2
che sono sufficienti per spiegare il “poco noto”, e che vanno a formare una
tradizione nella cultura popolare. Un esempio può chiarire il discorso.
A Quartu S.Elena (e forse anche in altri centri urbani) si usa mettere delle
bottiglie piene d’acqua vicino ai portoni esterni sulla strada. In apparenza l’utilità
di questa usanza è nulla; ma chiedendo spiegazioni, ci è stato detto che servono
per evitare che i cani marchino il territorio urinando sui cancelli. Quindi,
nonostante sia scientificamente poco plausibile, e magari indimostrabile, di fatto
esiste questa convinzione popolare, considerata dalle persone valida in modo
assoluto.
Di questi aspetti ci siamo occupati in questo lavoro, o almeno di una parte di
essi.
Il tema è infatti molto vasto ed eterogeneo, e manca purtroppo una bibliografia
specifica, l’obbiettivo principale che ci siamo posti, è quello di creare un
contributo utile per chi, in futuro, vorrà completare o approfondire uno o più
argomenti. Il nostro apporto riguarda la conoscenza e il rapporto che l’uomo ha
col mondo animale, gli usi e i tabù alimentari, le leggende e i modi di dire,
l’attività ludica e l’uso terapeutico che si fa di alcuni esseri viventi, l’uso della
natura per produrre oggetti d’arte e le credenze relative a ciascuno di essi.
Il punto di partenza è stata una piccola ricerca svolta per l’esame di Etnologia,
che aveva come argomento il formaggio coi vermi (casu marzu), cibo tipico della
Sardegna. Il corso dell’esame riguardava i tabù alimentari, e tra i testi, uno dei
principali era di Marvin Harris
1
.
1
Marvin Harris, Buono da mangiare: enigmi del gusto e consuetudini alimentari, Torino, Einaudi, 1992
3
Dei vari argomenti trattati, uno che attirò la nostra attenzione fu quello che
sosteneva che in Occidente non si mangiano insetti.
Ovviamente non si può negare questa affermazione, essa è facilmente
dimostrabile, ma ci portò ad interessanti riflessioni.
In primo luogo cercare di capire perché i vermi del formaggio fossero esclusi
da questo tabù e, ad esempio, non lo fossero i vermi che si trovano nella frutta.
Secondariamente comprendere la motivazione per cui nessun occidentale rifiuta
di mangiare crostacei (a prescindere dai gusti personali di ognuno); tale spunto,
proposto dallo stesso Harris, si riferiva alla mancanza in Occidente di un tabù nei
confronti dei crostacei, i quali sono oltre che biologicamente affini agli insetti,
anche zoologicamente imparentati con essi (dato che appartengono allo stesso
phylum: artropodi).
La reperibilità delle notizie è stata relativamente difficoltosa, abbiamo trovato
informazioni per puro caso, inaspettatamente, in fonti ritenute inutili (come ad
esempio un libro di Pennac
2
) e, al contrario, non abbiamo trovato nulla in libri
sulle tradizioni popolari dove si pensava ci fosse ricchezza di notizie (ad esempio
nel libro di Uccia Agus
3
sulle tradizioni del Campidano). Dopo aver fatto un
lungo lavoro di spoglio, alla ricerca di notizie e tradizioni particolari, che
avessero a che fare con insetti e piccoli animali, riteniamo che il materiale
reperito, pur essendo incompleto sia da un punto di vista geografico (una ricerca
su tutta l’area regionale avrebbe richiesto tempi lunghissimi), sia tematico (non
tutti gli aspetti sono stati indagati in maniera approfondita), possa essere
considerato abbastanza rilevante per gli spunti che offre e perché permette di
2
Daniel Pennac, La prosivendola, Milano, Feltrinelli, 1997
3
Uccia Agus, Tradizioni popolari campidanesi, Cagliari, Stampalux, 1994
4
avere un quadro generale degli usi, credenze, abitudini alimentari e altro relativo
all’argomento del nostro lavoro.
