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La tradizione occidentale della magia è nata nel mondo romano
circa nella stessa epoca di Cristo, ma le sue origini più remo-
te risalgono alla preistoria e precisamente al tempo in cui l’
uomo, dopo aver constatato in natura la presenza di sostanze e
forze quali erbe e fenomeni naturali che potevano essere nocive
e salutari per la propria salute, cercò di scongiurare, median-
te i mezzi più disparati, l’azione nociva degli elementi inco-
noscibili e di piegarli ad azioni benefiche o comunque contra-
rie a quelle dannose.
Ebbe origine così nella mente umana il concetto della lotta fra
le forze del bene e del male e di conseguenza nacquero i riti,
i tabù e soprattutto i primi esempi di individui che conosceva-
no il corso e il potere delle stelle, le proprietà delle pian-
te, le formule segrete atte a vincere i demoni maligni e a pla-
care le divinità irate, in altre parole la figura del medico-
stregone o del medico-mago, il cui potere aumentava a dismisura
nelle epidemie o nel corso di avvenimenti catastrofici ed in
genere quando l’uomo si trovava a dover combattere contro l’i-
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gnoto. E’impossibile perciò isolare completamente la storia
della magia da quella della religione o della scienza, perché
gli atteggiamenti religioso, scientifico e magico solo in teo-
ria sono nettamente distinti l’uno dall’altro. Dall’empirismo e
dalla magia sorsero così i primi medici, presto racchiusi in
caste particolari, gelosi dei loro segreti, consci della loro
importanza sociale, temuti e ricercati da chi non sapeva, come
loro, predire il futuro dalle viscere degli animali sacrificali
o allontanare le malattie con formule magiche o amuleti.
Così, in un trattato greco sull’epilessia, “La malattia sacra”
attribuito in modo incerto ad Ippocrate (IV sec. a.C.) si face-
va riferimento a maghi che dichiaravano di sapere come portare
le stelle giù dal cielo, oscurare il sole, far divenire sterile
il suolo e provocare bel tempo e bufere, pioggia o siccità.
La più antica forma di arte medica, dominata da concetti essen-
zialmente magici e praticata da una ristretta casta di indivi-
dui provvisti di dignità sacerdotale, era quella dei popoli
della Mesopotamia, come risulta dalle tavolette in scrittura
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ideografica e cuneiforme appartenenti alla grande Biblioteca di
Ninive, dove il medico veniva indicato col nome di “scongiura-
tore” e si trattava diffusamente dei rimedi magici da usare in
caso di malattia. Solo nel tardo periodo della civiltà assiro-
babilonese la concezione medica si trasformò da magico-sacerdo-
tale a laica e professionale, in quanto la medicina poteva es-
sere esercitata anche da individui che non fossero sacerdoti e
si consentì ai liberti la pratica della chirurgia.
Nell’antichità classica le parole greca e latina indicanti la
magia, mageia e magia, si circondavano di un alone sinistro
perché venivano utilizzate dai pagani per definire l’arte dei
magi, sacerdoti persiani di Zoroastro, che avevano fama di pro-
fonda saggezza e, praticando l’astrologia, pretendevano di gua-
rire la gente con riti fraudolenti. In realtà gran parte della
magia greca e romana era del tutto autoctona, anche se gli au-
tori greci e romani considerarono ogni aspetto della magia come
una importazione dall’Oriente. L’aspetto oscuro di cui si cir-
condavano i magi persiani permise agli scrittori cristiani
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dei primi secoli di vedere l’intervento dei demoni nelle prati-
che dei pagani che predicevano il futuro e usavano, con l’aiuto
dei loro dei, erbe curative e amuleti, perché per i cristiani
gli dei pagani erano demoni che avevano fondato le arti magiche
e le avevano insegnate agli uomini. L’esistenza dei demoni, o
spiriti inferiori, era accettata ovunque nel mondo antico: al-
cuni erano gli spiriti naturali delle colline, degli alberi,
dei venti, altri costituivano le malattie oppure le proiezioni
nel mondo esterno di idee inaspettate ed erano gli agenti so-
prannaturali cui veniva attribuita ogni cosa strana. Questi de-
moni vennero classificati in gruppi a seconda della divinità e
del settore della natura cui erano collegati e analogamente fu
fatto per i pianeti, le stelle, gli animali, le piante, i me-
talli, i colori ed altri fenomeni, così da formare catene di
simpatia e corrispondenze per tutto l’universo. Inoltre fino al
sec. XVII il pensiero occidentale fu dominato dall’idea di un
universo costituito da sfere, o stadi, gerarchizzate a partire
dal Dio supremo fino all’uomo e agli oggetti materiali sulla
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terra. Le sfere fornivano all’uomo una scala per raggiungere
Dio e ciò gli era possibile perché era un microcosmo, una copia
in miniatura di Dio e dell’universo. Questa concezione fu vita-
le per la magia perché significava che ogni cosa esistente con-
teneva energia divina che poteva essere impiegata a scopo magi-
co. Mentre per tutto il secolo XII v’era dunque l’opinione cor-
rente che la magia, strettamente connessa alla divinazione,
fosse probabilmente un’invenzione demoniaca, verso il XIII se-
colo alcuni intellettuali dell’epoca operarono una distinzione,
anche se non in modo netto e preciso, tra la magia naturale da
una parte, comprendente sia l’osservazione divinatoria del volo
e delle grida degli uccelli, delle viscere degli animali sacri-
ficali e della posizione degli astri, sia la cura delle infer-
mità, e la magia demoniaca dall’altra, intesa come una sorta di
religione che, rifiutando Dio, si rivolgeva ai demoni per otte-
nere il loro aiuto nella vita di ogni giorno. Per essi la magia
naturale era una branca della scienza che si occupa delle virtù
occulte insite nella natura, perché ritenevano che la maggior
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parte delle proprietà delle erbe, delle pietre e degli animali
potessero essere spiegate in base alla loro struttura fisica o
alla presenza di uno spirito, o personalità, insita in ogni co-
sa o essere derivante dall’esterno come emanazione di stelle e
pianeti. Accanto a questa teoria si sviluppò quella della magia
cosiddetta “simpatica” perché resa operante grazie a una simpa-
tia o somiglianza simbolica tra causa ed effetto che consiglia-
va, per esempio, di curare malattie epatiche con piante provvi-
ste di foglie a forma di fegato, oppure malattie oculari con
occhi di rapace avvolti in pelle di lupo e appesi al collo del
malato.
