4
ad esempio quelle appartenenti al sistema delle Nazioni unite, le
mediazioni in caso di conflitti.
Tale attività intende offrire un servizio disinteressato alla
comunità Internazionale, poiché non cerca vantaggi di parte, ma si
propone per il bene comune dell’intera famiglia umana. In tale
contesto, la Santa Sede si giova particolarmente del proprio
personale diplomatico.
1
La Chiesa romana è partecipe della soggettività
Internazionale, al pari delle persone corrispondenti a Stati, come
membro della peculiare convivenza regolata dal diritto
Internazionale.
La condizione sopra delineata è stata mantenuta della Chiesa
senza soluzioni di continuità malgrado le crisi da essa subite nel
corso dei secoli. Come tale la Chiesa ha partecipato e partecipa ad
accordi internazionali, sia che vertano in materie attinenti al culto e
alla condizione dei ministri e dei beni della Chiesa nel territorio
degli Stati (concordati) sia che vertano in materia territoriale o
politica (come il trattato del 1929 c.d. patti lateranensi ) oppure in
materia finanziaria (come la convenzione finanziaria dello stesso
1
Pontificio Consiglio Della Giustizia E Della Pace in compendio della dottrina sociale della
Chiesa, cpv444, ediz Libreria Editrice Vaticana anno 2004 .
5
anno). Dall’una come dall’altra specie di accordi derivano
situazioni internazionali di diritto-obbligo del tutto simili alle
situazioni create da accordi fra Stati.
2
Vi è da segnalare che in alcuni ambienti internazionalisti è
diffusa l’idea che la Chiesa o Santa Sede sia soggetto speciale di
Diritto Internazionale, e che la sua personalità abbia fondamento
diverso da quello della personalità degli Stati. La Santa Sede
sarebbe un soggetto sui generis, anzitutto in considerazione delle
sue funzioni meramente spirituali, diverse da quelle Temporali
degli Stati, in secondo luogo perchè, a differenza degli Stati, è priva
o è stata priva in certi periodi, di territorio e di popolo.
3
Il ragionamento della dottrina prevalente è in sostanza il
seguente. La Santa Sede svolge funzioni di ordine spirituale e solo o
principalmente in considerazione di tali funzioni e del loro sviluppo
universale essa è assurta a soggetto. Da qui la considerazione di
soggettività a titolo speciale.
4
Secondo un’altra opinione diffusa si colloca la Santa Sede
nelle organizzazioni internazionali e la personalità della stessa si
2
Arangio-Ruiz jr in La politica Internazionale della Santa sede, inser. in la politica
internazionale della Santa Sede ediz. Scientifiche Italiane AA.VV., Perugia 1990
3
Per una maggiore informazione sull’argomento vedasi anche Giovanni Barberini in Chiesa E
Santa Sede Nell’ordinamento Internazionale. Giapichelli editino,Torino, 1996.
4
Arangio-Ruiz jr in idem supr.
6
concreta non solo nel potere di concludere accordi internazionali
(tra i quali vanno collocati gli stessi concordati) ma, data l’esistenza
dello stato della Città del Vaticano, anche in tutte le situazioni
giuridiche che presuppongono il governo di una comunità
territoriale.
5
Infatti c’è la proposta che la Santa Sede muti il suo “status”
di “Osservatore Permanente” presso le Nazioni Unite a membro
effettivo e a tal fine l’arcivescovo Renato Raffaele Martino
6
dichiarava: “La questione è allo studio. Attualmente la Santa Sede
è l’unica realtà statuale ad avere lo status di osservatore........” e
aggiunse “Se vi sarà adesione piena, questa sarà ovviamente nel
solco del magistero dei pontificati del secolo scorso. Pensi che lo
stesso Benedetto XV era favorevole all’ingresso della Santa Sede
nella Società delle Nazioni, ma all’epoca fu l’Italia ad opporsi a
questa eventualità. La questione romana non era stata ancora
risolta…”.
