P R E F A Z I O N E 6 evenienza, vicini non soltanto per la gioia ma anche per i momenti tristi e dolorosi, piø difficili da condividere. Sono stati loro ad insegnarmi tante lezioni fuori dalle aule, le lezioni della vita cos come le chiamiamo noi, dalla cultura alla lingua. A proposito della lingua, un ringraziamento sincero a Chiara, Nicole e Simona per la correzione della lingua italiana nel lavoro: senza di loro non avrei raggiunto questo giorno oggi qui con voi. Ci sono poi altre persone come i colleghi di lavoro, specialmente Silvana, Ursula, Sonia, Elenia, Marco, Antonello, Paola, Salvatore, ad altri: sono stati loro che giornalmente mi sono stati vicini, mi hanno dato la forza di credere in me stessa: so che anche un giorno anche se dovesse succedere qualcosa di brutto, sar in grado di affrontarlo. Inoltre lavorando con loro, ho imparato delle cose bellissime come il lavorare con la grinta e la responsabilit verso se stessa ed il lavoro. Da questo mondo di amici e colleghi ho imparato ad amare le cose piø semplici del mondo e rispettare la bellezza delle cose complicate che a loro volta sono state create dalle cose semplici. Se in un giorno qualcuno mi chiedesse cos Ł piø importante per un embrione per diventare un UOMO? Risponderei: la salute e l educazione . Quest ultima ci permette di distinguerci dagli animali. Da quando siamo nati, siamo stati sempre addomesticati dalle persone piø diverse e certamente anche dall ambiente. Mi piace tanto questa parola, poichØ il suo significato non Ł semplicemente creare dei legamima molto di piø. Qui vorrei sottolineare il ruolo dei MAESTRI. Sono stati loro ad insegnarci a scrivere (in molti casi i maestri sono i nostri amici, genitori, etc.). Nonostante le nostre differenze cercano sempre di darci quello che secondo loro sarebbe piø buono per noi. C Ł chi procede piø lentamente, chi percorre una strada sbagliata, ma i maestri cercano sempre di far del meglio per riportarci ad una vita migliore. Se non ci fossero stati loro a tenerti le mani strette e portarti alla maturit , chi saremmo diventati ? Voglio dedicare questa tesi non solo alle persone con cui ho un legame veramente stretto, come in una gran famiglia: vorrei dedicarla anche ai Maestri nella mia vita. Loro mi hanno sempre dato la guida per i percorsi sconosciuti fin dalle scuole elementari. Sono stata fortunata ad incontrare tanti maestri che hanno la responsabilit del presente e del futuro . Sono stati loro ad accendere il fuoco del mio desiderio di diventare anche io una maestra , di invogliarmi a trasmettere la conoscenza.
P R E F A Z I O N E 7 L ultimo arrivato, in ordine di tempo, Ł stato mio relatore. Come ho accennato prima l argomento della tesi Ł nato dall ammirazione per la sua responsabilit nel condurre il corso di Finanza aziendale e la mia voglia di far un piccolo regalo al Vietnam, la terra dove sono nata, dove posso tornare ogni qualvolta mi sento stanca dopo un lungo viaggio, che mi accoglie sempre con tutto il calore della terra madre, e poter contribuire con un piccolo grano di riso al lavoro nella sua storia di sviluppo economico dopo gli anni dolorosi. Ovviamente questo Ł il primo lavoro accademico nella mia vita ed ho trovato veramente difficolt nell uso degli strumenti per esprimere le mie idee e rielaborare quello che ho letto sui lavori degli altri scrittori. Questo significa che troverete molti errori sia nell uso del linguaggio, sia nella struttura delle idee. Vi aspetto con ogni