2
Parallelamente all’America, anche la Russia vede la divulgazione
delle opere di Wells e Verne, tradotte da scrittori come Zamjatin e
Bulgakov, che favoriscono l’interesse per il nuovo genere e invogliano
i giovani artisti a dedicarsi all’informazione scientifica. Wells, considerato
il padre della fantascienza moderna, rivoluziona i canoni della narrativa
fantastica, cambiando, già nel 1895 con la sua The time machine (La
macchina del tempo), le basi del viaggio nel tempo, sostituendo al sogno,
all’allucinazione e all’incantesimo un congegno basato sulla pura tecnologia
matematica. La singolarità di questo scrittore era rappresentata dalla sua
formazione scientifica: Wells, infatti, si reputava “realista”, in quanto
reporter della vita moderna, e aborriva l’etichetta più volte datagli di
“autore di opere immaginarie”. Egli utilizzava l’espressione scientific
romance, quando si riferiva ai suoi scritti anteriori al 1906; comunque anche
la tarda produzione wellsiana merita lo stesso appellativo, nonostante la sua
“fantascienza” sia maturata e si occupi maggiormente di temi sociali,
lanciando un allarme alla popolazione e ponendo le basi per la social
science fiction. In varie conferenze, tenute dal 1902 in poi, Wells pone
spesso l’accento su una nuova disciplina, “l’ecologia umana”, che dovrà
aiutare l’umanità a prevedere i risultati del proprio operato nel futuro. In
Russia, l’opera di Wells, soprattutto la teoria della “ecologia umana”, venne
largamente diffusa e riscontrò un largo seguito tra gli scrittori di naucnaja
fantastika. Sorsero, in quell’epoca, circoli di studi di astronautica e si diede
il via a una serie di conferenze e lezioni pubbliche sull’argomento; anche
Lenin si interessò delle teorie fantascientifiche e ne discusse con Bogdanov
e Wells
4
. Nel 1925 l’Università di Mosca organizzò un dibattito su “il volo
verso altri mondi” e, negli anni 1925-’26, apparvero le prime riviste
specializzate di avventura, che pubblicavano prevalentemente opere di
fantascienza. Il mercato librario sovietico fu inondato da grandi quantità di
4
Wells incontra Lenin in Russia (Mosca), nel periodo della grande carestia del Volga. Cfr.
Darko Suvin, op. cit., p.305.
3
traduzioni di fantascienza, a volte sottoletteraria, europea e statunitense. La
straordinaria popolarità dell’elemento scientifico e tecnologico spinge, nel
primo decennio del XX secolo, scrittori della levatura di Valerij Brjusov e
Aleksander Bogdanov a riprendere questo tipo di narrazione,
accompagnando l’elemento scientifico con quello utopistico, che
contrassegnava già la letteratura fantastica russa. Respublika juznogo kresta
(La Repubblica della Croce del Sud, 1907) di Brjusov e Krasnaja zvezda
( La Stella rossa, 1908) di Bogdanov segnano una nuova tendenza
all’interno della fantascienza russa. Entrambi i romanzi ipotizzano società
tecnocratiche, ma, mentre nella Repubblica di Brjusov la popolazione è
colpita da un’epidemia di “mania contradicens”, causa della morte degli
abitanti; nella Stella rossa di Bogdanov i marziani (il pianeta Marte è la
Stella rossa) vivono tranquilli in un mondo perfettamente organizzato su
modello comunista. Tanto Brjusov quanto Bogdanov manifestano le paure e
le ansie di quegli anni, dalle quali nascerà il cosiddetto filone del “romanzo
di catastrofe”
5
. In realtà, se da un lato la scienza spingeva l’uomo a sperare,
esaltare ed ipotizzare un futuro migliore, come fece Velimir Chlebnikov, i
cui frammenti di prosa dal 1914 al 1922 sono considerati principalmente
liriche sulla meravigliosa vita del futuro, mescolate a dettagli da saggio
scientifico e rispecchianti un ottimismo tipico della “utopia classica”,
dall’altro la paura del cattivo uso delle scoperte della fisica e della
biologia indussero scrittori come Beljaev, Bulgakov e Zamjatin ad
esternare tutti i timori, tingendo il progresso tecnologico di pessimismo
ribaltando, dunque, “l’utopia classica” in “antiutopia” o “utopia negativa”. I
romanzi di Beljaev, Golova professora Douelja (La testa del professor
Dowell) del 1925 e Celovek - Anfibia (L’uomo anfibio) del 1928, trattano le
difficoltà di adattamento biologico; quelli di Bulgakov, Rokovye jaica
(Le uova fatali) del 1924 e Sobac’e serdce (Cuore di cane) del 1925,
esternano l’angoscia dell’ autore di fronte al potere delle scoperte
5
Cfr. Darko Suvin, op. cit., p.306.