7
5
Benedetto Conforti in Diritto Internazionale, edi. Scientifica Napoli 2002 – ristampa 2005
6
Dal 1986 osservatore permanente alla sede Onu di New York e dopo sedici anni
passati al Palazzo di Vetro di New York, l’arcivescovo Renato Raffaele Martino è
stato chiamato a guidare il Pontificio Consiglio della giustizia e della pace.
7
Intervista con l’arcivescovo Renato Raffaele Martino: «Una vera azione preventiva? Evitare
la guerra». Gennaio 2003
7
La Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche con i seguenti
Stati:
1. Albania
2. Algeria
3. Andorra
4. Angola
5. Antigua e
Barbuda
6. Argentina
7. Armenia
8. Australia
9. Austria
10. Azerbaigian
11. Bahamas
12. Bahrein
13. Bangladesh
14. Barbados
15. Belgio
16. Belize
17. Benin
18. Bielorussia
19. Bolivia
20. Bosnia ed
Erzegovina
21. Brasile
22. Bulgaria
23. Burkina Faso
24. Burundi
25. Cambogia
26. Camerun
27. Canada
28. Capo Verde
29. Centrafrica
30. Ciad
31. Cile
32. Cina
33. Cipro
34. Colombia
35. Congo,
Repubblica del
36. Congo,
Repubblica
Democratica del
37. Corea
38. Costa
d’Avorio
39. Costa Rica
40. Croazia
41. Cuba
42. Danimarca
43. Dominica
44. Ecuador
45. Egitto
46. El Salvador
47. Eritrea
48. Estonia
49. Etiopia
50. Fiji
51. Filippine
52. Finlandia
53. Francia
54. Gabon
55. Gambia
56. Georgia
57. Germania
58. Ghana
59. Giamaica
60. Giappone
61. Gibuti
62. Giordania
63. Gran
Bretagna
64. Grecia
65. Grenada
66. Guatemala
67. Guinea
68. Guinea
Bissau
69. Guinea
Equatoriale
70. Guyana
71. Haiti
72. Honduras
73. India
74. Indonesia
75. Iran
76. Iraq
77. Irlanda
78. Islanda
79. Isole Cook
80. Israele
81. Italia
82. Jugoslavia
83. Kazakhstan
84. Kenya
85. Kirgizistan
86. Kiribati
87. Kuwait
88. Lesotho
89. Lettonia
90. Libano
91. Liberia
92. Libia
93. Liechtenstein
94. Lituania
95.
Lussemburgo
96. Macedonia
(Ex Repubblica
Jugoslava di)
97. Madagascar
98. Malawi
99. Mali
100. Malta
101. Marocco
102. Marshall
103. Mauritius
104. Messico
105. Micronesia
106. Moldova
107. Monaco
108. Mongolia
109. Mozambico
110. Namibia
111. Nauru
112. Nepal
113. Nicaragua
114. Niger
115. Nigeria
116. Norvegia
117. Nuova
Zelanda
118. Paesi Bassi
119. Pakistan
120. Palau
121. Panama
122. Papua-
Nuova Guinea
123. Paraguay
124. Perù
125. Polonia
126. Portogallo
127. Repubblica
Ceca
128. Repubblica
Dominicana
129. Romania
130. Ruanda
131. Salomone
132. Samoa
Occidentali
133. Saint Kitts
e Nevis
134. Saint Lucia
135. Saint
Vincent e
Grenadine
136. San Marino
137. Sao Tome e
Principe
138. Senegal
139. Seychelles
140. Sierra
Leone
141. Singapore
142. Siria
143. Slovacchia
144. Slovenia
145. Spagna
146. Sri Lanka
147. Stati Uniti
d’America
148. Sud Africa
149. Sudan
150. Suriname
151. Svezia
152. Svizzera
153. Swaziland
154. Tagikistan
155. Tanzania
156. Thailandia
157. Togo
158. Tonga
159. Trinidad e
Tobago
160. Tunisia
161. Turchia
162.
