VII
presenza marginale di intermediari interattivi che operano per servire la sfera 
di quanti non abbiano intenzione di operare trattative mediate da agenzie 
immobiliari et similia. 
La ricerca empirica è sembrata confortare l’idea alla base del progetto 
imprenditoriale oggetto di questa trattazione: coprire con uno strumento 
alternativo ed innovativo la fascia di mercato costituita dalle contrattazioni fra 
privati cittadini. A suffragare questa ipotesi di business ha contribuito la 
constatazione, proveniente da dati forniti dalla maggiore associazione di 
categoria degli intermediari immobiliari
1
, che, a fronte del milione circa di 
trattative di compravendite immobiliari annue (numero costantemente in 
crescita dal 2001), approssimativamente la metà transita sul canale “agenzie 
immobiliari“ mentre, l’altra metà, avviene per contrattazione tra privati 
cittadini. 
 
Da qui l’idea da parte del management di MCIT Consulting, società a respiro 
internazionale operante nell’ambito dell’ITC, di implementare un progetto 
imprenditoriale consistente nella creazione e nella gestione di un sito Internet 
atto a favorire l’accesso ad informazioni sulla disponibilità di immobili in 
compravendita ed affitto da parte di privati cittadini. 
Come per ogni primo passo di un nascente progetto imprenditoriale, si è 
provveduto alla redazione di un business plan che illustrasse tutto il processo 
decisionale in merito alla costituzione della società che si occuperà della 
creazione e gestione del sito Internet, alla tipologia dei servizi offerti, alla 
tariffazione dei servizi stessi e alle scelte di comunicazione, per giungere alla 
traduzione di queste idee in costi e ricavi e bilancio d’esercizio sui futuri tre 
anni di osservazione. 
Così, entrando nel merito del corpus della presente trattazione, si può 
osservare come, al Capitolo Primo, sia presentata una breve disamina sui 
significati e sulle principali funzioni di un business plan. Si procede, nel 
Capitolo Secondo, ad illustrare le linee generali del progetto imprenditoriale: 
le differenze tra imprese di servizi ed imprese manufatturiere, la descrizione 
                                                 