Delle fonti prese in esame, una delle più interessanti è l’opera di Roland
Marcel
4
, che seppur poco utile per il nostro argomento avendo un taglio più
specificamente biologico, è stato di sicuro aiuto almeno dal punto di vista
metodologico, mostrando con quale sensibilità, curiosità e passione si debba
affrontare tale studio.
Un altro suggerimento è giunto da “i Malavoglia” di G. Verga
5
e in particolare
da un saggio di Alberto Asor Rosa
6
su questo libro.
L’analisi di Asor Rosa esamina l’aspetto zoologico presente nel libro
verghiano, evidenziando come alcuni personaggi abbiano soprannomi
animaleschi (ad esempio il sindaco detto “baco da seta”) usati per mettere in
risalto la loro natura poco umana, e sottolineando l’uso di metafore riferite al
mondo animale (gli abitanti di Aci Trezza sono visti come vongole o formiche)
usate da Verga per spiegare il “poco noto
7
” con qualcosa di familiare, cercando
di prendere il punto di vista popolare e di far sì che il lettore stesso si
immedesimi in questo tipo di visuale.
Questi sono i principali referenti che ci hanno portato ad intraprendere tale
tipo di lavoro, volendo ricercare i modi con cui i sardi si rapportano col mondo
animale, il perché di alcuni tipi di rapporto e se effettivamente il rapporto con gli
insetti (più che con altri animali) sia indice o meno di evoluzione culturale (intesa
4
Roland Marcel, Canti d’uccelli e musiche d’insetti, Milano, BUR, 1949 e La grande lezione dei piccoli
insetti, Milano, BUR, 1949
5
Giovanni Verga, I Malavoglia, Milano, Mursia, 1982
6
Alberto Asor Rosa, “I Malavoglia” di G. Verga in Letteratura Italiana, Torino, Einaudi, 1992
7
Per poco noto si intende ciò che di estraneo si può trovare in un tipo di cultura differente, nel caso
verghiano egli cerca di spiegare la cultura del piccolo paese di pescatori, a chiunque voglia informarsi a
riguardo.Pertanto ricorre a riferimenti che sono plausibilmente noti a ciascuno.
5
soprattutto come acquisizione di novità a scapito delle tradizioni), essendo più
stretto nelle società meno evolute e più limitato in quelle maggiormente
sviluppate (senza voler dare qui nessun tipo di giudizio di valore, dato che quasi
mai maggiore evoluzione significa superiorità culturale assoluta).
Anche altri aspetti ci hanno incuriosito. Non a caso, riteniamo, il male più
grande della nostra isola, la malaria, è legato ad una zanzara, una delle leggende
più famose è legata ad una mosca (la diabolica musca maccedda), uno dei cibi più
caratteristici è legato alle larve di mosca (il casu marzu), l’artigianato più antico è
legato a degli animali (corallo, bisso e baco da seta), e i nuclei sociali sono (ormai
si può dire erano) legati ad un rito, che ha in un ragno (l’argia) il suo referente, e
che sarebbe la personificazione del malessere sociale.
Le notizie rinvenute sono poi discontinue e altalenanti. Esistono di alcuni
argomenti molte informazioni e diverse interpretazioni, diversamente per altri
soggetti è stato particolarmente difficile recuperare notizie soddisfacenti e per
alcuni abbiamo trovato dati molto esigui (come sulla leggenda della grotta della
vipera, di cui abbiamo trovato notizia solo nell’Archivio di Pitrè
8
). Questo
ovviamente non significa che non esistano altre notizie su determinati argomenti
trattati, ma significa che il recupero di alcune informazioni richiederebbe un
lavoro molto più lungo.
Ci siamo resi conto che, per il materiale da indagare, il trattamento degli
argomenti necessitava di diverse tipologie di lavoro, sia di spoglio che di
inchiesta.
