2
Nel capitolo successivo ho analizzato il rapporto esistente tra i mezzi di
comunicazione di massa e il Wrestling, e la sua crescita nel tempo, dal suo
anonimato alla sua grande popolarità. Mi sono soffermata inoltre, sugli effetti che
la televisione ha sul piano comportamentale e su quello psico-cognitivo, per
capire come possa influenzare i telespettatori. A questo proposito ho inserito
l’analisi del programma perché, avendo quest’ultimo un impatto particolare sulle
persone, ho voluto verificare la tesi da me sostenuta di emulazione del mezzo
televisivo.
Nell’ultimo capitolo ho raccolto alcune opinioni di persone adulte riguardanti il
programma, suddividendo tra i favorevoli e i contrari. Ho concluso con una
ricerca sul campo che ha dimostrato come i bambini, nonostante la loro tenera età,
riescano sì a captare la finzione contenuta all’interno del programma, ma
purtroppo tentino di emulare i loro beniamini, spinti dalla grande ammirazione
che nutrono per loro e dal fatto che in televisione nessuno si faccia mai del male
veramente.
Per raggiungere i miei obiettivi, è stata indispensabile la ricerca sul campo e il
questionario da me proposto a circa 50 bambini della scuola elementare C. Battisti
di Cogliate (MI), che ha fornito spunti utili ed esaurienti. Ho utilizzato inoltre
materiale raccolto in Internet e reperito tramite interviste ai wrestlers che sono
state trasmesse durante puntate speciali, all’interno di programmi di dibattito
come “Matrix”, dove venivano illustrate le diverse strategie di combattimento e ci
si soffermava sulle tecniche di messa in scena della finzione.
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CAPITOLO 1
DALLA LOTTA GRECO-ROMANA AL
WRESTLING MODERNO
1.1 L’IMPORTANZA DELLA LOTTA IN GRECIA
Il Wrestling
1
esiste da millenni ed è una disciplina che affonda le sue
radici nell’antichità, una naturale evoluzione della lotta greco-romana,
disciplina olimpica; con il passare del tempo questa disciplina
spettacolare è stata oscurata e ritenuta barbarica, declassata a piccole
esibizioni di compagnie di tipo quasi circense.
La lotta è lo sport che più si avvicina alla natura istintiva dell’uomo, la
lotta nasce con l’uomo e dalla necessità di sopravvivere alla legge della
natura e per questo ha sempre avuto proseliti al suo seguito, perché in
fondo ognuno di noi sente il bisogno di combattere.
Non rimangono molte tracce storiche di questa disciplina che ha sempre
dilettato l’uomo ma che dal Medioevo in poi è stata quasi censurata,
bandita o comunque rilegata al ruolo di “arte minore”, un lottatore era
un comune fenomeno da baraccone come poteva considerarsi un
menestrello o un cantastorie, compagnie di nomadi che girovagavano di
città in città cercando di racimolare i soldi per vivere.
Ben diversa era la posizione della lotta nell’antica Grecia, dove era
considerata un’arte atletica nobilissima, tanto da far parte del
pentathlon, la serie di cinque discipline che rappresentava il culmine
della completezza sportiva. Il lottatore che cinge l’alloro ad Olimpia ha
1
Wrestling deriva dall’inglese „to wrestle“ che significa lottare e oggi è lo sport-intrattenimento
più diffuso al mondo.
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spesso garantita la fama immortale: la leggenda di Milone da Crotone
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,
vincitore per ben sei volte, è ancora viva tutt’oggi e al suo nome sono
legati eventi memorabili come l’uccisione di un toro con un sol pugno.
Puget Pierre-Milone di Crotone (particolare Parigi- Louvre)
Milone fu certamente il più grande atleta che sia mai esistito, sulle tavole antiche il
suo nome compare sempre al primo posto in ogni gara svolta nell’antica Grecia, il
suo dominio assoluto durò per circa vent’anni durante i quali rimase pugile
imbattuto. Vinse la sua prima Olimpiade nel 540 a.C. nella lotta categoria ragazzi,
seguirono successivamente altre cinque vittorie olimpiche di fila 532, 528, 524, 520
2
Cfr., in Internet, URL: http://calabriatours.org/magnagrecia/personaggi/milone.html
5
e 516 a.C. Il pugile crotoniate vinse anche ben dieci volte alle gare Istmiche, nove
volte alle Nemee e sei volte ai Giochi Pitici di Delfi che si tenevano in onore di
Apollo. Tanta gloria rese Milone uno dei personaggi più illustri e famosi del mondo
antico, conosciuto ovunque quasi come un Dio e al suo nome sono legate molte
leggende tramandate sulle tavole antiche.