consiglio, commento e nuove idee per rendere il lavoro piø completo dato che intendo seguire ancora quest argomento per i miei futuri progetti professionali. In fine, ma non per ultima, vorrei ringraziare l Universit degli studi di Trento, la Facolt di Economia, l Opera universitaria, il Ristorante 2 Giganti, dove ho vissuto, ho studiato, ho lavorato, mi hanno dato la possibilit di arrivare alla fine del percorso universitario. Questo Ł per me il piø triste e il piø bel paesaggio del mondo . Non lasciatemi cos triste, scrivetemi 1 1 Le citazioni in corsivo sono tratte dal Il piccolo principe di Antoine de Saint ExupØry
I N T R O D U Z I O N E 9 INTRODUZIONE Con globalizzazione ci si riferisce sia alla comprensione del mondo sia all intensificarsi della coscienza del mondo come un tutt uno 2. La definizione, centrata sulla dimensione spaziale e sulla sua percezione, Ł esemplificativa di tutta quella letteratura associata alla morte della distanza 3, all one-worldness, all intensificarsi delle relazioni sociali che uniscono nel mondo i luoghi distanti tra loro, in modo tale che ci che accade a livello locale sia influenzato da ci che accade a migliaia di chilometri di distanza 4. Sebbene tale definizione possa riferirsi ai piani piø diversi delle relazioni sociali, da quelli politici e militari5 a quelli culturali, Ł sul piano strettamente economico che questa trova la sua essenza. La globalizzazione Ł fondamentalmente un fenomeno economico: Ł la tendenza dell economia ad assumere una dimensione mondiale6, anche se poi il fenomeno economico della crescente integrazione dei mercati dei beni, dei servizi e dei fattori produttivi possono dar luogo ad implicazioni politiche, culturali e ambientali. Dal punto di vista dei paesi industrializzati e di una parte dei paesi in via di sviluppo (PVS), il commercio internazionale ha un peso rilevante e cresce in genere ad un ritmo piø sostenuto di quello dei redditi nazionali; il paniere di beni acquistati dai cittadini di un Paese Ł in parte composto di beni prodotti in altri paesi, siano essi beni finali o beni intermedi utilizzati nella produzione nazionale; il portafoglio finanziario dei risparmiatori nazionali Ł composto anche da titoli esteri; imprese multinazionali sono presenti sul mercato nazionale e lavoratori stranieri partecipano al mercato del lavoro nazionale; le imprese possono scegliere di localizzare fasi diverse della produzione in luoghi geograficamente distanti e sono evidenti i fenomeni d agglomerazione produttiva legati alla presenza di economie di scala. 2 Robertson R., Globalization , Londra, Sage, 1992 (ed. it. Globalizzazione: teoria sociale e cultura globale, Trieste, Asterios, 1999). 3 Cairncross F., The Death of Distance , Londra, Orion, 1997. 4 Giddens A., Runaway World: How Globalization is Reshaping our Lives , Londra, Routledge, 2000. 5 Keohane R.O. - Nye J.S. JR., Introduction , in NYE J.S. - Donahue J.D. (a cura di), Governance in a Globalizing World , Washington, Brookings Institution Press, 2000. 6 Dato il contenuto della definizione, la quale ricalca quella del Dizionariodella lingua italiana a cura di Devoto e OLI edito da Le Monnier, Firenze, 1995, Ł forse ora comprensibile la perplessit degli economisti nell utilizzazione del termine. Il concetto globalizzazione non si distingue poi molto da quelli tradizionalmente usati, quali internazionalizzazione, integrazione economica, interdipendenza o il Weltwirtschaft - l economia mondo di Fernand Braudel.
