INTRODUZIONE
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Le variabili di questo modello derivano da informazioni già in possesso degli istituti, alle
quali si aggiungono altre variabili ottenute da altre fonti (per esempio dai moduli di
richiesta del fido) per riconoscere il grado di solvibilità.
Vi può essere una minima distorsione delle informazioni che sono state rilevate, un seppur
minimo errore nella fase di registrazione o nella fase di codifica dei dati.
Del rischio di credito e dei possibili rischi legati alla concessione del credito si occupa il
primo capitolo del lavoro. Sempre nel primo capitolo vengono trattati alcuni modelli di
credit scoring a supporto delle decisioni bancarie nella concessione del credito.
A tale proposito è stato citato il Nuovo Accordo Basilea 2, che ha lo scopo di garantire la
stabilità patrimoniale delle banche dei paesi aderenti. I vincoli ai quali alle banche devono
sottostare servono per combattere le crisi bancarie e per garantire una certa liquidità alla
banca.
Il secondo capitolo è dedicato alla trattazione del metodo di regressione logistica binaria,
che è uno dei modelli di scoring (per far fronte alla decisione di concessione del credito) e
all’inferenza sul modello.
Il metodo di regressione logistica binaria consente di individuare una relazione tra la
variabile risposta Y (variabile dipendente) che può assumere solo due valori (0 o 1) e le
variabili esplicative (variabili indipendenti).
Nel capitolo viene descritto il metodo della massima verosimiglianza come metodo
utilizzato per fare inferenza sul modello di regressione logistica. Viene inoltre spiegato
come adattare un modello ai dati e come valutare la bontà di adattamento del modello
costruito.
Vengono trattati gli odds ratio che sono indici utili a verificare il legame tra ogni variabile
esplicativa e la variabile risposta binaria.
Il terzo capitolo è un’applicazione pratica dei concetti esposti nei due capitoli precedenti.
E’ stata quindi fatta una regressione logistica per valutare le variabili che influenzano
l’affidabilità di un cliente al quale è stato concesso il credito.
Il dataset che è stato studiato è relativo a 1000 clienti di una banca della Germania
meridionale. Di questi clienti 700 sono classificati come affidabili e 300 come non
affidabili.
Le caratteristiche di tali clienti sono le variabili esplicative del modello ed in questo caso
sono 20 variabili. La variabile risposta binaria è l’affidabilità creditizia.
I dati sui quali è stata fatta la regressione si possono consultare sul sito internet:
www.stat.uni-muenchen.de/data-set/credit.
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1. La valutazione dell’affidabilità creditizia:
i soggetti del sistema finanziario.
“Il sistema finanziario è costituito dall’insieme dei canali, dei soggetti e degli strumenti per
mezzo dei quali si realizza il trasferimento di risorse finanziarie dalle unità che hanno fondi in
esubero (e che quindi sono “centri di risparmio”) a quelle in disavanzo (che sono “centri di
investimento”), nonché dal complesso delle norme che disciplinano tale attività”.
1
I soggetti che operano all’interno del sistema finanziario sono:
i “datori di fondi”;
i “prenditori di fondi”;
gli intermediari finanziari.
I datori di fondi sono i soggetti che si trovano in avanzo economico. Solitamente sono le
famiglie che accumulano capitale e operano come centri di risparmio.
I prenditori di fondi sono coloro che si trovano in disavanzo economico. Solitamente sono
le imprese, le pubbliche amministrazioni e spesso anche le famiglie.
Gli intermediari finanziari sono quei soggetti che, operando all’interno di un canale
finanziario, favoriscono la “canalizzazione del risparmio” dai centri di risparmio ai centri
di investimento. Gli intermediari finanziari possono essere bancari o no.
La banca è un’impresa che fra le sue attività tipiche deve possedere una specifica capacità di
valutare il merito creditizio e la gestione degli affidamenti.
La banca è infatti sottoposta al rischio di credito, ossia, al rischio che colui che essa finanzia
(detto finanziato) sia inadempiente o insolvente, con la seguente necessità di misurare tale rischio
a cui è sottoposta con strumenti più o meno complessi.
Secondo la definizione del Codice Civile, il debitore diventa:
inadempiente quando non realizza la prestazione al momento dovuto,
nel luogo dovuto e secondo le modalità stabilite.
insolvente quando si è in una situazione di inadempienza definitiva e
in questo caso il creditore può chiedere la risoluzione del contratto.
Per costruire l’analisi del merito creditizio della clientela la banca deve essere in possesso di
varie informazioni e solo l’instaurazione di un reciproco rapporto di fiducia con il cliente può
consentire di reperire molti dati necessari alla valutazione del merito. I benefici che derivano dal
rapporto di fiducia possono consentire alla banca una decisione più rapida e al cliente
l’ottenimento di un finanziamento ad un tasso inferiore.
1
Ghigini, Ribecchi, Manuale di economia aziendale, Elemond scuola & azienda, 2001, pag. 5.