1
 Si tratta di F.I.M.A.A., la Federazione Italiana del Mediatori e degli Agenti d’Affari. 
 VIII
dei promotori del progetto e l’obiettivo di partenza. Ma trova spazio in questo 
secondo capitolo anche l’illustrazione della ricerca empirica, svolta dal 
redattore della presente tesi di laurea sulla situazione del mercato 
immobiliare on-line, nonchè l’illustrazione della mission del progetto ed i limiti 
incontrati nella fase di progettazione del business. 
Con il Capitolo Terzo, invece, si è voluta fare una panoramica sullo scenario 
in cui si svolge il business: Internet e New Economy, I.C.T. e Infocommerce, 
sono tutte realtà di un modo nuovo di fare business che sfociano nel 
commercio elettronico, o e-commerce, di cui oggigiorno si sente tanto 
parlare. 
Con il Capitolo Quarto inizia la descrizione vera e propria del business plan 
che parte con lo sviluppo del Piano di Marketing. In questo capitolo si è 
cercato di sviluppare, a grandi linee, i contenuti generali del progetto 
imprenditoriale. Dopo l’analisi dello sviluppo del settore immobiliare e 
dell’Internet in Italia, si passa all’analisi delle barriere all’entrata e dei vincoli 
normativi che caratterizzano lo scenario di riferimento del business. Si 
procede, di seguito, all’illustrazione del servizio offerto, alla descrizione dei 
clienti potenziali e della concorrenza. Gli ultimi due paragrafi del capitolo 
descrivono le politiche che riguardano la fissazione di prezzi e tariffe del 
servizio offerto e le politiche di comunicazione. 
Il Capitolo Quinto affronta le tematiche più propriamente operative ed 
organizzative del business plan: il capitolo si apre con lo sviluppo delle 
logiche che sottendono al core business aziendale, la comunicazione e la 
tempistica dei vari processi. Conclude questo primo paragrafo una 
descrizione del sistema informativo aziendale, fondamentale per interfacciare 
dati di varia natura ma tutti essenzialmente utili all’elaborazione di nuove 
strategie e al miglioramento di quelle in essere. 
Il secondo ed il terzo paragrafo trattano in maniera specifica la sfera 
organizzativa: si presenta in dettaglio la composizione delle diverse divisioni 
e del vertice aziendale, nonchè la scelta della della forma giuridica della 
società. 
 IX
Concludono il Capitolo Quinto due paragrafi contenenti, rispettivamente, il 
Piano delle Vendite, nel quale si è tentato di definire le quote di mercato e le 
corrispondenti ipotesi di ricavo a favore della società, ed il Piano del 
Personale che, riprendendo l’organigramma della società, descrive in 
maniera più dettagliata le risorse umane allocate alle diverse funzioni ed il 
trattamento economico spettante. 
Il Sesto, ed ultimo, Capitolo include la quantificazione numerica dell’intero 
progetto imprenditoriale. In esso sono presentati e commentati degli schemi 
contenenti i dati relativi al Piano Finanziario. In particolare, si parte con 
l’illustrazione del Piano previsionale dei Ricavi di Vendita del servizio offerto, 
principale e secondario. 
Il secondo tema trattato nel capitolo riguarda la struttura dei costi: sono 
riportati alcuni schemi che sintetizzano le voci riguardanti  i costi del 
personale ed i costi generali nonché le ipotesi di lavoro sulle quali si basa la 
determinazione dei costi stessi. 
Segue la spiegazione delle scelte riguardanti il Piano degli Investimenti e la 
relativa operazione di capitalizzazione delle spese sostenute per effettuare 
tali investimenti. 
L’insieme degli elementi economico-finanziari che concorrono alla 
formazione del bilancio d’esercizio comprende anche il Piano degli 
Ammortamenti, la determinazione delle imposte e l’evidenziazione dei flussi 
di cassa; tali elementi trovano esplicazione, rispettivamente, ai paragrafi 
quattro, cinque e sei del Capitolo. 
La conclusione del Capitolo Sesto e dell’intero business plan è affidata alla 
presentazione degli schemi di Stato Patrimoniale e Conto Economico nella 
versione civilistica, suffragati dalla riclassificazione dello Stato Patrimoniale ai 
fini delle analisi di bilancio e dal Conto Economico riclassificato al Valore 
Aggiunto. Segue l’inserimento di alcuni grafici elaborati per indicare 
l’andamento dei flussi di cassa e degli utili/perdite nel periodo di 
osservazione. L’atto finale del capitolo include una rapida analisi di bilancio 
basata sull’analisi degli indicatori di situazione Patrimoniale, Economica e 
Finanziaria dell’azienda nei tre anni di riferimento. 
 1
CAPITOLO PRIMO 
 
IL BUSINESS PLAN 
 
 
1. IL BUSINESS PLAN: UNA VEDUTA D’INSIEME 
 
1.1 Introduzione al business plan 
 
Il business plan rappresenta uno strumento molto importante per tutti coloro i 
quali gestiscono un’attività imprenditoriale ovvero vogliono avviare e 
svilupparne una nuova: esso è uno strumento operativo che, in maniera 
organica e sistematica, esplicita tutti gli elementi che compongono qualunque 
progetto imprenditoriale, al fine di pianificarli, analizzarli, individuarne 
eventuali punti critici e valutarne tutte le possibili ricadute, sia da un punto di 
vista qualitativo sia da un punto di vista quantitativo
1
. Oltre ad essere, quindi, 
un insostituibile strumento di “apprendimento”, questo documento consente 
una presentazione organica ed efficace del progetto imprenditoriale che si ha 
intenzione di portare avanti, in quanto è il documento di pianificazione 
complessiva che descrive l’idea imprenditoriale e ne consente una 
valutazione oggettiva della sua fattibilità tecnica ed economica. 
Il piano d’impresa consente, inoltre,  di ridurre i margini di improvvisazione a 
favore di professionalità e competenza imprenditoriale: la nascita di una 
nuova impresa nella maggioranza dei casi avviene senza che l’imprenditore 
abbia preventivamente valutato la bontà della propria idea imprenditoriale sia 
in termini di probabilità di sopravvivenza che di potenzialità di sviluppo. Molto 
                                                 
