2
Milano si presentava così come una città viva culturalmente,
malgrado la sottomissione straniera, ed i suoi artisti creavano una
fitta rete di spettacoli e vicende musicali rara a trovarsi in altre città.
Un periodo connotato dalla vivacità della scena operistica,
interrotto bruscamente, da marzo sino a settembre, dagli
avvenimenti storici del 1848.
Nell'appendice di questo lavoro sono state raccolte tutte le notizie
di carattere musicale; gli articoli, gli annunci e le recensioni degli
spettacoli, gli avvisi, le curiosità e le novità editoriali, contenute
nella "Gazzetta Privilegiata di Milano" e nei relativi "Supplementi",
riguardanti non solo la città di Milano, ma anche altri centri teatrali.
Si riscontrano articoli di carattere diverso, dalla musica presso gli
abitanti di Taiti ai canti carnascialeschi, sino alla tarantella
napoletana, <<di tutte nostre danze nazionali moderne […] la più
gaia e la più svariata>>
1
.
L'introduzione a questa appendice presenta un'analisi che offre gli
strumenti di base per una comprensione dell'importanza non solo
artistica delle situazioni musicali.
Sebbene infatti, il lavoro di esame offertoci dai vari articoli
pubblicati in questi anni dal periodico milanese sarebbe degno di
uno studio assiduo e costante, che offrirebbe una documentazione
macroscopica degli accadimenti artistici e politici, degli interessi
condivisi e dell'importanza biografica dei numerosi esponenti di
questo periodo storico, ci proponiamo di svolgere l'analisi nel
dettaglio in un successivo lavoro storiografico. Vista la mole e la
1
[ "Gazzetta Privilegiata di Milano" Mercoledì 19 Marzo 1845, n.° 79, p.222]
3
varietà delle notizie riportate dal quotidiano, mi riservo inoltre la
possibilità di analizzare in altra sede gli articoli non attinenti alla
città di Milano.
In questo contesto ci limitiamo di offrire le conoscenze generiche,
per meglio comprendere il caleidoscopico panorama operistico,
concertistico ed editoriale del tempo e per conoscere le personalità
di spicco di questo fervente momento storico, essenziale per lo
sviluppo futuro della vita sociale ed artistica italiana, come vengono
a delinearsi dalle pagine della "Gazzetta Privilegiata di Milano".
4
I. MILANO NELLA PRIMA META’ DELL’OTTOCENTO
1. Cenni storici
Come molti altri paesi in Europa, dalla Polonia alla Grecia,
dall'Ungheria all'Irlanda, anche l'Italia conobbe, nella prima metà
dell'Ottocento, un processo di graduale riscoperta e di netta
rivendicazione della propria identità nazionale. Sebbene uno stato
italiano non fosse mai esistito, e l'unità politica fosse avvenuta solo
ai tempi dell'impero romano, una nazione italiana, in quanto
comunità linguistica, culturale e religiosa esisteva infatti sin
dall'epoca dei comuni.
Progetti unitari e repubblicani si erano affacciati sugli ambienti
italiani già nel decennio 1820-1830, ma, solo agli inizi degli anni
Trenta l'ideale di unità italiana da conseguirsi attraverso
un'autentica lotta di popolo - e non mediante accordi con i principi -
si diffuse fra i patrioti di orientamento democratico e si tradusse in
un concreto programma d'azione, grazie soprattutto alla figura di
Giuseppe Mazzini.
Il suo programma politico tendeva all'indipendenza dell'Italia
unitaria e repubblicana. Gli ideali di patria e libertà, furono espressi
da Mazzini sia negli scritti giovanili, sia nella propaganda politica in
cui si impegnò in quegli anni. Iniziato nel 1827 alla Carboneria,
rivitalizzò l’organizzazione in Liguria, Toscana e Lombardia. Unica
5
via per l'indipendenza e l'unità restava, secondo i mazziniani,
l'insurrezione di tutto il popolo, senza distinzione di classi.
Mazzini proclamò il principio dell'iniziativa, dando vita ad un
movimento strutturato su basi nazionali, non più regionali, con un
chiaro scopo unitario. Un programma uniforme, e diffuso per mezzo
di periodici a stampa quali la "Giovine Italia" e "Il Tribuno".
