e la domanda aggregata, dipendono dalle due principali caratteristiche del petrolio. Anzitutto la
sua insostituibilità nel breve periodo, che impedisce la rapida riallocazione delle risorse necessa-
ria per attenuare gli effetti del rincaro. In secondo luogo, lo stretto legame tra petrolio e vicende
politiche internazionali, il quale amplifica enormemente gli aspetti legati alle aspettative (si pensi,
ad esempio, al fatto che i principali telegiornali nazionali ci informano quotidianamente
sull’andamento del prezzo del greggio).
A conclusione del capitolo, nel quarto paragrafo, si studiano gli effetti di un rincaro petrolifero
nell’ambito di un modello macroeconomico di domanda e offerta aggregata. La formalizzazione
riprende fedelmente quella data nel Blanchard (2003).
Il terzo e ultimo capitolo confronta le spiegazioni e le predizioni della teoria macroeconomica
con quanto la realtà ha finora mostrato. Sostanzialmente, lo scopo del capitolo è confrontare le
serie storiche del prezzo del petrolio con quelle delle grandezze economiche in esame (prodotto
interno lordo, disoccupazione e inflazione dell’area OCSE) al fine di capire se le conclusioni
tratte nella parte teorica abbiano un qualche riscontro empirico. I primi due paragrafi affrontano
questo argomento.
Il dato che più colpisce è la coincidenza temporale tra shock petroliferi (intesi come rincari ina-
spettati che non siano compensazioni di discese precedenti) e principali fasi recessive registrate
negli ultimi trentacinque anni. Gli shock petroliferi degli anni Settanta e le recessioni ad essi se-
guite fanno certo presumere che un qualche ruolo il petrolio lo giochi (anzi, è proprio a causa
della crisi del 1973 che la ricerca ha avuto un grande impulso), e questo è il motivo per il quale si
è dato ampio spazio all’analisi delle grandezze macroeconomiche dei Paesi OCSE all’indomani
dei due rincari.
Tuttavia, solo l’econometria può fornire maggiori risposte in merito alla questione della relazio-
ne causale tra prezzo del petrolio e grandezze macroeconomiche. Il terzo paragrafo è quindi de-
dicato alla presentazione di alcuni risultati econometrici, che possano anche dare un’idea di quale
sia l’effettivo impatto di un rincaro petrolifero sulle principali variabili macroeconomiche.
- Introduzione - 2
Capitolo 1
Il mercato petrolifero internazionale
1. Il bene petrolio
Il petrolio è un fattore produttivo che, per diverse ragioni, riveste un ruolo critico nelle econo-
mie industrializzate e in via di industrializzazione. Anzitutto è la fonte energetica più consumata
a livello mondiale; dal petrolio e dai suoi derivati dipendono interi settori produttivi; è inoltre
difficilmente sostituibile nel breve e medio periodo. Di seguito si analizzano tali caratteristiche.
a) A livello aggregato la domanda di energia, vale a dire l’insieme delle fonti energetiche con-
sumate da un Paese, dipende principalmente dai seguenti fattori.
Dipende in primo luogo dal reddito, in quanto al crescere di esso i bisogni e gli stili di vita si
modificano, determinando una crescita della domanda di energia per usi civili (climatizzazione,
produzione di acqua calda, funzionamento di elettrodomestici, illuminazione, ecc.), per usi pro-
duttivi e per il trasporto di merci e persone. Stime econometriche hanno registrato una elasticità
positiva dei consumi energetici al reddito.
1
Questa relazione non è tuttavia lineare: l’elasticità al
reddito è molto più elevata nei Paesi a più recente industrializzazione, dove cresce la quota dei
settori ad alta intensità di energia, rispetto ai Paesi che hanno raggiunto livelli di piena maturità
industriale, nei quali è più importante il peso del settore dei servizi.