Turkmenistan
163. Ucraina
164. Uganda
165. Ungheria
166. Uruguay
167. Uzbekistan
168. Vanuatu
169. Venezuela
170. Yemen
171. Zambia
172. Zimbabwe
8
La Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche anche con
l’Unione Europea ed il Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM).
La Santa Sede ha relazioni di natura speciale con la Federazione
Russa e con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina
(OLP).
La Santa Sede partecipa a differenti Organizzazioni e Organismi
Intergovernativi Internazionali, tra i quali:
IAEA Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Vienna, Membro
UNHCR Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), Ginevra,
Membro
UNCHS/Habitat Centro delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani, Nairobi, Osservatore
UNCOPUOS Comitato delle Nazioni Unite per gli Usi Pacifici dello Spazio Extra-
atmosferico, Vienna, Osservatore su base informale
ICMM Comitato Internazionale della Medicina Militare, Bruxelles, Membro
UNCSD Commissione delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, New York,
Osservatore su base informale
UNCTAD Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, Ginevra,
Membro
IGC Consiglio Internazionale per i Cereali, Londra, Membro anche a nome e per
conto dello Stato della Città del Vaticano
IFAD Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, Roma, Osservatore
ISDR International Strategy for Disaster Reduction (Strategia Internazionale per la
Riduzione dei Disastri), Ginevra, Osservatore su base informale
UNIDROIT Istituto per l’Unificazione del Diritto Privato, Roma, Membro anche a nome
e per conto dello Stato della Città del Vaticano
UNO Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), New York, Ginevra, Vienna,
Osservatore
FAO Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura,
Roma, Osservatore
UNESCO Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la
Cultura, Parigi, Osservatore
UNIDO Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale, Vienna,
Osservatore
ICAO Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile, Montreal, Osservatore
su base informale
INTELSAT Organizzazione Internazionale per le Comunicazioni Satellitari, Washington,
Membro anche a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano
IOM Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Ginevra, Osservatore
IMO Organizzazione Marittima Internazionale, Londra, Osservatore su base
informale
WMO Organizzazione Meterologica Internazionale, Ginevra, Osservatore su base
informale
WTO Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), Madrid, Osservatore
9
WIPO Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI), Ginevra,
Membro
WHO Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Ginevra, Osservatore
WTO Organizzazione per il Commercio Mondiale, Ginevra, Osservatore
CTBTO Organizzazione per l’Applicazione del Trattato per il Bando Completo della
Sperimentazione Nucleare, Vienna, Membro
OPCW Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, L’Aia, Membro
WFP Programma Alimentare Mondiale (PAM), Roma, Osservatore
UNDCP Programma delle Nazioni Unite per il Controllo della Droga, Vienna,
Osservatore
UNEP Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, Nairobi, Osservatore
ILO Ufficio Internazionale del Lavoro (OIL), Ginevra, Osservatore
ITU Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, Ginevra, Membro anche a
nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano
UL Unione Latina, Parigi, Osservatore
UPU Unione Postale Universale, Berna, Membro anche a nome e per conto dello
Stato della Città del Vaticano
La Santa Sede partecipa a differenti Organizzazioni ed Organismi
Intergovernativi Regionali, tra i quali:
AALCC African Asian Legal Consultative Committee (Comitato Consultivo
Giuridico Afro Asiatico), Nuova Delhi, Osservatore su base informale
OSCE PA Assemblea Parlamentare dell’Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa, Ospite d’Onore
CEPT Conferenza Europea delle Poste e Telecomunicazioni, Membro anche a
nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano
CE Consiglio d’Europa, Strasburgo, Osservatore
CE-CDCC Consiglio per la Cooperazione Culturale del Consiglio d’Europa,
Strasburgo, Membro
LA Lega Araba, Il Cairo, Delegato
OAS Organizzazione degli Stati Americani, Washington, Osservatore
EUTELSAT Organizzazione Europea per lo Sfruttamento dei Satelliti per le
Telecomunicazioni, Parigi, Membro anche a nome e per conto dello Stato
della Città del Vaticano
OAU Organizzazione per l’Unità Africana, Addis Abeba, Osservatore
OSCE Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, Vienna,
Membro
ξ Dati estrapolati dal sito ufficiale della Santa Sede www.vatican.va
10
1.2 IL CONTESTO STORICO
La situazione Internazionale d’allora vedeva il mondo
polarizzato in due blocchi tra i quali s’era conclusa la fase acuta
della guerra fredda con il predominio nucleare degli Stati Uniti.
