3
Ad esempio, partendo dal capitolo dedicato a Il patrimonio
artistico (che informaticamente può essere definito un
sottoinsieme alfanumerico) si ricaveranno le notizie storiche
riguardanti la statua, ma contemporaneamente si potrà accedere
tramite alcune “parole chiave”, messe in risalto in quanto
relazionate ad altri sottoinsiemi o livelli, alla relativa immagine
attuale e/o storica, e alla scheda del Bene, in questo caso una
scheda OA-D ( Opera d’Arte- Disegni) trattandosi di un oggetto
d’arte.
Inoltre, procedendo in questo modo e seguendo lo stesso iter, si
potranno ricevere informazioni sul contenitore architettonico in
cui l’opera è conservata. Si è scelto inoltre di inserire le
immagini fotografiche prodotte in passato, per i Beni catalogati
al fine di riscontrare gli eventuali mutamenti subiti nel tempo
dagli stessi ma anche perché devono essere considerate esse
stesse beni da conoscere e tutelare.
Continuando ad esplicitare i vari modi di ricerca, dalla pagina Il
patrimonio artistico, giunti nel sottoinsieme “visivo”, si potrà
ulteriormente accedere all’Indice analitico dei Beni catalogati,
e/o agli indici di categoria (nel caso in esame si accederà
all’Indice delle schede OA-D).
L’Indice analitico dei Beni catalogati, permette una ricerca per
immagini, in quanto il suddetto è corredato di un insieme
4
iconografico che riproduce i vari Beni, a loro volta collegati alle
relative schede.
Infine, un ulteriore ricerca finalizzata all’individuazione dei beni
immobili, può essere fatta attraverso il sottoinsieme topografico
denominato Stradario. Qui, oltre ad identificare de visu, il
percorso che conduce ai beni immobili analizzati, delle “aree
sensibili”, cioè le zone circostanti ai principali edifici,
condurranno automaticamente al sottoinsieme alfanumerico dove
si potranno acquisire le notizie storiche, gli eventuali interventi
di restauro, le informazioni riguardanti la struttura e
l’organizzazione interna ed esterna del Bene. Data l’impossibilità,
in questa sede, di catalogare tutto il patrimonio artistico di
Taviano, dove all’interno delle varie pagine, ci siano delle
correlazioni con beni non catalogati, su esse, sono state
comunque riportate alcune informazioni minime relative
all’autore dell’opera, alla materia, all’epoca, alla collocazione
architettonica, all’autore dell’immagine e all’anno della ripresa
fotografica. Quanto detto, dimostra che la realizzazione di un
“centro di documentazione virtuale”, ha come fondamentale
strumento di ricognizione visiva del patrimonio storico-artistico
l’immagine fotografica, sia come fonte documentaria capace di
definire la storia del Bene, che come mezzo di catalogazione.
5
Specifiche tecniche
Requisiti Hardware e Software
Il sistema opera in ambiente Windows 95 o superiore.
L’impaginazione è stata interamente realizzata con Microsoft
FrontPage XP, mentre per l’acquisizione delle immagini si è
adoperato Corel PHOTO-PAINT 10.
Per un suo corretto funzionamento, ha bisogno del browser di
Internet Explorer e del pacchetto Microsoft Office 2000; in
particolare dei programmi Access e Powerpoint.
Per quanto riguarda la configurazione hardware minima è
consigliabile:
ξ PC Pentium III o IV
ξ RAM: 256 MB
ξ Scheda video: 1024x768 pixel a 32 bit
ξ Lettore CD-Rom
Istruzioni per l’uso
Una volta inserito il CD nel lettore, il sistema viene lanciato
automaticamente in quanto dotato di programma di “autorun”.
La prima videata che compare funge da “copertina” del lavoro,
mentre la successiva corrisponde al “frontespizio”.
Avanzando tramite le apposite icone identificate da “frecce
gialle” situate in fondo alle pagine, si giunge nella terza pagina:
il SOMMARIO.
Qui, i quattro comandi opzionali che permettono tramite il click
del mouse, di scegliere l’esecuzione desiderata, sono:
6
9 PRESENTAZIONE
9 INTRODUZIONE
9 ARCHIVI FOTOGRAFICI E CATALOGAZIONE
9 TAVIANO: SISTEMA DI CATALOGAZIONE
Il comando PRESENTAZIONE, consente di visualizzare il relativo
testo, nonché la pagina dedicata a COLLABORAZIONI E
RINGRAZIAMENTI.
