5
più discipline differenti tra di loro, che convergono, favorendo la nascita di questa
disciplina eternamente nuova, che però non dimentica il proprio passato. Ricco di
discipline diverse tra loro, del resto, è stato anche il mio piano di studi, e forse
proprio da questo è nato l’amore per tale corso di laurea, che mi ha portato ad
interpretare la realtà sotto punti di vista differenti e mai unilaterali, come un buon
comunicatore dovrebbe saper fare.
Come affermava Marshall McLuhan, uno dei padri fondatori delle scienze della
comunicazione, “il medium è messaggio”. Con questa espressione l’illustre
studioso canadese voleva affermare che ogni tecnologia della comunicazione
influisce sul pensiero, sulla cultura e sulla società, tanto da dare esso stesso
connotazione particolare al messaggio che trasmette. Bene, con la potenzialità dei
nuovi media, questa frase acquista anche maggiore vigore. Le caratteristiche
strutturali dei nuovi media consentono, infatti, di dilatare ulteriormente le funzioni
e le possibilità rispetto ai media tradizionali, dando più di prima vigore a questo
assunto teorico, che regge la concezione dei media anche oggi. Senza contare che
gli studi sui nuovi media, come vedremo, sono capaci di coinvolgere ambiti
diversi, quali, ad esempio, la filosofia, la psicologia cognitiva, la semiotica: tutte
discipline che riguardano l’uomo che trovano comune denominatore proprio
nell’uomo, inventore ed utente delle macchine intelligenti.
Dell’utilizzo dei nuovi mezzi trae sempre più beneficio l’azienda, che, qualora
riesce a coordinare bene tutti i suo nuovi mezzi di comunicazione, trae vantaggi a
livello concorrenziale rispetto agli altri. I suoi contatti con i fornitori, i produttori
di materie prime, i clienti e il buon coordinamento delle attività interne, possono
essere facilitati dall’applicazione dei più diffusi nuovi mezzi, internet in primis.
Un’attività coordinata di comunicazione aziendale, che includa un uso sapiente
dei nuovi media, riveste per l’azienda importanza strategica a livello competitivo,
contribuendo all’accrescimento dei suo business. E’ all’incirca questo che io
voglio mettere in luce in questo mio approfondimento. Mia intenzione è anche
sottolineare come l’azienda che si serve di internet, venga a creare essa stessa quel
reticolo che è lo schema invisibile della rete e dell’ipertesto, e che ha similitudini
con la mente umana.
Il mio approccio, dopo una prima parte di stampo teorico sulle caratteristiche
dei nuovi media, è incentrato con un buono spazio ad internet, ma ho ritenuto
opportuno soffermarmi sugli aspetti generali di tutti i nuovi media, imprescindibili
6
come conoscenza personale per chi si avvicina al mondo in continua espansione
dei nuovi media e per chi intende avvicinarsi come semplice utente o operatore
della comunicazione.
Per la trattazione riferita particolarmente alla descrizione delle nuove tecnologie
in azienda, ho tenuto in considerazione sia il concetto di comunicazione che
quello di informazione. I due concetti sono entrambi fondamentali, e si
influenzano reciprocamente. La linea di demarcazione tra informazione e
comunicazione è data dal fatto che la prima ha una capacità di “messa in serie”
che le garantisce una relativa indipendenza da un destinatario sempre più
bersaglio e sempre meno beneficiario di questo processo. La comunicazione,
invece, si realizza solo se il soggetto umano può viverla e abitarla secondo le sue
modalità. L’informazione diviene materia prima per la comunicazione, che è
“mettere in comune”, appunto, determinate informazioni. Tramite la
comunicazione, il flusso di informazioni veicolato può essere modificato grazie
all’intervento dei singoli partecipanti, che condividono proprio queste stesse
informazioni. Accade la stessa cosa anche in azienda, dove il prezioso corpus di
notizie che circolano quotidianamente, sono modificabili e condivisibili da
qualsiasi parte del gruppo azienda, che in tal modo diviene un’unica grande
comunità. E’ una comunità che risente dell’influenza delle relazioni, che si dota di
nodi, non solo di quelli della rete, e che proprio per questo assume le sembianze di
un reticolo.
7
PARTE PRIMA
“Il medium è il messaggio”.
