4
Nella mia tesi, dopo l’analisi sul funzionamento dei meccanismi della
percezione e dell’attenzione dal punto di vista psicologico (capitolo I), mi
occuperò dell’analisi del testo pubblicitario. In particolare nel capitolo II
presenterò, sinteticamente, alcuni modelli teorici sul funzionamento dei
meccanismi pubblicitari (Modelli Sequenziali, Modello di Fabris, Modello
di Vincent), dai quali si deduce che l’attenzione risulta un elemento
indispensabile per attivare il processo persuasivo. Approfondirò in seguito
la questione della pertinenza e dei relativi stimoli su cui lavora il
pubblicitario nella progettazione di una campagna.
Nel capitolo III analizzerò tutte quelle stimolazioni, presenti nei testi
pubblicitari che colpiscono il pubblico agendo sull’aspetto cognitivo ed
emotivo (interessi e bisogni, stimoli emotivi, novità e provocazione, figura
umana, humour, presenza di un testimonial) supportando ogni
argomentazione con esempi tratti da note campagne pubblicitarie.
Infine nel capitolo conclusivo illustrerò quella varietà di stimoli fisici
esterni che “risvegliano” e attirano gli organi sensoriali potenziando la
salienza percettiva del testo pubblicitario (immagini, movimento, musica).
5
CAPITOLO 1
Percezione e attenzione
“L’attenzione è la presa in possesso da parte della
mente, in forma chiara e vivida, di uno di quella che
appare una moltitudine di possibili oggetti o treni di
pensieri…
Essa implica il ritiro da alcune cose allo scopo di
occuparsi con maggiore efficacia di altre.”
William James
Ogni giorno viviamo immersi in un mondo ricco di suoni, odori e colori.
Una valanga di informazioni travolge i nostri organi di senso.
Biologicamente essi ci permettono di ascoltare, vedere, toccare e sentire
tutto ciò che ci circonda, ma non tutte le informazioni che riceviamo dal
mondo esterno spesso vengono registrate e in seguito elaborate. L’individuo
opera costantemente una selezione percettiva fra le miriadi di stimoli
ambientali, in un continuo confronto tra la situazione attuale, gli stimoli che
più attirano la sua attenzione e l’esperienza passata. In altre parole, sia le
condizioni attuali del soggetto, sia i suoi atteggiamenti “pregiudiziali” e
attese ne influenzano l’esperienza percettiva.
Prima di spiegare meglio come opera la percezione selettiva e il
fenomeno dell’attenzione mi soffermerò a spiegare brevemente il
funzionamento della percezione.
6
1.1 La percezione
La percezione, intesa come elaborazione cognitiva dell’informazione
sensoriale che perviene ai nostri organi di senso, è il risultato di una serie di
processi complessi che si realizzano in modo automatico ed implicito
2
.
Quando osserviamo un oggetto o ascoltiamo un suono, non percepiamo
l’energia luminosa o l’energia sonora implicate, ricevute ed elaborate dai
nostri sistemi sensoriali, ma delle realizzazioni cognitive che pur fondate
sull’informazione sensoriale, vanno al di là di essa.
I primi processi di elaborazione sono a carico dei sistemi fisiologici
propri di ciascuna modalità sensoriale. Questi sistemi sono impegnati sia
nella ricezione dal mondo fisico delle varie forme di energia (luminosa,
sonora, tattile etc.), sia nella traduzione dell’energia fisica in un segnale
nervoso. La luce riflessa da un oggetto, ad esempio, è energia
elettromagnetica che diventa stimolo sensoriale quando arriva ai recettori
dell’occhio, dando luogo a segnali nervosi che dall’occhio sono trasmessi ai
centri visivi del cervello. Questa prima analisi dell’informazione è definita
sensazione: vale a dire la fase iniziale dell’elaborazione dell’informazione,
che comprende sia l’attività dei recettori situati nei nostri organi di senso,
sia la trasmissione dei segnali prodotti dai recettori lungo le strutture
sottocorticali fino alle aree corticali.
3
Una volta raggiunta la corteccia cerebrale, i segnali attivano i neuroni
sensibili sia alle caratteristiche fisiche, sia alle proprietà cognitive degli
stimoli: è durante questa fase che si attua propriamente il processo della
percezione.