Questa prima fase si può dir conclusa con il lancio dello Sputnik il
5 ottobre 1957 da parte dell’URSS, cui segue un lungo periodo, dal
1958 al 1975 circa, ove si denota un sostanziale equilibrio
nucleare. Entro tale periodo si era gia conclusa la fase, della
coesistenza competitiva, (almeno sul piano della sfida militare),
culminata nell’ottobre 1962 proprio per effetto del terribile rischio
corso con la “crisi dei missili” di Cuba.
8
La crisi dei missili di Cuba fu una grave disputa
Internazionale tra USA e URSS circa lo spiegamento sovietico di
missili nucleari a Cuba. La crisi iniziò il 15 ottobre 1962 e durò per
tredici giorni. Dopo la vittoria di Castro nella rivoluzione cubana,
gli Stati Uniti erano desiderosi di soffocare sul nascere il nuovo
regime di stampo filosovietico, con il quale, già dal 1961, l'allora
8
Jean Swoebel in Kennedy e Khruschev , Ed. Laterza, Bari, 1964
11
presidente Eisenhower aveva interrotto i rapporti diplomatici. Il suo
successore, John Fitzgerald Kennedy, progettò un'invasione
dell'isola da parte di esuli cubani addestrati in Florida, che
sbarcarono nella baia dei Porci. L'operazione fallì e Cuba, vistasi
minacciata, chiese e ottenne da Mosca l'installazione di batterie di
missili nucleari sul proprio territorio. Quando gli aerei spia
americani li scoprirono (nell'ottobre del 1962), Kennedy ordinò il
blocco navale dell'isola. Durante tutta la Guerra Fredda mai si ebbe
un così alto rischio di degenerazione della crisi in conflitto armato:
dopo giorni di tensione, il Primo Ministro sovietico Nikita
Khrushchev, vista la fermezza di Washington, ordinò il ritiro dei
missili in cambio della promessa dell'indipendenza dell'isola dagli
Stati Uniti. L'Avana fu considerata da quel momento un nuovo
satellite dell'URSS, il più vicino al territorio americano
9
. In
dettaglio la crisi si svolse in questi termini:
Nel 1959 il governo sovietico realizzò che una eventuale
guerra futura sarebbe stata condotta con armi nucleari, e nello
stesso anno vennero costituite le "Forze Missilistiche Strategiche" e
divenne sempre più militarista di fronte al programma di riarmo di
9
Renzo Rossotti in Top secret: le spie - Ed. SEI, Torino 1969
12
degli usa. In risposta, i sovietici decisero di installare delle armi
nucleari a Cuba, uno stato caraibico al largo della costa della
Florida, che aveva recentemente istituito un governo comunista
guidato dal presidente Fidel Castro. Il governo di Cuba cercò il
supporto dell'Unione Sovietica, dopo il collasso delle relazioni con
gli Stati Uniti, avvenuto a causa dell'esproprio delle proprietà
americane a Cuba e al successivo tentativo di invasione dell'isola,
da parte di esuli cubani appoggiati dalla CIA, conosciuto come
l'"Invasione della Baia dei Porci". Il ragionamento sovietico aveva
due aspetti: il primo era di difendere questo nuovo stato comunista
dagli USA o da un'invasione sponsorizzata da questi, il secondo
invece mirava a riequilibrare la bilancia del potere nucleare, che
pendeva dalla parte degli Stati Uniti.