4
scientifiche: in particolare lo scrittore è tormentato dalla preoccupazione che
queste possano cadere nelle mani di uomini ignoranti o di biechi
strumentalizzatori politici. I racconti di Bulgakov beffeggiano la scienza e la
sua cattiva utilizzazione: il raggio rosso di Uova fatali, che ha la proprietà di
far proliferare le cellule degli organismi irradiati, aumentandone al tempo
stesso le capacità vitali e l’aggressività, viene utilizzato per sbaglio su uova
di rettili, con conseguente catastrofe per la città. Altra “utopia negativa” è
My (Noi) scritto da Zamjatin nel 1922, ma pubblicato in Russia solo nel
1988, in seguito alla glasnost’ gorbacioviana. Noi rispecchia la
preoccupazione dello scrittore nei confronti di un possibile futuro fondato
sull’asservimento della libertà della personalità: un mondo in cui gli
“uomini numero” dello “Stato unico” vengono destinati ad una
pianificazione mentale, che annulli la volontà e la fantasia. L’antiutopia di
Zamjatin influenzerà parecchi scrittori e gli echi si avvertiranno in Orwell
ed Huxley. Nel frattempo aumenta la “fantascienza catastrofica”, cresce
sempre più il numero di romanzi e racconti apocalittici e la scienza diventa
nemica dell’uomo. In quest’atmosfera il genere ottiene il riconoscimento
della qualità e della rispettabilità letterarie, da Aleksej Tolstoj, che nei suoi
romanzi Aelita e L’iperboloide dell’ingegnere Garin unisce al motivo del
volo interplanetario, dell’avventura e dei conflitti, una nota di
quell’ottimismo da tempo scomparso. Tale fusione, che rende le sue opere
positive, piacevoli e cariche di una suspense non angosciante, era destinata a
restare alla base della tradizione della naucnaja fantastika fino alla fine
degli anni sessanta.
Aelita polemizza velatamente con Bogdanov e con la sua benevola
tecnocrazia marziana, e con tutte le correnti filosofiche dell’epoca, le quali,
davanti agli eventi rivoluzionari, profetizzavano la caduta della civiltà. La
società tecnocratica marziana di Tolstoj, solo apparentemente perfetta ed
invidiabile, nasconde invece l’infelicità di non riuscire a vivere da esseri
umani e, dunque, di non sapere amare come sanno fare i terrestri. Pertanto
solo la rivoluzione riuscirà a rinnovare la vita sul pianeta e a liberare il suo
5
popolo dal regime tirannico di Tuskub. E se la rivolta dei lavoratori, guidata
da un uomo dell’Armata rossa veniva ad essere una parabola, che
interpretava molto chiaramente quei tempi, tale da potere essere condivisa
da tutta la fantascienza sovietica, lo scoraggiato e frettoloso ritorno, in cui
Los’ ascolta alla fine le disperate chiamate via radio della sua amata, risente
di una tristezza tutta wellsiana. Ovviamente, anche per Tolstoj è innegabile
l’influenza esercitata da Wells sul modello dell’avventura e del romance,
ma l’autore, in un certo qual senso, è in aperta polemica con The war of the
worlds (La guerra dei mondi) di Wells:
“+IEF@N=HA@GEC8DFENI@:H=;<8G8HHA8?R:8VEHEM@8BS
DECHIGE=9J<JP=;E:M=DIG=:D@C8D@VHI8:@IC8O@DRC=L8D@
?CRD=E9RN8DR=8FF8G8IR 'ENI@:H=;<8TIEFGE@HLE<@I:E9H
I8DE:A=K8DI8HI@N=HAE;E;EGE<8;<=N=BE:=A:FGEFEGM@VLATI
ECJ@D<JHIG@8BSDECJ:=B@N@UD@NIE>D8V:=B@N@D8 GEC8D
8L+TBBH8N=BE:=A9J<JP=;E:H=;<8<=;=D=G8I@TIEL8G8AI=GDE
<BVJTBBHE:HAE;E«HEM@8B@?C8»
“Il romanzo utopico quasi sempre, descrivendo un ordine sociale
futuro, pone al centro dell’attenzione macchine, meccanismi ed insoliti
apparati. Quasi sempre tutto questo fa parte dell’arredo della città fantastica,
dove l’uomo, in proporzione alla grandezza industriale, risulta di una
grandezza insignificante. Nei romanzi di Wells, l’uomo del futuro è sempre
degenerato, e ciò caratterizza anche il «socialismo» wellsiano.”
