3
Al personale della “Casa di accoglienza per minori” di Lecce, che
mi hanno dato la possibilità di poter prendere in visione i loro
progetti e interventi, grazie ai quali è stato possibile effettuare la
comparazione sul fenomeno tra Italia e Spagna.
Al personale del “Colegio Zambrana” di Valladolid (Spagna), per
avermi permesso di entrare nel Centro di prendere visione delle
diverse unità dal centro e di realizzare un colloquio con tutta
l’equipe di lavoro.
Al personale della “Junta de Castilla y Leon” in particolar modo
al Consiglio per le Famiglie e per le Pari Opportunità e
all’amministrazione dei Servizi Sociali di Valladolid, per avermi
illustrato la coordinazione del lavoro nella comunità spagnola.
Al Commissariato Generale di Polizia Giudiziaria in particolar
modo al settore di Coordinazione e Appoggio Tecnico Sezione di
Studio e Pianificazione di Madrid, per avermi illustrato come si
attuano le attività di polizia con i minori in tutta la penisola
iberica.
4
Però non vorrei concludere questo breve promemoria senza
menzionare i miei adorati genitori, la persona che amo e tutti
coloro che hanno creduto in me e che sono stati il mio costante
stimolo e guida nei momenti più avversi.
5
PARTE PRIMA
Verso una definizione di criminalità minorile
6
CAPITOLO PRIMO
GENESI DELLA DEVIANZA MINORILE
1.1 Concetto di criminalità minorile e la sua distinzione da
altri concetti affini
Senza ombra di dubbio la delinquenza minorile è uno tra i
fenomeni sociali più importanti che le nostre società hanno
considerato, ed è uno dei problemi della criminologia preferito dal
punto di vista internazionale sin dal secolo scorso. A tal proposito
si sono analizzate le manifestazioni della condotta criminale tra i
minori come possibile delinquenza adulta del domani.
1
La delinquenza minorile è un fenomeno di ambito mondiale, può
estendersi dagli angoli più lontani della città industrializzata sino
ai sobborghi delle grandi città, dalle famiglie di elevata estrazione
1
Scardaccione G., Origlia E., Ferracuti S., “ Evoluzione e tipologia della criminalità e devianza
dei minori in Italia ”, in Rivista di Diritto Penale e Criminologia, n. 6, 1996.
7
sociale sino a quelle meno abbienti, è un problema che investe tutti
gli strati sociali e in ogni angolo della nostra civiltà.
Definire ciò che costituisce la delinquenza minorile risulta
scientificamente problematico.
2
Mentre in alcuni paesi la
delinquenza minorile è una qualificazione che si ottiene
nell’applicare definizioni del Codice Penale quando le infrazioni
sono commesse da parte dei minorenni, in altri paesi la
delinquenza minorile include una gran varietà di atti in aggiunta
a quelli che si vedono enunciati nelle sue leggi di fondo.
3
In tal
modo, le figure statistiche di certi paesi si riscontrano
artificialmente ingrossate per ciò che concerne la delinquenza
minorile, mentre in altri paesi non si riflettono queste figure, bensì
un limitato numero di condotte devianti.
4
2
Losano M., “ La devianza e la criminalità minorile ”, dicembre 2003, in www.disastromondo.it
Tale riflessione parte dall’analisi dei dati statistici sulla criminalità minorile in Italia e negli altri
Paesi dell’Unione Europea, sulla scorta delle denuncie presso le Procure delle Repubbliche presso
tutti i Tribunali per i minorenni in Italia.
3
Matthews R., “ Com’è cambiata la criminalità minorile in Europa? ”, febbraio 2004, in
www.associazioneantigone.it
4
Tale riflessione parte dall’analisi dei dati statistici sulla criminalità minorile in Italia e negli altri
Paesi dell’Unione Europea, sulla scorta delle denuncie presso le Procure delle Repubbliche presso
tutti i Tribunali per i minorenni in Italia.
8
La questione sopra il concetto della delinquenza minorile ci
obbliga, soprattutto, a chiarire due concetti: criminalità e minore.
5
Prima di tutto, sempre si è considerato che la delinquenza è un
fenomeno specifico e annacquato da devianza e disadattamento.
In questo senso, si è detto che “ la delinquenza è la condotta
risultante del fallimento dell’individuo nell’adattarsi alle richieste
della società nella quale vive”
6
,definizione che realmente significa
tutto e niente, in quanto è necessario chiedersi se si riferisce a
tutte le istanze e, se ad alcune o a quali, e se realmente ci si può
aspettare che una persona, sia essa minore che adulta, si possa
adattare alle richieste di una società data.
Riflettendo sull’influsso della scuola classica di Diritto penale e al
positivismo psico-biologico, è stato possibile considerare il
fenomeno della delinquenza minorile come una realtà
esclusivamente individuale; tuttavia, attualmente la maggior parte
dei criminologi afferma che la delinquenza è un fenomeno
5
A.A.V.v., “ Riflessioni sui concetti di criminalità e devianza ”, Dipartimento di Giustizia
Minorile, Franco Angeli, Roma, 2000.