I N T R O D U Z I O N E 10 Dall altro punto di vista aziendale, l internazionalizzazione delle attivit rappresenta nell attuale contesto economico una fondamentale modalit con cui l impresa crea valore, remunera le risorse investite, estende il proprio vantaggio competitivo, crea nuove opportunit e mezzi per la crescita. Nel passato l internazionalizzazione era una via seguita quasi esclusivamente dalle imprese maggiori dei paesi industrializzati, le uniche in grado di realizzare una presenza diretta sui grandi mercati, superando ostacoli e barriere. Oggi, uno dei significati profondi della globalizzazione Ł l affermarsi di una nuova era di internazionalizzazione diffusa. I mercati si sono integrati e infrastrutturati, i costi di trasporto, di comunicazione e degli altri supporti per andare all estero si sono drasticamente ridotti, le barriere tra paesi - economiche, tecniche e istituzionali si sono abbassate, nuovi protagonisti imprese multinazionali - si sono affacciati nell arena competitiva, le preferenze e i gusti dei consumatori si traducono in una domanda che si affranca sempre piø dagli ambiti strettamente nazionali. Per loro, l internazionalizzazione diventa una via obbligata per la sopravvivenza e il successo, imposta da una nuova ecologia competitiva in cui concorrenti da ogni parte del mondo mette in discussione la posizione dell impresa sul suo stesso mercato domestico. L internazionalizzazione Ł una decisione complessa, accompagnata da un processo di trasformazione aziendale fondamentale e spesso irreversibile, che riguarda gli assetti finanziari, la struttura organizzativa e tecnica, il posizionamento sul mercato, la gestione delle risorse umane. In questo processo, le multinazionali diventano i protagonisti e le loro modalit d accesso ad un nuovo mercato sono numerose e si spingono oltre la tradizionale attivit di commercio con l estero: accordi di cooperazione commerciale, produttiva e tecnologica con partner esteri, alleanze, Joint Venture e partecipazioni, presenza diretta con sussidiarie e filiali commerciali, industriali, di servizio e assistenza tecnica, etc. Le possibili aree interessate all espansione sono altrettanto varie: la globalizzazione coinvolge nello sviluppo economico capitalistico i paesi di tutti i continenti, ciascun dei quali pu presentare peculiari vantaggi comparati, in termini di risorse naturali, costo e qualit dei fattori produttivi, tecnologie e competenze disponibili. Questo mio lavoro Ł articolato come segue: la prima parte sar dedicata alle multinazionali e le loro modalit d accesso ad un nuovo mercato; quindi, dopo aver definito nel primo capitolo la globalizzazione e la sua storia, illustrandone il processo
I N T R O D U Z I O N E 11 e gli effetti economici, si proseguir nel secondo capitolo analizzando le principali caratteristiche dell impresa multinazionale, come ad esempio la dimensione e la struttura, la correlazione tra gli investimenti diretti esteri e la sua storia, i tipi e le proprie forme, gli effetti sia nel Paese d origine sia nel Paese ospitante ed in particolare la valutazione di un progetto d investimento, tutto questo per sottolineare come l argomento sia divenuto cos prepotentemente interessante, soprattutto per le modalit d accesso ad un nuovo mercato tramite l analisi dei vantaggi, svantaggi, rischi e salvaguardie specifiche d ogni modalit . Saranno poi indagate le ragioni che hanno indotto ed inducono le imprese ad investire all estero; il perchØ sia preferibile uno specifico Paese piuttosto che un altro in base alle teorie dei diversi economisti. Infine, si d una prospettiva sul futuro dello sviluppo dell IDE. La seconda parte si concentrer sul tema degli investimenti diretti in Vietnam, non solo perchŁ Ł il mio Paese d origine, ma anche perchØ Ł stato recentemente definito come uno dei paesi piø attraenti per i flussi di IDE, infatti, il Vietnam occupa uno dei primi posti nella classifica dei paesi che si sono distinti per l eccellente sviluppo economico degli ultimi anni. Nel capitolo terzo, verr analizzata la struttura politica del Paese, il quadro generale dell economia e lo studio della performance degli IDE attuali in Vietnam con l esigenza di nuove fonti di finanziamento del mercato, i vantaggi e gli svantaggi offerti agli investitori, particolare rilievo verr riservato per le principali norme sull investimento estero e la legislazione societaria. Analizzer in fine il clima dell ambiente d investimento e la percezione degli investitori su tale ambiente, con un occhio di riguardo per i rapporti commerciali bilaterali tra l Italia e il Vietnam passando attraverso l analisi degli effetti degli IDE.