1
 Bronconi G., Cavaciocchi S., Business plan: il manuale per costruire un efficace piano 
d’impresa, Il sole 24 ore, Milano, 2001. 
 2
spesso prevalgono il desiderio di indipendenza, la voglia di mettersi in 
proprio, l’innamoramento e la fiducia cieca nella propria idea imprenditoriale. 
E’ indispensabile, quindi, accompagnare le imprese che nascono nello sforzo 
necessario per affrontare le nuove sfide che le attendono
2
. 
 
 
1.2 Cos’è un business plan  
 
Nel paragrafo introduttivo si è tentato di dare l’idea di massima di cosa sia e 
di cosa non sia un business plan. È da segnalare che, nella letteratura 
economica in materia di pianificazione aziendale, le definizioni relative a 
questo strumento si sprecano; onde evitare di appesantire questa trattazione 
introduttiva con lunghe ed articolate citazioni di definizioni di “Business Plan”, 
“Piano Aziendale” o “Piano d’Affari”, possiamo racchiuderle sotto forma di 
principi utili per chiarire in modo semplice ed immediato il significato di tale 
strumento al quale è dedicato l’intero elaborato:  
 
• Il business plan è la rappresentazione degli effetti economici, finanziari 
e patrimoniali di un progetto in essere o in fase di start up; 
• Il business plan è, innanzitutto, uno strumento di pianificazione 
applicabile per qualsiasi progetto imprenditoriale; parallelamente è 
uno strumento di comprensione, controllo, e comunicazione che, se 
correttamente utilizzato, rappresenta un’opportunità unica per 
analizzare tutte le fasi della vita di un’azienda, dalla nascita fino al suo 
successivo sviluppo; 
• Il business plan è un importante strumento di crescita professionale 
che stimola l’impresa che lo realizza a rapportarsi al futuro, a 
confrontarsi con le realtà che la circondano, ad esaltare la 
comunicazione all’interno e all’esterno dell’impresa stessa, a pensare 
                                                 
2
 Lo Meo R., Il Piano d’Impresa: primo passo per l’imprenditore, Sviluppo Italia Sicilia S.p.a., 
Febbraio 2003. 
 3
in termini di valore creato e a valutare attentamente la formula 
imprenditoriale e, quindi, anche la strategia. 
 
Da questo si può affermare che il business plan, detto anche “Piano di 
Fattibilità”, è lo strumento fondamentale per presentare in maniera organica 
ed efficace nella sua globalità un’idea imprenditoriale ed i risultati di una sua 
possibile implementazione
3
. Esso consiste, sostanzialmente, in un 
documento che permette di capire le potenzialità di crescita e di sviluppo di 
un’impresa esistente, nonché di verificare la fattibilità tecnica, economica e 
finanziaria di una nuova attività imprenditoriale
4
. In particolare, i business 
plan possono essere descritti come documenti riassuntivi del progetto 
imprenditoriale che si vuole sviluppare. Le informazioni che tali documenti 
devono contenere coprono diverse aree: dalla presentazione del gruppo 
imprenditoriale, all’analisi del settore di attività, alla descrizione della formula 
imprenditoriale che si intende realizzare, per finire, via via, con i documenti 
che sintetizzano la sfera quantitativa del progetto
5
. 
Chiarito cosa rappresenta, in sostanza, un business plan, non resta che 
passare in rassegna funzioni, finalità e benefici in esso racchiusi. 
 
