4
L’informazione televisiva: le immagini come «notizia» - Comunicare
attraverso le immagini oggi appare fondamentale, se non c’è immagine
sembra quasi che non ci sia il fatto, la notizia. Se la telecamera non si
accende, la realtà è come se perdesse la sua connotazione. Lo scorso anno
durante i mondiali di sci di Bormio è accaduto un fatto surreale: gli operatori
televisivi della Rai che dovevano riprendere l’evento hanno scioperato e così
è saltata la diretta sulla tv pubblica
1
. Pazienza, dirà qualcuno: la gara non
dipende dalle telecamere, dalle tv, l’evento sportivo sarà andato avanti lo
stesso. Ed invece no: la gara non si è fatta più, senza telecamere non è gara,
non è realtà. E’ il paradosso utilizzato dal comico Beppe Grillo che nel suo
spettacolo interrompe il monologo con il pubblico prendendosela con lo
spettatore di turno che invece di guardare Grillo dal vivo, lo guarda sul
maxischermo: «per te io sono più vero là, che qui davanti a te».
2
Nonostante esistano i giornali, nonostante esista un’informazione on line
basata sul concetto di rete, dove anche le cosiddette notizie non convenzionali
(attendibili o meno che siano) girano tra migliaia di persone, il ruolo della
televisione nel comunicare le notizie e l’impatto che esse hanno sul pubblico
rimane notevole: da molti decenni ci si chiede quanto conti nelle decisioni
politiche degli elettori, quanti voti è in grado di spostare il mezzo televisivo
attraverso la sua informazione. Si è parlato a lungo di esigenze di pluralismo,
di conflitto di interessi, di lottizzazione politica: temi inflazionati nel dibattito
politico e che inevitabilmente toccano l’informazione molto da vicino. Il tutto
diventa molto più surriscaldato (e spesso esasperato) nel periodo che precede
le elezioni tra fautori della par condicio e suoi detrattori. A questo proposito
nella trasmissione di Enrico Mentana «Matrix»
3
si è voluto fare un parallelo
tra quotidiani e televisioni: un giornalista del programma si è recato in
un’edicola, ha preso tutti i giornali usciti quel giorno e li ha confrontati sulla
1
http://www.repubblica.it/2005/a/speciale/altri/2005mondialisci/annullagigante/annullagigante.html
2
Beppe Grillo, “Beppegrillo.it”, Casaleggio Associati, 2005
3
Matrix, Canale 5, puntata del 24/10/2005
5
stessa notizia registrando inevitabilmente forti differenze nel modo di
presentarla a seconda dell’area politica del quotidiano. Il messaggio che si
voleva fare passare era che da una parte esiste in Italia un forte pluralismo
dell’informazione e dall’altra si voleva dire che come non esiste una par
condicio per i giornali altrettanto dovrebbe essere per le tv. Si può pèrò
obiettare che quotidiani e televisioni non solo spesso si rivolgono ad un target
diverso con esigenze differenti ma soprattutto non si può ignorare che mentre
l’acquisto di un quotidiano è una libera scelta del singolo individuo il quale
già conosce in partenza l’area o lo stile del suo giornale preferito, la tv entra
in tutte le case e che la massima libertà assegnata all’utente è rappresentata
dal telecomando, con alternative non molto ampie considerato il sistema
televisivo italiano particolarmente chiuso a forme di vera concorrenza tra più
soggetti.
4
Analizzando i dati di vendita dei quotidiani ed i dati di ascolto
televisivi è chiaro che l’impatto di una notizia data in tv (o non data, o data in
modo parziale) è molto rilevante. Spesso alcuni studi sociologici hanno
evidenziato come è il mezzo che fa opinione e non il contenuto da esso
trasmesso.
