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Nella seconda parte della mia tesi analizzo il concetto di “coaching” cercando di
comprendere perché risulta importante per avere persone motivate nel proprio gruppo di
lavoro.
Per quanto riguarda il “coaching”, questa parola è usata per identificare la persona che
guida e gestisce una squadra sportiva. Il coach ha la responsabilità di insegnare ai suoi
atleti come giocare e come migliorare le loro qualità di prestazione.
Tratterò anche gli aspetti motivazionali nel caso particolare di società sportive dove, al
posto dei lavoratori, ci sono degli atleti.
Aggiungerò la mia esperienza personale accumulata come coach di una squadra di
pallavolo femminile che milita nel campionato regionale.
Com’è possibile motivare i tuoi giocatori senza pagarli?
Come possono i nostri atleti migliorare le loro qualità?
Come possono raggiungere la miglior prestazione?
La mia tesi contiene alcune interviste fatte ad allenatori famosi nel mondo del calcio,
della pallavolo e della pallacanestro.
Sono convinto che ogni persona necessita costantemente di nuovi obiettivi e di nuovi
bisogni per migliorare la qualità della sua vita.
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Capitolo 1°
Motivazione
1.1 Una classificazione delle motivazioni
Motivazione è il termine generalmente usato per descrivere l’interrelazione dei bisogni
e dei comportamenti volti ad affrontarli e a soddisfarli. E’ questo un processo dinamico
che, nella sua manifestazione più semplice, può venir suddiviso in tre fasi separate. In
primo luogo troviamo gli stati che motivano un comportamento, come l’aver sete o
freddo. Questi sono generalmente classificati come motivi, pulsioni, o bisogni. In
secondo luogo, troviamo il comportamento motivato da questi bisogni o impulsi, che
viene spesso chiamato strumentale poiché è di solito strumentale al raggiungimento
della terza fase, cioè il conseguimento di un obiettivo o di una meta.
Nella sua forma più semplice il processo di motivazione può essere illustrato dalla fig.
1.1.
Motive
Pulsion
Need
(Hunger)
Instrumental
Behaviour
(Visit to the
Supermarket)
Goal
(Food)
Fig. 1.1. A simple model of the motivational process.
Source: Keith C.Williams, Behavioural Aspects of Marketing, London, Heinemann, 1986.
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Una persona rimasta senza cibo per un giorno sperimenterà la fame. La pulsione della
fame determinerà un comportamento diretto ad ottenere del cibo. Avendo fame,
l’individuo soddisferà il suo bisogno di cibo una volta raggiunto il suo obiettivo.
Mentre il cibo può essere identificato come qualcosa che possiede le qualità
corrispondenti alla pulsione biologica di un uomo affamato, nelle complesse società
moderne il processo del mangiare e del bere ha assunto un significato sociale ben più
complesso. Il tipo di cibo che una persona mangia, il luogo in cui lo mangia e la gente
con cui mangia, tutti questi fattori dipenderanno da una complessa interrelazione di
pulsioni economiche e sociali.
Una persona che regolarmente, in Inghilterra, pranza in un pub può essere mossa da un
bisogno di contatti umani, mentre un altro può desiderare riconfrontarsi alle norme di un
determinato gruppo per essere ad esempio “uno di loro”. Un altro ancora agisce così
perché in questo modo può avere degli utili contatti di lavoro ed accrescere di
conseguenza le sue prospettive di carriera.
Le motivazioni possono essere originate da “moventi appresi e moventi non appresi”
1
.
Quelli non appresi includono le pulsioni fisiologiche e le pulsioni primarie che non
sembrano poggiare su ovvie basi psicologiche. I motivi appresi o secondari insorgono
laddove, attraverso il processo di apprendimento, degli stimoli precedentemente neutrali
risvegliano degli stati motivazionali. I moventi appresi più importanti sono quelli che
danno luogo alle motivazioni sociali.
Possiamo fare anche una distinzione tra “positivo” e “negativo”. Le mete positive sono
quelle che una persona si sforza di raggiungere, un esempio può essere il desiderio di
frequentare un club esclusivo. Le mete negative sono quelle che una persona tenta di
evitare, come ad esempio situazioni difficili o spiacevoli.
Perciò è possibile fare una classificazione generale e suddividere i motivi in quattro
categorie principali come si può vedere dalla matrice nella figura 1.2.
1
Keith C.Williams, Psicologia per il marketing, il Mulino, Bologna, 1988, pp.91-94.
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Learnt Non-learnt
Positive
Negative
Fig. 1.2. A general classification of the motives’ types
Source: Keith C.Williams, Behavioural Aspects of Marketing, London, Heinemann, 1986.