Marshall McLuhan
8
1. CARATTERI E SCENARI DEI NUOVI MEDIA
1.1 Dai media tradizionali ai nuovi media
Tutto ciò che riguarda i nuovi media va inserito di sana pianta nel contesto della
comunicazione mediata. Ciononostante è opportuno saper scindere i mass media
tradizionali da quelli che sono i nuovi mezzi in espansione, per metter in luce le
caratteristiche che connotano le divergenze, e gli eventuali superamenti.
La novità dei nuovi media non risiede esclusivamente nella tecnologia, ma nelle
diverse articolazioni degli elementi che compongono il sistema dei media. Stiamo
parlando di tecnologie, di assetti produttivi e distributivi, di prodotti e di consumi.
Ciò che più di ogni altro fenomeno consente tale connotazione, oltre a
simboleggiare l’intero ambito di cui stiamo parlando, è senza ombra di dubbio la
convergenza tra personal computer e tecnologie di rete, che rendono lo stesso
apparecchio un agente multifunzionale.
Per capire appieno il concetto dei nuovi media, e comprendere davvero quanto
essi si distacchino dai media tradizionali, bisogna tener conto del concetto
espresso dagli studiosi Borrelli e Abruzzese, che affermano: “quando si accredita
come “nuovo” un fenomeno lo si fa avendo in mente soprattutto ciò che esso non
è o ciò da cui prende le distanze”
1
. Bisogna quindi comprendere appieno quale sia
l’oggetto dei nuovi media.
Per meglio individuare il rapporto che regge vecchi e nuovi media, si potrebbero
applicare alla nostra riflessione le quattro domande che si poneva McLuhan nella
parte finale del suo studio sui media, che coincise con la fine della sua vita. Lo
studioso canadese, era convinto che bisognava porsi dei quesiti in rapporto agli
effetti socio – economici di una nuova tecnologia della comunicazione che si
diffonde:
1. Che cosa sviluppa o intensifica la comunicazione?
2. Quali media vengono resi obsoleti o spiazzati dall’innovazione
tecnologica?
1
Abruzzese A., Borrelli D., “L’industria culturale. Tracce e immagini di un privilegio”, Carocci,
Roma, 2000
9
3. Che cosa riprende il nuovo media da quelli che ha resi obsoleti?
4. Quali effetti produce e che cosa diviene quando è portato ai suoi limiti
comunicativi?
2
Merita considerazione l’intervento critico di Stuart Moulthrop
3
, che risponde a
suo modo alle domande del massimo studioso dei media. Aderendo in pieno alla
prima risposta standard di McLuhan, Moulthrop, prendendo come esempi il libro
e l’ipertesto, è convinto che, ad esempio, l’ipertesto rivaluta in pieno,
ribilanciandolo, il sistema di senso percettivo di individui e società, per una forma
di letterarietà secondaria. Alla seconda domanda, Moulthrop risponde che non si
verifica obsolescenza, ma rimediazione. Ad esempio, l’ipertesto non “uccide” il
libro, ma lo ri – media, in codice digitale, recuperando la riflessività tipica del
libro, attraverso la vasta gamma di possibilità che consente il digitale.
Riguardo l’ultima riflessione di McLuhan, quella sugli effetti a cui porterebbe
un medium condotto al limite del suo potenziale, se lo stesso McLuhan risponde
che le caratteristiche dei media, in queste condizioni, vengono invertite, (i media
caldi
4
, ad esempio, diventano freddi incrementando la loro meccanicità),
Moulthrop risponde affermando che non è necessario che questa legge trovi in
tutti i casi applicazione. Anzi,
Il caso di un media complesso, sincretico e fondamentalmente interattivo
come l’ipertesto, può comportare un’inversione che non ci conduce alla
medesima situazione comunicativa dei mass media, non un’inversione, ma un
ritorno al futuro (deja vù) verso un nuovo spazio culturale
5
.
Ritorno al futuro, afferma quindi Moulthrop. Questo futuro, che vede noi
protagonisti insieme ai nuovi media, tanto che essi, una volta diffusi capillarmente
nella società, e raggiunta una nostra fruizione più passivizzante (come attualmente
2
Tale griglia di domande, benché appartenente ad una riflessione di Marshall McLuhan, è tratta da
Ferri P., “Fine dei mass media”, Guerini studio, Milano 2004, p. 17.
