa di potere dell’attuale emiro nel 1995.
Al fine di coadiuvare la parte storica con l’analisi degli avvenimenti più
importanti si è scelto di suddividere il capitolo in quattro sezioni. La prima si
concentra prevalentemente sulla nascita e creazione dello stato qatarino,
giungendo all’epoca delle concessione petrolifere nella prima metà del
Novecento. La seconda, invece, prende in esame la fase di transizione da
un’economia prettamente di sussistenza ad una fondata sulla rendita petrolifera.
La terza sezione si dedica allo studio del periodo post-indipendenza, focalizzando
l’attenzione sulla dipendenza dell’economia qatarina dalla rendita petrolifera.
Infine, il capitolo si conclude con l’ultima parte dell’analisi, in cui vengono prese
in esame le riforme politiche ed economiche attuate dell’emiro Hamad bin
Khalifah Al-Thani, attualmente al potere.
1. Introduzione Storica
1.1 Fase I: Dall’avvento della tribù Al-Khalifah al trattato del 1916