8
Archivio per lo Studio delle Tradizioni Popolari (ASTP), Bologna, Forni, 1882-1907, 23 voll.
di cui Giuseppe Pitrè e Salomone Marino furono curatori e direttori.
6
Per il lavoro di spoglio, la parte più problematica è stata quella relativa alle
riviste di tradizioni popolari, in primo luogo per la consistenza di queste riviste
(la sola rivista Lares
9
è composta da circa settanta volumi), che ha richiesto un
tempo di consultazione abbastanza lungo, ma anche per la frammentarietà delle
notizie; spesso infatti abbiamo trovato riferimenti agli insetti in articoli che
sembravano prescindere da questo argomento (come nell’articolo sulla grotta
della vipera dell’ASTP
10
, in cui si parla di un tesoro custodito nella grotta da uno
sciame di mosche); magari erano compresi in una semplice riga o frase, ma
potevano essere ugualmente utili e viceversa le nostre aspettative non sono state
corrisposte dalla lettura di alcuni articoli, i quali apparivano come una ricca fonte
di informazioni e sfociavano in un rigagnolo di notizie già rinvenute o di poca
utilità per il nostro lavoro.
Le riviste consultate sono state l’Archivio per lo Studio delle Tradizioni Popolari
(ASTP), ricco di notizie interessanti seppur datate (la stampa della rivista è
terminata nel 1907), che è stato un valido sostegno unito alla Rivista per lo studio
delle Tradizioni Popolari
11
(RTP); anche questa rivista è purtroppo poco aggiornata
(l’edizione presa in esame è divisa in tre volumi editi tra il 1893 e il 1895), ma
abbastanza utile per alcuni argomenti specifici, in particolare quelli riferiti alla
civetta e al barbagianni e al fatto che, secondo una credenza particolare, possano
causare malanni.
Delle altre riviste consultate, Lares poteva essere quella più interessante, sia per
la quantità di notizie sia perché alcune sono molto recenti (l’ultimo numero preso
9
Lares, Bologna, Cappelli sino al 1949, Firenze, Leo S. Olschki dal 1950. La rivista italiana di tradizioni
popolari più longeva.
10
Op. Cit.
11
Rivista delle Tradizioni Popolari (RTP), Bologna, Forni, 1893-95, 3 voll., a cura di Angelo De
Gubernatis
7
in esame è datato 2003), sebbene ci fosse poco materiale a noi utile negli ultimi
numeri. La consultazione della rivista Lares è stata sicuramente la più ostica,
soprattutto riguardo i numeri dell’edizione Cappelli (la rivista è stata stampata a
Bologna dalla casa editrice Cappelli sino al 1949, per passare in seguito a Firenze
con Leo S. Olschki come editore).
Abbiamo inoltre consultato la rivista BRADS
12
(Bollettino del Repertorio e
dell’Atlante Demologico Sardo), che per diversi motivi non ha fornito materiale
utile (probabilmente sarebbe servita una consultazione molto più approfondita,
che avrebbe richiesto tempi molto lunghi) e assieme ad essa abbiamo visionato
parte dell’ADS
13
(Atlante Demologico Sardo), e racimolato da esso, ecletticamente,
alcune informazioni.
Oltre alle riviste, di cui si è parlato, altri testi sono stati di valido aiuto in
questo lavoro, ed essendo alcuni di essi vecchi di qualche secolo, ci permettono
di notare come parte della visione del mondo appartenente al passato, sia andata
perduta.
Tra le fonti più importanti, abbiamo trovato due testi di Francesco Cetti
14
(una
monografia sugli uccelli e una su pesci e anfibi), risalenti al biennio 1776-77 e un
testo di Efisio Marcialis
15
sulla concezione popolare riguardo alcuni animali,
stampato nel 1899.