Il comando INTRODUZIONE, consente di esaminare le pagine
denominate:
9 L’ICCD E IL SISTEMA DI SCHEDE PER I BENI CULTURALI
9 ESPERIENZE RECENTI: IL SISTEMA DI CATALOGAZIONE DELLA
PINACOTECA DI BRERA,
9 TAVIANO: MESSA A PUNTO DEL MODELLO SPERIMENTALE DI
CATALOGAZIONE INFORMATICA
Il successivo comando ARCHIVI FOTOGRAFICI E CATALOGAZIONE apre
le pagine dedicate a:
9 LA FOTOGRAFIA COME DOCUMENTO
9 LA FOTOGRAFIA COME BENE CULTURALE.
Scegliendo il comando TAVIANO: SISTEMA DI CATALOGAZIONE si
accederà a quattro “sottoparagrafi” denominati:
9 CENNI STORICI
9 SCHEDE
9 INDICE ANALITICO
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La prima opzione, cioè CENNI STORICI, permette a sua volta di
accedere a:
9 BREVE STORIA DI TAVIANO
9 IL PATRIMONIO ARTISTICO
9 APPENDICE FOTOGRAFICA
9 STRADARIO
Dalle pagine denominate BREVE STORIA DI TAVIANO e IL PATRIMONIO
ARTISTICO, si possono quindi ricavare tutte le notizie riguardanti
la città in esame.
Le pagine, BREVE STORIA DI TAVIANO e IL PATRIMONIO ARTISTICO,
sono dotate di parole “chiave” evidenziate e interrelate con
immagini e/o con schede, nonché di rimandi numerici (le note)
collegati tra loro, che permettono una navigabilità biunivoca
all’interno dello stesso documento.
La pagina de Il patrimonio artistico, strutturata a guisa di un
percorso ordinato che si snoda all’interno delle strade di
Taviano, offre la possibilità di accedere, laddove ci siano dei
riferimenti viabilistici, ad uno STRADARIO. ESSO permetterà di
ricevere delle informazioni topografiche, e la possibilità di
passare alla pagina precedente per continuare con la lettura.
È importante sottolineare come tale pagina, Il patrimonio
artistico, fornisca una molteplice modalità di ricerca. Essa,
infatti, può essere utilizzata sia per visualizzare le immagini dei
8
Beni citati nel testo, a loro volta associate alle relative schede,
sia per avere informazioni topografiche, sia per ottenere
un’informazione globale dello stesso Bene.
I restanti comandi della pagina CENNI STORICI sono:
9 APPENDICE FOTOGRAFICA
9 STRADARIO
Il primo offre la possibilità di vedere, grazie ad una carrellata di
“diapositive” realizzata con Powerpoint, alcune immagini di
riprese aeree della città. Esse evidenziano come a Taviano gli
edifici di maggiore interesse storico-artistico, siano al di fuori
del centro storico perimetrato dal P.R.G. e danno una
informazione globale della struttura urbana della città.
Il comando STRADARIO, invece, apre una pagina dove uno
stradario realizzato in scala 1:10000 è correlato con le parole
chiave de Il patrimonio artistico, infatti, cliccando sugli edifici
evidenziati in rosso ci sarà un rimando alla suddetta pagina.
L’opzione SCHEDE, della pagina TAVIANO: SISTEMA DI
CATALOGAZIONE, consente di esaminare in sequenza le schede
catalografiche, ordinate per generi di Beni, seguendo le
indicazioni di categoria previste dall’ICCD.
Da essa, si passa alla pagina denominata SISTEMA DI SCHEDE
dove, è possibile accedere ai cinque modelli di scheda utilizzati
in questo contesto, e cioè ad F (Fotografia), ad A (edifici e
9
manufatti architettonici), ad AO-D (Opere e oggetti d’arte - Disegni),
ad BDM (Beni demoetnoantropologici) e ad BIB (Bibliografia),
effettuando un click sulle icone associate alle rispettive sigle.
Fatto ciò, a seconda della scelta compiuta, si apriranno degli
indici di categoria dove le schede sono elencate in ordine di
redazione e di relazione reciproca, seguendo il rapporto
“madre” “figlie” previsto dall’ICCD. Da qui facendo una nuova
scelta, dopo aver aperto la pagina con l’immagine associata al
Bene, è possibile visionare il contenuto delle schede, facendo
un click sull’icona SCHEDA COMPLETA, posta in basso a destra.