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 13 Capitolo 1: La globalizzazione 1.1 Definizione e storia della globalizzazione 1.1.1 Definizione di globalizzazione Il sociologo U.Beck7 individua tre diversi modi per utilizzare il termine globalizzazione , distinguendo tra: globalismo: Il punto di vista secondo cui il mercato mondiale rimuove o sostituisce l azione politica riducendo da multidimensionalit di globalizzazione a dimensione economica, subordinando le altre dimensioni - globalizzazione ecologica, culturale, politica, civile - al sistema del mercato mondiale. La globalizzazione attrae avversari che auspicano il ritorno a forme diverse di protezionismo (protezionisti neri, verdi, rossi). Nuovi soggetti stabiliscono regole e comportamenti senza legittimazione politica e dirimono questioni in ambiti extra-giudiziali. globalit : significa che viviamo da tempo in una societ -mondo dove la rappresentazione di spazi chiusi diviene fittizia. Pertanto, d ora in poi, nulla di quel che si svolge sul nostro pianeta ha ripercussione solo a livello locale ma ogni invenzione, conquista e catastrofe riguarda il mondo intero costringendo ad un riorientamento ed una riorganizzazione d azioni, organizzazioni ed istituzioni lungo l asse locale-globale . Ci conduce ad un omologazione culturale e ad un omogeneizzazione dei gusti dei consumatori e dei prodotti che li soddisfano. Globalizzazione come processo, in seguito al quale gli Stati nazionali e la loro sovranit vengono condizionati e connessi trasversalmente da attori transnazionali. Oggi, la specificit del processo di globalizzazione, consiste nell estensione, densit e stabilit delle reti di relazioni reciproche regional-global e nell autopercezione di questa transnazionalit (nei mass-media, nel consumo, nel turismo). Globalizzazione significa anche non-Stato mondiale, inteso come societ mondiale senza Stato mondiale e senza governo mondiale, questo comporta una perdita di efficacia degli 7 U. Beck, Che cos Ł la globalizzazione, Carocci, Roma, 1999
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 14 strumenti di politica economica adottati dai singoli Stati, in particolar modo, quelli relativi al tasso d interesse, al tasso di cambio ed agli interventi di politica fiscale. La globalizzazione economica, seguendo la definizione data dall OCSE, si pu definire come: un fenomeno per il quale il mercato e la produzione di differenti paesi diventano sempre piø interdipendenti attraverso i cambiamenti indotti dalla dinamica del commercio internazionale, dai flussi di capitale e dalle tecnologie, imputabili principalmente ai ruoli ricoperti dalle imprese multinazionali. Grazie alle tecnologie dell informazione e della comunicazione, tali imprese sono organizzate come reti transnazionali in un contesto di accresciuta concorrenza internazionale che si estende anche alle imprese locali, cos come ad altre sfere della vita economica e sociale di ciascun Paese . Il risultato di questo processo d integrazione economica a livello internazionale Ł generalmente un aumento del benessere economico complessivo dei paesi partecipanti, anche se non necessariamente del benessere individuale di tutti gli agenti economici o di tutti i paesi coinvolti (efficienza versus equit ). 1.1.2 Storia della globalizzazione La globalizzazione non Ł un fenomeno nuovo. Prendendo ad esempio i dati con cui si apre uno degli ultimi rapporti della Banca Mondiale, Ł possibile identificare, come da definizione, la tendenza dell economia ad assumere una dimensione mondiale. Limitandoci per il momento a tre variabili: flussi migratori, esportazioni e investimenti diretti all estero nei PVS, possiamo identificare il susseguirsi di tre fasi di globalizzazione. La prima fase coincide con la fine del Diciannovesimo secolo, la seconda con gli anni compresi tra il 1945 e il 1980 e la terza con la fine del ventesimo secolo. Il grafico (1.1) rende evidenti queste tre fasi e mostra come il processo di globalizzazione sia reversibile, e la