2
che è a sua volta un mezzo attraverso il quale si sviluppa il
discorso sociale. La democrazia non funziona quando non
c’e partecipazione. Ciò dipende dai rapporti di potere e
dalla loro influenza sulle decisioni, sul consenso popolare e
sui media. Le barriere ideologiche, spesso poste da alcuni
regimi o da alcuni sistemi politici, influenzano
negativamente il pubblico. Oppure, spesso si pensa che la
propaganda sia prerogativa dei paesi dove vige una
dittatura, ma non è così. Sia le barriere ideologiche o la
propaganda stessa, esistono e vengono attuate per spegnere
il senso critico e la libertà di autoespressione, in modo da
minare il consenso dalla radice. La sfera pubblica, è l’area
di formazione del consenso in cui si elabora un giudizio
sull’azione politica e lo si esprime attraverso gli strumenti
di informazione. Poiché nell’opinione pubblica si forma il
consenso, essa diventa ambito di azione della
comunicazione politica, ed il sistema di comunicazione di
massa, della quale si serve il potere politico, recepisce e
crea questo consenso orientandolo a fini politici. Il potere
così non coincide con lo stato, ma è diffuso nella pluralità
delle strutture e dei processi sociali di decision making.
Questa, è la società dell’informazione, dove la
comunicazione politica non va più dai partiti ai cittadini,
ma coinvolge tutte le relazioni e i rapporti interpersonali
che sono finalizzati al mantenimento e, o, alla modifiche
delle strutture di poteri esistenti. Senza dubbio, il
concetto di opinione pubblica è cambiato dal momento in
cui è nata la stampa. L’opinione pubblica è stata ed è
3
plasmata dai giornali, ormai orientatori dell’opinione
pubblica e strumenti di lotta della politica di partito.
L’editore di un giornale, oggi è quasi un trafficante di
opinione pubblica. Questo tipo di stampa di opinione è una
sorta di istituzione del pubblico che discute, e viene vista
come strumento per affermare la funzione critica, che viene
trasmessa al popolo o alla massa. La stampa però, molto
spesso, si piega a finalità politiche ed il redattore non ha
più libertà. Non è raro che soggiaccia ad interessi
privatistici. Il ruolo della stampa sembra quasi essere
quello di una giustificazione sociale del potere politico e
della politica stessa, tramite un linguaggio moralistico
sentimentale. C’è ovunque il controllo della politica, del
potere politico, che fa divenire la stampa un abile criminale
che può essere superata solo grazie ai rari giornalisti amanti
della libertà. Forse però, l’intento della manipolazione dei
giornali e dell’opinione pubblica tramite essi è quello di
cercare di avvicinare i cittadini alla politica. Si parla quindi
di politica spettacolo. Infatti, chi fa della rappresentanza
scenica il contenuto della sua politica ha successo. Ciò che
la gente vede è l’immagine che essa stessa vuole, e la
comunicazione politica ed i messaggi politici sono orientati
e studiati per coinvolgere il più ampio numero di persone.
Però spesso si sortisce l’effetto contrario. Tutto diviene
massa ed in questa società massificata è difficile sentirsi
individui. Ciò crea una chiusura della persona che non fa
parte più del sociale, diminuisce così la sua capacità critica
e razionale, rivolta al mondo politico e collettivo. Su questo
4
tipo di non-individuo però cade la propaganda politica. La
comunicazione politica, o la propaganda, è un processo
dove i partiti cercano di convincere i cittadini, che
detengono il potere più importante in una democrazia,
ovvero quello elettivo, dell’efficacia dei loro programmi,
così da conquistarne la fiducia, il voto, e il diritto di
rappresentarli nella pratica. La comunicazione politica
diviene così una sorta di arte persuasiva. I canali della
comunicazione politica sono tanti. Essi coinvolgono i
politici, i cittadini e gli operatori del marketing politico.
Tutto è rivolto alla realizzazione del consenso elettorale,
alla costruzione dell’opinione pubblica, la pressione sui
gruppi dominanti e la pubblicizzazione del dibattito
politico interno ai partiti. Si creano così nella società i
“trascinatori”, come spiega Charles Peguy. I trascinatori
hanno il loro fascino ma sono nello stesso tempo pericolosi
per le folle urlanti. <<Quando il trascinatore si disimpegna,
mentre i trascinati continuano il movimento appare tutto il
pericolo del trascinamento>>. Il trascinamento rende però
la popolazione vittima e carnefice. Gli operai coinvolti,
secondo l’autore, diventano trascinatori a loro volta.