Sempre nella pagina TAVIANO: SISTEMA DI CATALOGAZIONE, il
comando INDICE ANALITICO, consente invece di avere una visione
completa di tutte le schede presenti nel sistema.
Qui si può effettuare una ricerca per termini utilizzando la
sequenza dei comandi MODIFICA/ TROVA, presente sulla barra dei
menu, oppure scorrendo nella pagina tramite lo “scrollbar”
(barra di scorrimento laterale) attraversare i titoli delle schede
e aprire le stesse, mentre è possibile visionare in anteprima
l’immagine del Bene che si andrà ad esaminare.
10
Collaborazioni e ringraziamenti
Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato nella realizzazione
di questo studio:
il sindaco di Taviano dott. Giuseppe Tanisi, il funzionario
tecnico ing. Luigi Giannì, il vicesindaco avv. Carlo Portaccio, la
responsabile dell'archivio comunale di Taviano sig.ra Sofia
Ungaro, il responsabile della biblioteca comunale di Taviano
prof. Lucio Chetta, il geom. comunale Cosimo Mosticchio, la
responsabile dell'archivio fotografico della Soprintendenza per il
Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico della
Puglia dott.sa Antonella Simonetti, il direttore del Museo
“Sigismondo Castromediano” di Lecce prof. Antonio Cassiano, la
prof.ssa Francesca Mauramati, la fam. Giuseppe e Valentina
Burlizzi, il geom. Alfredo Ingrosso, il sig. Fabrizio Pisanello, la
sig.na Augusta D'Ambrosio, l'arch. Massimo Rizzo, l'arch.
Gabriella Serrangeli, il geom. Antonio Rizzo, il prof. Augusto
Fonseca, il pittore Giuliano d'Elena, don Albino De Marco, don
Salvatore Barone, l'ing. Adriano Leone, il sig. Giovanni
Stamerra, il sig. Giorgio Tricarico, il sig. Luigi Pizzolo, il sig.
Giovanni Rizzo, la sig.ra Donatella Rizzo, la sig.ra Anna
Corvaglia, la sig.ra Lidia Napoli, il sig. Francesco Montunato, il
sig. Sandro Rizzo, la sig.ra Italia Piccinni.
Un ringraziamento particolare al prof. Michele Linciano e al
dott. Renzo Rucco, per l’indispensabile collaborazione nella
realizzazione del supporto informatico.
11
Introduzione: Beni culturali, catalogazione e
fotografia
12
1.1 L’ICCD e il sistema di schede per i Beni culturali
L’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD),
è uno dei quattro Istituti Centrali del Ministero per i Beni e le
Attività culturali, ed è il punto di riferimento istituzionale, della
progettazione ed elaborazione metodologica attinente alla
catalogazione del patrimonio storico- artistico italiano.
In poche parole, esso si occupa della definizione degli standards
catalografici e della redazione di norme omogenee cioè,
riconoscibili dai vari organi, periferici o meno, che si occupano
di questioni legate al patrimonio storico- artistico.
La necessità di “catalogare”, ossia di registrare seguendo dei
criteri prestabiliti, informazioni di vario genere (anagrafiche,
identificative, conservative, storiche, scientifiche, archivistiche,
documentarie, amministrative, gestionali), fu avvertita già dagli
Stati preunitari, che promossero la composizione di elenchi di
opere d’arte, sia pubbliche che private, al fine di combatterne la
disseminazione.
In questo contesto, ammirevole fu la ricognizione del
patrimonio storico-artistico, principalmente di quello
ecclesiastico, avviata dal governo sabaudo tra 1861 e 1866.
13
In Toscana, la mansione di stilare gli “elenchi” delle opere
d’arte ecclesiali, fu affidata all’archivista Carlo Pini e al pittore
Ferdinando Rondoni. In queste brevi schede, che oggi
costituiscono il fulcro dell’Archivio delle schede storiche
dell’Ufficio Catalogo, erano richieste delle informazioni minime
ma essenziali, che concernevano la descrizione, il nome
dell’autore e l’epoca di esecuzione del Bene in esame
1
.
Quando nel 1881 fu istituito, in seno al Ministero della Pubblica
Istruzione, la Direzione generale delle Antichità e Belle Arti
avviò un censimento su scala nazionale con la catalogazione,
del patrimonio storico- artistico, al fine di giungere alla
compilazione di un Catalogo generale degli oggetti d’arte del
Regno.