La sua forza proverbiale salvò l’intero gruppo aristocratico guidato da Pitagora che
governava la città di Crotone, in occasione di un terremoto che colse il gruppo
dirigente mentre era in riunione proprio in casa del filosofo samio; Milone si
sostituì a una colonna spezzata dal sisma reggendo sulle sue spalle il soffitto
dell’abitazione per quei minuti necessari a sgomberarla completamente. Vestito
come Eracle (con la pelle di leone sulle spalle) guidò l’esercito crotoniate nella
famosa vittoria contro Sibari del 510 a.C. Persino il medico Democede, pitagorico
come lui, sfuggito dalla Persia, per convincere il Re persiano Dario a desistere dal
riportarlo indietro, sposò in tutta fretta una figlia di Milone, poiché la fama del
grande pugile e condottiero crotoniate non conosceva confini nel mondo antico, e
tanto fu che Dario di Persia desistette da suoi intenti. Intorno alla sua morte la
leggenda narra di un grosso albero di ulivo sezionato da un fulmine, nel quale
Milone infilò le mani per divaricare e spaccare completamente il tronco, ma
abbandonato dalle forze l’Olimpionico rimase bloccato e finì dilaniato delle belve
feroci.
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1.2 IL GINNASIO: LUOGO DI EDUCAZIONE
Nell’antica Grecia il culto per la bellezza, la forza e l’agilità del corpo
era molto sentito e si concretizzava attraverso l’esercizio, la ginnastica,
di cui la lotta era una delle discipline predominanti. Gli esercizi
venivano praticati nel Gymnasium
3
o nella Palestra: quest’ultima fu la
vera scuola della lotta,dove fu addestrata la gioventù, e sorse
contemporaneamente ai ginnasi. L’architettura dei ginnasi si sviluppò
un po’ alla volta e da semplici cortili circondati da portici divennero
costruzioni di grandi proporzioni con particolare magnificenza.
Nessuna città greca mancò di un ginnasio, e le città maggiori, come
Atene, ne avevano parecchi. Il ginnasio comprendeva un grande cortile,
per tre lati chiuso da semplici colonnati e verso sud chiuso da un
doppio porticato: lo spazio interno (ephebeum) era dedicato agli
esercizi dei giovani. Ai lati c’erano i bagni (Frigidaria, Tepidaria,
Calidaria). Negli altri porticati si trovavano le esedre dove i filosofi, i
retori ed altre persone si radunavano per la conversazione; alle pareti
tutt’intorno erano adattati sedili di pietra. Il grande spazio libero, che
veniva ad essere rinchiuso da peristilio, serviva per le esercitazioni e
per i giochi. Ai lati del Ginnasio correvano vari colonnati, due dei quali
avevano un rialzo per il passeggio e nel mezzo un terreno più basso
adatto per le gare: i passeggi erano fiancheggiati da alberi, e lo stadio
era provvisto di sedili per un gran numero di spettatori. Per adornare in
modo conveniente i ginnasi, specialmente con opere di plastica, si
facevano spese straordinarie.
L’importanza dei ginnasi crebbe in occasione dei grandi giochi
nazionali , dove si poteva mostrare a tutta la Grecia l’arte e l’abilità
3
Federico Lübker, Il lessico classico , Gymnasium, Zanichelli, 1989, pp.547-548.
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acquisita nella palestra.. Gli esercizi e le lotte si facevano a corpo
nudo, che dagli alipte
4
veniva unto per renderlo più flessibile.
1.3 IL PENTATHLON
La Gara più importante era il pentathlon
5
, entrato nei giochi olimpici a
partire dal 708 avanti Cristo, anno dell’Olimpiade numero 18, che
rappresentava una evoluzione dello sport, tanto è vero che comprendeva
discipline che esistevano già prima della sua nascita.
Gli esercizi di cui si componeva erano:
1. la corsa, spesso raddoppiata o con le armi, che poteva estendersi
fino a 4500 metri;
2. il salto in lungo, tipica attività nata per puro scopo agonistico,
aveva caratteristiche assai diverse dagli odierni salti in lunghezza.