storia lo di mostra, infatti: il periodo tra il 1914 e il 1950 Ł stato caratterizzato da un peggioramento nelle relazioni internazionali tale da annullare l effetto della prima ondata di globalizzazione. L errore di percezione che identifica la globalizzazione con la fine del ventesimo secolo, Ł invece dovuto al periodo storico a cui si fa riferimento. Il confronto tra il 2000 e il 1950 tende a favorire l affermazione che la globalizzazione sia un fenomeno esclusivo della fine del ventesimo secolo, ma andando a ritroso nel tempo fino al 1870 tale affermazione perde valore. Si potrebbe persino affermare, che la seconda e la terza fase non sono altro che un riperpertrarsi
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 15 della prima fase di globalizzazione, sebbene con notevoli differenze tra le diverse fasi. La globalizzazione della fine del ventesimo secolo non Ł nØ un fenomeno interamente nuovo nØ la replica di quella del secolo precedente. Figura 1.1 Le tre variabili della globalizzazione Fonte: Banca Mondiale 1. La prima ondata della globalizzazione (1870-1914) Cause: - diminuzione dei costi per i trasporti (passaggio dalla navigazione a vela a quella a vapore, diffusione della rete ferroviaria); - riduzione delle barriere tariffarie. Modello di commercio: Scambio di materie prime con prodotti finiti. Le esportazioni sul reddito globale si raddoppiano in percentuale, raggiungendo circa l 8% del totale mondiale. Flusso migratorio: Pari a circa il 10% della popolazione mondiale, in altre parole circa 60 milioni di persone emigrarono dall Europa verso l America del Nord e l Australia e altrettante emigrarono dal Cina e dall India verso lo SriLanka, la Tailandia, le Filippine e il
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 16 Vietnam. Questa ondata di flussi migratori Ł stata la forza trainante del processo di crescita mondiale. Lo stock di capitale estero nei PVS, ammont nel 1870 solo al 9% del reddito nazionale, nel 1914 arriv al 32% del reddito nazionale grazie all istituzione di sistemi finanziari sul modello dei paesi sviluppati, che riuscirono a canalizzare i risparmi esteri, quelli britannici in primo luogo. Il tasso di crescita mondiale Ł passato da uno 0,5% annuo ad un 1,3% annuo. Le economie dei paesi globalizzati (Argentina, Australia, Stati Uniti) andarono incontro ad un processo di convergenza. Crescita e disuguaglianza: PoichØ le esportazioni provenienti dai PVS sono costituite soprattutto da materie prime e prodotti agricoli quindi nei paesi dove la propriet terriera Ł concentrata, come in America Latina, la disuguaglianza Ł aumentata perchØ la gran parte dei vantaggi estratti dall esportazione viene tenuta dai proprietari. Invece dove la propriet della terra fu piø frammentata, come in Africa Occidentale, i vantaggi del commercio si diffusero ampiamente. Il tasso di riduzione della povert aument notevolmente (0,8% anzichØ 0,3%), ma fu insufficiente a controbilanciare l aumento della popolazione e quindi i poveri in valore assoluto aumentarono. 2. Il nazionalismo (1914-1945) Quello che accadde tra il 1914 e il 1945 Ł noto a tutti: due guerre e una crisi economica di portata internazionale. L effetto complessivo sul grado d apertura dei mercati e sull integrazione delle economie nazionali fu veramente impressionante. Nel 1950 il rapporto tra esportazioni e P.I.L mondiale era tornato al 5%, una percentuale analoga a quella del 1870. Questa inversione di tendenza porta ad affermare che il protezionismo annull 80 anni di progresso tecnologico nei trasporti . Sempre in questa fase, si affermarono che l ostilit di fronte all immigrazione e gli stati imposero drastiche limitazioni ai nuovi arrivi. La battuta d arresto del processo di globalizzazione non invert il trend di crescita della disuguaglianza mondiale: nel 1950 vi era meno equit rispetto al 1914. Il rallentamento della crescita associato al continuo aumento della disuguaglianza fren la diminuzione della povert , che ritorn circa al livello del periodo 1820 -70.