6
Considerazione emersa all’interno del “Comitato sulla criminalità minorile” tenutosi a
Melbourne, in atti del Convegno sui minori, giugno 1996, in www.giustizia.it
9
strettamente sociale vincolato ad ogni tipo di società ed è un
riflesso delle principali caratteristiche della stessa, per il quale, se
si vuole comprendere il fenomeno della delinquenza risulta
imprescindibile conoscere i fondamenti basici di ogni classe
sociale, con le sue funzioni e disfunzioni.
7
Le modificazioni prodotte nell’ambito della punibilità,
specialmente visibile attraverso la delinquenza di traffico,
economica e contro l’ecosistema, sembrano che parlino a favore
della tesi della dipendenza culturale del concetto di delitto
sostenuta già da Hegel nel 1821.
8
Tuttavia per quanto corretta sia
questa ipotesi, nella stessa misura e ampiezza sembra che necessiti
di concretezza, poiché non consente di spiegare il concetto di
delitto in quanto l’ambito del punibile può configurarsi in modo
differente all’interno di una cultura.
9
Tenendo presente ciò che hanno esposto alcuni studiosi, la
delinquenza minorile è un fenomeno sociale costituito da
7
De Leo G., “ La delinquenza minorile come rappresentazione sociale ”, Marsilio, Venezia, 2003.
8
De Leo G., Patrizi P., “ La spiegazione del crimine ”, Il Mulino, Bologna, 1999.
9
Rapporto sulla condizione dei minori in Italia e sulla cultura dominante, Consiglio nazionale dei
minori, settembre 2000, in www.disastromondo.it
10
infrazioni, contro le norme fondamentali della convivenza,
prodotte in un tempo e in un luogo determinati.
10
Ci è stato offerto un concetto congiunto dalla delinquenza e
criminalità come fenomeno individuale e socio-politico che
concerne tutta la società la quale prevenzione, controllo e
trattamento richiedeno la cooperazione della comunità e un
adeguato sistema penale.
11
Analizzato il concetto di delinquenza, è necessario soffermare
l’attenzione sul concetto di minore e chiedersi, quanto la
delinquenza è minorile?. Il concetto etimologico di minore non
può rientrare nell’ambito delle scienza penali perché si intende
per delinquenza minorile coloro che non hanno raggiunto la
maggiore età politica e civile, e che presuppone una sorta di
barriera temporale che sia la coscienza sociale come quella legale
10
De Leo G., “ La devianza minorile ”, Nuova Italia Scientifica, Roma, 2000.
11
Mestiz A., Cocchini A., Nicoli A., “ La definizione di minore tra etica e norme ”, Lo Scarabeo,
Bologna, 1999, pag. 176.
11
hanno fissato per marcare il transito dal mondo dei minori al
mondo degli adulti.
12
Il delinquente minore è definito come una figura culturale, perché
la sua definizione e trattamento legale risponde a diversi fattori di
natura psicologica e giuridica. Il delinquente minore è colui che
non ha raggiunto la maggiore età penale e che commette un fatto
per il quale subisce una pena secondo le procedure di legge.
13
Nell’ambito della criminologia il concetto di minore deve essere
inteso in senso amplio, abbracciando un’età compresa fra i 14 e i
21 anni, facendo all’interno di questa fascia d’età una suddivisione
tra minori e semiadulti.
Il concetto di delinquenza minorile dobbiamo differenziarlo da
altri significati affini o approssimati, fondamentalmente sono
concetti che hanno un terreno comune con la delinquenza come
per esempio la nozione di conflitto sociale.
14
Da questo concetto
hanno origine la definizione di devianza, marginalità e anomia.
12
Mestiz A., Cocchini A., Nicoli A., “ La definizione di minore tra etica e norme ”, Lo Scarabeo,
Bologna, 1999, pag. 176.
13
Di Fabio A., “ L’identità del minore autore di reato ”, gennaio 2004, in www.ansa.it
14
Di Fabio A., “ Il minore e la legge ”, marzo 2004, in www.ansa.it
12
Cohen e Merton hanno definito la devianza come il
comportamento o la condotta che viola il codice normativo
diventando soggetto attivo della stessa trasgressione. Tutto ciò è il
frutto della rottura, da parte dell’individuo, con il sistema
stabilito.
15
L’emarginazione sociale può essere intesa come quella situazione
psicologica, nella quale si vede avvolta una persona in virtù
dell’insufficienza di risorse, la precarietà o assenza di uno status
sociale e l’esclusione totale o parziale dalle forme di vita prossime
a quelle del modello prevalente nella comunità.
16
L’emarginazione non può essere confusa con la situazione
delinquenziale, in ogni caso si è certi che, con gran frequenza
conduce alla stessa.
L’anomia che etimologicamente significa senza legge, è in realtà
un caso specifico di devianza, perché i comportamenti non
15
De Leo G., “ Psicologia della responsabilità ”, Laterza, Roma, 1998, pagg.10-12.