Aleksander Fedorov in un articolo, pubblicato su “Sowjet-Literatur”,
osserva: “In Aelita, Tolstoj si pone come scrittore di fantascienza incline
6
Cfr. Vlamir Scerbina, Naucno-fantasticeskie proizvedenija A. N. Tolstogo in A. N. Tolstoj,
Aelita, Moskva, Gosud. izdat. detskoj literatury, 1963. p.444.
6
all’utopia sociale e mostra ottimismo e fiducia nella nuova umanità, che
sarà più solida negli ideali e nei doveri.”
7
Nonostante le tematiche politico - sociali, lo scrittore non trascurerà
il lato scientifico dell’opera, al fine di accontentare tutti i lettori. Su ciò
Gor’kij scriverà all’editore tedesco Roniger:
“Aelita entspricht dem heutzutage aufkommenden Leserdrang nach
nichtalltäglichen Themen, nach dem Sensations - und Abenteuerroman”
8
La science fiction con l’opera di Tolstoj guadagnò un posto
considerevole nella letteratura russa degli anni venti; più tardi, in un
opuscolo del febbraio 1924 sulla rivista Zvezda, apparve la sua commedia
Bunt mašiny (La rivolta della macchina), rielaborazione di R.U.R. del
cecoslovacco Karel Capek, privata però dai drammatici elementi utopico-
sociali insiti nell’originale. Nell’agosto del 1924 Tolstoj completò la novella
Sem’ dnej v kotorych byl ograblen mir (I sette giorni in cui fu saccheggiato
il mondo), reintitolata poi Sojuz pjati (Il consiglio dei cinque). La trama, che
preannuncia già il romanzo successivo, narra di un ingegnere, Ignatius Ruf,
e dei suoi complici, i quali usano in maniera poco ortodossa le scoperte
della scienza e della tecnica, disseminando il terrore e il panico tra la
popolazione mondiale, al fine di sottometterla ai loro voleri. I cinque soci
organizzano un vero e proprio “saccheggio del mondo”, si impossessano di
fabbriche, mezzi di trasporto statali e banche, ma, fortunatamente, il tutto si
risolve in un clamoroso fiasco. Il racconto è un chiaro attacco al
capitalismo, considerato un’ideologia rapace e pericolosa. Come già
accennato, Il consiglio dei cinque anticipa la seconda grande opera di
fantascienza tolstojana: L’iperboloide dell’ingegnere Garin. Si tratta del
ritorno al “romanzo della catastrofe”: avventure alla Verne, investigazioni
7
Aleksander Fedorov, Ein Mitbegründer der sowjetischen Science Fiction in Sowjet-
literatur. Zum Geburtstag Alexej Tolstois, N.1, Moskau, 1983, pp.166-173.
8
Ibidem, p. 169.
7
alla Sherlok Holmes e cospirazioni minacciose convergono attorno alla
figura di uno scienziato amorale, che sconfigge i magnati dell’industria
capitalistica al loro stesso gioco, ma si arena di fronte alla rivolta del
popolo.
Il romanzo, costruito come “antiutopia”, si conclude invece con la
“salvezza della Terra” e l’instaurazione di un ordine sociale di tipo
comunista, facendo affiorare l’ottimismo tolstojano, che aveva
caratterizzato Aelita. L’iperboloide resta nella fantascienza sovietica il
prototipo del romanzo antimperialista e antifascista. Negli anni venti furono
molte le opere, che adottarono la combinazione “giallo scientifico +
anticipazione politicamente virtuosa”; ne sono esempi: Argonavty vselennoj
(Gli argonauti dello spazio) di Jaroslovskij; Mašina uzasa (La macchina
dell’orrore) e Bunt atomov (La rivolta degli atomi) di Orlovskij; Luci smerti
(I raggi della morte) di Karpov e altri. L’iperboloide uscì in quattro versioni
fra il 1925 e il 1937, fu rivisto e aggiornato dall’autore, che ne parla
nell’articolo O naucno-fantasticeskom romane (1934)
9
. Altre due novelle di
naucnaja fantastika, recanti la firma di Tolstoj, uscirono rispettivamente nel
1930 e nel 1931: Neobyknovennoe proisšestvie na parochode Volgi
(Un’insolita avventura su di un piroscafo del Volga), novella “alla 007”,
che mescola elementi fantastici con quelli del crimine e Smaragd
zabluzdenija ( Lo smeraldo dell’ illusione), composta insieme a Pavel
Suchotin, racconto in cui le scene reali della rivoluzione si insinuano in una
guerra futuristica tra le “terre socialiste” e l’aggressore imperialista. In
realtà Tolstoj non era uno scrittore di fantascienza, ma con una
dichiarazione apparsa nel 1934 su Borba za techniku, commenta così la sua
esperienza all’interno della naucnaja fantastika:
9
A. N. Tolstoj, O naucno-fantasticeskom romane in O literature, Moskva, da Sovetskij
pisatel’, 1956.