Nei tempi preistorici le cure dei malati erano presumibilmente
una combinazione di magia e medicina. Rimedi vegetali e tratta-
menti fisici riscontrati efficaci venivano somministrati al pa-
ziente mentre lo stregone o sciamano cantava, danzava e pronun-
ciava incantesimi e la guarigione dipendeva strettamente dalla
fiducia del paziente nel medico e nel trattamento. In Grecia e
a Roma le erbe e le droghe erano tenute in gran conto nel trat-
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tamento medico, sia per le loro proprietà, sia perché un rime-
dio tradizionale ispirava fiducia e poteva dar luogo a miglio-
ramenti, anche se privo di efficacia in sé. Il catalogo “Mate-
ria medica” compilato da un medico militare di nome Dioscoride
circa nell’anno 60 d.C. conteneva l’elenco di centinaia di erbe
e fu usato per diversi secoli, anche se in realtà poche di esse
possedevano le proprietà ad esse attribuite. Poiché le erbe
possedevano una forza misteriosa, gli erboristi professionisti
della Grecia prendevano precauzioni contro gli effetti derivan-
ti dalla loro manipolazione. Essi tracciavano un cerchio magico
intorno all’elleboro nero e lo tagliavano volgendosi verso o-
riente e recitando preghiere.
Il cerchio doveva essere ripetuto tre volte intorno al gladio-
lo, che era tagliato con una spada a doppio filo e in sua vece
venivano poste delle focacce per compensare della sua perdita
gli spiriti del terreno. (Teofrasto, Ricerche sulle piante,
9.8.8). Tre cerchi venivano tracciati con una spada intorno al-
la narcotica e velenosa mandragora che, impiegata come analge-
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sico e afrodisiaco, era tagliata volgendosi verso occidente.
Secondo una credenza ebraica, un tipo di mandragora che posse-
deva una radice biforcata e veniva perciò chiamata dai Romani
“mezzo uomo”, gridava quando veniva estirpata dal suolo. Perciò
nell’Europa medievale si consigliava di coglierla al termine
della notte. L’operatore, turatesi le orecchie con cera o coto-
ne per proteggersi dalle grida, legava un cane alla pianta con
una fune e gettava a questo del cibo. Il cane, protendendosi in
avanti, estraeva la pianta dal terreno ma veniva ucciso dalle
sue grida e veniva sepolto al suo posto.
Ritornando al mondo classico, per curare i malati Greci e Roma-
ni impiegavano droghe e diete, emetici e purghe, salassi, eser-
cizi ginnici e bagni ma, poiché tutti gli dei erano dotati di
poteri risanatori, il metodo principe era l’incubazione che
consisteva nel dormire per una notte nel tempio della divinità
al fine di ottenere un sogno o una visione in cui il dio appa-
riva e curava subito il paziente oppure gli dava una prescri-
zione.
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Fin dagli inizi della storia della Chiesa la magia di Cristo ed
il successo cristiano nelle guarigioni impressionarono notevol-
mente i pagani: Gesù aveva dato ai suoi discepoli l’incarico di
guarire i malati senza chiedere alcun compenso ed essi conti-
nuarono a farlo con effetti notevoli dopo che li ebbe lasciati.
Il nome di Cristo, il segno della croce e la presenza di perso
ne di grande forza spirituale erano spesso efficaci perciò la
magia del cristianesimo fu una delle ragioni del suo successo;
ma la Chiesa usò il termine magia come definizione peggiorativa
nel senso che ogni magia era cattiva e la magia che faceva par-
te delle pratiche ecclesiastiche non veniva classificata come
tale. Era impensabile che un uomo facesse dei prodigi con le
sue sole capacità: se non era un santo, i cui miracoli erano
compiuti da Dio, allora i suoi prodigi dovevano essere opera di
Satana con cui doveva aver stretto un patto di alleanza. La
Chiesa disapprovò ogni forma di magia, ma la gente continuò a
contare sulla magia della Chiesa venerando i martiri e le loro
reliquie, che alcuni portavano con sé come amuleti, compiendo
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pellegrinaggi a famosi santuari a scopo di guarigione o per ac-
quistare meriti spirituali. La magia popolare medievale mischiò
il cristianesimo con riti derivanti dal più antico mondo paga-
no. Secondo un testo medico anglosassone del secolo X una cura
contro il morso di un serpente consisteva nel bere acqua bene-
detta in cui era stata immersa una chiocciola e Giovanni di Sa-
lisbury sosteneva che era utile ripetere il Padre nostro e i
nomi dei quattro evangelisti quando si raccoglievano e si som-
ministravano le erbe medicinali.