5
E qui torna in primo piano l’immagine: basta che un personaggio
politico appaia in tv che la sua popolarità sembra aumentare a prescindere da
quello che fa o dice: una tendenza non assoluta ma che ha un certo
fondamento
6
. Dunque a volte l’immagine diventa il contenuto della notizia,
quell’elemento indispensabile che trasforma un fatto in una notizia
7
. Non
sempre è stato così. La tv nasce nel 1927. Il primo notiziario risale a dieci
anni più tardi . All’epoca non si era pronti per questo tipo di novità:
l’immagine veniva vista soprattutto come un limite piuttosto che come un
vantaggio. Si diceva che danneggiasse la libertà di poter immaginare, di poter
fantasticare i connotati visivi di un qualsiasi evento o notizia raccontati dalla
4
G.Ortoleva, “La televisione italiana 1974-2002: dall’anarchia italienne al duopolio imperfetto” in
Castronovo-Tranfaglia “La stampa italiana nell’età della tv”, Laterza, 2002
5
M. McLuhan “Gli strumenti del comunicare”, Net, 2002
6
A. Agostini, “Giornalismi”, Il Mulino, 2004
7
A.Papuzzi, “Professione giornalista”, Donzelli, 2003, p.141
6
radio, il mezzo che andava per la maggiore. E proprio il noto radiocronista Ed
Murrow lanciò la sua sentenza: a suo dire la comunicazione televisiva non
avrebbe mai raggiunto gli standard qualitativi di quella radiofonica. Ed il suo
era un pensiero diffuso nell’ambiente comunicativo dell’epoca. Oltre ad un
limite culturale ce n’era un altro di natura tecnica considerata la bassa qualità
di trasmissione delle immagini negli anni ’30.
8
La supremazia dell’immagine innesca un profondo cambiamento di ricezione
del messaggio da parte del pubblico, modificando il rapporto tra esso ed il
mezzo informativo. McLuhan lo descriveva in questi termini:
«La televisione mette fine alla rappresentazione a distanza e coinvolge nel diretto
confronto con un’immagine. L’immagine di successo risulterà carismatica, nel
senso di rappresentare un gran numero di tipi da ammirare. L’altro aspetto di
questa immagine è che tende a suscitare fantasie (flash discontinui), nella
disincarnata realtà dei telespettatori, vale a dire che il pubblico si augura di essere
lì a galleggiare nel vuoto elettronico piuttosto che sistemato nella poltrona di casa.
Per la nuova immagine popolare, di cui Reagan è un esemplare, i partiti e la
politica possono non avere alcuna rilevanza: è soltanto una guerra di icone o
immagini».
9
Le immagini quindi hanno un potere iconico che se non viene sfruttato dai
produttori di messaggi di informazione perde consistenza. L’aspetto più
interessante di quanto dice Mc Luhan è che le immagini producono degli
effetti involontari sul pubblico, non controllabili dal giornalista, considerato il
forte potere evocativo, emozionale, soggettivo prodotto dall’immagine in
movimento. Il giornalista può forzare o ridurre questo processo ma non
evitarlo.
8
ivi, pp. 139-140
9
M. McLuhan, “The Global Village”, Oxford University Press, 1989, pp. 101-2
7
La notiziabilità televisiva - Mc Luhan e Guglielmini hanno dimostrato
empiricamente che il giornalismo televisivo esprime il suo massimo
potenziale quando riesce a trasformare in esperienza l’oggetto di una notizia.
Poiché si deduce che il pubblico televisivo sia passivo e distratto occorre una
tecnica di costruzione della notizia in modo da generare un forte
coinvolgimento, una forte suspence:
«Noi sappiamo che la notizia non coincide mai con l’evento, bensì è la
registrazione, attraverso il reporting di un particolare aspetto dell’evento che si
impone all’attenzione di un pubblico. Se questa registrazione avviene attraverso i
suoni della radio o le immagini della televisione, essa tende ad assumere i
caratteri, le suggestioni e le tipologie di una riproduzione o di una ricostruzione,
a seconda che suoni e immagini siano impiegati per restituire gli elementi fattuali
della notizia o vengano montati per costruire una storia sul modello delle
features».
10
Si può delineare i cardini principali delle tecniche di rappresentazione
11
:
• Il genere di rappresentazione della notizia più consona al giornalismo
televisivo è la storia (o la feature)
• Il modo più televisivamente efficace di rappresentare la notizia è tradurla
in azione
• La notiziabilità televisiva valorizza al massimo lo human interest, come
news value che favorisce la trasformazione dell’evento in esperienza
soggettiva (riconoscersi nell’esperienza televisiva)
• La notiziabilità televisiva valorizza anche il valore della conflittualità
(narrazione schematica più facilmente comunicabile attraverso le
immagini), come elemento proprio dell’azione (uso delle immagini che
riduce al minimo i momenti di staticità)
La notizia televisiva si divide così in riproduzione quando copre l’evento in
diretta (racconto simultaneo al suo svolgersi) e in ricostruzione quando
l’evento viene raccontato a posteriori. Il confine tra realtà e finzione, tra
giornalismo e spettacolo sta diventando sempre più labile con continue
commistioni di generi e di linguaggi. E questo connubio dipende anche dal
10
A. Papuzzi, op. cit., p. 140
11
ivi, p.149
8
modo con cui i mezzi tecnici della televisione interferiscano con il
linguaggio.