La nuova organizzazione, nata in terra francese, nell'estate del
1831, chiamata Giovine Italia, adottò come vessillo la bandiera
tricolore e riunì attorno a Mazzini numerosi emigrati e molti giovani
democratici che ancora operavano in Italia. L’organizzazione
mazziniana, penetrata negli ambienti militari piemontesi fu, a partire
dal 1833, bersaglio della repressione poliziesca e dopo il fallimento
della spedizione in Savoia del febbraio 1834 si disgregò. Risorse,
sempre per opera di Mazzini, nel 1839 come seconda Giovine Italia,
ma ebbe scarsa influenza politica.
Milano, in questi anni, è anche il centro di un altro gruppo
politico di intellettuali, i Repubblicani federalisti. Gruppo esiguo ma
politicamente impegnato che ruota attorno alle figure di Carlo
Cattaneo, Andrea Ferrari
2
ed Enrico Cernuschi.
3
2
[(Napoli ca. 1770 - Terracina 1849) Generale e patriota, combatté nell’esercito
napoleonico e in quello napoletano. Esule in Francia e in Spagna dopo i moti
del 1820, nel 1848 ebbe incarico dal governo pontificio di comandare un corpo
di volontari per affiancare in Veneto i regolari del generale Durando. Aderì alla
Repubblica romana; morì durate l’assedio francese]
3
[(Milano 1821 - Mentone 1896) Patriota ed economista. Durante le Cinque
giornate di Milano formò il consiglio di guerra con Cattaneo e successivamente
all‘accordo con i moderati fece parte del comitato di guerra presieduto da Litta.
Antifusionista, firmò il manifesto mazziniano contro il decreto che indiceva il
plebiscito per la fusione con il regno di Sardegna. Ritornati gli austriaci a
Milano, Cernuschi accorse a Roma, dove partecipò alla proclamazione della
Repubblica romana. Organizzò la resistenza popolare contro i francesi ma,
6
Carlo Cattaneo (Milano 1801 - Lugano 1869), scrittore e patriota
del risorgimento italiano, elaborava nei suoi scritti un programma
politico radicale, mirante al superamento dell’ordine tradizionale in
tutti i settori della vita collettiva ed alla costruzione di una società
liberale e democratica, organizzata in un sistema politico
riconosciuto nei termini del federalismo repubblicano con il quale
ottenere l'autogoverno ad ogni regione, o provincia, anteponendo
l'istanza della libertà a quella dell'indipendenza.
La Lombardia, reintegrata nel 1815 nell'impero asburgico, il quale,
dopo la breve parentesi francese, voleva riaffermare i suoi poteri sul
nord Italia, ed in modo particolare su Milano, dal 1830 al 1840 era
stata governata dal conte Hartig.
4
Il suo nome si identificò con una
politica di conciliazione, ma il divario creatosi tra governo,
aristocrazia ed alta borghesia, che Hartig era riuscito in parte a
colmare, si aprì di nuovo grazie alla maturità politica raggiunta dai
milanesi.
I sentimenti patriottici e una più precisa vocazione nazionale,
radicata in buona parte della società milanese, evidenziavano le
costrizioni dovute dalla sottomissione all'impero austriaco.
Negli anni Trenta dell'Ottocento assistiamo infatti alla ripresa di
un'organica azione antiaustriaca promossa dalla Giovane Italia. Le
prime avvisaglie, iniziate nell'autunno del '31, indussero il governo
dopo la sconfitta propose la cessazione delle ostilità, contro le vibrate proteste
di Mazzini. Fu arrestato per ordine del generale Oudinot e deferito al consiglio
di guerra: dopo sei mesi di carcere venne processato ed assolto con l’obbligo di
soggiornare in Francia.]
4
[Governatore della Stiria (1825) e della Lombardia (1830-1840)].
7
austriaco a pubblicare una Notificazione (1833) nella quale la
Giovine Italia veniva messa al bando come organizzazione segreta
responsabile di numerosi delitti. Nell'agosto del '33 cominciavano gli
arresti e le condanne a morte, presto commutate in carcere duro.
Il 2 marzo del 1835 si spegneva a Vienna l'imperatore Francesco I.
A lui successe il figlio Ferdinando, il quale lasciò a Metternich,
conservatore intransigente, larghissimi poteri, impedendo qualsiasi
atteggiamento ispirato ad una visione liberale della realtà storica.