3
Moulthrop S., “You say you want a revolution? Hypertext and the law of media, “Postmodern
Culture”, 1 (3), in Wadrip – Fruin N., Montfort N., (a cura di) (2003), The new media reader, The
Mit Press, Cambridge (Mass.)
4
Nello studio dei mass media, la distinzione tra media caldi e media freddi dipende dalla
partecipazione, soprattutto a livello sensoriale e percettivo, che essi richiedono agli utenti. I media
caldi richiedono partecipazione agli utenti, che, nel caso dei media freddi, restano per lo più
fruitori passivi. A coniare questa distinzione è lo stesso McLuhan.
5
Moulthrop, ivi, p. 701
10
i media tradizionali), porteranno a nuovi scenari socio – economici, che ci
porranno di fronte ad una sorta di capitalismo informazionale.
Non bisogna trascurare una conclusione più sintetica, ma niente affatto
semplicistica, raggiunta da Rogers. Egli ha formulato la teoria della diffusione,
che dà all’innovazione cinque attributi:
• vantaggio relativo
• compatibilità
• complessità
• affidabilità
• osservabilità.
Importanti per Rogers sono anche i cosiddetti primi utilizzatori: si tratta di
persone notevolmente affascinati dalle novità tecnologiche, che possono finire con
l’influenzare gli opinion leader, per fare in modo che diventino anch’essi utenti di
un mezzo. I primi adottanti forniscono la spinta iniziale alla diffusione del nuovo
mezzo.
Il concetto di fruizione passivizzante dei nuovi media, espresso poco fa da
Moulthrop, ci trova d’accordo solo in parte. Non è possibile, infatti, paragonare la
fruizione dei media tradizionali a quella dei nuovi media. Basti pensare che,
mentre i media tradizionali, ancora media di massa, richiedano una bassa
competenza tecnica e tecnologica per la loro fruizione, mentre i nuovi media,
seppur la loro usabilità
6
è quasi sempre alla portata di tutti, richiedono uno sforzo
di attenzione e di emozione, anche a livello sensoriale, che è sicuramente più
elevato, e che porterebbe a quel grado di passivizzazione, solo nel giro di molti
decenni, e soprattutto se a ciò contribuissero anche i contenuti poco tecnici e più
commerciali, come sta accadendo in questi anni, ad esempio, in radio e
televisione.
Per concludere il discorso sulle eventuali differenze tra media vecchi e nuovi,
bisogna fare un’ultima classificazione. Dobbiamo, infatti, intendere i media in due
modi: sia come tecnologie sia come forme di comunicazione, ovvero insieme di
regole convenzioni e forme organizzative.
6
Per usabilità intendiamo, all’incirca, la capacità del nuovo mezzo di comunicazione di saper
dialogare bene con il proprio utente. Parleremo con una certa precisione dell’usabilità nella
seconda parte del nostro lavoro.
11
Il punto è che nessuno dei media contemporanei, sia vecchi che nuovi, risponde
a una sola forma di comunicazione. Il significato di “nuovo” cambia dal punto di
vista del tempo, che è un concetto sì relativo, ma che serve per connotare un
passaggio. In questo caso il passaggio è sancito dal progresso tecnologico dei
nuovi mezzi, oltre alle nuove possibilità comunicative fornite proprio dalla loro
stessa capacità intrinsecamente tecnologica. Proprio la qualità tecnologica dei
mezzi basati sull’informatica, li costringe ad essere sempre nuovi, ossia sempre al
passo con le ultime novità che il progresso propone. Il computer ci permette di
attuare una comunicazione mediata
7
, abbattendo quella sorta di muro che prima
esisteva tra la comunicazione di massa in “stile ago ipodermico”, e la
comunicazione “uno a uno”, ossia quella messa in atto tra persone singole.
Proprio questa è un qualità che denota i media informatici come “nuovi” come tali
e li separa dai media tradizionali. Anche quando tutti avranno completa
dimestichezza con essi, questi media potranno considerarsi sempre nuovi, proprio
perché riusciranno sempre a dialogare con l’utente trasmettendo novità e
progresso.
Il tutto senza tralasciare che gli indicatori principali per definire la portata
innovativa di un nuovo medium sono spazio e tempo. Questi due concetti (che
troveremo descritti in un modo peculiare all’interno del discorso relativo
all’ipertesto), ricevono una totale ridefinizione da parte dei mezzi di
comunicazione, vecchi e nuovi, tanto che possiamo riscontrare quasi una singola
definizione spazio - temporale per ogni medium.