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 17 Sebbene la realt sia piø complessa di quanto affermato dalla Banca Mondiale, la sostanza Ł inoppugnabile: la globalizzazione non Ł un fenomeno inarrestabile. 3. La seconda ondata di globalizzazione (1945-1980) Caratteristica principale: la maggiore integrazione fra paesi ricchi. Dopo la II guerra mondiale, con la costituzione delle Nazioni Unite e degli altri organismi internazionali, l Europa, l America del Nord ed il Giappone si impegnarono a ripristinare relazioni commerciali reciproche mediante una serie di liberalizzazioni commerciali multilaterali nell ambito del Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade). Tuttavia la liberalizzazione risult incompleta, sia dal punto di vista della partecipazione dei paesi che dei prodotti e dell asimmetria: nei PVS contribu a ripristinare il modello di commercio Nord-Sud - lo scambio di prodotti in cambio di beni primari - ma non ripristin i flussi internazionali di capitale e lavoro. Modello di commercio: il commercio fra i paesi sviluppati fu determinato non dai vantaggi comparati dovuti dalla diversit di dotazioni produttive, ma dai risparmi nei costi derivanti dalle economie di scala e di agglomerazione: le imprese tendono a concentrarsi parzialmente. Le economie di agglomerazione per costituiscono un fattore negativo per coloro che ne restano fuori. La maggioranza dei PVS non ha preso parte all aumento degli scambi di beni industriali e servizi. La persistenza di barriere nei loro confronti da parte dei paesi sviluppati unita all ambiente poco favorevole agli investimenti e alle politiche protezionistiche nei PVS costrinse questi ultimi a dipendere dallo scambio di beni primari: nel 1980 solo il 25% delle esportazioni di merci dei PVS era costituito da prodotti finiti. Crescita e disuguaglianza: nel Nord del mondo, nei paesi OCSE, c era una forte spinta alla convergenza di lungo periodo. Nei paesi OCSE non solo si Ł ridotto il divario fra i paesi - probabilmente proprio grazie alla globalizzazione - ma anche la disuguaglianza all interno degli stessi paesi, probabilmente grazie alle politiche sociali redistributive e ai consolidati sistemi di protezione sociale. In ambito OCSE, la maggiore crescita coincise con una maggiore equit e si fa riferimento a questo periodo come all et dell oro . Altrettanto non Ł stato per i PVS: anche se la crescita del reddito pro-capite aveva una ripresa dopo il ristagno nel periodo tra le due guerre, essa era considerevolmente piø lenta rispetto a quella dei paesi
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 18 ricchi. Aumenta quindi la disuguaglianza mondiale e il numero di poveri, nonostante l aumento della speranza di vita, per il concorso di tre componenti: - la maggiore equit all interno dei paesi sviluppati; - il maggiore divario fra paesi sviluppati e PVS; - l assenza di variazioni nette in termini di equit all interno dei PVS. 4. La terza ondata di globalizzazione Sulle cause della attuale fase di globalizzazione: la fine della contrapposizione, ideologica e politica, tra economie di libero mercato ed economie pianificate. mutato orientamento (teorico e politico) delle organizzazioni economiche internazionali, divenute convinte sostenitrici della superiorit del libero scambio in luogo di teorie protezionistiche: la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale si indirizzano verso un imposizione, piø o meno coatta, di politiche commerciali liberiste nei Paesi assistiti. molti paesi accettano di seguire politiche piø liberiste in merito alla circolazione dei capitali finanziari. Questa tendenza a favore della libera circolazione dei capitali finanziari riguarda anche paesi meno sviluppati ed Ł talvolta caldeggiata da organismi internazionali (FMI in primis). un numero crescente di paesi, nel corso degli Anni Ottanta e Novanta, adotta la convertibilit della