La ricerca di notizie è stata lunga e a volte per niente facile, arricchita da
esperienze e domande personali. Il lavoro è stato gratificante, e ci ha dato la
12
Bollettino del Repertorio e dell'Atlante Demologico Sardo (BRADS), Cagliari, Fossataro, 1971.
Rivista a cura della Cattedra di Storia delle tradizioni popolari.
13
Atlante demologico sardo, ovvero il corpus di tutte le tesi, relazioni e ricerche sulle tradizioni sarde, di
cui fa parte anche il BRADS.
14
Francesco Cetti, Uccelli di Sardegna, Sassari, Piazzoli, 1776 e Anfibi e pesci in Sardegna, Sassari,
Piazzoli, 1777
15
Efisio Marcialis, Pregiudizi sugli animali della Sardegna, Cagliari, tip. Unione Sarda, 1899
8
possibilità di ampliare le nostre conoscenze su argomenti che poco conoscevamo
ma che molto ci incuriosivano.
Tra le risposte che cercavamo, ne abbiamo trovato una, per noi, molto
importante.
Eravamo molto incuriositi dalla malattia “de s’istrias
16
”, avendo assistito da
bambini ad un rituale curativo (pur non essendo direttamente interessati), ed
abbiamo avuto molti ragguagli in proposito; una delle considerazioni più
importanti riguarda la doppia natura della stria, che nella zona del Nuorese
identifica il barbagianni mentre nella zona del cagliaritano identifica la civetta.
Un altro aiuto di cui ci siamo avvalsi è quello dei quotidiani, la consultazione
dei microfilm contenenti tutti gli arretrati de “L’Unione Sarda
17
” ha completato
alcuni argomenti e chiarito alcuni dubbi (soprattutto riguardo alle invasioni di
cavallette, di cui hanno strutturato la cronologia), oltre alla consultazione de
“L’almanacco di Cagliari
18
” e precisamente ad un articolo ivi contenuto di Maria
Bonaria Lai su un’invasione post-bellica da parte delle cavallette.
La tesi è stata suddivisa in cinque capitoli, a loro volta divisi in paragrafi che
trattano di argomenti specifici. Il primo capitolo è dedicato a spiegare in che
modo il nostro lavoro si sia sviluppato, quale è stato il punto di partenza che ci
ha portato ad indagare su questo tema, e quali le fonti utilizzate e la
metodologia.
Il secondo capitolo riguarda le credenze relative ad insetti e piccoli animali, le
leggende e su alcuni esseri mitici e fantastici della tradizione sarda. Inoltre,
16
Secondo una concezione popolare sarda diffusa in varie zone, civetta e barbagianni sarebbero causa di diversi
mali, soprattutto l’itterizia che possono provocare in vari modi.
17
Uno dei più importanti quotidiani sardi.
18
Almanacco di Cagliari, Cagliari, 1997. Raccolta di articoli di vario argomento.
9
renderemo evidente come, secondo noi, esista una stretta relazione tra mondo
animale, e specificamente quello degli insetti, e cultura sarda, basando il discorso
su un determinato modo di vedere il mondo (zoomorfismo) utilizzato da Verga
per descrivere la realtà dei suoi personaggi, e sulle produzioni narrative del
popolo sardo che riguardano questi animali, come proverbi, filastrocche, canzoni
per bambini e modi di dire.
Il terzo capitolo si riferisce agli usi alimentari sardi. Non ai comuni cibi
consumati nell’isola, ma ad alcune vivande tipiche, ad alcuni tabù alimentari, ad
alcuni usi che riguardano la sfera alimentare. Il capitolo riguarda soprattutto il
formaggio coi vermi, che sembra essere un cibo esclusivo della nostra regione, e
l’apicoltura, che riteniamo debba occupare un posto in questo capitolo, poiché
tale attività è finalizzata alla produzione di miele.