Capitolo 1: la valutazione dell’affidabilità creditizia
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1.1 I concetti del rischio di credito.
Per rischio di credito solitamente si intende “la possibilità che una variazione inattesa del
merito creditizio di una controparte, nei confronti della quale esiste un’esposizione, generi una
corrispondente variazione inattesa del valore di mercato della posizione creditoria”.
2
In generale, si parla di rischio di credito in riferimento ad ogni impiego di capitale in cui
l’inadempimento della controparte può causare un danno economico: prestiti, valute, transazioni
di titoli, strumenti derivati negoziati in mercati regolamentati o in mercati over the counter,
ecc…
Il concetto di rischio di credito sembra scontato, ma in realtà esso racchiude in sé vari significati
di cui si deve tener contro.
Il rischio di credito non è solo il pericolo di insolvenza della controparte chiamato credit default
risk, ma anche il “danneggiamento” del merito creditizio di questa e cioè una riduzione del
valore mercato del credito ottenuto, credit spread risk. Questa riduzione di valore va considerata
come una ulteriore manifestazione del rischio di credito.
Per valutare il rischio di credito gli analisti si pongono tre semplici domande:
1) Qual è la probabilità che il cliente della banca (la controparte) non sia in
grado di far fronte al contratto, ovvero qual è la probabilità di default?
2) Quanta parte sarà possibile recuperare nel caso in cui accada che il cliente
non adempia la sua obbligazione, ovvero quale sarà la perdita in caso di
insolvenza?
3) Qual è il rendimento che il contratto renderà alla banca se il cliente adempie
con diligenza la sua obbligazione, ovvero qual’è il pricing?
Il rischio di credito è quindi composto da due componenti:
1) la perdita attesa (expected loss)
2) la perdita inattesa (unexpected loss)
Al primo punto la perdita attesa: è compresa negli accantonamenti che la banca effettua
prudenzialmente, oppure nella fissazione dei tassi d’interesse che devono rispecchiare in modo
adeguato il rischio subito dalla banca.
Tale perdita viene calcolata in genere dalla banca a priori e non viene vista come un rischio in sé,
ma piuttosto come un costo “fisiologico”, definito dal rischio medio di insolvenza della
controparte.
Il secondo punto è considerato invece dalla banca come fondamentale: la perdita inattesa. Tale
tipo di perdita è data dal verificarsi di un “danneggiamento” della qualità del credito.
2
A. Sironi, I rating interni e i modelli per la gestione del rischio di credito, Tematiche istituzionali – Banca d’Italia, aprile 2000.
Capitolo 1: la valutazione dell’affidabilità creditizia
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Si tratta di un danneggiamento che non era stato precedentemente calcolato e quindi la perdita è
definita dalla variabilità del tasso di perdita intorno al valore atteso, ossia qualora la perdita che
risulta in ex-post (perdita effettiva) sia superiore a quella calcolata in ex-ante (perdita
stimata/attesa).
La perdita attesa viene calcolata nel seguente modo:
(prob. insolv. del credit.) x (perdita in caso di insolv.) x (esposizione al momento insolvenza)
La probabilità dell’insolvenza deriva da fattori relativi al creditore, ossia dalle sue condizioni
economiche/finanziarie, attuali e future, in un orizzonte di tempo ben definito.
La percentuale di perdita in caso di insolvenza deriva dal tipo di finanziamento che è stato
stipulato, dalle garanzie che assistono tale finanziamento, ecc. La percentuale di recupero è
quindi pari ad 1-(percentuale di perdita).
L’esposizione al momento dell’insolvenza si calcola conoscendo la quota di finanziamento che è
già stata utilizzata e quella non utilizzata dal cliente.
Tali esposizioni possono essere ad importo certo o incerto.
Nel primo caso, il valore dell’esposizione è determinabile in modo sicuro anche in relazione al
futuro. Questo può avvenire per esempio per le anticipazioni, per i mutui, per i rapporti di sconto.
Nel secondo caso, il valore non è determinabile per quanto riguarda il futuro.
Rientrano in questa classificazione le aperture di credito in conto corrente, con le quali il
soggetto affidato può decidere il livello di esposizione entro un limite massimo, ossia il fido che
è stato concordato con la banca.
L’esposizione al momento dell’insolvenza è quindi data da:
quota utilizz. + [(quota non utilizz.) x (%quota inutilizz. che verrà utilizz. per l’insolvenza)]
La perdita attesa ha quindi il compito principale di fissare il livello degli accantonamenti che
dovranno essere effettuati.
La perdita inattesa invece, è garanzia di un adeguato livello di patrimonializzazione
dell’istituzione creditizia.
Il rischio di credito può essere visto anche come:
¾ Rischio di insolvenza (default): probabilità che il debitore sia incapace di
far fronte agli impegni presi. Tale probabilità viene calcolata tramite un
giudizio (detto rating) espresso dalla banca.
¾ Rischio di esposizione: è dato dal totale del debito a rischio al momento
dell’insolvenza.