Veniva affrontato con degli attrezzi che i saltatori impugnavano, gli
halteres : l’intento era quello di agevolare il movimento delle braccia
durante la rincorsa e di prolungare la traiettoria del salto al momento
dello stacco. Gli halteres erano di pietra o di metallo, il loro peso
variava da uno a quattro chilogrammi, la forma non era sempre uguale e
offrivano facilità di impugnatura con le mani grazie a fenditure che ne
facilitavano la presa. Una breve rincorsa, partendo con le braccia ben
aderenti al corpo, e poi lo stacco da una linea, detta bater, posta di una
piccola pedana rialzata; durante la traiettoria le braccia vengono
proiettate in avanti, il più possibile parallele; un attimo prima della
ricaduta, le braccia vengono portate all’indietro; la chiusura avviene a
4
Federico Lübker, Il lessico classico, op.cit.,p.66. Aliptes era colui che aveva l’incarico di
strofinare con olio prima della lotta gli atleti, non solo per renderne le membra più fragili, ma
anche per impedire il sudore. Con questo nome veniva indicato anche il maestro di ginnastica, il
quale faceva ungere i lottatori e ne dirigeva gli esercizi.
5
Pescante M.- Mei P., Le Antiche Olimpiadi, “Pentacampeones”, Rizzoli 2003, p.187. Pentathlon
(dal greco πεντα + αθλος) indicava una gara comprensiva di cinque discipline.
8
piedi nudi nella skamma, dove la sabbia era assai livellata per rendere
più visibili le impronte dei saltatori. La buca veniva scavata con dei
picconi, il cui utilizzo veniva consigliato a pugili e lottatori. Il salto
veniva misurato partendo dalla pedana di battuta fino al punto di caduta
dell’atleta più vicino allo stacco. Si provvedeva alla misurazione con
un’asticella, il kanon.
3. il getto del disco, descritto così da Filostrato
6
: l’atleta, dopo
aver cosparso l’attrezzo di metallo o di pietra di forma rotonda con
sabbia per aumentarne la presa, si portava su di una pedana, piccola e
sufficiente solo per un uomo, delimitata davanti e ai lati, ma aperta
posteriormente, cosicché il lanciatore aveva la possibilità di prendere
l’avvio per darsi lo slancio. Il lanciatore sollevava il disco all’altezza
del capo con entrambe le braccia, tenendolo aderente all’avambraccio
destro con i polpastrelli della mano destra; quindi spingeva il braccio
destro all’indietro e in basso, mentre la testa e il corpo seguivano il
movimento girando nella stessa direzione; tutto il peso del corpo
poggiava sul piede destro. Il numero dei lanci era di cinque. La base di
partenza era la linea frontale della balbis, i blocchi dei corridori dello
stadio; il punto di caduta (o di arresto, secondo le diverse scuole di
pensiero) era segnato con un piolo. Era prefissata e confinata una zona
di caduta: se il disco andava oltre i limiti laterali il lancio era nullo
7
.
All’arte il discobolo piacque molto: una delle più celebri opere
dell’antichità è infatti il Discobolo di Mirone
8
, considerato l’immagine
6
In Internet,URL:www.abramo/mirror/musei/antimusei/mostre/polis.html. Filostrato. Nacque a
Lemno nel 160 d. C. e morì verso il 249 d. C. Insegnò retorica ad Atene per poi trasferirsi a Roma,
godendo del favore dell'imperatore Settimio Severo e di Giulia Domna, la quale gli commissionò
la Vita di Apollonio di Tiana. Ancora a Roma scrisse l'Eroico, opera in forma dialogica sul culto di
Protesilao. Ad Atene scrisse poi le Vite dei Sofisti.
7
Pescante M.- Mei P., Le Antiche Olimpiadi, Rizzoli 2003, p.190.
8
In Internet,URL:www.francescomorante.it/pag_1/106a.html.Mirone fu uno scultore greco nativo
di Eleutere in Beozia, e fu attivo ad Atene tra il 470 e il 440 a.C. Fu lo scultore che segnò il
passaggio dallo stile severo al primo classicismo. A lui vennero attribuite dalle fonti antiche un
notevole numero di opere in bronzo, oggi purtroppo tutte disperse e a noi ignote. La più importante
è sicuramente il Discobolo, diventata un’icona dell’arte classica in Grecia: nella sua immagine si
cristallizzano la passione per i giochi, il culto della perfezione del corpo umano, la calma interiore
che dialoga direttamente con l’eternità.