La domanda di energia dipende poi dal suo prezzo reale. Intuitivamente, ad un aumento genera-
lizzato dei prezzi reali delle fonti energetiche dovrebbe seguire una qualche forma di risparmio
energetico. In realtà, questa riduzione varia molto in relazione all’orizzonte temporale preso in
considerazione: nel breve periodo la domanda è vincolata alla tecnologia installata ed è perciò
molto rigida alle variazioni del prezzo; nel lungo periodo è viceversa possibile ricorrere a tecno-
1
Secondo Clô (2000), pag. 51, per quanto riguarda l’area OCSE, le stime dell’elasticità della domanda di energia al
reddito sarebbero comprese tra 0,8 e 1. È di questo parere anche Pireddu (1990), pag. 64.
- Capitolo 1 - 3
logie più efficienti. Le verifiche empiriche confermano la maggiore elasticità di lungo periodo
della domanda di energia al prezzo rispetto a quella di breve periodo.
2
Terza determinante della domanda di energia è, come si è già visto, la tecnologia, che definisce il
breve e il lungo periodo e determina il grado di efficienza energetica di un sistema economico.
La domanda di petrolio, in particolare, dipende, oltre che dalle variabili suddette, anche da
ulteriori fattori, propri della singola fonte energetica, quali le caratteristiche qualitative del petro-
lio, il suo prezzo relativo (relativo alle altre fonti energetiche), la sicurezza degli approvvigiona-
menti, la dotazione impiantistica (che può consentire di sostituire una fonte energetica con
un’altra) e, soprattutto negli ultimi anni, gli effetti inquinanti. «L’insieme di questi fattori non vi è
dubbio che abbia favorito la penetrazione del petrolio nei bilanci energetici mondiali […]. Tutte
le verifiche empiriche, che si riferiscono al periodo tra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta, atte-
stano un’alta elasticità al reddito della domanda di petrolio (superiore a quella aggregata per
l’energia) e una bassa elasticità ai prezzi (minore di quella aggregata).»
3
Si veda a proposito la fi-
gura 1, in cui si vede come il petrolio si sia affermato dagli anni Sessanta quale principale fonte
energetica a livello mondiale.
Figura 1. Consumi mondiali di energia
primaria, 1965-2004 (milioni di tonnellate
annue di equivalente petrolifero)
Figura 2. Consumi di petrolio, 1965-2004
(milioni di barili al giorno)
0
1000
2000
3000
4000
1
9
6
5
1
9
7
0
1
9
7
5
1
9
8
0
1
9
8
5
1
9
9
0
1
9
9
5
2
0
0
0
Mt e p
Petrolio Gas nat ural e
Carbone Nucleare
Idroelet t ricità
0
5
10
15
20
25
30
1
9
6
5
1
9
7
0
1
9
7
5
1
9
8
0
1
9
8
5
1
9
9
0
1
9
9
5
2
0
0
0
Milioni di
b/g
Nord America America C.Sud
Europa e Eurasia Medio Oriente
Africa Asia
Fonte: British Petroleum, Statistical Review of World Energy, 2005. Un milione di b/g corri-
spondono a 49,8 milioni di tonnellate annue di petrolio.
2
Secondo Clô, op. cit., pag. 52, l’elasticità al prezzo avrebbe nel breve periodo valori compresi tra -0,12 e -0,24 e nel
lungo periodo compresi tra -0,7 e -0,9. Per quanto riguarda l’Italia, Pireddu (1990, pag. 64) riporta stime di breve pe-
riodo comprese tra 0 e -0,18 e di lungo periodo comprese tra -0,34 e -0,73 (tranne nei trasporti dove è pari a 0).
3
Clô, op. cit.
- Capitolo 1 - 4
b) Il ciclo petrolifero può essere scomposto in cinque fasi distinte: ricerca dei giacimenti,
produzione (estrazione) di greggio, trasporto, raffinazione, distribuzione dei prodotti petroliferi.