propria valuta, rendendo con ci piø facili e meno costosi i movimenti internazionali di capitali che coinvolgono un numero crescente di Paesi. il progresso tecnico: l ICT rappresenterebbe, secondo Aghion8 una General Purpose Technology (GPT) che fa sentire lentamente e in modo differenziato i suoi effetti sulla produttivit nei diversi settori, secondo il grado in cui viene applicata. In estrema sintesi, le caratteristiche della new economy sarebbero: L uso intensivo e diffuso delle ICT; L assoluta rilevanza delle conoscenze e delle informazioni nel determinare il vantaggio competitivo; 8 Aghion et al. (1999) General Purpose Technology and Within-Group Inequality , Mimeo University College London
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 19 La prevalenza della struttura del network nell organizzazione interna ed esterna dell impresa; Lo stimolo alla flessibilit produttiva; Lo stimolo all ampliamento della gamma produttiva dell impresa; La delocalizzazione della produzione. Caratteristiche che la differenziano nettamente dalle precedenti: La struttura del commercio: per la prima volta, come si presenta la partecipazione ai mercati globali di un gruppo numeroso di PVS che sono riusciti a sfruttare la forza lavoro abbondante ottenendo un vantaggio competitivo nella produzione di beni e servizi labour-intensive. Dal 1980 al 1998, la quota di beni industriali esportata dai PVS cresce dal 25% all 80%. La quota di servizi esportata dai PVS cresce anch essa dal 9% al 17%, mentre quella dei paesi ricchi aumenta solo leggermente dal 17% al 20%. I PVS maggiormente coinvolti in questo processo di globalizzazione sono la Cina, l India e i paesi asiatici di recente industrializzazione (Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Hong Kong). Le diverse politiche commerciali: apertura commerciale dei PVS con la riduzione dazi sui prodotti finiti, eliminazione barriere agli investimenti esteri. In questi paesi il grado d apertura commerciale (dato dalla somma delle importazioni e delle esportazioni di beni divisa per il P.I.L) Ł aumentato, dal 1977 al 1997, del 104%, mentre nei paesi ricchi Ł aumentato del 71%. Il progresso tecnico nel campo dei trasporti e delle comunicazioni; Gli interventi delle autorit pubbliche dei PVS per consentire alle imprese nazionali di accedere ai mercati industriali con il miglioramento delle infrastrutture, delle competenze professionali dei lavoratori e delle istituzioni necessarie per la produzione moderna. I PVS piø globalizzati hanno registrato negli ultimi venti anni risultati considerevoli per quanto riguarda l istruzione di base, il rispetto dei diritti di propriet e delle leggi e la stabilit macroeconomica; La Marginalizzazione di altri PVS, nei quali si assiste ad una diminuzione del reddito e ad un aumento della povert . In alcuni paesi, situati per lo piø in Africa e comprendenti molte delle economie dell ex Unione Sovietica non sono riuscite ad integrarsi nell economia industriale globale, i principali motivi sono:
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 20 Le ragioni di scambio dei beni primari destinati all esportazione hanno avuto un andamento estremamente variabile e decrescente nel tempo; Non sono riusciti a sfruttare il vantaggio comparato derivante dalla forza lavoro abbondante a causa delle loro politiche economiche inadeguate; Lo svantaggio geografico e deficit infrastrutturale. La modalit principale di integrazione nei mercati dei capitali mondiali non Ł costituita d afflusso di capitali ma dalla loro fuga a causa del disallineamento dei tassi di cambio, del rating del rischio scadente, dell elevato indebitamento e dalla crescita dell attivit bancaria internazionale. Il maggior rischio di guerre civili. I flussi di capitali internazionali: i paesi industrializzati hanno rimosso gradualmente i controlli sull uscita dei capitali: il Regno Unito, ad esempio, li ha