                                                 
3
 Del Cogliano D., Polidoro M. F., Il business plan nelle imprese di servizi, Franco Angeli, 
2002, Milano. 
4
 Lo Meo R., Il Piano d’Impresa: primo passo per l’imprenditore, Sviluppo Italia Sicilia S.p.a., 
Febbraio 2003. 
5
 Ibidem.  
 4
 
2. LE PRINCIPALI FUNZIONI DI UN BUSINESS PLAN 
 
2.1 Finalità del business plan 
 
Il business plan, è stato detto, adempie a diverse funzioni: strumento di 
pianificazione, strumento di verifica, strumento finanziario. Il piano d’impresa 
ha l’obiettivo ulteriore di convincere i probabili futuri finanziatori ed investitori 
della bontà dell’idea imprenditoriale. Attraverso la sua stesura, l’imprenditore 
ha il modo di definire e verificare gli obiettivi da raggiungere, di analizzare il 
settore ed il mercato in cui opera o intende operare, di individuare le risorse 
necessarie per raggiungere in tempi stabiliti gli obiettivi prefissati.  
Procedendo con ordine, si può affermare che il business plan è, innanzi tutto, 
uno strumento di pianificazione, in quanto consente di minimizzare i rischi 
d’insuccesso dell’iniziativa: attraverso la sua stesura, l’imprenditore affronta 
tutta una serie di problemi e predispone le misure più adeguate per risolverli. 
Il piano d’impresa consente, inoltre, una volta avviata l’attività, di valutare 
l’andamento dell’impresa nel tempo e di apportare, sulla base degli 
scostamenti emergenti, le necessarie azioni correttive: in tal senso esso è 
anche uno strumento di verifica. 
Nel piano d’impresa devono, inoltre, essere quantificate monetariamente le 
risorse necessarie alla nascita e alla prosecuzione del business, perciò il 
business plan può essere definito come strumento finanziario
6
. 
 
 
Da questi primi accenni è emerso come siano diverse le finalità per le quali è 
necessario sviluppare il piano d’impresa; schematicamente possiamo 
evidenziare le seguenti quattro finalità: 
 
                                                 
6
 Lo Meo R., Il Piano d’Impresa: primo passo per l’imprenditore, Sviluppo Italia Sicilia S.p.a., 
Febbraio 2003. 
 5
• verificare la fattibilità del progetto per valutare consapevolmente se 
avviare o meno la nuova iniziativa; 
• sperimentare e dimostrare le proprie capacità e attitudini 
imprenditoriali, in modo da ottenere l’adesione di eventuali partner o 
la concessione di particolari supporti e/o agevolazioni. Infatti, istituti di 
credito e soci finanziatori basano sempre più le loro decisioni di 
finanziamento di un progetto imprenditoriale sull’analisi di questo 
documento che consente, tra l’altro, di dimostrare la capacità di 
rimborso del capitale eventualmente investito nell’azienda; 
• prevedere strategie e comportamenti nei primi anni d’attività della 
nuova iniziativa e/o del nuovo business. Infatti, specie nei primi anni, 
quando le difficoltà gestionali si concentrano intensamente, l’aver 
appreso la metodologia della pianificazione consente di gestire 
l’impresa in modo manageriale con un’utilizzazione ottimale delle 
risorse; 
• offrire uno strumento di monitoraggio all’imprenditore per poter 
attuare periodicamente il controllo dell’andamento aziendale. A tal 
fine è necessario che il business plan sia concepito non come uno 
strumento freddo e statico ma, viceversa, dinamico e flessibile, 
alimentato da dati e segnali che provengono dall’attività aziendale. 
 
E’ in ogni caso importante non considerare il piano d’impresa come qualcosa 
di predefinito, cui rifarsi in maniera rigida, poiché spesso lo scenario nel 
quale ci si appresta ad operare è suscettibile di variazioni che, se non 
efficacemente e tempestivamente affrontate e risolte, possono comportare 
conseguenze, anche gravi, per l’impresa; da qui discende che, dopo la sua 
stesura, il piano d’impresa deve essere revisionato nel tempo e 
continuamente aggiornato nelle sue strategie. 
Così come non esiste un modello prestabilito e preconfezionato in cui trovare 
l’elenco degli argomenti da inserire e da tralasciare: in un business plan sta 
alla sensibilità dei redattori dello stesso inserire tutti gli argomenti ritenuti 
fondamentali perché questo strumento indichi con chiarezza la direzione da 
 6
seguire affinché il business intrapreso raccolga il maggior successo 
auspicabile
7
.  
Esistono tuttavia degli argomenti, possiamo dire basilari, che sono 
imprescindibili se riferiti alla costruzione di un buon business plan.  
Per Bronconi e Cavaciocchi
8
 essi sono: 
 