L’operaio, si sente coinvolto e condivide ed ascolta
meccanicamente i discorsi, preparati dal politico o dal
trascinatore di turno. L’oratore parla di rivoluzione e di
lotta, l’operaio ci crede ed assorbe quelle parole, magari
non sentite davvero, in modo primitivo e nella loro più pura
accezione. La comunicazione è così alterata perché
menzogna. Secondo Peguy il trascinamento significa: <<Le
5
parole che per l’operatore non sono. Queste parole intese
diversamente sono per gli uomini semplici un principio di
fame e sete di sacrificio e passione di malattie e morte.
Finito il discorso il tribuno riprende la strada. L’operaio
riprende il cammino della miseria. La testa imbottita di
immaginazione, ardente di sogni, piena di fuoco alla gola
secca. L’esercizio del potere corrompe anche i migliori il
trascinamento può diventare manipolazione e
asservimento>>. La ricerca del consenso, l’influenza
sull’opinione pubblica, sembra quindi essere uno dei motivi
principali di azione e di movimento della politica sui mass
media. Secondo Deutsch la formazione del consenso ha
una sua scala. Lo schema viene chiamato “Cascade
Model”: a) Idee dell’elites economica e sociale; b)
Confronto tra elites, politica e governo; c) Rete delle
comunicazione di massa; d) Leader di opinione a livello
locale; e) Diversi tipi di pubblico nei quali si suddivide il
demos. Ognuno è un circuito e può anche essere
considerato a se stante. Un ruolo importante viene giocato
anche dai partiti. Essi tramite il controllo e la pressione
all’interno delle redazioni televisive e della stampa hanno
portato a una perdita di fiducia e di interesse nei confronti
della politica da parte del cittadino. La stampa ha provocato
disaffezione alla politica e verso la vecchia politica di
partiti. Fino agli anni sessanta il mezzo stampa era
strumento di propaganda. Oggi con i nuovi media, il partito
e l’immagine che il leader da al pubblico, non ha in alcuni
casi, presa sui cittadini. La scelta del leader dipende spesso
6
anche dalle informazioni che ne danno i media. I giornali
hanno seguito i leader anziché porsi come luogo di reale
dibattito e approfondimento. Lo stesso linguaggio politico
oggi, è mutuato dai media. L’informazione però non inizia
dal giornale, dai media ma da soggetti opinanti, noi, inseriti
in un tessuto sociale di relazione, famiglia, scuola, lavoro,
che di volta in volta esprimiamo un punto di vista su un
fatto, un evento, un oggetto, mettendo in forma un
contenuto, e cerchiamo di ottenere l’adesione di opinione
di altri soggetti. Questi ultimi opinano nelle formule
proposte mettendone altre in circolazione. Per quanto
potenti possano essere i mass media, quindi, sono sempre i
destinatari che scelgono. E’ il contenuto significante della
notizia ad innescare il processo di cui essi sono tramite. E’
nell’insieme, nel contrasto delle opinioni che il gruppo
trova la propria opinione, che non è quella pubblica che la
stampa ritiene di essere portatrice. Essa non troverebbe
adesioni se non tenesse conto delle opinioni del pubblico a
cui si rivolgono. Se non si conosce il destinatario quindi, il
messaggio non arriverà al pubblico.
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CAPITOLO I
Mito e realtà dell’opinione pubblica nelle democrazie
contemporanee da Constant ad Habermas
ξ1. Evoluzione del concetto di opinione pubblica: da
Rosseau a Toqueville.
La sfera pubblica borghese è una sorta di categoria tipica di
un epoca del passato pensata da Habermas, e non può
essere scissa dalla società borghese in cui è nata. Il
soggetto di questa sfera pubblica è il pubblico stesso, che
diventa depositario della pubblica opinione ed alla sua
criticità si riferisce il concetto di pubblicità. Il concetto di
sfera pubblica è connesso con quello di opinione pubblica,
di cui si può parlare però solo nel XVIII secolo. La sfera
pubblica, nasce dall’ambito privato, ovvero nella società
civile, che è l’ambito del traffico di merci e di lavoro
sociale. Lo Stato invece, rappresenta la sfera del pubblico
potere, ed il suo ambito è il potere pubblico. Quindi i
privati hanno due traiettorie: la sfera pubblica e la sfera
privata. La prima emerge dalla sfera letteraria, essa
attraverso l’opinione pubblica è mediatrice tra lo stato e le
esigenze della società. La seconda riguarda la società civile
ovvero il traffico di merci, il lavoro sociale e la famiglia.