Gli USA avevano di recente iniziato a schierare missili in
Turchia, che minacciavano direttamente le regioni occidentali
dell'Unione Sovietica. La tecnologia sovietica era ben sviluppata
nel campo dei missili balistici a medio raggio (MRBM), in
confronto a quelli intercontinentali (ICBM). I sovietici ritenevano
che non sarebbero riusciti a raggiungere la parità negli ICBM prima
del 1970, ma videro che un certo tipo di uguaglianza poteva essere
13
raggiunta rapidamente, posizionando dei missili a Cuba. Gli
MRBM sovietici a Cuba, con un raggio d'azione di circa 1.600
chilometri, potevano minacciare Washington DC e circa metà delle
basi militari statunitensi, con un tempo di volo inferiore ai venti
minuti. In aggiunta, il sistema di difesa radar statunitense era
orientato verso l'URSS, e avrebbe fornito scarso preavviso in caso
di un lancio da Cuba.
10
Nikita Khrushchev aveva concepito il piano nel maggio
1962, e per la fine di luglio, oltre sessanta navi sovietiche erano in
rotta verso Cuba, con alcune di esse che trasportavano materiale
militare. John McCone, il direttore della CIA, avvertì Kennedy che
alcune delle navi stavano probabilmente trasportando missili, ma
una riunione tra John e Robert Kennedy, Dean Rusk e Robert
McNamara, decise che i sovietici non avrebbero tentato un impresa
simile.
11
Un U-2 in volo a fine agosto, fotografò una nuova serie di
postazioni SAM che venivano costruite, ma il 4 settembre Kennedy
10
Renzo Rossotti in Top secret: le spie cit. - Ed. SEI, Torino 1969
11
i principali protagonisti erano Dean Rusk, segretario di Stato, Robert Kennedy, ministro
della giustizia e soprattutto, di fatto, ascoltato consigliere del presidente, Robert McNamara,
ministro della difesa, Maxwell Taylor, comandante generale delle forze armate, Lyndon
Johnson, vicepresidente, John McCone, direttore della CIA, Adlai Stevenson, delegato
americano all'ONU, Dean Acheson, ex segretario di Stato e consigliere per gli affari
internazionali.
14
disse al Congresso, che non c'erano missili "offensivi" a Cuba.
Nella notte dell'8 settembre, la prima consegna di MRBM SS-4
venne scaricata a L'Avana, e un secondo carico arrivò il 16
settembre. I sovietici stavano costruendo nove siti, sei per gli SS-4 e
tre per gli SS-5 a più lungo raggio (fino a 3.500 chilometri).
L'arsenale pianificato era di quaranta rampe di lancio, con un
incremento del 70% della capacità offensiva sovietica durante il
primo colpo.
12
Un numero di problemi non legati alla vicenda, fece si che i
missili non vennero scoperti fino al volo di un U-2 del 14 ottobre,
che mostrava chiaramente la costruzione di una postazione per degli
SS-4 vicino a San Cristobal. Per il 19 ottobre i voli degli U-2
mostrarono che quattro postazioni erano operative. Inizialmente, il
governo statunitense tenne l'informazione segreta, rivelandola solo
ai quattordici ufficiali chiave del comitato esecutivo. Il Regno Unito
non venne informato fino alla sera del 21 ottobre. Il Presidente
Kennedy, in un appello televisivo del 22 ottobre, annunciò la
scoperta delle installazioni e proclamò che ogni attacco di missili
nucleari proveniente da Cuba, sarebbe stato considerato come un
12
B. P. Boschesi in Storia della guerra fredda (1945-1962) - Ed. Mondadori, Milano
1977
15
attacco portato dall'Unione Sovietica e avrebbe ricevuto una
risposta conseguente. Kennedy ordinò anche una quarantena navale
su Cuba, per prevenire ulteriori consegne sovietiche di materiale
militare.