8
“Alles, was jetzt in unserem Land vor sich geht, das Tempo, wie es
verwirklicht wird, spricht für sich. Die Grundlage für das Schaffen ist
wahrlich ungemein groß. Daraus ergibt sich, daß alle Voraussetzungen
vorhanden sind, sie bietet das Leben selbst, den wissenschaftlich-
phantastischen Roman zu entwickeln.”
10
Egli quindi si ritiene uno scrittore realista, imparziale indagatore
della vita, ed è alla ricerca di un migliore ordine sociale, adattabile alle
esigenze di regime. Inoltre l’autore sostenne giovani talenti, che si
cimentarono in questo genere letterario. Ivan Efremov ricorda che Tolstoj,
una settimana prima
della morte, lesse i suoi racconti “sull’ignoto” e gli piacquero; ciò lo
incoraggiò a proseguire sulla scia della naucnaja fantastika.
Da quanto si è detto finora sugli esordi della fantascienza russa, si è
visto come essa abbia sempre avuto una particolare predilezione per l’utopia
e la satira. Gli autori venivano in prevalenza dal mondo scientifico: Aleksej
Tolstoj e Zamjatin erano ingegneri, Bulgakov era medico, Bogdanov era
fisico, Beljaev consigliere giuridico, secondo una tradizione tipica del resto
anche della science fiction occidentale. La letteratura fantascientifica russa
nel periodo post-rivoluzionario subì una battuta d’arresto, che va
approssimativamente dal 1928 al 1957; la situazione cambiò dopo il XX
Congresso del PCUS e, più precisamente, con la pubblicazione del romanzo
Tumannost’ Andromedy (La nebulosa di Andromeda) di Ivan Efremov, libro
che segna “la seconda rinascita” della fantascienza sovietica. Questa nuova
ondata di produzione, ricca di tradizione e di talenti individuali, ansiosa di
affrontare una gamma più vasta di argomenti come la sociologia, la
cosmologia, l’antropologia, la cibernetica e l’utopia anticipatrice, trovò un
folto pubblico fra i giovani e l’intelligencija. Il periodo compreso tra il 1956
10
Ibidem, p.172
9
e la fine degli anni sessanta è dunque considerato “l’età d’oro” della
naucnaja fantastika, e non poteva essere altrimenti nel momento in cui la
conquista dello spazio diventa una realtà: il successo del primo sputnik
(1957) e l’impresa di Jurij Gagarin (1961) contribuiranno a fare della
fantascienza il punto d’incontro tra presente e futuro. Gli scrittori si
renderanno conto che la proiezione nel tempo e nello spazio di mondi
meravigliosi o terribili permetterà sì la presentazione di una realtà parallela,
ma, grazie ad un gioco di distorsione, consentirà anche di gettare uno
sguardo critico sul mondo contemporaneo. Questo artificio fu usato pure da
uno scrittore dissidente come Jurij Daniel, il quale, riallacciandosi alla
letteratura fantastica e ambientando i suoi racconti in un ipotetico futuro
socialista, riuscì a ritrarre l’uomo moderno. E’ proprio il gioco di proiezione
l’aspetto più interessante della fantascienza sovietica, che la differenzia da
quella occidentale coeva, legata tout court al ruolo di “letteratura
d’evasione”. Tale è la caratteristica fondamentale dei nuovi autori di
naucnaja fantastika: Gennadi Gor, Olga Larionova, Ariadna Gromova,
Georgij Gurevic e soprattutto i fratelli Arkadij e Boris Strugackij, oggi gli
scrittori più letti in Russia. La fantascienza, arricchitasi col tempo, abbraccia
oramai tante tematiche e tanti generi da richiedere un’analisi più
approfondita ed una schematizzazione delle strutture interne, che
elaborarono proprio i fratelli Strugackij:
1.Fantascienza come “literatura naucnoj mecty” (letteratura del sogno
scientifico).