Il quarto capitolo mostra alcune forme di artigianato sardo, che sono possibili
grazie ad alcuni animali, come il corallo, il baco da seta e la pinna nobilis. Si
tratta di artigianato tessile, dato che questi animali, tranne il corallo, producono
alcuni filamenti, che possono essere lavorati e utilizzati per produrre tessuti
pregiati. Abbiamo anche fatto qualche riferimento a usi decorativi che si fanno di
qualche animale.
Il quinto capitolo è una piccola rassegna di fatti caratteristici, avvenuti
nell’isola, di credenze relative alla medicina e al matrimonio, e in generale al
significato simbolico che alcuni animali hanno nella nostra cultura regionale,
oltre alla loro funzione nell’agricoltura.
10
1.2 L’inchiesta
Per gran parte degli aspetti trattati, ci siamo serviti della documentazione edita
ed inedita, ma per completare i dati, abbiamo ritenuto opportuno ricorrere anche
ad una ricerca sul campo, condotta in alcune zone della Sardegna e relativa a
specifici argomenti.
La raccolta di notizie è avvenuta, in parte, attraverso delle interviste a degli
informatori, realizzate servendoci di un questionario o con libero colloquio a
seconda del tipo di argomento
19
.
In realtà sono stati utilizzati due questionari differenti, uno di carattere
generale, l’altro più specifico sul formaggio coi vermi. Sono risultati più utili
dell’intervista libera, poiché spesso gli informatori tendevano ad evitare certi
discorsi non capendo come alcuni animali potessero essere interessanti.
Per tali motivi alcuni intervistati sono stati poco utili a livello informativo, sia
per la scarsità di informazioni fornite, sia per la poca chiarezza, o perché
facevano confusione tra diversi animali o fatti.
Questionario generale:
1) Conosce insetti e piccoli animali della zona?
2) Ha conoscenza dei nomi e del significato?
3) Esistono grandi famiglie di insetti in zona? Conosce i nomi?
4) Ha conoscenza dell’utilità o dannosità di questi esseri?
19
Il presente lavoro consiste in una rassegna di vari argomenti, e il questionario veniva adattato via via al
tipo di informazioni necessarie.
11
5) Ha conoscenza di alcune caratteristiche generali degli insetti?
6) Ha conoscenza della loro vita biologica?
7) Appaiono o si catturano in periodi o momenti particolari?
8) Esistono credenze su questi esseri?
9) Esistono leggende, proverbi o tradizioni su questi animali (es.musca
maccedda, argia)?
10) Che rapporto ha con la natura e l’ambiente circostante?
11) Conosce insetti esistiti e non più esistenti?
12) Dove si trovano abitualmente?
13) Che opinione ha di questi esseri?
14) Ci sono animali considerati dannosi o utili?
15) Ci sono animali considerati positivi o negativi?
16) Ha conoscenza delle abitudini diurne o notturne di alcuni animali?
17) In base alle abitudini di certi animali, che considerazione si ha?
Oltre al questionario è capitato di intraprendere discorsi contingenti, o di fare
domande aggiuntive, per esempio secondo la situazione, abbiamo chiesto agli
informatori, se fossero a conoscenza dell’esistenza del bisso, dell’allevamento del
baco da seta di Orgosolo o delle proprietà curative di alcuni esseri.
Un secondo questionario, più specifico, è stato utilizzato per ricercare notizie
sul “formaggio coi vermi”:
1) Conosce il formaggio coi vermi?
2) Conosce i metodi di preparazione?
12
3) Quale tipo di latte si utilizza per produrlo?
4) In che periodo viene prodotto?
5) Consuma questo particolare cibo?
6) Perché mangia o no questo formaggio?
7) Tale formaggio è legato a riti o ad occasioni particolari?
8) Si consuma in luoghi specifici?
9) E’ un cibo per tutti?
10) Questo cibo può provocare problemi di salute?
11) Di solito prova repulsione per gli insetti?
12) Che tipo di fastidio?