Questa stessa realtà condurrà presto ai fatti del marzo 1848.
8
2. La "Gazzetta Privilegiata di Milano"
Preoccupazione del governo austriaco dopo la Restaurazione fu
quella di evitare che la stampa fomentasse e facesse circolare ideali
repubblicani e rivoluzionari. Vennero quindi soppresse alcune
testate, come il "Corriere Milanese" ed il "Giornale Italiano",
sostituite dalla "Gazzetta di Milano", foglio privilegiato del
Lombardo-Veneto, nata nel 1816 e presto identificata con
l'aggettivo "Privilegiata" (il nome con cui veniva diffusa dal 1835),
che rimase in circolazione sino al 1875.
Personalità di spicco del panorama culturale dell'epoca e
giornalista di professione, Angiolo (Angelo) Lambertini, già
proprietario di una taratura della testata di un'altro periodico
milanese di buona diffusione, il "Corriere delle Dame", diviene dal
1834 editore ed estensore della "Gazzetta Privilegiata di Milano".
Filoaustriaco ed allineato con la politica di Vienna, egli stesso
divenne strumento del governo per distogliere l'attenzione dei
cittadini da ambiti ritenuti pericolosi per l'ordine pubblico.
D'altronde tutti i giornali editi a Milano in questi anni, (oltre la
Gazzetta 16 periodici), quando non erano essi stessi dedicati alle arti
ed alla letteratura, dovevano occuparsi comunque di argomenti che
non facessero riferimento alla politica ed in particolar modo ai fatti
riguardanti i moti rivoluzionari del 1830.
Alla redazione del giornale, in questi anni, collabora anche
Antonio Piazza, direttore del "Corriere delle Dame" e riconosciuto
intellettuale.
9
Erano frequenti articoli di cronaca estera, aneddoti e racconti,
recensioni teatrali, appendici culturali e saggi letterari, avvisi di
mercato e "cicalate". Per tutto il periodo della Restaurazione, sino
alla promulgazione degli editti del 1847-1848, non esiste difatti, in
Italia, un giornalismo politico nel senso attuale del termine.
I momenti trascorsi della stampa libera non sono però stati
dimenticati. Come ha scritto Galante Garrone: <<durante la
Restaurazione, il miraggio - o per altri lo spettro - della libertà di
stampa, prima goduta nella sua pienezza e poi travolta, rimase
nell'aria; e anche questo impedì che le cose tornassero com'erano
prima della Rivoluzione.>>.
5
La "Gazzetta Privilegiata di Milano", la cui associazione per la
città era di 50 lire austriache l'anno, mentre ammontava per l'estero
alle 58 lire austriache, era costituita di solito di uno o due fogli (4-8
pagine), con allegati documenti amministrativi ufficiali e
supplementi periodici. Sebbene il pubblico dei lettori restasse
esiguo, era formato da elementi della borghesia più attiva, media ed
anche piccola e Milano confermava il proprio ruolo di capitale
culturale e giornalistica.
In una apposita rubrica, denominata "Spettacoli d'oggi", la
"Gazzetta Privilegiata" annunciava ogni giorno alcuni degli spettacoli
previsti. Analizzando gli articoli scritti dal Lambertini, in prima
pagina, in un "Appendice" sempre molto dettagliata e scritta da un
vero estimatore del tempo, emozionato e partecipe, altre volte,
5
[ A. Galante Garrone, I giornali della Restaurazione, in La stampa italiana
del Risorgimento, a cura d V. Castronovo e N., Tranfaglia, Bari, Laterza, 1979,
p.6 ]
10
distaccato, disilluso ed ironico, si può ottenere una documentazione
lungimirante della vita operistica del tempo.
Si giunge a conoscenza di quali spettacoli venissero messi in
scena, dei tempi di preparazione, del numero di repliche ed anche
delle opere meno riuscite. Si viene a conoscere un panorama
caleidoscopico di compositori, opere ed interpreti, che mantenevano
vivace lo scenario musicale milanese e si conoscono anche,
attraverso il supplemento "Teatri", le vicende operistiche dei
principali spettacoli nazionali ed europei.
11
3. Le Cinque Giornate di Milano
6
Gli accadimenti che condussero ai fatti clamorosi del marzo 1848
si svolsero con rapida sequenza, creando una fitta rete di complotti e
rivendicazioni.