7
Questo tipo di comunicazione viene sintetizzata con l’acronimo cmc (in inglese, computer
mediated communication, ossia comunicazione mediata dal computer.
12
1.2 Isomorfismo e relazioni tra mente e nuovi media.
Nel 1977, quando i computer erano delle enormi “tartarughe” rispetto a quelli
attuali, per la lentezza con cui eseguivano le varie operazioni, data anche la scarsa
memoria di cui erano dotati, gli studiosi Kay e Goldberg, nella loro opera
“Computer”
8
, paragonarono il funzionamento del computer a quello della mente
umana. Il computer, è definito da questi due studiosi come metamedium, ossia
come centro catalizzatore di più mezzi di comunicazione, ognuno dei quali è
capace di simulare o sostituire uno o più di uno dei sensi umani. Tale meta –
dimensione del computer può essere letta su due livelli interpretativi. Innanzitutto
possiamo intendere questa riflessione come la capacità del computer di
disseminarsi su più supporti e ambiti, e di contaminare così altri mezzi di
comunicazione. In secondo luogo, questa macchina “intelligente” è capace di
mettere in evidenza le caratteristiche degli altri mezzi, riuscendo anche ad
inglobarle, oltre che a simularle. Kay e Goldberg fanno notare che:
qualunque messaggio è la simulazione di un’idea referenziale o astratta.
L’essenza di un medium dipende da come i messaggi sono impressi,
modificati e visti. Per la sua capacità di rendere i dettagli in modo descrittivo
il computer è capace di essere qualsiasi altri medium
9
.
Perché ciò avvenga, è indispensabile che il computer metta in relazione gli altri
media, mutuandone le caratteristiche peculiari, offrendosi come vertice e specchio
di un processo che al contempo è anche distintivo, oltre che, come detto,
assimilativo. Sebbene undici anni dopo questi studi, anche lo studioso americano
Philip Johnson Laird
10
paragona il funzionamento della mente a quello del
computer. Laird si sofferma particolarmente su studi a livello cognitivo, ossia di
produzione dei processi elaborativi che, nel caso della mente, portano ai pensieri,
e nel caso del computer alla realizzazione di calcoli complessi. Mente e computer,
insomma, conoscono allo stesso modo. Nella fattispecie, che più ci interessa, è la
mente dell’uomo – utente a permettere al computer, ed agli altri nuovi media, di
conoscere la realtà che loro stessi sono chiamati a mediare.
8
Kay A., Goldberg A., “Personal Dynamic Media”, in “Computer”, 10, pp 31 – 41, 1977.
9
Cfr. nota precedente.
10
Johnson – Laird P., “The Computer and the Mind. An Introduction to cognitive Science”,
William Collins Sons & Co. Ltd, London, 1988. (trad. It. “La mente e il computer. Introduzione
alla scienza cognitiva”, Il Mulino, Bologna, 1990.
13
Gli stessi Bolter e Grusin
11
, partendo dalla già citata frase di Marshall Mc Luhan
“il medium è il messaggio”, intendono i nuovi media digitali come protagonisti di
un processo ricorsivo e reciproco di incorporazione e modellizzazione, che
coinvolge tutti i media, per un continuo e scambievole influenzarsi con
conseguente condivisione di informazioni. Questo processo, già visto in
precedenza, è quella rimediazione che porta alla reciproca influenza tra i media,
oltre a consentirne il regolare funzionamento. Non sono esentati, da questo
fenomeno, quelli che vengono definiti media tradizionali. I media digitali,
insomma, ri – mediano anche i loro predecessori. La rimediazione porta
inevitabilmente a pensare alla funzione di simbolizzazione – categorizzazione
operata dalla mente umana nel momento in cui conosce.
E’ inoltre provato che, con l’avvento di una nuova tecnologia, la mente si
svuota di un nuovo carico cognitivo, che viene affidato proprio alla nuova
invenzione. D’altro canto, però, si sviluppano nuove funzioni cognitive, che
consentono nuove funzioni, magari anche più evolute e complesse. Questo
fenomeno si è già verificato in occasione dell’introduzione della scrittura quando,
se da un verso l’uomo doveva ricorrere di meno alla capacità di memoria della
proprio mente, dall’altro però ha imparato a negoziare i significati ed simboli che
dalla scrittura derivano. Allo stesso modo accade, allora, quando si sta in
relazione con un nuovo mezzo di comunicazione.