Come abbiamo detto precedentemente, su questo argomento si era già
condotta una ricerca che pur risalendo a qualche anno fa, è stata utile, fornendo
una parte interessante del lavoro.
L’unico problema riguarda alcuni informatori, di cui non abbiamo potuto
recuperare le schede di identità
20
, perché smarrite da qualche parte, e con i quali
non è stato possibile avere un nuovo incontro.
L’intervista libera è stata utilizzata per altri argomenti.
In primo luogo per migliorare le nostre conoscenze sulla seta di mare (il
bisso
21
), siamo partiti, infatti, alla volta di S.Antioco
22
, per incontrare Chiara
20
Per il lavoro svolto in precedenza non si aveva l’esperienza adatta e non si sono conservati gli strumenti
di lavoro. Perciò dei circa 35 informatori intervistati in precedenza, ne rimangono soltanto uno o due.
21
Tipo di tessuto poco conosciuto, ma un tempo estremamente famoso ed apprezzato, usato per
confezionare alcuni indumenti del ceto elevato.
22
Sant'Antioco, sorta su un insediamento nuragico e successivamente sulle rovine della fenicia Sulcis (VIII
sec. a.C.), si estende nella parte orientale dell'isola, dalle pendici del colle del Castello degradando verso il
mare. Il paese ha l'aspetto tipico dei borghi dei pescatori.
13
Vigo
23
, ritenuta l’ultima depositaria (almeno in Sardegna
24
) di questo tipo di
artigianato.
L’incontro è stato appassionante, seppur ridotto ad una chiacchierata di
qualche ora. Tale il tempo concessoci, a causa di impegni più pressanti (qualche
giorno dopo, una troupe della rete televisiva nazionale, si sarebbe recata in
quello stesso posto per un servizio), ma comunque di grande utilità.
Per descrivere e capire la questione del bisso basterebbe mettere piede nel
laboratorio della signora Vigo, si viene a conoscenza di molte cose: vi sono
conservati alcuni gusci di nacchera (la Pinna nobilis, che produce il filamento), da
un lato vi è il telaio a canne vecchio di 400 anni, che occupa una porzione
consistente della stanza, oltre ad alcuni manufatti di bisso che vengono qui
“custoditi”, quando la stanza è illuminata dal sole essi brillano di un luccichio
dorato.
Anche per l’apicoltura abbiamo chiesto informazioni ad una persona che
pratica questa attività, e il colloquio è avvenuto senza l’uso di un questionario.
Federica Cabras di 32 anni, residente a Selargius, oltre ad averci fornito utili
ragguagli sull’apicoltura ha anche riferito alcuni modi di dire che riguardano le
api. Inoltre ha risposto ad altre domande riguardanti gli argomenti generali e ci
ha messo in contatto con Pasquale Marrosu residente ad Orgosolo
25
, dove lavora
23
L'ultima erede delle antiche tessitrici di bisso, che ne ha appreso il segreto dalla nonna e lo tramanderà a
sua volta alla figlia Maddalena. Ci ha ricevuto nella sua abitazione-laboratorio proprio di fronte al Museo
Archeologico.
24
Si pensa che la filatura del bisso sia diffusa in altre zone. Di certo, si sa che in Sardegna questa arte
rimane solo nelle mani di Chiara Vigo.
25
Il paese di Orgosolo sorge ai piedi del monte Lisorgoni, in una conca ricca di sorgenti. Da ciò, secondo
l’opinione di alcuni studiosi è nato il suo nome, che si rifarebbe alla radice paleosarda "orgosa", luogo
umido e acquitrinoso, con molte sorgenti. E' uno dei più estesi territori della provincia di Nuoro e vanta
quasi 23 mila ettari di territorio.