Dal punto di vista neurofisiologico, la percezione è fondata
sull’integrazione dell’attività svolta da milioni di neuroni localizzati in aree
diverse della corteccia. Dal punto di vista della psicologia cognitiva, invece,
la percezione è strettamente legata ad altri processi come l’attenzione, la
2
Cfr. Luciano Mecacci, Manuale di psicologia generale, Firenze, Giunti, 2001, p. 121.
3
Idem.
7
memoria, l’immaginazione, la coscienza e il linguaggio. Infatti, la
percezione non deve essere considerata un processo di registrazione passiva
della realtà esterna, ma una costruzione interna e una rielaborazione dei dati
che ci fornisce l’ambiente.
4
Le nostre abilità percettive sono molteplici, infatti, parliamo di:
- Percezione visiva;
- Percezione uditiva;
- Percezione tattile;
- Percezione olfattiva;
- Percezione gustativa
Mi soffermerò ad esporre solamente la percezione uditiva e visiva,
tralasciando i processi percettivi relativi al tatto, al gusto e all’olfatto,
senz’altro importanti per la cognizione umana, ma meno approfonditi e
meno rilevanti per l’argomentazione della mia tesi.
1.1.1 La percezione visiva
Quando guardiamo un oggetto, riusciamo a cogliere i vari aspetti e
descriverne la localizzazione, la grandezza, il colore, la forma e, se si tratta
di un oggetto in movimento, la direzione nello spazio. Sebbene la nostra
prima sensazione sia quella di uno stimolo le cui qualità sono colte
simultaneamente e uniformemente, gli studi condotti sulla percezione visiva
concordano nel sostenere che esistano sistemi specializzati per l’analisi delle
varie proprietà contenute nell’informazione visiva (colore, forma,
movimento).
5
L’elaborazione dell’informazione visiva avviene attraverso due principali
stadi. Nello stadio primario sono coinvolti i processi visivi che descrivono
lo stimolo, indipendentemente dal significato dell’oggetto. Vengono
analizzate le proprietà fisiche dello stimolo (la frequenza spaziale, la
4
Ibidem, p. 122.
5
Cfr. Ibidem, p. 127.
8
lunghezza d’onda, etc.) ai fini della costruzione strutturale dell’oggetto
6
.
L’oggetto è delineato da bordi, appare nella sua forma e si distacca dallo
sfondo retrostante. Queste operazioni primarie, studiate dai teorici della
Gestalt, sono fondate sull’idea che il tutto è diverso dalle sue parti
individualmente considerate.
7
L’approccio della Gestalt si è dimostrato particolarmente efficace per
capire come avviene la percezione di gruppi di oggetti o anche parti di
oggetti per formare totalità intere. In accordo con la legge della pregnanza,
infatti, tendiamo a:
“percepire ogni dato insieme di elementi visivi (cioè qualunque cosa stiamo
vedendo in un dato momento) nel modo che organizza i diversi elementi in
una forma stabile e coerente con la maggiore semplicità possibile, piuttosto
che come miscuglio di sensazioni inintelligibili e disorganizzate.”
8
Tendiamo, ad esempio a percepire una data figura come centrale e le altre
sensazioni come componenti uno sfondo della figura su cui la nostra
percezione si è focalizzata.
Nello stadio secondario vengono coinvolti processi più complessi:
attraverso il confronto con le tracce depositate in memoria. Il confronto tra
gli stimoli percepiti e la memoria può avvenire attraverso due processi:
l’elaborazione dal basso verso l’alto (bottom-up processing) e l’elaborazione
dall’alto verso il basso (top-down processing).
9
L’elaborazione bottom-up si fonda su un’analisi delle parti che
compongono lo stimolo ed è guidata dai dati sensoriali. L’identificazione
avviene dopo che sono state colte e analizzate le informazioni contenute
nello stimolo. Al contrario, l’elaborazione top down, si fonda sulle
rappresentazioni mentali, cioè sulle tracce contenute in memoria
dall’osservatore e le conoscenze acquisite in precedenza. Sulla base di questi
dati già immagazzinati l’osservatore formula un’ipotesi in relazione a quali
oggetti hanno maggiore probabilità di essere presentati in quel momento. La
misura in cui intervengono questi processi dipende dal grado di conoscenza
6
Idem.
7
Robert J. Sternberg, Psicologia Cognitiva, Roma, Piccin, 2000, p 145.
8
Idem.
9
Luciano Mecacci, Manuale di psicologia generale, Firenze, Giunti, 2001, p. 130.
9
che si ha dell’oggetto in esame e dal contesto in cui esso è inserito.