16
De Leo G., “ Devianza minorile. Il dibattito teorico,le ricerche,i nuovi modelli di trattamento ”,
Carocci, Roma, 1999.
13
conformi hanno origine, in molte occasioni, in un ambiente
anomico.
17
Si tratta di una situazione che può sorgere in periodi di rapida
trasformazione sociale e politica, nelle quali è difficile sapere che
modelli o norme sociali e giuridiche devono essere seguite.
All’interno di quest’ambito d’anomia deve essere inclusa anche la
situazione della persona che Park qualifica marginale, che vive a
cavallo tra due o più culture differenti, seguendo delle volte
modelli di una e di altre, come avviene nel caso delle minoranze
etniche.
17
De Leo G.,“ Devianza minorile. Il dibattito teorico, le ricerche, i nuovi modelli di trattamento ”,
op. cit. pagg. 25-28.
14
1.2 Devianza e criminalità
La criminalità si è affermata subito nella storia dei popoli, e
soprattutto nei tre settori chiavi della vita umana: il sesso, la
proprietà, la rivalità tra le persone.
18
Perché alcune persone
hanno comportamenti devianti e criminali, altre no? Questa
domanda, di là dalle risposte mitologiche e religiose che facevano
risalire le colpe della devianza alla divinità o alle forze
demoniache, si è posta con particolar forza dall’Ottocento, perché
la borghesia dominante aveva paura particolare della devianza e
voleva combatterla con vigore e ne ricercava le cause, come quella
di una pericolosa malattia sociale.
19
Cominciò allora il dibattito
dialogico fra sostenitori delle ragioni sociali/familiari della
devianza, in altre parole all’origine del crimine della povertà,
della miseria, del degrado crescente, dovuti al capitalismo, e
sostenitori “ingenui” dell’origine caratteriale, fisiologica della
devianza e del crimine. Famosi furono gli studi dei francesi in
18
La Greca G., “ La devianza minorile: evoluzione delle interpretazioni e degli interventi ”, in
Cuomo, La Greca, Viggiani, Giuffrè , Milano, 2002.
19
Polletti F., “ Le rappresentazioni sociali della delinquenza giovanile: tra passato e presente ”,
La Nuova Italia, Firenze, 1998.
15
queste direzioni e, il curioso libro del “tuttologo” Cesare
Lombroso, L’uomo delinquente, in cui dai caratteri esterni del
corpo si faceva dipendere il destino deviante e criminale di una
persona.
20
Il dibattito è continuato a lungo, attraversando tutto l’Ottocento e
il Novecento, dal punto di vista letterario, sociologico, giuridico e
medico. Basterà ricordare i romanzi di Emile Zola.
La situazione è radicalmente cambiata con lo sviluppo enorme e
dirompente della genetica e con lo studio, sempre più
approfondito del menoma umano e con lo sviluppo dell’ingegneria
genetica.
21
L’affermazione sempre più sicura che le radici dei
nostri comportamenti sono tutte scritte nel nostro DNA, nell’elica
di ciascuno di noi, scagiona completamente o quasi ogni persona
deviante o criminale dalla responsabilità di quella devianza e di
quel crimine. Noi saremmo condizionati ad agire o reagire in un
certo modo deviante da ciò che è scritto in un nostro gene. Noi non
20
Losano Mario, “ I grandi sistemi giuridici: devianza e criminalità ”, gennaio 2004, in
www.disastromondo.it
21
De Leo G., “Devianza minorile. Il dibattito teorico, le ricerche, i nuovi modelli di trattamento”,
op.cit., pag.29
16
possiamo essere ritenuti pienamente responsabili dei nostri gesti,
della nostra condotta, tanto più quanto l’ambiente sociale ha
peggiorato, ha aggravato, la nostra spinta originaria a deviare.
22
Su questa linea diventa illusoria la rieducazione del reo di cui
parla la nostra costituzione, poiché chi è spinto per esempio a
rubare non potrà facilmente cambiare atteggiamento. Si dovranno
migliorare tutte le forme di prevenzione per evitare che le
tendenze alla devianza si tramutino in tendenze al crimine.
23
Si
aprono strade nuove per la medicina ma soprattutto per la
psichiatria e la psicologia che dovranno adottare strategie di
intervento preventivo.
24
Spesso sono da considerarsi cause del
crimine e devianza il degrado sociale. Fondamentali e gravi sono
le responsabilità del capitalismo e delle società multinazionali
nella possibile manipolazione genetica perché serva ai loro fini.
L’attenzione al problema della criminalità è molto viva nelle
popolazioni dei Paesi sviluppati e in genere dappertutto. Le
22
Barone Pierangelo, “ Pedagogia della marginalità e della devianza ”, Guerini Studio, Milano,
1997.
23
Foucault M., “ Sorvegliare e punire ”, Einaiudi, Torino, 1996.
24
Brex G., Fiorentino Busnelli E., “ Adolescenti a rischio tra prevenzione e recupero: un impegno
per tutti ”, Franco Angeli, Milano, 2004.