Dalla raffinazione del petrolio si ottiene un’ampia gamma di prodotti, i quali trovano impiego in
svariati campi; alcuni di essi si rivolgono alla domanda finale (ad es. trasporto, riscaldamento),
altri sono input per successivi processi produttivi.. Il petrolio e i suoi derivati sono, in particola-
re, materia prima fondamentale per l’industria petrolchimica, le cui produzioni maggiori sono:
plastica, gomma sintetica, fertilizzanti, prodotti chimici agricoli nonché farmaceutici, ammonia-
ca, acetone, insetticidi, anticongelanti, detersivi, lubrificanti e bitume. La tabella 1 elenca i princi-
pali prodotti petroliferi e i loro utilizzi, mentre la figura 3 riporta la distribuzione geografica dei
loro consumi mondiali.
Tabella 1
Prodotti petroliferi Utilizzi prevalenti
Gas di petrolio liquefatti (GPL): propano com-
merciale, butano commerciale, miscele di propa-
no-butano
Usi domestici, carburanti per autotrazione, com-
bustibili industriali, materia prima nell'industria
delle sintesi chimiche.
Benzine Carburanti per autotrazione, solventi nell'industria.
Cherosene
Carburante per motori a combustione interna,
carburanti per aerei, riscaldamento.
Gasolio
Carburante per motori Diesel di autotrazione, ri-
scaldamento.
Oli combustibili (nafta, fuel oil, burning oil, ma-
zut)
Combustibili nei bruciatori, soprattutto per la
produzione termoelettrica e per le combustioni
industriali in generale.
Lubrificanti Impieghi vari.
Figura 3. Consumi mondiali (esclusa area
ex URSS) di prodotti petroliferi, 1965-2004
0
5
10
15
20
25
30
1
9
6
5
1
9
7
0
1
9
7
5
1
9
8
0
1
9
8
5
1
9
9
0
1
9
9
5
2
0
0
0
Milioni di
b/g
Benzine Distilllati medi
Oli combustibili Altri
Fonte: British Petroleum, Statistical Review of
World Energy, 2005.
- Capitolo 1 - 5
c) Per quanto riguarda la sostituibilità del petrolio con altre fonti energetiche, si può argomenta-
re quanto segue. I distillati leggeri non sono sostituibili nel breve e medio periodo: nel settore dei
trasporti le benzine sono in una situazione di quasi monopolio (GPL e metano coprono quote di
mercato marginali) e nella petrolchimica, ad eccezione degli Stati Uniti dove si impiega il gas na-
turale, la virgin nafta è input fondamentale del processo produttivo. I distillati medi impiegati nei
trasporti, cioè i gasoli, hanno come unico concorrente le benzine (in questo settore strategico i
prodotti petroliferi sono perciò insostituibili), mentre almeno per quanto attiene al riscaldamen-
to i derivati del petrolio sono in competizione con gas naturale, carbone ed elettricità. Nel cam-
po della produzione di energia elettrica i sostituti agli oli combustibili sono il carbone, il gas na-
turale e, in misura minore, le fonti rinnovabili come l’energia eolica e solare.
Da tutto ciò emerge l’importanza del petrolio. Esso, per via diretta o tramite i suoi derivati,
è un input in numerosissimi settori, molti dei quali essenziali e strategici: anzitutto per motivi mi-
litari (si pensi ai trasporti), ma anche perché strettamente legati al tenore di vita e alle abitudini
delle popolazioni dei Paesi sviluppati (è il caso, ad esempio, del riscaldamento, dell’autotrasporto
e della produzione di energia elettrica). Ciò che realmente distingue il petrolio da un qualsiasi al-
tro bene è perciò il suo stretto legame con la politica: i politici, o per vincere le guerre, o per ga-
rantire anche in futuro l’attuale standard di vita ai propri elettori, non possono non influire sulle
vicende del mercato petrolifero internazionale.