I fatti riguardanti la sola città di Milano sono di per essi
significativi e segno evidente del corso storico imminente.
Già nel luglio del 1847 si diffondeva per Milano l'opuscolo
clandestino di Cesare Correnti, "L'Austria in Lombardia", ed il 4
settembre dello stesso anno una manifestazione a Gorla glorificava
l'insediamento del nuovo arcivescovo Carlo Bartolomeo Romilli, che
avrebbe fatto il suo ingresso nella città il giorno seguente, tra le
dimostrazioni favorevoli del popolo. Entusiasmo alimentato dal
clima patriottico fomentato da Pio IX e dal fatto di essere
l'arcivescovo di origine bergamasca. La polizia sarebbe intervenuta
nella manifestazione provocando un morto ed alcuni feriti.
Ebbene, la situazione era vicina al tracollo ed il 3 gennaio del
1848, durante lo sciopero del lotto e del tabacco, gli scontri con la
polizia furono numerosi e causarono ennesime vittime.
E' oltremodo evidente la tensione sociale che si respirava tra le
mura della città tanto che la notte del 4 gennaio la polizia austriaca
si vedeva costretta a chiudere il Circolo dell'Unione, ritenuto uno
dei centri principali dell'organizzazione patriottica.
Il 12 dello stesso mese l'insurrezione a Palermo contro i Borboni
accendeva gli animi e fomentava gli ardori patriottici.
6
[18-22 Marzo 1848]
12
Per motivi di sicurezza il viceré Ranieri dovette trasferirsi a
Verona e lasciare deserti i palazzi reali di Milano e Monza.
Il 21 di gennaio Gaspare Ordoño Rosales, Achille Battaglia,
Cesare Stampa di Soncino ed altri esponenti mazziniani, vengono
arrestati e deportati a Lubiana.
Il 2 di febbraio si avrà al Teatro alla Scala una imponente
manifestazione a favore della costituzione napoletana. Ormai il
tempo della rivoluzione è visibilmente vicino ed il governo austriaco
reagisce stringendo la morsa contro i patrioti.
Il 15 di febbraio la polizia vieterà in tutto il Lombardo-Veneto
l'uso di portare cappelli alla calabrese, all'Ernani, alla puritana e
qualsiasi simbolo o distintivo politico, ma oramai la fiamma
rivoluzionaria è divampata in tutta Europa ed il 22 dello stesso mese
toccherà a Parigi veder nascere la Seconda Repubblica.
A marzo si promulgheranno inoltre la Costituzione Albertina e
quella di Pio IX ed il 13 un'insurrezione a Vienna provocherà la
caduta del cancelliere Klemens Lothar Wenzel Von Metternich.
In Milano il comando militare del regno Lombardo-Veneto, alla
cui testa era il maresciallo Radetzky, era deciso a reprimere ogni
tentativo di rivolta soprattutto dopo la notizia dell’insurrezione di
Vienna. La stessa notizia spinse i patrioti ad accelerare i tempi
presentando richieste di libertà di stampa, istituzione di una guardia
civica al posto della polizia e convocazione di un’assemblea locale,
ma l’accoglimento di alcune delle richieste da parte del vice
governatore non fermò la rivolta e il 18 marzo, assediato il Palazzo
del Governo, furono innalzate le prime barricate.
13
Radetzky trasferì allora il comando generale al Castello e
contrattaccò ma, dopo violenti scontri, i rivoltosi occuparono Porta
Nuova, le carceri e i tribunali, e formarono un consiglio di guerra
presieduto da Carlo Cattaneo.
Il 22 marzo si costituì un governo provvisorio retto da Gabrio
Casati,
7
esponente dell’ala moderata, favorevole alla trattativa e
all’eventuale intervento del Piemonte.
Lo stesso 22 marzo, i rivoltosi ruppero l’accerchiamento
congiungendosi agli insorti del contado. Gli austriaci allora
abbandonarono la città per ritirarsi nel Quadrilatero ma ne
riprenderanno il controllo il 6 agosto dello stesso anno, in seguito
alla sconfitta piemontese di Custoza.
Il marzo del 1848 comporta, anche per le vicende della "Gazzetta
Privilegiata di Milano", una battuta d’arresto ed un conseguente
scompiglio in seno alla direzione.
