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1.3 Gli Egiziani
Per il clima caldo e secco del paese il lino è senz’altro la stoffa più usata da questo
popolo il cui guardaroba colpisce per la semplicità e fissità che lo rende quasi
immutato nel corso dei secoli.
Gli uomini indossano il pano, un gonnellino a cui si sovrappone un telo avvolto
attorno ai fianchi, corto ed aderente per le classi più povere, lungo e ampio per i ceti
più abbienti. A questo capo si affianca lo skentis, una veste lunga fino alle caviglie
caratteristica degli scribi.
Le donne indossano la kalasiris, un abito di lino bianco lungo fino alle caviglie,
aderente, sopra il quale si può indossare una sopravveste trasparente. L’uso delle
scarpe è limitato solo alle classi sociali più alte, senza distinzione di sesso, e la
tipologia più diffusa è il sandalo infradito.
Per il clima caldo gli egiziani usano radere il capo, ma indossano parrucche.
Particolare è la treccia della giovinezza
1
che orna la testa dei fanciulli. Gli egiziani
dedicano molto spazio alla cura della propria immagine depilando, lavando e
truccando il proprio corpo con lo scopo di profumare la pelle e proteggerla dal sole e
dagli insetti.
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I fanciulli rasano completamente il capo con l’eccezione di una lunga ciocca sul lato destro della
testa che viene acconciata in una treccia.
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1.4 I Greci
Per i Greci il corpo è ideale di armonia e bellezza e pertanto è oggetto di numerose
attenzioni. I giovani lasciano crescere le chiome acconciandole in boccoli che
ricadono sulle spalle, gli uomini hanno i capelli corti e coronati dal diadema
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che
cinge la fronte, mentre le chiome femminili restano sempre lunghe.
Dediti alla pastorizia e all’allevamento, è naturale che facessero largo uso della lana
per i loro capi. Questi furono dritti e aderenti al corpo fino all’avvento della moda
ionica che, con l’adozione del lino, creava vesti più leggere e fluttuanti. Gli uomini
indossano il chitone che arriva a metà coscia ed è allacciato su una spalla sola sopra
il quale portano l’himation, il tipico mantello greco.
Le donne inizialmente indossavano una semplice tunica che viene poi sostituita dal
chitone dorico fissato sulla spalla per mezzo di spille. Molto più leggero è il
chitone ionico che viene arricchito da piegoline regolari sopra il quale indossano
l’egkuklion,un corto mantello riservato solo al sesso femminile.
Le calzature maggiormente impiegate da entrambi i sessi sono i sandali in cuoio o
stoffa da intrecciare sul dorso o sul collo del piede.
1.5 Gli Etruschi
Il guardaroba etrusco deriva dalla rielaborazione di modelli greci. Anche loro fanno
uso del chitone dorico sostituito poi da quello ionico con l’affermarsi della moda
ionica appunto e i due tipici mantelli etruschi, la tebenna e la trabea, sono
l’evoluzionde dell’ himation e della clamide, il mantello militare greco. Comuni ai
due sessi sono i tipici stivaletti di cuoio con la punta rivolta verso l’alto, di chiara
origine orientale.
Le chiome maschili lunghe fino alle spalle composte in riccioli morbidi appaiono
molto curate, mentre quelle femminili, scure e lunghissime, appaiono sciolte in
boccoli o raccolte in una treccia che viene fatta girare a spirale intorno al capo e
fermata con spilloni decorati in quanto gli Etruschi erano un popolo di orafi
eccezionali e abili in ogni tipo di lavorazione.
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Diadema: fascia che cinge la fronte.
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1.6 I Romani
A causa della natura stessa dell’impero, che copre un territorio vastissimo, il costume
romano è sintesi dei contributi di diverse culture esterne. La toga, di probabile
derivazione etrusca, è la veste romana per eccellenza ed è riservata ai soli cittadini
romani nati liberi. E’ un drappo di lana avvolto intorno al corpo usato
indistintamente da uomini e donne, bianco, si adatta alle diverse occasioni e alle
diverse funzioni della vita quotidiana. La toga praetexta è riservata ai riti ufficiali,
ma è anche usata dai giovani liberi fino ai quattordici anni. Una volta terminati gli
studi, essi assumono la toga virilis, prerogativa dei cittadini romani. Gli aspiranti
alla carica senatoriale indossano la toga candida (da cui deriva il nome candidati).