L’espansione delle trasmissioni di approfondimento e lo spazio limitato che i
telegiornali hanno a disposizione per affrontare le notizie è una chiave di
lettura per commentare i risultati della nostra analisi che tra poco vedremo in
modo dettagliato: spesso mettono in risalto una evasività su alcuni argomenti
invece centrali per i quotidiani. La differenza del mezzo (quello televisivo
necessitante di velocità e ritmo) può essere una valida spiegazione per
giustificare forti divergenze nella priorità concessa ad alcune notizie tra tv e
quotidiani, certamente non l’unica.
9
Struttura del Tg - Un servizio televisivo è in genere contraddistinto dai
seguenti elementi tecnici
12
:
• Montaggio di inquadrature dal vivo
• Montaggio di inquadrature di repertorio
• Voce fuori campo
• Interviste di protagonisti, testimoni, fonti varie
• Stands up, collegamenti in diretta con il giornalista dal luogo dell’evento
• Readers, informazioni lette dal conduttore senza il supporto di immagini
Ogni elemento ha le sue regole a seconda dello stile e del modo con cui si
vogliono comunicare le notizie. Anche l’organizzazione professionale di un
telegiornale è piuttosto complessa. In genere essa prevede
13
:
• Il direttore (con poteri simili a quelli di un direttore di giornale)
• Il producer (seleziona le notizie, ne controlla il trattamento, coordina
l’organizzazione per raccoglierle e diffonderle)
• Il reporter (raccoglie le notizie sul luogo dell’evento)
• Il redattore (cura i servizi, ne segue il montaggio, scrive i testi)
• Il conduttore (legge le notizie, intervista eventuali ospiti)
• L’assistente di produzione (tiene i rapporti tra producer, reporter e tecnici
con mansioni logistiche)
• Il cameramen (si occupa delle riprese interne od esterne)
• Il montatore (riversa e assembla le riprese dei cameraman e le immagini
di repertorio)
• L’archivista (svolge le ricerche di immagini video, fotografie, documenti
per i materiali di repertorio
• Il regista (è il responsabile tecnico della messa in onda del telegiornale e
degli effetti video)
12
ivi, p. 151
13
ivi, p.152
10
L’informazione politica - Tra i diversi generi dell’informazione, quella
politica riveste la funzione più rilevante nel caratterizzare i mezzi di
comunicazione come strumenti dell’opinione pubblica e delle competizioni
democratiche. Una delle peculiarità dell’informazione politica è caratterizzata
dal fatto che l’interpretazione da parte del giornalista acquisisce un peso
maggiore rispetto alle notizie non politiche, poichè l’avvenimento oggetto
della notizia assume significato, oltre che in sé, anche alla luce del contesto
politico. E’ inoltre un tipo di informazione con una duplice funzione: di
servizio e di rappresentanza di opinioni.
Il «panino» che spesso vediamo nel Tg1 in cui sono incluse in unico servizio
le opinioni di esponenti di maggioranza e opposizione, il botta e risposta che
riassume la giornata politica, è figlio di un genere tutto italiano nato nei
quotidiani nel corso degli anni ’50, conseguenza del clima politico dell’epoca
e delle ristrettezze economiche del dopoguerra che costringevano i quotidiani
ad uscire ad una sola pagina. In gergo veniva chiamato «pastone»: un lungo
articolo contenente tutte le informazioni politiche della giornata composto dai
commenti delle parti politiche e del giornalista che lo ha realizzato. Un modo
di fare giornalismo poco edificante «dove la valutazione politica, il
commento, il giudizio non venivano esplicitati ma restavano occultati»
14
. Le
battaglie giornalistiche degli anni ’70 hanno sotterrato questo genere.
Due frasi celebri possono spiegare cosa sia la notizia nella politica:
• «I fatti, per un giornalista politico, non parlano mai da soli, o dicono
troppo o dicono troppo poco».
15
• «La verità non può essere raccolta come pesche cadute dall’albero».
16
Nel giornalismo politico la notizia non è semplicemente l’avvenimento, ma
anche l’interpretazione dell’avvenimento. Spesso non si parte da un fatto, ma
14
ivi, p.178
15
E.Forcella, “Millecinquecento lettori” in “Tempo Presente”, 1959
16
Paul Y. Anderson, Vincitore Premio Pulitzer 1928 in A. Papuzzi, op. cit., p. 178
11
da una sua valutazione. E’ il giornalista a dare significato, valore, impatto alla
notizia politica, non il singolo episodio che la contraddistingue: una mozione
di sfiducia, una dichiarazione, l’approvazione di una legge, possono essere
presentati in una gerarchia di importanza variabile a seconda del contesto o
del periodo in cui avvengono.
