2
Introduzione
di studio da parte di ricercatori e linguisti, i quali si sono soffermati
sulla distinzione tra lingue, ufficialmente riconosciute come tali, ed i
molteplici dialetti. Dopo aver brevemente trattato i concetti di lingua
e dialetto, si è passati ad una definizione di bilinguismo sotto
l’aspetto individuale, sociale e collettivo.
Nella seconda parte del primo capitolo, invece, viene trattata
la localizzazione cerebrale delle lingue, le zone del cervello atte al
linguaggio ed il loro possibile irrigidimento che permette e
soprattutto compromette l’acquisizione delle lingue straniere.
Il discorso procede nella descrizione dei fattori legati
all’apprendimento di una lingua seconda, attraverso una
classificazione tra fattori interni ed esterni all’individuo. Solitamente
il soggetto bilingue viene descritto secondo parametri come l’età di
acquisizione, la padronanza linguistica, l’ambiente in cui è avvenuta
l’acquisizione dei codici linguistici e la frequenza con cui le lingue
conosciute vengono normalmente parlate. A questo proposito si è
posta particolare attenzione anche al ruolo della “memoria”,
3
Introduzione
considerato da Fabbro (1996) e James & Miller (1980) uno dei
fattori più importanti
Nel secondo capitolo il fenomeno del bilinguismo viene
inserito nell’ambito della neurolinguistica; attraverso questo nuovo
campo d’indagine è stato possibile effettuare un’analisi e
classificazione delle diverse sindromi afasiche, che affliggono le
persone in seguito a danni cerebrali. Quindi viene fatto riferimento al
rapporto tra linguaggio verbale, che solitamente in seguito al danno
viene compromesso, e linguaggio gestuale ed alla loro possibile
interrelazione. A tale riguardo è stato proposto uno studio, condotto
da alcuni neuropsicologi (McNeill, 1985,1992; Hadar, Butterworth,
1997,1998; Cicone et al. 1979, Goodwin, 2000), il cui obiettivo è di
esaminare il comportamento gestuale degli afasici fluenti e non
fluenti, legato all’espressione verbale in un compito di
comunicazione controllato. Nella seconda parte del capitolo
vengono, inoltre, descritti alcuni test per il riconoscimento e la
4
Introduzione
riabilitazione linguistica del soggetto afasico. Si parla quindi del
“Test Boston”, per i monolingui, e del “Bilingual Aphasia Test”, per
i soggetti bilingui.
Diverse ricerche effettuate su internet, hanno permesso di
venire a conoscenza di molti siti Web di Università e centri
specializzati, in neurologia e neurolinguistica, di grande aiuto per la
comprensione delle afasie e per la loro riabilitazione, per la quale
sono utilizzati i così chiamati VOCA (cioè dispositivi di
comunicazione alternativa), ma soprattutto per il sostegno
dell’afasico e della sua famiglia.
Nel terzo capitolo la linea di indagine si sposta in ambito
linguistico, e tratta gli studi di de Sassure e Jakobson, quest’ultimo
parlava di disturbo di selezione e di combinazione all’interno dei
suoi Saggi di linguistica generale.
Il quarto capitolo è dedicato al recupero della seconda lingua
da parte dei soggetti afasici bilingui, processo che solitamente
avviene prima del recupero della lingua madre.
5
Introduzione
Nell’ultima parte di questo lavoro, si parla dell’insegnamento
di una lingua straniera a soggetti afasici, di come questo sia possibile
grazie a fattori di tipo psicologico, riconducibili alla
volontà/necessità di produrre messaggi comprensibili in un’altra
lingua. È molto importante, a riguardo, l’interazione tra insegnante e
studente, con la quale si può far fronte alle difficoltà, di livello
morfologico, sintattico, lessicale e semantico, presenti nel soggetto
afasico.
Nei paragrafi successivi, il discorso si estende verso la
possibilità di un rinforzo semantico, che faciliti l’acquisizione di più
elementi lessicali, attraverso l’identificazione delle categorie
semantiche. Attraverso l’analisi delle capacità di denominazione e
ripetizione, con la dovuta classificazione di tali capacità nelle
diverse sindromi, si affronta il discorso dell’analisi acustica e
dell’educazione uditiva nell’afasia sensoriale, per la quale il deficit
di denominazione è maggiormente accentuato.