2. Il mercato petrolifero internazionale
Nel mercato petrolifero internazionale è possibile individuare diverse macro-aree, ciascuna con
propri modelli di consumo e raffinazione. Queste differenze fanno sì che ogni regione adotti un
suo greggio di riferimento, il cui prezzo rappresenta la base per il calcolo del prezzo di tutti gli
altri greggi commercializzati nell’area. Il Western Texas Intermediate (WTI) è il greggio di riferimen-
to per le Americhe; il Brent è il benchmark per l’Europa, l’Africa e il Mediterraneo; il Dubai lo è
per il Medio Oriente e l’Estremo Oriente; il Tapis per l’Estremo Oriente. Fino a metà anni Ot-
tanta il riferimento internazionale era l’Arabian Light.
Nel 1999, dei 75 milioni di b/g prodotti nel mondo, il 21% era valorizzato con formule ancorate
al Brent, il 27% al WTI, il 18% al Dubai e il 5% al Tapis (la quota rimanente rappresenta la pro-
duzione mondiale non valorizzata a prezzi di mercato e destinata al consumo interno in econo-
mie non di mercato).
4
4
Clô, op. cit., pag. 334.
- Capitolo 1 - 6
È altresì importante il paniere di riferimento utilizzato dall’OPEC, il quale è rappresentativo dei
diversi tipi di greggio prodotti dai Paesi membri dell’Organizzazione.
All’interno delle macro-aree esistono poi diverse tipologie di mercati petroliferi: il mercato
spot, il mercato a termine, gli accordi di fornitura a medio o lungo termine e il mercato futures. I primi tre so-
no mercati fisici, nel senso che comportano l’effettivo trasferimento della proprietà del bene
scambiato; inoltre, non sono organizzati formalmente con contratti standardizzati, ma sono re-
golati da chi vi partecipa, il quale entra in contatto diretto con la controparte.
Nel mercato spot sono conclusi gli acquisti quotidiani di volumi fisici di greggio (barili fisici,
wet barrels) slegati da ogni accordo di fornitura di medio o lungo termine. A questo mercato par-
tecipano le compagnie petrolifere e, in buona misura (40% delle transazioni), operatori commer-
ciali puri e intermediari che speculano su aspettative di rialzo o ribasso del prezzo del greggio. I
mercati spot più importanti sono: Rotterdam per l’Europa occidentale, Singapore per il Sudest
asiatico e il Giappone, Houston per il mercato statunitense. Attualmente il mercato spot copre
circa il 30% del commercio internazionale di petrolio.
La contrattazione su base spot, delegando la formazione del prezzo al quotidiano gioco tra
domanda e offerta, introduce inevitabilmente elementi di instabilità che determinano ampie o-
scillazioni di prezzo. La necessità di tutelarsi da tale incertezza ha spinto gli operatori petroliferi
a creare il mercato a termine, nel quale si stipulano contratti che prevedono la consegna futura della
merce a prezzo e quantità prestabiliti.
La stragrande maggioranza degli acquisti si basa però su contratti di fornitura a medio o lungo ter-
mine, in cui si instaura una relazione continuativa tra acquirente e venditore. A questo mercato
ricorrono le compagnie petrolifere e di raffinazione, le quali necessitano di sicurezza dell’offerta.
Il mercato futures differisce dai tre precedenti, poiché 1) è organizzato formalmente con
un’autorità regolatrice indipendente, 2) i contratti sono perfettamente fungibili e possono essere
negoziati in apposite borse merci, 3) le controparti non entrano in contatto diretto tra loro, 4)
esiste una stanza di compensazione (clearing house) che costituisce la controparte del venditore
e del compratore, 5) la consegna fisica del carico è rara. Le scadenze dei futures petroliferi varia-
no da un mese a dieci anni. Le borse principali sono due: il New York Mercantile Exchange (NI-
MEX), in cui si tratta il WTI, e l’International Petroleum Exchange (IPE) di Londra, dove viene
scambiato il Brent.
- Capitolo 1 - 7