La toga pulla, nera, è riservata ai periodi di lutto mentre la toga rasa, molto leggera,
è riservata all’estate. La toga picta, invece, con i suoi fitti decori e ricami, è riservata
all’imperatore.
Il capo d’abbigliamento di base, indossato in tutte le occasioni e da tutti i ceti sociali
come una sorta di camicia intima è la tunica. Sopra quest’ultima si drappeggiano
una grande varietà di mantelli dalla laena, un manto di lana di forma circolare, al
pallio, di forma rettangolare. Le calzature più diffuse sono i calzari, stivaletti che
coprono la caviglia e i sandali, aperti, il cui uso è limitato alle pareti domestiche.
Piccoli particolari come i colori o il tipo di suola determinano l’appartenenza ad una
classe sociale. Presso i Romani, oltre alla lana, al lino, importato dall’Egitto, enorme
sarà la richiesta di seta, importata dalla Cina. Si dovrà aspettare Giustiniano per
l’importazione, entro le mura dell’Impero Bizantino, di bachi da seta.
Anche tra i Romani viene dedicata grande attenzione alla cura delle chiome sia da
parte degli uomini, che cercano di mascherare la calvizie pettinando i capelli in
avanti, sia da parte delle donne che ricorrono alle parrucche per ottenere le
acconciature che troneggiano sulle matrone. Diffuso è anche l’uso di tingere i
capelli.
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1.7 Le popolazioni barbariche
Per ricostruire l’abbigliamento delle popolazioni barbariche più antiche si deve fare
affidamento sui ritrovamenti e sulle descrizioni ad opera dei contemporanei come
Tacito, ad esempio. Egli afferma che l’abito comune era il mantello trattenuto da una
fibbia e per i benestanti anche una sottoveste aderente e liscia. L’abbigliamento delle
donne non si discosta da quello degli uomini e in ogni abitazione i bambini crescono
poco vestiti e negletti.
Dal periodo merovingio, quando si afferma l’usanza di seppellire vestiti i defunti,
aumentano le testimonianze. Il capo base del guardaroba maschile è una tunica corta
stretta in vita da una cintura di pelle e le gambe sono coperte da brache corte. Per
proteggersi dal freddo, i barbari, adottano ovunque mantelli di varia forma e
ampiezza. Le scarpe sono generalmente in cuoio, ma rispecchiano la latitudine alla
quale vivono le popolazioni; sandali aperti per chi abita in climi caldi, calzari in
cuoio e stivali in pelliccia per chi vive in zone molto fredde. Come sempre le
calzature dei nobili e dei sovrani mostrano una grande ricercatezza nelle decorazioni.
Con il termine ‘barbari’ non si identifica un popolo ben definito per cui è piuttosto
difficile individuare tratti unitari nel loro abbigliamento. Una caratteristica però
accomuna tutti, anche indipendentemente dal sesso: è la tendenza a portare i capelli
molto lunghi, lasciarli incolti e liberi sulle spalle. Solo in epoca più tarda, quando
l’uso del velo diventa comune, le donne presteranno molte più cure alle loro folte
chiome.
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1.8 I Carolingi
Ogni gruppo sociale ha il suo vestito. Gli uomini indossano una camicia in lino,
spesso utilizzata anche per dormire, a contatto con la pelle. Le gambe vengono
coperte da brache aderenti e lunghe fino al ginocchio. Sopra camicia e brache tutti
indossano una tunica corta ma adattata alle esigenze imposte dalle diverse
professioni e condizioni sociali. La tunica lunga è, invece, prerogativa dei re e della
nobiltà. Un altro capo comune a tutti è il mantello ed ancora una volta ciò che
denuncia lo status del suo possessore sono la foggia ed il suo materiale.
L’abbigliamento femminile appare semplice. Le donne indossano come indumento
intimo la camicia di lino, ma al posto della tunica maschile adottano la gunna, stretta
in vita e lunga fino alle caviglie. Anche le donne indossano il mantello, ma, molto
diverso da quello maschile, questo assomiglia più ad un moderno poncho con il
cappuccio. Tra le calzature più diffuse ricordiamo gli stivali in pelle e le galosce,
scarpe con la suola di legno, da indossare nei giorni di pioggia.
1.9 I cambiamenti tra il IX e il XIV secolo
Sono quasi impercettibili i cambiamenti avvenuti tra il IX e il X secolo, sia
nell’abbigliamento maschile, dove vi si ritrova solo l’uso delle calze, che in quello
femminile.