Il giorno 18 marzo la "Gazzetta" <<venne condotta a termine di
composizione e di edizione ad ora tardissima>> mentre nella città si
succedevano gli avvenimenti rivoluzionari, ma la spedizione per
mezzo postale fu impossibilitata e per tutte le cinque giornate di
Milano i fogli della "Gazzetta" non vengono stampati poiché <<da
quel momento non fu più possibile all'estensore di ritrovare, né al
palazzo di governo né in qualsiasi luogo, chi dichiarasse e garantisse
di avere la Superor missione di licenziare le prove di stampa pel
necessario ordinamento dei susseguenti fogli da pubblicarsi.>>.
7
[Milano 1798 - Ivi 1873]
14
Per compensare la mancanza di pubblicazioni ufficiali <<molti
bollettini sono stati pure pubblicati ed affissi durante la memorabile
lotta sostenuta dai milanesi nei giorni 18, 19, 20, 21 e 22, e>>,
assicura la direzione: <<li riordineremo al più presto, non
permettendocelo attualmente la ristrettezza del tempo>>.
8
Il 23 di marzo la "Gazzetta di Milano", orfana dell’aggettivo
"privilegiata" afferma: <<speriamo che potendo or noi fare una
scelta più libera di articoli interessanti, potrà pure la nostra Gazzetta
sollevarsi e pareggiare que' fogli che giudiziosi studiansi di attenersi
al vero. Sarà però nostra principal cura di riferire con possibile
esattezza tutto l'andamento dei gloriosi fatti, che costituiscono la più
bella e mirabile pagina della nostra Storia, e che pone i Milanesi in
quell'altissimo grado che fa loro alzare la fronte orgogliosa al
cospetto del mondo intiero>>.
Martedì 8 agosto, ormai restaurato il governo austriaco, la
redazione della nuova "Gazzetta di Milano", la cui tipografia si trova
ora in contrada dell'Agnello num. 963, pubblica il seguente avviso:
<<A sopperire, in qualche modo, la grave mancanza d'ogni
Giornale politico in cui oggi siamo, si è trovato conveniente di
redigere, con Superiore Autorizzazione, una nuova giornaliera
Gazzetta di Milano la quale comprenda tutti gli atti ufficiali, e le
notizie politiche più recenti e veritiere>>.
Nella prima pagina, in un resoconto dei turbolenti mesi trascorsi
si afferma: <<Sarebbe impossibile descrivere a parole lo stato di
traslazione fra il 1 marzo ed il 5 agosto 1848 di cui furono sacerdoti e
8
[ "Gazzetta di Milano" 23 Marzo 1845, n.° 1]
15
vittime i popoli della Lombardia e del Veneto e diciamo pure d'Italia
tutta, ma segnatamente gli abitanti di Milano, in dove, dopo Sicilia,
sorse il primo movimento d'insurrezione.>>
Il governo provvisorio composto dal conte Casati viene giudicato
dai fogli della Gazzetta <<il più inetto, dal principio al termine del
suo regno, di quanti le generazioni passate ed avvenire abbiano
potuto o potessero creare a distruzione de' popoli; e la stampa
periodica di Milano, qualunque religione politica professasse, era
però perfettamente d’accordo nel dire che governo più favorevole
alla causa contraria per cui si combatteva, vedovando ed
impoverendo il paese di vite e di sostanze, dar non si poteva; [...] se
non che nel momento del maggior pericolo, conscia del criminoso
suo procedere, e non trovando neppur rifugio all'ombra dell'invocato
re di Sardegna, che per la terza volta ha mancato alla sua parola,
presa da timore si crede costretta di emigrare lasciando nella miseria,
nel lutto e nel pianto quella ragguardevole parte di popolo>>. E
con parole di biasimo si afferma che <<la spada d'Italia di Carlo
Alberto, era fra tutti i governi, il peggiore, [...], dando poi una larva
di Costituzione, e basta leggere, per convincersene, i 45 articoli sulla
libertà di stampa, che ogni onesto scrittore vi preferisce la più severa
Censura politica. I suoi proclami, [...] sono un tessuto di menzogne,
di mala lode, di inganni, di spergiuri e di tradimenti; [...] e per tacere
di mille basta l'ultimo, accaduto sotto gli occhi di tutti noi.