17
Norberto Bobbio
18
ha introdotto un altro aspetto peculiare al sistema italiano,
quello della presenza di un «criptogoverno»: il sistema dei partiti ha partorito
una società politica con sue regole e linguaggi, che opera nelle istituzioni ma
anche al di fuori, che detiene un potere visibile ed un altro occulto. La società
politica tende ad autorappresentare nei giornali un gioco delle parti che
l’aspetto di una recita familiare come ricordava anche Forcella «con i
protagonisti che si conoscono fin dall’infanzia, si offrono a vicenda le battute,
parlano una lingua allusiva e, anche quando si detestano, si vogliono bene».
19
Emerge così anche nei giornali una comunicazione interna al mondo politico,
che incombe sui lettori. Andrea Barbato
20
parlava di interviste politiche in cui
nessuno capisce niente, interviste che spesso diventano «un’allusione, una
minaccia, una strizzata d’occhio a qualcun altro sempre dello stesso livello
politico alla quale si risponde con un’altra strizzata».
Sui recenti cambiamenti che hanno contraddistinto l’informazione politica,
specie quella televisiva sembra calzante questo ritratto di Ideazione
21
:
«Un fatto è certo: nell’ultimo decennio la politica, il sistema dell’informazione e
la televisione sono state oggetto in Italia di una serie così veloce e continua di
trasformazioni e di innovazioni che proprio per il loro carattere di novità forse
cercano ancora un loro equilibrio. (…) E' cambiata la modalità di comunicare dei
politici; si è rivoluzionato il giornalismo politico - una su tutte: nei giornali è
scomparso il tradizionale “pastone”, il resoconto quotidiano di ciò che avviene nel
Palazzo - e si sono imposte nuove forme di approccio agli eventi della sfera
pubblica; la televisione, soprattutto, è diventata la sede privilegiata per
comunicare ai cittadini decisioni e fatti destinati a cambiare i rapporti di forza e a
scuotere l’opinione pubblica. (…) La televisione, il medium, che spettacolarizza
17
E.Forcella, op. cit., 1959
18
N.Bobbio, “Il futuro della democrazia”, Einaudi, 1991, p. 106
19
ibidem
20
A.Barbato, “Vulnerabilità del sistema dell’informazione” in A.Papuzzi, op.cit., p.183
21
L.Lanna, “La politica e la società dello spettacolo” in “Ideazione” settembre-ottobre 2003
12
tutto, impone a questo punto una sorta di assunzione piacevole, estetica, del
mondo politico: oltre che le idee e i programmi comincia a contare il modo in cui
le si presentano. Gli uomini del Palazzo danno definitivamente l’addio al vecchio
comizio come strumento privilegiato di comunicazione con gli elettori, e trionfa
la tv campaign, nel senso di un reciproco conferimento di status: l’interesse dei
mass media per un nuovo tipo di uomo politico lo rende non solo conosciuto, ma
soprattutto lo fa esistere, lo rende autorevole per il pubblico. E la stampa deve
adeguarsi a questo approccio alla politica, rendendo in qualche modo televisive le
sue pagine. (…) Nei primi anni Novanta il video diventa lo specchio quotidiano
privilegiato per conoscere una serie di eventi fondamentali per una società italiana
in velocissima trasformazione. (…) Si impone, soprattutto, un radicale processo di
apertura dei palinsesti televisivi rispetto alle nuove aspettative di comunicazione
politica: un processo di semplificazione e di modernizzazione della
comunicazione da parte dei politici, garantita a tutto il pubblico di massa e non
solo ai lettori dei giornali. (…) L’osservazione riguarda la propensione degli
uomini politici a disertare a volte i luoghi istituzionali per affollarsi invece negli
studi televisivi. (…) Ha scritto Aldo Grasso: “La politica italiana è anche Anna La
Rosa o Bruno Vespa o Maurizio Costanzo. La politica è oggi uno specchio che si
specchia nelle facce di tutti i suoi protagonisti».
13
IL CONTESTO
Prima di cominciare l’analisi dei telegiornali italiani dall’11 al 17 novembre
2005, confrontati volta per volta con i quotidiani del giorno successivo,
cerchiamo di capire il contesto nel quale i tg da noi analizzati hanno fatto
informazione con una breve rassegna dei temi trattati dai giornali in edicola
l’11 novembre.