 Una sintesi del progetto imprenditoriale; 
 Un’analisi delle motivazioni di base che ne rendono interessante o 
necessaria l’attuazione; 
 Un’analisi del mercato di riferimento; 
 Le strategie produttive e commerciali che l’impresa pone e porrà in 
essere per mantenere e accrescere la propria competitività su tale 
mercato; 
 I risultati attesi, in termini di proiezioni economiche finanziarie, 
dalla realizzazione del progetto alle sue ricadute sulla struttura 
aziendale esistente. 
 
 
2.2 Composizione di un business plan 
 
Data questa complessità di funzioni un business plan non dovrebbe 
prescindere, nella sua composizione di massima, dal contenere 2 parti 
distinte: 
 
9 una prima descrittiva, nella quale vengono presi in considerazione 
ed illustrati tutti gli aspetti fondamentali che contraddistinguono il 
progetto imprenditoriale; 
9 una seconda analitico-numerica, nella quale, attraverso proiezioni 
economico-finanziarie, si mira ad individuare i risultati attesi 
dell’iniziativa nonché l’impatto che questa potrà avere sulla 
                                                 
7
 Bronconi G., Cavaciocchi S., Business Plan: il manuale per costruire un efficace piano 
d’impresa, Il sole 24 ore, Milano, 2001. 
8
 Ibidem. 
 7
struttura aziendale, qualora il progetto riguardi un’impresa già 
esistente
9
. 
 
Un business plan, per essere considerato valido ed attendibile, dovrebbe 
essere sempre composto da queste due parti tra loro complementari. 
Qualora, invece, ci si focalizza su uno solo dei due aspetti sopra citati, 
trascurandone l’altro, si rischia di dare una visione parziale e non aderente, 
tanto alla realtà quanto agli sviluppi futuri del business di cui ci si occupa. 
 
 
2.3 Principali destinatari e utilizzi aziendali 
 
Il piano d’impresa è un documento che da una parte descrive l’idea 
imprenditoriale e, dall’altra, permette di effettuare una prima valutazione su 
quale possa essere la sua bontà; il piano d’impresa, inoltre, costituisce il 
modo più efficace per presentare l’impresa ad eventuali finanziatori o, 
comunque, a soggetti economici interessati. 
Gli obiettivi che si possono perseguire attraverso la stesura di un business 
plan sono molteplici e i vantaggi che da esso derivano sono fondamentali per 
i diversi destinatari: 
 
1. L’imprenditore: l’attenta preparazione del business plan rappresenta per 
l’imprenditore un’opportunità unica per esplorare tutti gli aspetti della nuova 
attività esaminando le possibili conseguenze di diverse strategie finanziarie, 
competitive, produttive o commerciali diverse. L’analisi che sottostà alla 
redazione del documento consente, inoltre, di determinare, sia pure con 
approssimazione, le risorse umane e finanziarie indispensabili per avviare e 
sviluppare la nuova impresa. 
Sebbene il processo di stesura del business plan possa comportare dei costi 
anche decisamente rilevanti, non bisogna però dimenticare che gli stessi 
                                                 
9
 Bronconi G., Cavaciocchi S., Business plan: il manuale per costruire un efficace piano 
d’impresa, Il sole 24 ore, Milano, 2001. 
 8
sarebbero molto più elevati se si avviasse l’attività senza procedere ad 
alcuna analisi preventiva di fattibilità e senza alcun piano di attuazione. 
Infatti, la stesura di un piano preventivo permette di:  
 
a) apportare mutamenti anche sostanziali alla propria idea imprenditoriale 
iniziale senza dover sostenere eccessivi costi; 
b) evitare di investire capitali in attività che non presentano alcuna 
prospettiva di rientro;  
c) ottenere maggiore facilità di accesso a fonti di finanziamento.  
 