eliminati nel 1979. Anche i governi dei PVS hanno adottato gradualmente politiche meno ostili verso gli investitori. Grazie a queste politiche oltre che a causa della crisi petrolifera degli anni 70, considerevoli somme di capitali iniziarono a fluire verso i PVS. Il flusso totale di capitale verso i PVS Ł passato, in termini reali, da meno di 28 miliardi di dollari negli anni 70 a circa 306 miliardi di dollari nel 1997, anno in cui hanno raggiunto il punto massimo. Durante questo periodo Ł mutata la composizione di questi flussi di capitale: il valore degli aiuti ufficiali si Ł dimezzato, mentre i flussi di capitali privati diventano la fonte principale di capitale per diverse economie emergenti. Anche la composizione di questi ultimi muta: Gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) continuano ad aumentare durante tutti gli anni 90: le fusioni e acquisizioni di societ costituiscono la fonte principale di questa crescita; I flussi di investimento di portafoglio sono cresciuti in termini reali, da 0,01 miliardi di dollari nel 1970 a 103 miliardi di dollari nel 1996; La costituzione di nuovi fondi comuni e fondi pensione internazionale incanal gli investimenti diretti verso i PVS; L importanza dei prestiti bancari e di altri flussi privati diminu costantemente. Anche se i flussi netti di capitale privato verso i PVS sono aumentati, in percentuale rispetto al P.I.L. sono ancora di sotto il livello raggiunto nel 1914 (22% del P.I.L. contro 32%). Inoltre, i flussi di capitale verso i PVS rappresentano solo una piccola
C A P I T O L O 1 : L A G L O B A L I Z Z A Z I O N E 21 porzione del mercato globale dei capitali: la maggior parte dei flussi di capitale Ł tra paesi sviluppati a basso rischio o riguarda solo alcuni PVS dell Asia e dell America Latina. Gli IDE non portano solo capitale, ma anche tecnologia avanzata ed accesso ai mercati internazionali e quindi sono decisivi per poter partecipare alle reti produttive nel mondo: esercitano quindi un effetto notevole sulla crescita. A livello microeconomico, l impatto della liberalizzazione sulle imprese genera: maggiore turnover delle imprese con un miglioramento dell industria in termini di produttivit ; l apertura del mercato interno genera una struttura di mercato con i prezzi piø concorrenziali. Gli effetti dell IDE sulla struttura di mercato sono piø complessi da determinare e dipendono dalle politiche commerciali adottate. Se l afflusso di investimenti esteri coesiste con politiche protezionistiche ci dar luogo ad abusi di potere di mercato da parte delle multinazionali. Se invece l afflusso di investimenti esteri coesiste con politiche di liberalizzazione degli scambi, le multinazionali saranno esposte alle pressioni dei concorrenti esteri; trasferimenti di tecnologia e spillovers; effetto di apprendimento ed effetto soglia delle esportazioni: sono di solito le imprese piø efficienti o che hanno superato una determinata soglia di produttivit quelle che decidono di produrre beni destinati all esportazione. Di contro, la maggior parte delle vendite e delle attivit delle multinazionali Ł ancora concentrata nel Paese d origine e indagini sociologiche mostrano che nel top-management delle multinazionali prevalgono ancora nettamente gli esponenti dei paesi d origine. Gli Stati Uniti e il Regno Unito sono di gran lunga i due paesi leader per gli IDE in uscita. La ripresa dei flussi migratori: I flussi migratori internazionali furono insignificanti durante la seconda ondata. Tuttavia, le disparit di reddito che si erano create diedero origine a notevoli pressioni economiche che spinsero le persone ad emigrare sia dalle aree rurali verso i centri urbani sia verso altri paesi. Tali pressioni furono largamente frenate dai controlli sull immigrazione; in alcuni paesi ricchi tuttavia i controlli furono allentati durante la terza ondata, con notevoli effetti sui salari dei paesi poveri.