Si è parlato della necessità di proporre dei testi che
contengano inizialmente un lessico conosciuto, visto che negli
6
Introduzione
afasici il successo della lettura è determinato da attributi come la
familiarità e l’incontro reiterato delle parole. Per una maggiore
facilità di apprendimento si propone una metodologia di
insegnamento legata alla cooperazione, cioè al lavoro di gruppo
all’interno del quale gli studenti afasici sono uguali.
Il lavoro di gruppo viene comunque gestito da un insegnante
che fornisce lo stimolo necessario per stabilire degli obiettivi e la
dovute strategie per realizzarli, in questo contesto si parla quindi
dell’insegnante di sostegno, legato agli obiettivi e alle metodologie
che predispongono il soggetto affetto da deficit, all’interrelazione
con la classe e all’apprendimento della seconda lingua. Quella
dell’insegnante di sostegno è una funzione abbastanza importante
poiché, le difficoltà linguistiche di un afasico possono essere molto
varie, ad esempio, legate alla fonologia ed alla prosodia, alla
morfologia, alla sintassi oppure agli aspetti lessicali, semantici e
funzionali della comunicazione dell’individuo nella società.
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Il bilinguismo
1. Il bilinguismo
Nel corso del tempo ci sono state diverse definizioni di
Bilinguismo che si sono evolute. Secondo il neurolinguista Fabbro
(1996) per bilinguismo s’intende la capacità, di un individuo, di
parlare, leggere, scrivere e comunicare in più di una lingua. Molte
volte il bilinguismo viene confuso con la diglossia, termine utilizzato
da Ferguson (1972) in riferimento alla specifica relazione tra due o
più varietà della stessa lingua in uso in una comunità; essa si
presenta come una possibile risposta alle necessità di partecipare,
quanto prima possibile, a ciò che da Habermans (1982) venne
chiamato “agire comunicativo”, che permette l’ingresso in società.
Un esempio tangibile di diglossia è rappresentato dalla
Galizia dove la comunicazione di buona parte della popolazione
avviene in un doppio codice linguistico. Solitamente la
comunicazione con familiari e amici si realizza in gagliego, mentre
nell’ambito lavorativo del commercio, industria e mezzi di
comunicazione si parla il castigliano. Nella pratica verbale della
popolazione, quindi, domina il gagliego come forma di espressione,
8
Il bilinguismo
mentre la produzione scritta è prettamente esercitata in castigliano.
Questo comporta una maggiore variazione delle abilità in
quest’ultima lingua, piuttosto che nella seconda; secondo Manuel
Gonzáles Lorenzo:
“questa differenza è il risultato di due effetti contrapposti: il
sottosviluppo delle abilità linguistiche in gagliego originate dalla
mancata normalizzazione sociale e scolare di questa lingua e la
variazione in castigliano spiegata dalla distinta esposizione al
castigliano da parte dei parlanti lingua gagliega”
1
.
Il concetto di bilinguismo, nella sua definizione originaria, è
stato introdotto da Ferguson (1959). Lo studioso sosteneva che esso
è:
“una situazione linguistica relativamente stabile, nella quale a
lato dei diversi dialetti della lingua (che può includere una o varie
forme normalizzate), esiste una varietà molto divergente altamente
codificata (con frequenza grammaticale più complessa), veicolo di
un corpo di letteratura ampio e rispettato, procedente da un
periodo antico o da un’altra comunità linguistica, che è appresa
ampiamente nell’educazione formale, e usata, soprattutto, come
lingua scritta, che però non è utilizzata in nessun settore della
comunità nella conversazione ordinaria”
2
.
1
“Esta diferencia es el resultado de dos efectos contrapuestos: el subdesarrollo de las
habilitades lingüistcas en gallego originadas por la no normalización social y escolar de
esa lengua y la variación en castellano explicada por la distinta exposición al castellano
de los gallegos-parlantes. Gonzáles Lorenzo, M., “ Bilingüismo en Galicia: problemas y
alternativas”, (1985).
2
“Situaciòn lingüística relativamente estable, en la que al lado de los diversos dialectos
de la lengua (que puede incluir una o varias formas normalizadas), existe una variedad
muy divergente altamente codificada (con frequencia gramaticalmente más compleja),
vehículo de un cuerpo de literatura amplio y respetado, procedente de un período antiguo
9
Il bilinguismo
E ancora Grojean (2001) definisce i bilingui come “coloro i
quali parlano due (o più) lingue (o dialetti) nella loro vita di ogni
giorno”
3
.