To get married To eat
To go to the
Dentist
Birth pains
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1.1.1 Le pulsioni fisiologiche
In queste pulsioni sono incluse la fame, la sete, la regolazione della temperatura e il
sonno. E’ essenziale per la sopravvivenza del corpo che sia mantenuto un equilibrio tra
le condizioni fisiologiche interne. Il termine generale per questa nozione è quello di
omeostasi. Uno squilibrio in una qualsiasi di queste condizioni fisiologiche condurrà a
risposte fisiologiche automatiche per minimizzare lo squilibrio e queste risposte
possono essere spesso costituite da stimoli per ulteriori reazioni comportamentali da
parte dell’individuo stesso. Per esempio, se la temperatura del corpo aumenta, il corpo
inizierà a traspirare. L’inizio della traspirazione può costringere l’individuo a
comportarsi in un modo tale da raggiungere una temperatura più adeguata: può togliersi
il cappotto o aprire una finestra.
Esempi di motivazioni fisiologiche non apprese sono gli istinti sessuali e materni, che
sono delle forze motivazionali molto potenti, eppure uniche come motivazioni
biologiche, nel senso che la sopravvivenza del singolo individuo non dipende comunque
da loro. Esse, ciò nonostante, sono essenziali per la sopravvivenza della specie.
12
1.1.2 Le pulsioni primarie
Un esame del comportamento quotidiano degli animali, dei bambini e degli adulti indica
come ci siano parecchie pulsioni, dette primarie, che sembrano essere non apprese pur
non essendo in relazione con nessuno stimolo fisiologico. Eppure sono essenziali per
un’efficace interazione con l’ambiente esterno. Tali pulsioni primarie includono il
bisogno di attività, quello di percepire ed esplorare l’ambiente, di manipolare le cose e
di entrare in contatto con altre persone e oggetti. Ad esempio, prima di imparare a
parlare i bambini esplorano attivamente il loro ambiente. Si interessano dei rumori e
delle forme strane e amano maneggiare oggetti a loro estranei.
Le pulsioni primarie, come le altre motivazioni, possono venir soddisfatte, ma
l’interesse verso oggetti o situazioni nuove tende a diminuire col tempo. Infatti i
bambini possono giocare per ore esclusivamente con un nuovo giocattolo e poi non
interessarsene più.
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1.1.3 Gli scopi appresi
La socializzazione ha molta influenza sui modi di espressione di pulsioni fisiologiche e
di pulsioni primarie. Le norme religiose, per esempio, modificano l’espressione della
pulsione di fame: i Cattolici possono ancora oggi astenersi dal mangiare carne il
Venerdì, mentre agli Ebrei e ai Mussulmani è vietato mangiare carne di maiale. Il
bisogno di un’attività fisica è socialmente accettato quando si esprime nei giochi di
squadra come la pallavolo o il calcio, ma non è socialmente accettabile se è espresso
sotto forma di rissa all’angolo di una strada.
L’apprendimento gioca un ruolo importante nel processo di motivazione creando
pulsioni e mete secondarie. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, le pulsioni
secondarie spesso derivano dal condizionamento classico. Una persona che lavora molte
ore unicamente per sfamare, vestire e dare una casa alla sua famiglia può acquisire mete
secondarie per il contatto umano o il prestito e continuerà a lavorare per lunghe ore
anche se non è più evidente il bisogno di fornire alla sua famiglia un livello minimo di
sussistenza.
L’apprendimento strumentale è anche un fattore importante nella creazione di scopi
secondari: Se una persona è costantemente rinforzata verso determinate azioni, quelle
azioni e idee diventeranno dominanti. Per esempio, un bambino che è regolarmente
ricompensato con una lode da parte dei suoi genitori ogni volta che esprime il suo
desiderio di riuscita con frasi del tipo “Voglio fare il medico”, sarà rinforzato e presto
verrà appresa da parte del bambino una meta secondaria.
Molte delle mete secondarie acquisite tramite un apprendimento strumentale
coinvolgono altre persone. Tali mete includono valori sociali come la cortesia, il
rispetto per i superiori, l’onestà, l’obbedienza alle leggi. Questi valori sociali governano
le relazioni tra le persone e determinano gli obiettivi materiali e sociali che la gente si
sforza di raggiungere e preservare.
Il comportamento umano è caratterizzato da scopi complessi come il bisogno di
prestigio, di potere, di realizzazione e di approvazione sociale. Molte di queste mete
complesse sono mete secondarie e vengono acquisite mentre si apprende come
raggiungere delle mete primarie.
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E così il milionario alla ricerca del potere può avere scoperto da giovane che le
ricompense materiali atte a soddisfare le sue pulsioni fisiologiche di base dipendevano
dalla sua abilità di influenzare le azioni degli altri.
Le pulsioni e le mete umane sono differentemente collegate tra loro e ciascuno
individuo le combina in un suo modo del tutto particolare. Parecchie mete secondarie
possono essere legate ad una singola pulsione primaria e, d’altro canto, parecchie
pulsioni possono venir soddisfatte dal raggiungimento di una singola meta.