2.Fantascienza come “literatura o svetlom budušcem” (letteratura su di un
futuro radioso).
3.Fantascienza come “specificeski detskaja literatura” (letteratura specifica
per bambini).
4.Fantascienza come “ideologiceskoe oruzie” (arma ideologica).
11
11
Cfr. Hans Földeak, Neure Tendenzen der sowjetischen Science Fiction, München, Verlag
Otto Sagner, 1975, p.149.
10
Questo schema, che scompone la naucnaja fantastika in sottogeneri,
incoraggia paralleli con la science fiction, della quale viene sempre messo in
risalto il basso valore pedagogico-morale, a cui, contrariamente è molto
legata la letteratura fantascientifica sovietica. In un’intervista, rilasciata alla
redazione della rivista Sowjetliteratur, Arkadij Strugackij traccia così la
differenza tra la naucnaja fantastika e la science fiction:
“Der Unterschied zwischen der sowjetischen und ausländischen SF-
Literatur ergibt sich vor allem aus dem Unterschied zwischen der
sowjetischen und ausländischen Literatur überhaupt. Im besonderen aber
darin, daß der Held der sowjetischen SF-Literatur meist sozial aktiv,
menschlich und ideologisch aus gerüstet ist, er steht seiner Gesellschaft
nicht feindlich gegenüber, er stützt sich vielmehr auf sie, handelt im
Einklang mit den Idealen dieser Gesellschaft, seine Widersacher aber sind
Personen beziehungsweise Erscheinungen, die dem Geist dieser
Gesellschaft fremd sind.”
12
Dopo la caratterizzazione di un eroe umanamente e
socialmente attivo, impegnato ad agire in accordo con la società; un’altra
essenziale differenza è posta in rilievo da Evgeni Voiskunskij:
“Die ausländische (westliche) SF-Literatur ist ganz auf die
Schrecken der Zukunft ausgerichtet. Das hat seinen Sinn: Die Menschheit
soll gewarnt werden, und in den besten Werken der SF-Literatur kommt das
in talentvoller Weise zum Ausdruck. Warnen-ja, doch nicht einschüchtern.
Die sowjetische SF-Literatur versteht diese Warnung und bekräftigt in ihren
Zukunftsbildern die Vernunft der vereinigten Menschheit-die Vernunft,
12
Interview zu Arkadi Strugazki in Sowjetliteratur, rivista mensile dell’unione degli
scrittori dell’URSS in lingua tedesca, Moskau, 1982, n.1, p.150.
11
einzig dazu imstande, unseren Planeten vor den Gefahren zu schützen und
das Leben und Gedeihen einer endlosen Generationskette sowie die
allseitige Entwicklung der menschlichen Persönlichkeit zu sichern.”
13
Se, come abbiamo detto, A. Strugackij pone l’accento sul
nuovo eroe russo, E. Voiskunskij mette in evidenza il carattere
“antiutopico” della fantascienza occidentale, la quale, secondo lui, non aiuta
l’umanità a crescere in armonia con la scienza, ma la spinge a diffidare di
essa o, peggio ancora, a temerla. Quest’ultimo aspetto costituisce la
principale differenza tra i due generi, infatti, mentre nella science fiction la
maggior parte delle opere non trovano soluzioni ai vari problemi tecnici e
sociali e sfociano in catastrofi; nella naucnaja fantastika le difficoltà sono
affrontate e risolte senza traumi, poiché la scienza e la storia vengono viste
come strumenti liberatori nelle mani dell’uomo. Inoltre, l’organizzazione
sociale, che nella fantascienza occidentale diviene incubo oppressivo,
schiavitù moderna, è invece per i sovietici elaborazione di un modello di
vita atto a creare società migliori: la scienza quindi non si contrappone
all’umanità, ma rimane al suo servizio per uno sviluppo armonioso,
lasciando, dunque, la speranza, anzi la certezza di potere edificare un
prossimo futuro “a misura d’uomo”.
La fantascienza russa ritorna un po’ alle origini e lega ai temi
“classici” la convinzione fiduciosa ed ottimistica del successo dell’uomo,
poiché egli è il futuro. Insomma la naucnaja fantastika, nata con Aleksej
Tolstoj, riprende tutti i temi cari all’autore, i cui romanzi sono divenuti la
pietra miliare universalmente accettata, della letteratura fantastica sovietica.
13
Interview zu Jewgeni Woiskunski in Sowjetliteratur, op. cit., p.151.