Il medium diviene quindi come un’interfaccia
12
, per la relazione tra uomo,
tecnologia ed ambiente sociale. Tramite questo approccio vengono rappresentate e
veicolate le informazioni, e avviene l’attribuzione di senso che consente la
comprensione.
11
Bolter G. D., Grusin R., “Remedation: Understanding New Media”, MIT Press, Cambridge
(MA), 1999; trad. “Remediation. Competizione e integrazione fra i media vecchi e nuovi”,
Guerini, Milano, 2002).
12
L’interfaccia è l’insieme dei supporti hardware e software attraverso i quali uomo e
computer possono comunicare. L’interfaccia hardware comprende quei dispositivi
(tastiera, mouse, touchscreen), che consentono all’utente di inviare comandi alla
macchina. L’interfaccia software è costituita dall’insieme di menu e di icone visualizzati
sul monitor, attraverso i quali l’utente può effettuare scelte e comunicarle al sistema. La
sopra citata definizione è tratta da Viscardi R., a cura di,”Teorie e tecniche dei nuovi
media. I nuovi media e le nuove industrie culturali”, Ellissi 2004, Napoli, pp. 32 – 33).
Per la definizione dei medium come interfacce per la relazione tra uomo, ambiente e
tecnologia, cfr. Guidolin U., “Pensare digitale. Toria e tecniche dei nuovi media”, McGraw
– Hill, Milano 2005
14
Questa assimilazione tra l’uomo e la macchina è solo un punto di partenza, che
ricorrerà nel corso della trattazione, e che è indispensabile per meglio
comprendere poi quelli che saranno i processi descritti, oltre che i comportamenti
complessi che l’uomo, attraverso questi nuovi mezzi, si troverà a compiere in
ambiti lavorativi a carattere aziendale.
Il concetto di multimedialità, e l’interazione della mente con i nuovi media,
contribuiscono ad accrescere due delle sette intelligenze individuate da Gardner
13
.
Se la mente è un sistema multidimensionale, grazie alla sua capacità di
simbolizzare, è ancora più chiaro che con i nuovi media la similitudine prende
ulteriormente corpo. L’intelligenza visivo – spaziale
14
, si incrementa per la
presenza di numerose immagini all’interno, ad esempio, di ipertesto ed ipermedia,
potenziando a sua volta l’immaginazione visiva e la produzione di immagini
mentali, con le quali ogni individuo costruisce il proprio universo di riferimento.
I nuovi media e le loro caratteristiche, portano anche all’esaltazione
dell’intelligenza linguistica
15
. I vari linguaggi utilizzati, entrano in uno stadio di
negoziazione continua dei significati in una serie di rimandi che assumono legami
sempre nuovi. Addirittura il livello iconico
16
finisce con l’intrecciarsi con quello
verbale, dando degli elementi connotativi che differiscono da cultura a cultura, e
dove la convenzionalità cede il posto alla naturalità delle associazioni logiche e
culturali. Dalla somiglianza iconica data dalla percezione, si passa
all’avvicinamento per similitudine dato dal concetto.
L’idea di multidimensionalità tipica dei nuovi media è stata sviluppata anche da
altri illustri studiosi. Essi hanno preso le mosse dalle conclusioni di McLuhan, che
era arrivato a parlare dei media elettronici come fondatori di una rete globale, che
include tutti gli individui con i loro singoli saperi e le loro singole esperienze,
disponibili in maniera sincronizzata. Da questo punto di partenza si diramano le
13
Gardner H., “Frames of mind. The theory of multiple intelligences”, Basic Books, Inc., New
York 1983, 1985. (trad. It. “Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza”, Feltrinelli,
Milano 1993
14
Il riferimento è ad un particolare sviluppo del linguaggio e delle capacità di utilizzo del
medesimo. Gardner, 1993, ivi, pp. 190 – 257.
15
Il riferimento è ad un particolare sviluppo prima spaziale, poi visivo, che consente all’individuo
una auto – collocazione ottimale all’interno nel contesto spaziale in cui vive, permettendogli una
interazione con esso che è migliore possibile. Gardner, 1993, ivi, pp. 93 – 117.