Qualora l’imprenditore sia affiancato da altri soci o personaggi chiave, il 
business plan permette, inoltre, di testare efficacemente la motivazione, la 
determinazione e le capacità dei futuri collaboratori. A questo fine è 
opportuno che tutti gli elementi del gruppo imprenditoriale si facciano carico 
della preparazione della parte del documento più vicina a quelle che saranno 
le rispettive responsabilità; 
 
2. Finanziatori/Investitori: il business plan rappresenta il documento 
principale sul quale i potenziali investitori possono basare la propria 
valutazione della proposta ricevuta e, quindi, fondare la propria decisione di 
investimento. Questo vale sia nel caso l’investitore intenda apportare capitale 
di rischio sia nel caso esso stia valutando la possibilità di concedere un 
prestito. In questo secondo caso il business plan deve convincere il 
potenziale investitore o partner commerciale di avere individuato una buona 
opportunità e di avere a che fare con persone che, oltre a possedere il 
talento imprenditoriale e le capacità manageriali necessarie per l’avvio della 
nuova iniziativa, hanno anche un piano razionale e credibile su come farlo. 
Pertanto, affinché un business plan sia efficace, deve essere elaborato in 
maniera tale da convincere il potenziale finanziatore: 
 
 9
9 di trattare con persone che, oltre ad avere individuato una buona 
opportunità di business, hanno anche una vocazione imprenditoriale 
ed un’attitudine manageriale; 
9 che tali persone abbiano già formulato una strategia di sviluppo della 
nuova iniziativa e ne abbiano verificato le concrete possibilità di 
attuazione in un piano organico di azioni da realizzare
10
. 
  
 
3. Clienti/Fornitori: il piano d’impresa è il “biglietto da visita” attraverso il quale 
l’imprenditore presenta la sua attività. In tal modo si facilita il processo 
decisionale dei futuri clienti e fornitori nell’intraprendere rapporti commerciali 
con la nuova attività aziendale. Infatti, attraverso l’elaborazione di un buon 
piano d’impresa è possibile dare prova delle capacità imprenditoriali e delle 
potenzialità di business a soggetti esterni con cui occorre avviare o rafforzare 
rapporti commerciali
11
.  
 
In conclusione, oltre ad essere un fondamentale strumento di azione per 
l’imprenditore, il piano d’impresa riveste un ruolo essenziale per gli 
interlocutori esterni che a vario titolo sono coinvolti nella nuova iniziativa. 
Al giorno d’oggi, tuttavia, sembra esistere la convinzione abbastanza diffusa 
che il business plan sia uno strumento da predisporre esclusivamente per 
finalità esterne (richiesta di finanziamento, agevolazione o certificazione 
ambientale). A volte tale strumento è visto come un pesante “fardello” cui 
sottostare per raggiungere gli obiettivi prefissati. 
E per questo succede che si predisponga il piano d’impresa affrettatamente, 
magari con considerazioni incongrue, stimando i ritorni economici o troppo 
modestamente o eccessivamente ottimistici e minando così la credibilità 
dell’intero progetto imprenditoriale.  
                                                 
10
 Del Cogliano D., Polidoro M. F., Il business plan nelle imprese di servizi, Franco Angeli, 
2002, Milano. 
11
 Lo Meo R., Il Piano d’Impresa: primo passo per l’imprenditore, Sviluppo Italia Sicilia S.p.a., 
Febbraio 2003. 
 10
Redigere un business plan in maniera corretta serve, in primis, 
all’imprenditore (o al gruppo imprenditoriale) per valutare la fattibilità di una 
nuova iniziativa, per capire se i benefici economici futuri saranno maggiori 
dei correlati rischi cui si andrà incontro, per individuare un’adeguata 
copertura finanziaria e così via
12
. 
I rischi insiti in questi comportamenti possono essere molto gravi: dal 
fallimento sul nascere dell’idea imprenditoriale, alla grave compromissione di 
un’azienda ben avviata.  Non a caso, fra le principali cause di crisi finanziarie 
delle imprese italiane vi è proprio la realizzazione di investimenti che non 
sono stati adeguatamente analizzati in tutte le problematiche.  
Oltre alla pianificazione, si è detto più volte, un piano d’impresa serve 
all’imprenditore anche per monitorare l’andamento della propria azienda, per 
coglierne tutte le possibili dinamiche di sviluppo, nonché per aggiornare 
costantemente gli asset strategici. 
 