Due individui che abbiano la stessa meta possono soddisfare pulsioni molto diverse,
mentre individui con la stessa pulsione possono, per esempio, soddisfarla raggiungendo
mete differenti.
Il bisogno di prestigio può essere soddisfatto da un individuo con l’avere successo nel
suo lavoro, da un altro con l’essere un pilastro di un’associazione locale.
Le mete apprese necessitano di essere periodicamente rinforzate per sopravvivere.
Tuttavia accade spesso che un comportamento motivato continui a lungo dopo che
l’originaria meta primaria o secondaria è stata raggiunta e ciò si verifica quando
un’ulteriore meta secondaria ha preso il suo posto. Per esempio, nel caso del nostro
milionario, il soddisfacimento dei bisogni fisiologici ha cessato di essere uno scopo
primario ed è stato rimpiazzato dallo scopo secondario del potere.
Le motivazioni vengono spesso classificate come consce e inconsce. Ma, mentre le
pulsioni fisiologiche sono spesso consciamente riconosciute, è piuttosto difficile
categorizzare come consapevoli o inconsapevoli le mete primarie e quelle secondarie.
Una persona può non sapere quello che realmente la spinge, anche se può credere di
saperlo e questo perché parecchie pulsioni e motivazioni sono inestricabilmente
intrecciate. In altri casi, un individuo può desiderare di non riconoscere alcune delle sue
motivazioni e può reprimerle, forse perché esse si sono costituite in condizioni
spiacevoli o perché sono in conflitto con altri valori personali o sociali profondamente
radicati nell’individuo.
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1.2 Le teorie sulla motivazione
La ricerca sulla motivazione si è soprattutto concentrata sull’esplorazione di particolari
risposte comportamentali a comuni stati motivazionali. I risultati ottenuti sono
principalmente serviti per illustrare la complessità del processo motivazionale e le
interrelazioni esistenti tra pulsioni e scopi.
Sono state proposte numerose teorie sulla motivazione ma la maggior parte di queste
teorie studia particolari stati motivazionali in contesti specifici, o è parte integrante di
teorie più generali. Per esempio, le teorie proposte da Hertzberg o Vroom, discusse nel
prossimo capitolo, furono sviluppate a partire da ricerche sulla situazione lavorativa.
In questo capitolo esaminerò due teorie generali sulla motivazione. La prima è la teoria
di Maslow che considera sia i moventi appresi che quelli non appresi ed è importante
perché fornisce una spiegazione sul perseguimento da parte dell’individuo di
determinate mete invece che di altre.
La teoria di McClelland, invece, si interessa di moventi complessi ed è importante
perché offre validi contributi alla spiegazione del comportamento umano in società
avanzate.
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1.2.1 La teoria di Maslow sull’autorealizzazione
Maslow (1982)
2
classificò i bisogni umani in cinque gruppi secondo una gerarchia di
importanza.
Qui di seguito presentiamo cinque gruppi di bisogni, dal livello più basso al più alto:
ξ Bisogni fisiologici: fame, sete, sesso e attività;
ξ Bisogni di sicurezza: sicurezza, ordine e stabilità;
ξ Bisogni d’appartenenza: amore, affetto, affiliazione e identificazione;
ξ Bisogni di stima: prestigio, successo e rispetto di sé;
ξ Autorealizzazione.
E’ significativo il modo in cui questi bisogni stati ordinati. In primo luogo perché questo
è l’ordine in cui i bisogni tendono ad apparire durante lo sviluppo, e secondariamente
perché è l’ordine con cui essi devono venir soddisfatti. Non appena i bisogni più bassi
della gerarchia sono stati soddisfatti, quelli posti al livello successivo emergeranno e
richiederanno un soddisfacimento.
Perciò coloro che appartengono a società povere tenderanno principalmente a soddisfare
i bisogni fisiologici e quelli di sicurezza, e non avranno particolare interesse ai bisogni
più alti. Nelle società ricche invece, i bisogni primari saranno di solito più facilmente
soddisfatti e si darà maggior importanza ai bisogni di stima e di autorealizzazione.
La gerarchia dei bisogni di Maslow è stata spesso visualizzata con una struttura
piramidale (fig. 1.3) che indica la relazione tra i vari gruppi di bisogni, non solo
secondo la loro posizione all’interno della gerarchia ma anche in relazione alla loro
importanza. La teoria di Maslow distingue inoltre i bisogni a seconda che soddisfino
qualcosa che manca o un processo di crescita. Tutti i bisogni inclusi nei primi quattro
livelli della gerarchia di Maslow sono bisogni dovuti a mancanze.
2
Andrea Rugiadini, Organizzazione d’Impresa, Giuffrè Editore, Milano, 1979, pp.138-142.
P. Hersey and K.H.Blanchard, Management of Organizational Behavior, Prentice Hall, Fresno,
California, 1996, pp.46-55, 80.
A.H. Maslow, Motivazione e personalità, Armando, Milano, 1982.