Non sembra esserci, innanzitutto, una notizia prevalente. Il Corriere della
Sera decide di dare il risalto maggiore all’attacco terroristico di Al Qaeda in
Giordania. La Repubblica invece sceglie le divisioni della maggioranza sulla
Finanziaria in via di approvazione al Senato e i moniti del presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e della Banca Centrale Europea sul debito
pubblico. Il Giornale punta sulle affermazioni del premier Silvio Berlusconi
che rilanciano il nucleare.
La Finanziaria al Senato - La legge Finanziaria è in dirittura d’arrivo al
Senato. Ma il cammino non è privo di ostacoli: all’interno della maggioranza
emergono contrasti per le richieste formulate dall’Udc sul bonus bebè e non
raccolte in aula.
Repubblica punta sulle proteste contro il ministro dell’Economia (Il titolo è:
Cade il bonus- bebè 2006, rivolta contro Tremonti). Secondo il giornale
alcuni componenti della maggioranza voterebbero la legge con il «naso
turato».
22
Soprattutto l’Udc che nel giornale trova spazio con le parole del
segretario dell’Udc Cesa («per noi si tratta di una questione politica di
principio alla quale non intendiamo venire meno»)
23
e di Rocco Buttiglione
(«L’Udc è profondamente insoddisfatta»)
24
. Il quotidiano parla anche di
malumori in Alleanza Nazionale, nella Lega e nella stessa Forza Italia. Inoltre
22
R.Mania, “Cade il bonus bebè 2006. Rivolta contro Tremonti”, Corriere della Sera 11-11-2005, p.3
23
ibidem
24
ibidem
14
pubblica una scheda esplicativa sugli sgravi a favore delle ristrutturazioni
edilizie per le case, dimostrando con un esempio numerico come, con il
regime futuro previsto dalla Finanziaria, il costo per le famiglie sarà più alto
in media del 5%. Una misura definita come una «stangata».
Nella prima pagina anche il Corriere tratta il tema della Finanziaria e come
La Repubblica parla di dissidi all’interno del centrodestra (Il titolo è:
Finanziaria: scontro nel Polo sulla famiglia). Il quotidiano di Via Solferino si
sofferma sui «forti contrasti» tra il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti
ed altri membri dell’esecutivo per le misure sulla famiglia e riporta la
smentita delle dimissioni dello stesso ministro.
Nel pezzo del Corriere a pagina 6 Tremonti viene definito sorpreso per le
proteste dei rappresentanti dell’Udc che vengono da lui stesso giudicate come
«normale dialettica tra ministri».
25
Malumori sarebbero emersi anche da parte
dei ministri Moratti (Istruzione) e Storace (Salute). Motivi di scontentezza ne
avrebbe anche la Lega Nord. Nella scheda riepilogativa della manovra il
Corriere è l’unico giornale a citare, tra le misure adottate, l’esenzione Ici per
la Chiesa Cattolica e le altre confessioni religione riconosciute dallo Stato
anche per quanto riguarda gli immobili oggetto di attività commerciali:
notizia ignorata anche dai tg come vedremo in seguito. Il Corriere in
compenso non menziona il tema delle ristrutturazioni edilizie, tra i punti più
controversi della legge.
Nel Giornale le notizie sulla Finanziaria non compaiono in prima pagina.
Bisogna arrivare a pagina 6 dove lo scontro nella maggioranza viene
addebitato esclusivamente all’Udc (Titolo: Maxi sconto sulle ristrutturazioni,
l’Udc punta i piedi sul bonus bebè).
Sugli sgravi per le ristrutturazioni Il Giornale evidenzia come il bonus fiscale
salirà dal 36% al 41%, ma solo in una scheda riepilogativa si spiega che
contestualmente l’Iva raddoppia dal 10% al 20%.
25
M.Sensini, “Finanziaria, sulla famiglia l’Udc attacca Tremonti”, La Repubblica 11/11/2005, p.6
15
Riguardo alle polemiche interne al Polo viene riportata la stessa dichiarazione
del segretario dell’Udc Lorenzo Cesa apparsa su La Repubblica (Per noi
questione di principio)
26
. Nell’articolo si parla anche le smentite delle voci,
smentite, di dimissioni di Tremonti e del malumore dei carabinieri che
definiscono «un’elemosina» i 50 milioni di euro stanziati dal governo.