Assolte queste funzioni interne, comunque imprescindibili, il business plan 
trova un suo concreto sbocco all’esterno dell’impresa, nel senso che funge 
da diretto ed efficace strumento di comunicazione atto a conseguire 
determinati e specifici obiettivi. A tal proposito, tuttavia, è necessaria una 
precisazione: anche quando il business plan attenda alle sue funzioni 
esterne deve, prima di tutto, servire ad un’analisi interna, per una verifica di 
congruità e fattibilità di quanto ci proponiamo di realizzare. È però altrettanto 
vero il contrario: valutazioni effettuate a fini interni possono essere, in un 
secondo tempo, sottoposte a terzi per coinvolgerli nel progetto 
imprenditoriale
13
 (per esempio, per approvare o no la fattibilità di un nuovo 
progetto condiviso, ovvero per avviare un tentativo di partnership con una 
società esterna). 
Nella tabella seguente sono schematicamente rappresentate le principali 
funzioni interne ed esterne di un business plan. 
                                                 
12
 Bronconi G., Cavaciocchi S., Business plan: il manuale per costruire un efficace piano 
d’impresa, Il sole 24 ore, Milano, 2001. 
13
 Bronconi G., Cavaciocchi S., Business plan: il manuale per costruire un efficace piano 
d’impresa, Il sole 24 ore, Milano, 2001. 
 11
 
Tab. 1.1 - Principali funzioni di un business plan. Elaborazione interna 
Funzioni Interne Funzioni Esterne 
Strumento di analisi per valutare la 
fattibilità di una nuova iniziativa 
Richiedere finanziamenti esterni 
Strumento di pianificazione per valutare 
nuovi programmi d’investimento 
Concorrere ad agevolazioni pubbliche 
Strumento di monitoraggio e controllo 
delle dinamiche di sviluppo dell’attività 
Promuovere nuovi rapporti commerciali 
Strumento di apprendimento e 
approfondimento interno 
Conseguire certificazioni ambientali e di 
qualità 
 
 
2.4 Altri “perché” dei business plan aziendali: strumenti di 
pianificazione, controllo ex-post e raggiungimento 
dell’efficienza operativa 
 
Come ricordato più volte in precedenza, all’interno di un’azienda lo scopo 
principale del business plan è, spesso, quello di essere uno strumento di 
pianificazione e di controllo dell’attività aziendale. In un primo momento è 
possibile, attraverso il piano d’impresa, confrontare i mezzi disponibili, le 
azioni da intraprendere e gli obiettivi da raggiungere; successivamente si può 
accertare che le risorse siano impiegate in modo efficace ed efficiente in 
vista degli obiettivi economici prefissati.  
Oltre alle finalità principali già descritte nei paragrafi precedenti (verifica della 
coerenza; verifica della fattibilità economica e di mercato; analisi delle risorse 
umane, tecnologiche e finanziarie; strumento previsionale e di monitoraggio), 
il piano d’impresa può essere considerato uno strumento di autodisciplina, in 
quanto costringe l’imprenditore a prendere decisioni basate su una visione 
realistica dei fatti e non sull’onda di impulsi
14
. Scelte dettate dall’”istintività” 
possono anche andare a buon fine ma, affidare il successo di un’idea 
imprenditoriale alla fortuna, può rappresentare una scelta negativa in quanto 
                                                 
14
 Lo Meo R., Il Piano d’Impresa: primo passo per l’imprenditore, Sviluppo Italia Sicilia S.p.a., 
Febbraio 2003.