Il termine quarantena fu preferito a quello di blocco navale in
quanto quest’ultimo, secondo le consuetudini del diritto
Internazionale avrebbe potuto essere considerato come un atto di
guerra e avrebbe comportato un'immediata risposta militare
sovietica. Per tutta la durata della crisi i responsabili dello stato
maggiore americano insistettero perché il riluttante presidente
ordinasse un'immediata azione militare per eliminare le rampe
missilistiche prime che queste diventassero operative.
13
Gli ufficiali discussero le varie opzioni, il bombardamento
immediato venne subito scartato, cosi come un appello alle Nazioni
Unite, che avrebbe portato via molto tempo. La scelta venne ridotta
a un blocco navale e un ultimatum, o a una invasione su vasta scala.
Fu scelto infine il blocco, anche se ci fu un numero di falchi
(sopratutto Paul Nitze, Douglas Dillon e Maxwell Taylor) che
continuarono a spingere per un azione più dura. L'invasione fu
13
Renzo Rossotti in Top secret: le spie - Ed. SEI, Torino 1969
16
pianificata, e le truppe radunate in Florida (anche se con 40.000
soldati sovietici a Cuba, completi di armi nucleari tattiche, la forza
di invasione si sarebbe trovata in seria difficoltà ).
Ci furono diverse questioni legate al blocco navale. C'era il
problema della legalità, come fece notare Fidel Castro, non c'era
niente di illegale circa le installazioni dei missili, erano sicuramente
una minaccia agli USA, ma missili simili puntati verso l'URSS,
erano posizionati in Gran Bretagna, Italia e Turchia. Quindi c'era la
reazione sovietica al blocco - avrebbe potuto far esplodere il
conflitto a seguito di una escalation delle rappresaglie.
14
Kennedy parlò al popolo statunitense, in un discorso
televisivo del 22 ottobre per annunciare che: "Questo governo ha
mantenuto, come promesso, la più stretta sorveglianza sul
dispositivo sovietico nell'isola di Cuba. Nella settimana scorsa, in
base a prove irrefutabili, è stato accertato il fatto che una serie di
basi militari a carattere offensivo si stava allestendo in quell'isola.
Scopo di queste basi non può essere altro che quello di fornire la
14
Jean Swoebel in Kennedy e Khrushchev , Ed. Laterza, Bari, 1964
17
capacità di disporre di una forza di urto nucleare contro l'emisfero
occidentale... ".
15
Kennedy proseguì precisando che le basi missilistiche
individuate tramite le foto scattate dagli aerei U-2 erano
probabilmente di due tipi, il primo per il lancio di missili balistici in
grado di colpire Washington, Panama, i centri del Messico e
qualsiasi punto nel settore sud-ovest degli Stati Uniti, mentre il
secondo tipo poteva effettuare il lancio di missili in grado di colpire
la maggior parte delle città dell'emisfero occidentale, dalla baia di
Hudson in Canada, fino a Lima in Perù.
16
Dopo un riassunto delle più recenti vicende della crisi, il
Presidente americano annunciò in dettaglio le misure iniziali da lui
decise. Era decretato l'embargo su tutto l'equipaggiamento militare
offensivo spedito via mare a Cuba: tutte le navi, di qualsiasi
nazionalità, dirette a Cuba sarebbero state oggetto di ispezione da
parte degli americani e, se trovate con a bordo carichi di armi
offensive, rimandate indietro. Inoltre Kennedy comunicava di aver
dato disposizione alle forze armate di essere pronte ad ogni
15
Theodore C. Sorensen in Kennedy, Ed. Mondadori, Verona 1966.
16
B. P. Boschesi in Storia della guerra fredda (1945-1962) - Ed. Mondadori, Milano 1977