14
per l’ERSAT
26
(Ente regionale di Sviluppo e Assistenza Tecnica in agricoltura) e
che ci ha fornito alcune informazioni riguardo all’apicoltura ed alla sericoltura;
non è stato, purtroppo, possibile incontrare direttamente i bachicoltori di
Orgosolo per mancanza di tempo e di mezzi.
La ricerca sul campo manca ovviamente di un punto focale, nel senso che, per
la raccolta di informazioni ci siamo recati in diversi comuni, e gli stessi
informatori provenivano da zone diverse.
Questo atteggiamento si è reso necessario essendo l’argomento eterogeneo e
non necessariamente legato ad una zona particolare; ad esempio riguardo al
bisso, la tappa a S.Antioco era necessaria per recuperare informazioni più
precise, ma non per la conoscenza di questa attività, che fu un tempo diffusa in
altre zone della Sardegna e che è comunque conosciuta anche in altre località
dell’isola.
Ugualmente per avere notizie riguardo al “formaggio marcio
27
” ci siamo recati
a Tertenia
28
(un piccolo comune in provincia di Nuoro), sia per poter parlare con
una persona che ne produce piccole quantità, ma anche per avere informazioni,
seppur esigue, provenienti da zone diverse.
Inoltre il caso ci ha portato a Villasalto
29
, comune del Gerrei, dove abbiamo
ampliato le quantità di proverbi e modi di dire di cui eravamo a conoscenza, ma
26
Ente statale, che si occupa dello sviluppo agricolo. In Sardegna ha nell’apicoltura uno dei fondamenti.
27
Uno dei cibi più caratteristici e famosi della Sardegna. Esiste poco su tale argomento, principalmente articoli di
giornale.
28
Sorge nella valle compresa tra il Monte Ferru e il Tacco di Monte Arbu, a soli 103 chilometri da Cagliari, ed è
il paese più meridionale dell'Ogliastra. Un territorio variegato, aspro e fortemente frastagliato, dominato dagli
altipiani dolomitici di Taccu Mannu e Tacchixèddu.
29
Geograficamente inserito nella regione del Gerrei, appartiene amministrativamente alla provincia di Cagliari.
Posto su di altopiano slanciato a 500 metri sul livello dal mare, battuto da tutti i venti, si affaccia ad oriente nella
bellissima vallata del Flumendosa.
15
soprattutto abbiamo appreso che anche in questo comune il temine stria indica la
civetta.
Sostanzialmente abbiamo fatto visita ad alcuni comuni, scegliendo in base a
tempo e mezzi disponibili, preferendo località in cui avessimo qualche punto di
appoggio (come Tertenia) o dove fosse d’obbligo recarsi (come S.Antioco), ma
per ovvi motivi la ricerca è stata più approfondita nei comuni di Quartu S.Elena,
Flumini e Cagliari, pur non essendoci neppure in questo caso pretese di
completezza.
La ricerca ci ha portato, inoltre, a fare alcune considerazioni. L’evoluzione
porta necessariamente ad un distacco dalle proprie origini, e questo distacco è
per la cultura sarda ancora più evidente, poiché la tradizione agro-pastorale
isolana è antica e radicata; dagli informatori si evince in modo chiaro questo
fatto, un osservatore esterno e superficiale potrebbe chiamarla arretratezza,
pensando che il fatto di essere indietro rispetto allo sviluppo unidirezionale della
nazione sia unicamente negativo, ma in realtà per noi sardi avere un’evoluzione
meno rapida, è anche un fatto positivo che ci permette di conservare dei piccoli
tesori demologici e allo stesso tempo di mantenere la nostra identità.
E’ normale che la modernità si contrapponga alla tradizione ed è normale che
cambi il modo di pensare e di approcciarsi al mondo, ma è sempre importante
che rimangano le strutture della cultura tradizionale, aperte al nuovo tempo.
Tra gli argomenti o i cambiamenti che si sono evidenziati durante le interviste,
uno dei più importanti è di sicuro la tendente diminuzione dell’ostilità verso il
mare.