10
Ad
esempio, possiamo dire di avere visto un libro, pur non avendolo mai letto,
ma lo identifichiamo come appartenente alla classe dei libri.
Del suddetto processo, che riveste un interesse centrale per il
cognitivismo, esistono varie spiegazioni teoriche. I modelli per
“sovrapposizione di sagoma” assumono che il processo di registrazione
dello stimolo sia analogo alla riproduzione lasciata da un oggetto su una
lastra fotografica, o al confronto di impronte digitali. In caso di perfetta
coincidenza tra la suddetta riproduzione e le tracce già acquisite in memoria,
si ottiene il riconoscimento.
11
Il processo di confronto fra l’input percettivo e la traccia mnesica che, a
livello di rappresentazione centrale, ne costituisce il prototipo, è detto
“funzione di Höffding”, dal nome dello psicologo danese che per primo
nell’Ottocento avanzò tale spiegazione. Molte evidenze sperimentali
dimostrano tuttavia che una perfetta coincidenza fra lo stimolo e la sagoma
memorizzata non è necessaria per il riconoscimento. Una forma è, infatti,
riconosciuta anche quando si presenta in una posizione diversa (proiettando
quindi una differente immagine sulla retina) o quando cambia di grandezza e
d’orientamento spaziale. L’insoddisfazione per la sovrapposizione di
sagoma ha spinto vari studiosi a cercare altre spiegazioni, da cui derivano i
modelli per caratteristiche.
12
Ai modelli per caratteristiche, si aggiungono altre recenti teorie
computazionali come quella di Biederman, secondo cui il riconoscimento di
oggetti tridimensionali si fonda sui geoni (ioni geometrici), poche unità
geometriche fondamentali, dalle cui molteplici combinazioni deriva la forma
complessiva degli oggetti.
13
10
Ibidem, p.131.
11
Robert J Sternberg, Psicologia Cognitiva, Roma, Piccin, 2000, p 157.
12
Ibidem, p. 160.
13
Luciano Mecacci, Manuale di psicologia generale, Firenze, Giunti, 2001, p. 139.
10
1.1.2 La percezione uditiva
La capacità di elaborare l’informazione sonora ha permesso agli esseri
umani di sviluppare due importanti processi cognitivi: il linguaggio verbale
e la musica.
Rispetto alle altre specie animali, il sistema uditivo umano ha una propria
finestra sensoriale: gli stimoli uditivi registrabili dai recettori dell’uomo
hanno una frequenza compresa tra 20 e 20000 Hz.
Gli organi nervosi che captano gli stimoli sonori provenienti
dall’ambiente esterno, (cellule ciliate) sono localizzati nella membrana
basilare dell’orecchio interno detta organo di Corti. Le vibrazioni della
membrana, prodotte dalle onde sonore pervenute dall’orecchio esterno,
causano una flessione delle cellule ciliate, e questo movimento origina un
impulso elettrico. Secondo alcune ricerche di G.von Békésy,
14
le alte
frequenze dei suoni fanno vibrare la parte inferiore della membrana basilare,
mentre le basse frequenze fanno vibrare la parte superiore. Esiste quindi una
specializzazione del sistema dei recettori uditivi per i valori specifici della
frequenza dei suoni. Questo tipo di diversificazione continua ad essere
presente anche nelle altre strutture del sistema uditivo, nelle regioni
sottocorticali e corticali: nella corteccia temporale, infatti, i neuroni sono
altamente specializzati per analizzare una gamma molto ristretta di
frequenze sonore.
Per elaborare il gran numero di stimoli uditivi che provengono dal mondo
esterno è necessario che i neuroni delle aree uditive e di altre regioni della
corteccia cerebrale interagiscano tra di loro, integrino quindi le analisi che
ciascun neurone ha compiuto in modo specifico. Gruppi neuronali sono
dunque specializzati per tipi molto complessi di informazione sonora, come
accade nella specie umana per il linguaggio verbale e la musica.
15
14
Ibidem, p. 126.
15
Idem.
11
Inoltre, secondo alcuni recenti studi effettuati da Basso,
16
i gruppi di
neuroni coinvolti nella ricezione e produzione del linguaggio verbale sono
localizzati nell’emisfero sinistro. Nell’emisfero destro, con precisione nei
lobi temporali sono, invece, localizzati i sistemi che analizzano gli stimoli
musicali, in particolare le sequenze temporali e la combinazione dei toni.
16
Ibidem p. 127.