Cominciano ad affermarsi i particolarismi “nazionali” favoriti anche dallo
sgretolamento della precedente unità imperiale. L’abito si configura sempre più
come un elemento di distinzione sociale, di appartenenza a un ceto. La presenza di
maniche attillate e di colli alti rendono impossibile l’utilizzo di bracciali e orecchini.
Solamente nell’XI secolo le attività collegate alla tessitura e alla tintura delle stoffe
escono dall’ambito circoscritto del castello e delle case per affermarsi come attività
di rilievo dell’economia e della vita sociale.
Le maggiori innovazioni sono dovute all’uso delle calze solate, fornite di suola sotto
al piede in modo da sostituire la scarpa, diffuse, però, solo tra le classi medio-alte.
Sempre riservata a queste ultime è la tunica lunga, che diviene un indumento
quotidiano, e l’uso dei guanti che si differenziano in base al ruolo sociale e alla
professione di chi li indossa.
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L’abbigliamento femminile subisce una notevole evoluzione specialmente a partire
dalla seconda metà del secolo, cambiamenti che si fossilizzano sulla parte superiore
della figura dove il busto si fa più aderente, i polsini si allungano e i corpetti sono più
attillati. Si diffonde l’uso della sottotunica al di sopra della quale si indossa una
veste formata da una gonna svasata e un corpetto. Come nel secolo precedente non vi
è sfoggio di gioielli decorativi, ma di monili che al valore estetico uniscono quello
pratico.
Tra il XII e il XIII secolo, consolidandosi il benessere dei nuovi ceti mercantili, si
moltiplicano i “sartori” ossia i sarti che assumono varie denominazioni legate al capo
d’abbigliamento in cui si specializzano, a testimonianza del fatto che gli abiti
vengono ad assumere un’importanza primaria nella definizione dello status del loro
possessore. L’abbigliamento si fa sempre più ricco e più vario, di fronte a tanto
dispiego di lusso le autorità religiose intervengono promulgando leggi santuarie volte
ad eliminare lo sfarzo e la preziosità delle vesti, tanto per un motivo economico
quanto sociale, volto a conservare le antiche gerarchie.
Nasce la chainse, che sostituisce la camicia, lunga fino ai piedi con maniche lunghe
e chiusa sul collo da un fermaglio. Si attesta l’uso della bliaud, sopravveste comune
a uomini e donne di ceto sociale elevato, e della gonnella, indumento unisex che gli
uomini stringono in vita mediante l’uso di una cintura.
Il cambiamento più significativo è costituito dal restringimento delle maniche della
tunica, da adesso cotta, e dall’apparizione dei bottoni sulle maniche in numero da sei
a otto.
Quello che differenzia l’abbigliamento delle classi povere da quelle ricche non sono
le forme ma i materiali: alla morbida seta si sostituisce la canapa e la lana grezza.
Le chiome restano lunghe e per la prima volta dopo circa tre secoli le donne
scoprono il capo raccogliendo i lunghi capelli biondi (ottenuti mediante soluzioni
schiarenti) in trecce che scendono ai lati del volto e arrivano ai fianchi.
I profondi cambiamenti politico-economici che percorrono tutto il XIV secolo
investono inevitabilmente il settore tessile. L’abbigliamento tanto maschile quanto
femminile subisce il primo drastico cambiamento che impone il concetto di moda. Le
vesti si fanno più attillate a sottolineare la fisicità del corpo, che viene svelato più
che coperto, producendo una prima distinzione effettiva tra il guardaroba maschile e
quello femminile e suscitando lo sdegno delle autorità religiose. In seguito
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all’accorciamento delle vesti le calze colorate e attillate a fasciare la gamba
divengono necessarie. Il bustino femminile si apre in profonde scollature fino ad
allora del tutto inusuali e l’uso della cinta per uomini e donne non solo sottolinea la
vita, ma ha una funzione di supporto per borsellini e chiavi.
Gli uomini fanno crescere i capelli e portano corte e curate barbette, mentre le donne
raccolgono le loro lunghe chiome in acconciature elaborate come la crespina: capelli
raccolti ai lati del capo e trattenuti da reticelle in metallo, o in cappucci.