Nelle schede del Giornale c’è spazio per altri provvedimenti compresi nella
legge: i 18 milioni messi a disposizione per le vittime di Ustica, la riduzione
dei tagli alla cultura, il taglio al fondo per i Paesi in via di sviluppo, il taglio
agli enti locali, il sì alle navi da guerra europee, un fondo per il caro affitti
degli studenti fuori sede. Il Corriere evidenzia il contrario: tagli a difesa,
cultura e istruzione. Il Giornale infine non fa cenno poi ai tagli all’Anas per
300 milioni (cioè ad un ente molto rilevante che si occupa di manutenzione
delle strade e quindi in ultima analisi di sicurezza per gli automobilisti)
ricordati dal quotidiano diretto da Paolo Mieli e da quello diretto da Ezio
Mauro che aggiunge alla vicenda un elemento nuovo: con la riforma «torna la
possibilità di sottoporre le strade statali a pedaggi».
Ciampi ed il bilancio - Ciampi il giorno prima era stato protagonista di
un’uscita pubblica a Trieste. Le sue dichiarazioni vengono riportate in modo
diverso dai tre quotidiani. Il Giornale le riporta ma senza la valenza di
preoccupazione del Corriere, secondo cui il Presidente della Repubblica
«lancia l’allarme tasse» e parla di «ripresa debole», o della Repubblica
(«Ciampi lancia l’allarme sul debito pubblico»). In realtà a leggere l’articolo
di pagina due della Repubblica, troviamo le stesse dichiarazioni lette su Il
Giornale: l’allarme che il capo di Stato lancerebbe è solo una previsione di
rialzo dei tassi in futuro. Questo, secondo Giorgio Battistini, vorrebbe in
realtà significare un richiamo al governo per un’eventuale dilatazione
dell’indebitamento pubblico causato da tassi più alti. Nello stesso articolo si
26
A.Signorini, “Maxi sconto sulle ristrutturazioni. L’Udc punta i piedi sul bonus bebè”, Il Giornale
11/11/2005, p.6
16
mette a confronto il pessimismo di Ciampi sui conti pubblici (che nelle sue
parole peraltro non compare, almeno direttamente) rispetto all’ottimismo di
Berlusconi definito dal quotidiano «elettoralistico». Le presunte
preoccupazioni dal Colle sarebbero alimentate da quelle della Bce che pur
senza citare l’Italia avrebbe diffuso il proprio ammonimento per la mancata e
tempestiva correzione delle scelte di bilancio.
Il titolo interno del Corriere elimina la parola «allarme» apparsa in prima
(Titolo: Ciampi: i tassi saliranno, vigilare sul debito).
Nel pezzo di Maurizio Caprara si parla dell’ammonimento del Presidente
della Repubblica sul fatto che i conti dello Stato italiano vadano messi in
grado di affrontare difficoltà che adesso non fronteggerebbero nel più efficace
dei modi. Caprara sostiene che sebbene Ciampi abbia «lasciato capire che
occorre agire meglio», riconosce allo stesso Presidente di non avere mai
nominato Silvio Berlusconi e di avere evitato di trascinare il tema su un piano
di pura polemica.
Il Giornale, come già accennato, non parla di allarmi di Ciampi e concede
alle dichiarazioni del Capo dello Stato un trafiletto a pagina sei accompagnato
da una grande fotografia in cui si vedono tanti bambini che impugnano delle
bandierine italiane mentre salutano il Presidente della Repubblica (Titolo:
Ciampi: ‘segnali di ripresa, ma rigore sui conti’). Un messaggio positivo,
dunque, anche se Ciampi ha parlato piuttosto di «ripresa debole».
17
L’attacco di Al Qaeda - La notizia del giorno più nuova è la
rivendicazione da parte di Al Qaeda su un sito internet dell’attacco
terroristico in Giordania. Negli attentati, che hanno colpito tre hotel di
Amman, hanno perso la vita 56 persone. La maggior parte delle vittime si
trovava in uno degli alberghi colpiti per partecipare ad un banchetto di nozze.
Gli hotel ospitavano soprattutto cittadini stranieri. La Repubblica punta
proprio su questo aspetto titolando in prima pagina: Giordania, kamikaze
negli hotel degli stranieri.
Il Giornale entra più nel particolare e scrive che la rivendicazione degli
attacchi di Amman sarebbe giunta direttamente dal braccio destro di Bin
Laden, Al-Zarqawi. Il quotidiano riporta la notizia solo nelle pagine interne
raccontando di una grande manifestazione in piazza dei giordani contro il
terrore.