L’obiettivo di questo concetto era quello di specificare un tipo
di situazione come quella dei Paesi Arabi, i cantoni tedeschi della
Svizzera e della Grecia dove coesistono due varianti linguistiche
distinte.
Cummins e Swain (1986) sostenevano che lo sviluppo delle
abilità linguistiche va di pari passo con lo sviluppo della L2 e quindi
nel caso dei bambini, questi devono essere esposti alla lingua
dominante in modo intenso.
Dalla diglossia, cioè dalla dicotomia lingua-dialetto, passiamo
al concetto di bilinguismo inteso come l’acquisizione di una lingua
differente dalla propria, L1-L2. Questo può essere distinto in diverse
forme di bilinguismo ( Marras e Rizzi, 2003):
o de otra comunidad lingüística, que es aprendida ampliamente en la educación formal, y
usada, sobre todo, como lengua escrita, pero que no es utilizada por ningún sector de la
comunidad en la conversación ordinaria.” Ferguson ( 1959).
3
“ Who use two (or more) languages (or dialects) in their everyday lives” (Grosjean,
2001, 11).
10
Il bilinguismo
-individuale, cioè presente, ad esempio, in un bambino i cui genitori
sono di madrelingua differente;
- sociale, quando sulla stessa area geografica convivono dei gruppi
con madrelingue diverse;
- collettivo, quando un intero gruppo parla indifferentemente due
lingue diverse.
Secondo l’opinione di Silvana Fachin (2003) l’educazione
bilingue, intesa come acquisizione di una lingua straniera, non è che
una variabile nell’azione di mantenimento e promozione del
plurilinguismo individuale e sociale, inoltre fattori di natura
economica, culturale e sociopolitica potrebbero favorirne o frenarne
lo sviluppo (Marras e Rizzi, 2003) ;
Al giorno d’oggi la maggior parte delle popolazioni del mondo è
bilingue anche se raramente la padronanza linguistica della lingua
straniera è uguale a quella della lingua madre, essa infatti risulta
essere inferiore per la L2. Tuttavia una persona non deve parlare due
lingue con la stessa fluidità per dire che è bilingue, può succedere
che ci si può esprimere in entrambe le lingue con la stessa
11
Il bilinguismo
disinvoltura e senza che si notino accenti stranieri, la differenza
consiste nel sentire una lingua più comoda rispetto ad un’altra.
Nello studio dell’acquisizione delle lingue seconde, la
definizione del termine bilinguismo si fonda su diverse dicotomie.
Tra le più note:
Bilinguismo coordinato vs composto (Weinreich, 1953);
Bilinguismo additivo vs sottrattivo (Lambert, 1975);
Bilinguismo d’elite vs popolare ( Skutnabb – Kangas, 1981);
Bilinguismo simultaneo vs successivo (Mclaughlin, 1984);
Bilinguismo precoce vs tardivo (Lambert, 1985).
Alcune di queste dicotomie si riferiscono a caratteristiche
individuali, ad esempio il bilinguismo coordinato si sviluppa quando
due sistemi linguistici sono indipendenti, a differenza del
bilinguismo composto dove una lingua tende a prevalere e funge da
traduttore per potersi esprimere nell’altra. Nella dicotomia tra
bilinguismo simultaneo e successivo, il primo si ha quando un
12
Il bilinguismo
individuo è a contatto con due lingue sin dalla nascita: il bambino,
cioè, cresce ed impara ad esprimersi simultaneamente con una
capacità pressoché equilibrata nelle due lingue, che diventano
entrambe lingue madri, dall’altra parte invece il bilinguismo
successivo implica l’apprendimento di una seconda lingua dopo che
la lingua madre è stata già acquisita.
Le dicotomie: bilinguismo additivo vs sottrattivo e
bilinguismo d’elite vs popolare, sono invece relazionate al gruppo
sociale e al campo affettivo. Il concetto di additività–sottrattività,
dipende infatti dalle rappresentazioni sociali e dalle condizioni
socio–culturali riguardanti le comunità di parlanti in contatto
(Cummins, 1978). Additivo sarà quindi il bilinguismo che offre
potenzialità di sviluppo sociale e porta elementi positivi
complementari per lo sviluppo del bambino o dell’adulto.
Sottrattivo, invece, viene considerato il bilinguismo che non offre
risorse aggiunte.