16
Nel linguaggio della semiotica, l’icona, ed il concetto di iconicità che ne consegue, fa
riferimento all’attribuzione di una parola, e del conseguente significato, ad un simbolo grafico che
vi si collega secondo un ben preciso riferimento mentale. Ad esempio, le due figure indicanti la
posizione della toilette a seconda del sesso, sono due esempi di segno iconico. Il concetto di
iconicità è strettamente legato al contesto culturale nel quale ci si trova.
15
teorie di due studiosi di altrettanta valenza, che sviluppano due differenti modi di
intendere questa relazione tra gli individui, messa in atto grazie ai nuovi media: da
una parte Pierre Levy, che parla di intelligenza collettiva; dall’altra Derrick De
Kerckhove, che invece arriva alla conclusione che siamo al cospetto di una
intelligenza connettiva.
Per Levy l’intelligenza collettiva è una procedura che influenza anche i campi
sociale, dell’etica, dell’organizzazione delle attività umane, ponendo
l’apprendimento reciproco come elemento centrale nelle relazioni tra gli uomini.
Da questa premessa di deduce che l’individuo assume valore a livello sociale per
quello che sa, per la sua conoscenza:
Nello spazio del sapere, l’identità dell’individuo si organizza intorno a
immagini dinamiche, immagini che egli produce esplorando e trasformando
le realtà virtuali alle quali partecipa. […] Nello spazio del sapere l’umano si
restringe ancora di più: è un solo cervello. Anche il suo corpo diventa un
sistema cognitivo. Il cervello entra in contatto e si unisce ad altri cervelli,
attraverso sistemi di segni, linguaggi e tecnologie intellettuali, partecipa a
comunità pensanti che esplorano e creano mondi plurali
17
.
Prendendo in un primo momento la stessa strada di Levy, De Kerckhove divide
la dimensione del soggetto da quella collettiva. La rete è una estensione della
memoria dell’individuo, che diviene collettiva proprio grazie alla rete.
Quest’ultima, insomma, è connessione delle menti, che, pur facenti parti di un
unico meccanismo, conservano le loro soggettività:
Considero l’intelligenza connettiva in quanto una delle forme
dell’organizzazione all’interno dell’intelligenza collettiva. […] E’
effettivamente la pratica della moltiplicazione delle intelligenze le une in
rapporto alle altre all’interno del tempo reale di un’esperienza, di un progetto.
Non è molto più di questo ma nello stesso tempo dà alla gente subito
l’esperienza della loro intelligenza collettiva nel loro gruppo
18
.
Lo spazio ipotizzato dai due filosofi è una sorta di spazio intercognitivo, una
dimensione simbolica, non fisica, in cui individui pensanti e interagenti
17
Lévy P., “L’intelligence collective: pour une anthropologie du cyberspace”, La Découverte,
Paris 1994 (trad. It “L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio”, Feltrinelli,
Milano 1996
18
La riflessione di De Kerckhove quivi riportata, risale ad un’intervista a due dal titolo “Due
filosofi a confronto. Intelligenza collettiva e intelligenza connettiva: alcune riflessioni. Rai
Mediamente, 1998. (disponibile anche su http:// www.mediamente.rai.it)
16
contribuiscono alla costruzione collettiva di nuovi ambiti e sistemi cognitivi
19
. Il
file – sharing
20
, ma anche la compresenza simultanea di più finestre aperte sullo
schermo del computer sono esempi di tale fenomeno di intercognizione.
Grazie ai nuovi mezzi si assiste anche al recupero della dimensione narrativa,
per mezzo della quale le persone riescono a inquadrare tutto quello che si vive,
formando categorie all’interno di schemi che servono ad codificare l’intera realtà.
Non è da trascurare, inoltre, il corpus di studi che vedrebbe all’interno della
funzionalità dei nuovi media la realizzazione di due principi: il principio di
probabilità ed il principio di variabilità.
Il primo principio riguarda l’indeterminatezza nella scelta del percorso che è
tipica del mondo multidimensionale e multidirezionale dei nuovi media
(rappresentato alla perfezione, come vedremo, dall’ipertesto). Il processo mentale
deve orientare l’utente in una funzione che sia non sequenziale, e che tenga conto
della probabilità. Va in atto una funzione che è strettamente collegata
all’intuizione del singolo utente, e che Peirce ha definito abduzione
21
.