1.10 Dall’epoca rinascimentale al Barocco
Il XV secolo segna la rivalutazione della bellezza del corpo intesa come specchio
della bellezza dell’animo. Le chiome femminili necessariamente sono bionde mentre
la pelle e i denti sono bianchi come perle per creare un contrasto con le labbra rosso
fuoco.
La linea generale dell’abbigliamento è ancora simile in tutta Europa.
Gli uomini indossano la camicia e al di sopra il farsetto, con maniche attillate, che in
Italia viene chiamato giubbetto.
L’abbigliamento femminile diviene più slanciato. Il capo base è la gamurra, simile
alla gonnella, che si indossa anche in casa, mentre la gamurrina
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è per le donne del
popolo. Le gambe sono coperte da calze attillate nere per le persone più mature,
coloratissime per i giovani. Se le acconciature maschili restano sobrie, con un taglio
detto “alla paggio”, con frangia sulla fronte e capelli lunghi fino alle spalle, quelle
femminili evolvono, specie nella seconda metà del secolo, con reticelle che
circondano il capo, raccogliendo le chiome sulla nuca o con acconciature “a corna”
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le più bizzarre.
Il cinquecento è caratterizzato da un cambiamento nel colore. Alle tinte vivaci si
sostituiscono toni scuri del nero, del viola, del blu e del grigio, ma viene fatto uso di
stoffe ricchissime quali la seta e i velluti. Si affermano le differenze di costume tra i
diversi paesi. In Germania prevale un eccesso di decorazione e un abuso di tagli di
tessuto. In Spagna si delinea un netto contrasto tra le stoffe ricchissime e la severità
delle linee.
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Simile alla gamurra, ma più dimessa e modesta.
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Si tratta di due cuffie sostenute da una struttura in filo di ferro che sporgono per circa 30cm ai lati
del capo.
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Gli uomini continuano ad indossare la camicia sulla quale portano un farsetto, simile
al giubbetto. Le calzature sono a punta allungata, a becco d’anatra con la pianta
molto larga.
Anche le linee femminili si allargano. Il corpetto attillato e staccato dalla gonna ha
uno scollo alto e quadrato. Dalla vita si diparte una gonna scampanata, la quale può
essere arricchita dal chiavacuore, una cinta molto alta realizzata in oro e argento e
impreziosita da pietre preziose.
Proprio nell’epoca barocca, dopo molti secoli, i gioielli recuperano la loro
tradizionale funzione rappresentativa e si diffondono collane ed anelli. A partire
dagli anni cinquanta si diffonde la moda spagnola austera e rigorosa con le sue vesti
accollate in colori scuri, con la sua linea snella. Caratteristica principale la gorgiera,
un colletto rotondo sovrapposto alla camicia e legato dietro al collo, di cui però
Filippo IV di Spagna, emanando una legge, vietò l’uso a causa della crescita delle
sue dimensioni. Si afferma, così, un nuovo collo “ alla Stuarda” la cui introduzione è
dovuta a Mary Stuart regina di Scozia. E’ un colletto in pizzo pieghettato
diffusissimo soprattutto in Inghilterra.
I cambiamenti più grandi investono la metà inferiore del corpo e riguardano le calze
e i calzini che, per un cambio di lavorazione, vengono realizzate a maglie. Si afferma
l’uso dei calzoni a pallone, lunghi fino a metà coscia e imbottiti a tal punto da
raggiungere una forma sferica. Meno imbottite sono le veneziane, lunghe fino al
ginocchio. All’inizio del XVII secolo fa la sua apparizione il giustacuore, un capo
attillato, lungo fino alle ginocchia chiuso davanti con dei bottoni. Ma è un capo
esclusivamente militare. Inizia inoltre la moda dei grembiuli, di tessuto leggero e
finemente ricamati, indossati sopra le gonne.
Il 1650 segna il passaggio dalla moda spagnola, severa e austera, a quella francese,
vivace, eccentrica e sfarzosa. I colori sono accesi, con un certo gusto per gli
accostamenti “arditi”, lo sfarzo e il lusso cancellano la parentesi di semplicità che
aveva snellito le silhouette.
L’abbigliamento maschile si compone di una giubba, lunga fino al ginocchio, con le
maniche corte da cui si intravede lo sbuffo della camicia. Molti uomini usano
indossare anche il panciotto. Le brache vedono prevalere le linee orizzontali. Un
esempio sono le chingrave olandesi, talmente larghe da sembrare una gonna. In
contrasto esistono calzoni lunghi fino al ginocchio e molto attillati.