In Toscana la catalogazione produsse circa 2000 schede,
redatte dal Regio Ispettore Guido Carrocci, destinate non solo
alla rilevazione delle opere pittoriche o scultorie, ma anche
degli arredi liturgici e per la prima volta, delle lapidi e delle
iscrizioni, che pur non rientrando nella categoria degli oggetti
figurati, furono ritenuti importanti dal punto di vista storico.
Inoltre ogni scheda, conteneva una clausola conclusiva con la
quale si imponeva al detentore o possessore, oltre ad
un’adeguata conservazione, il divieto assoluto di apportare
14
modifiche o di rimuovere l’oggetto senza la previa
autorizzazione dell’Amministrazione.
È importante sottolineare come questa clausola segni, un
fondamentale progresso verso quella “sensibilità” di
conservazione e protezione dei Beni culturali, che sarà oggetto
nel 1939 della “riforma Bottai” e conseguentemente della
L.1089, legge cardine della tutela delle cose di interesse storico
e artistico
2
.
Contemporaneamente alla necessità di catalogazione e
successiva tutela del Bene, si avvertì l’esigenza di poter
usufruire di un’identificazione visiva dell’oggetto, identificazione
data per eccellenza dalla fotografia, mezzo di riproduzione
inequivocabile della realtà.
Nel 1906, per custodire il materiale fotografico prodotto, fu
istituito il Gabinetto fotografico della Soprintendenza all’Arte
Medioevale e Moderna di Firenze, che risultò essere secondo
solo al Gabinetto Fotografico Nazionale che era stato istituito a
Roma nel 1892.
Dopo la ventennale interruzione del dopoguerra, accresciutasi e
diffusasi la sensibilità verso la protezione storico- artistica, le
commissioni ministeriali, si preoccuparono di stabilire una
metodologia di catalogazione più rigorosa, con lo scopo di
giungere alla redazione di norme omogenee. Venne, pertanto,
15
costituito, nel 1969, l’Ufficio Centrale per il catalogo, a cui fu
affidato il compito di stabilire delle normative uniformi.
Nel 1970, costatata l’inadeguatezza e l’inefficienza delle
strutture amministrative preposte alla tutela del patrimonio
nazionale, si avvertì l’esigenza di istituire un apposito ministero
per i Beni Culturali.
L’11 marzo del 1970 la Commissione Papaldo, delineò i doveri
del nuovo ministero: “provvedere alla tutela e alla
valorizzazione dei beni culturali e in genere del patrimonio
culturale del popolo italiano”
3
.
Lo schema Papaldo inoltre, prevedeva anche la soppressione
della Direzione generale delle Antichità e Belle Arti, della
Direzione generale delle accademie e biblioteche istituite presso
il Ministero della Pubblica Istruzione, e della Direzione generale
degli Archivi di Stato istituita presso il Ministero dell’Interno.
Nel 1975, finalmente, fu istituito il Ministero per i Beni Culturali
e Ambientali, e l’Ufficio Centrale per il catalogo, divenne
autonomo e mutò la sua denominazione in Istituto Centrale per
il Catalogo e la Documentazione (ICCD).
Esso da allora, ai sensi del D.P.R. 13/12/1975 n. 805, “ha
elaborato la metodologia generale per lo sviluppo della
catalogazione territoriale e, contemporaneamente, ha promosso
e coordinato l’attività esecutiva di catalogazione e di
16
documentazione, costituendo e gestendo il catalogo generale
dei beni culturali di interesse archeologico, storico- artistico ed
ambientale”
4
.
Sempre nel 1975, l’Istituto inglobò il Gabinetto Fotografico
Nazionale fondato nel 1892, denominandolo Fototeca dell’ICCD.
In esso confluirono tutte le competenze dell’ex Gabinetto
Fotografico Nazionale compreso il primitivo archivio dei
negativi che conteneva le prime foto realizzate dal fondatore
l’ing. Giovanni Gargiolli
5
.
Attualmente la Fototeca del Dipartimento di Storia delle arti, è
un ricco archivio di immagini riguardanti monumenti, opere
d’arte italiane e straniere, e foto storiche provenienti dai fondi
Alinari, Brogi, Anderson…. In esso sono custoditi circa 100.000
esemplari di fotografie originali in bianco/ nero, riproduzioni,
diapositive a colori e 400.000 negativi, sia pellicole di plastica
sia lastre di vetro
6
.
Negli anni Novanta, per provvedere ai relativi problemi di
conservazione e divulgazione delle varie schede cartacee
prodotte nel tempo, l’ICCD ha fatto rientrare nella propria
metodologia catalografica, l’informatica.