Il principio di variabilità, invece, intende la rappresentazione come un
complesso di elementi interagenti, di cui ognuno è dotato di proprietà e
comportamenti, a seconda di una ben precisa classe di appartenenza. Pur
modificando quei contenuti, le caratteristiche dei nuovi oggetti che ne verranno,
conserveranno sempre le caratteristiche delle classi di cui faranno parte. Il
contenuto dell’oggetto e la sua rappresentazione diventano a questo punto entità
separate, ma che sono integrabili grazie all’uso di metafore, artificio molto
comune all’interno del nostro campo d’indagine, ossia i nuovi media.
C’è da dire che il paragone tra mente e funzionamento dei nuovi media,
meritava una trattazione separata per quel che riguarda il peculiare esempio
dell’ipertesto. Il mondo dell’ipertesto, infatti, mette più volte in relazione la mente
con il suo funzionamento, e con le modalità di fruizione che lo riguardano. Ci
occuperemo più in là di tali riflessioni, facendo riferimento ad un approccio che è
innanzitutto co - evolutivo
22
.
19
Guidolin, ivi, p. 97
20
condivisione dei file, meccanismo tipica di molti programmi che si applicano tramite la rete di
internet. Il fenomeno è legato anche a quello di peer to peer, che è uno di mezzi più usati dagli
utenti singoli per condividere i propri file.
21
Cfr. Peirce C.S., “Semiotica”, Einaudi, Torino 1980, p. 150.
22
Cfr. il paragrafo “Mente umana, testo, ipertesto, autore”.
17
1.3 Le caratteristiche distintive dei nuovi media
Si è giunti ai nuovi media verso la metà degli anni Novanta del secolo da poco
trascorso. Il contributo principale a questa nuova trasformazione della
comunicazione viene data innanzitutto dallo sviluppo del computer, e più in
generale da quello delle infrastrutture. Quello che cambia è la fruizione dei media,
anche di quelli tradizionali, che si trovano a convergere, divenendo ibridi e
rivoluzionando al contempo anche quelli che sono i loro apparati produttivi dei
contenuti. Secondo Thompson, il processo che sta cambiando l’ottica della
comunicazione deve fare riferimento a tre principali fasi comunicative, che
portano alla trasformazione del concetto stesso di comunicazione, servendosi
proprio della digitalizzazione, uno dei punti fermi per connotare i nuovi media. La
prima fase di questo processo, a detta di Thompson, è quella che ha portato allo
sviluppo delle reti telegrafiche, che rendono l’informazione per la prima volta di
tipo immateriale, affidandola allo spazio, vettore silenzioso di prezioso sapere. Un
secondo momento coincide con lo sviluppo delle grandi agenzie di informazione
internazionale, che diventano il punto di origine dei flussi di sapere
informazionale. Il terzo grande snodo evolutivo è quello che coincide con la
regolamentazione delle frequenze per gli standard distributivi
23
. Fidler ha invece
individuato delle parole chiave, che contraddistinguono i principi fondamentali
dei cambiamenti dei media. Esse sono:
• Coesistenza e coevoluzione
• Metamorfosi
• Sopravvivenza
• Bisogni e opportunità
• Adozioni ritardate
Le caratteristiche che distinguono i nuovi media da quelli tradizionali sono in
realtà attributi che rendono peculiari i nuovi mezzi, consentendo così a queste
tecnologie innovative di prendere una strada indipendente da tutto ciò che c’è
23
Thompson John B., “The Media and Modernità. A Social Theory of the Media, Cambridge,
Polity Press, 1995; trad. It. “Mezzi di comunicazione e modernità, una teoria sociale dei media”, Il
mulino, Bplogna 1998
18
stato in precedenza, pur non perdendo mai di vista l’apporto che i loro “antenati”,
o meglio, ispiratori, hanno dato a livello di bagaglio “genetico”.
Le caratteristiche principali e distintive che si è soliti conferire a questi media
sono:
• multimedialità
• digitalizzazione
• convergenza
• interattività
• personalizzazione
• ibridazione
• virtualità
• ipertestualità.
Analizzeremo tutte queste caratteristiche nel dettaglio, cercando di mettere in luce
gli elementi che possano interessare in un ragionamento più ampio, e
particolarmente rivolto all’interazione tra l’uomo ed i nuovi mezzi all’interno del
mondo aziendale, che sarà argomento centrale della seconda parte di questo
studio.