La genesi della parola opinione parte dalla lingua inglese,
8
nonché quella francese. Nell’una e nell’altra lingua c’è la
reminiscenza del latino opinio che vuol dire, opinione,
giudizio incerto. Ma opinion, oggi vuol dire anche, la fama,
la reputazione, la considerazione. Altri significati possono
darsi da diversi punti di vista. Può darsi un significato
epistemologico, che viene dall’uso di distinguere tra
questioni di giudizio e questioni di fatto, o tra qualcosa di
incerto e qualcosa di conosciuto per vero. A volte ha però
accezioni negative se lo si interpreta in questo modo. Un
altro significato più moderno è quello di agente di
pressione sociale informale e di controllo sociale.
L’opinione viene equiparata alla reputazione alla stima ed
alla considerazione degli altri. Nel XVIII secolo, in
Francia, individuata come Nazione creatrice del concetto
di opinione pubblica, per opinione si intendeva l’attività
razionale di un pubblico capace di giudizio. Opinione
pubblica quindi equivale ad opinione del popolo. Essa,
diventa così la riflessione sull’ordine sociale. Ne riassume
le leggi generali, non governa, ma il governante illuminato
deve seguirne le idee. Questa è la concezione dei
fisiocratici, i quali distinguono tra, opinione pubblica e
sovrano, ratio e voluntas. Questo tipo di opinione pubblica
prende parte al dibattito politico. Ma fu Locke a
cristallizzare il concetto di opinione. Egli identifica le tre
leggi generali che governano la condotta umana: la legge
divina, la legge civile e la legge dell’opinione o della
reputazione. Questo significato del termine si concentra
sull’approvazione sociale o censura. Da questo punto di
9
vista è soggetta al pregiudizio, affine al sentimento ed
opposto alla ragione. Il termine pubblico invece conosce
molti diversi significati. Il latino publicus deriva
sicuramente da popolo. Ma due sono le accezioni dell’idea
di popolo. Il primo significato si riferiva all’accesso
comune, quindi apertura e disponibilità. Dopo invece ci si è
riferiti più all’interesse generale, quindi questioni di
governo o di stato. Per parlare di opinione pubblica deve
comunque attendersi l’illuminismo.
1
In particolare prima di
quest’epoca il termine opinione era usato per riferirsi a
processi razionali/cognitivi ed a processi non razionali/
sociali. Il termine pubblico invece aveva doppio uso
significava sia <<del popolo>> e <<per il popolo>> fino a
significare <<dal popolo>>. Alcuni studiosi, attribuiscono
a Rousseau, l’uso dell’espressione l’opinion publique
intorno al 1744, che fu riferito a consuetudini ed alle
condotto sociali. Egli afferma che l’opinione deve essere
guidata. Essa ha il compito del controllo sociale ma su di
essa c’è il censore, che non è giudice dell’opinione
popolare ma sua portavoce. <<Chi giudica dei costumi
giudica dell’onore e chi giudica dell’onore prende la sua
legge dall’opinione>>. L’opinione pubblica di Rousseau
deve essere quindi controllata, perché non sempre è
illuminata. In Inghilterra invece c’è Jeremy Bentham che
esplica il rapporto tra opinione pubblica ed il principio
1
Cfr: Habermas Jurgen: Storia e critica dell’opinione pubblica.
10
della sfera pubblica. Innanzitutto il potere pubblico deve
soggiacere al controllo dell’opinione pubblica a causa delle
molteplici tentazione che le si presentano. Il pubblico ha
capacità critica, è una sorta di tribunale del potere politico.
E’ un tribunale che può commettere errori ma che nello
stesso tempo è incorruttibile. Anche Guizot, studia il
dominio dell’opinione pubblica: <<
2
Inoltre il carattere del
sistema non ammette assolutamente la legittimità per il
potere assoluto di obbligare tutti i cittadini a ricercare
incessantemente e in qualsiasi occasione la verità, la
ragione, la giustizia che devono regolare il potere di fatto.
Questo invece lo si ottiene con il sistema rappresentativo 1)
grazie alla discussione che obbliga i poteri a ricercare in
comune la verità 2) grazie alla pubblicità che pone sotto gli
occhi dei cittadini i poteri occupati in questa ricerca 3)
grazie alla libertà di stampa che stimola i cittadini stessi a
ricercare la verità e a dirla al potere. La sfera pubblica di
Kant invece ha funzioni politiche e diventa il principio
organizzativo dello stato di diritto liberale. All’interno di
questo tipo di sfera pubblica si forma la società civile. Ma
il filosofo parla anche della limitazione della sfera
pubblica. Essa sarebbe <<la causa che dà luogo a tutte le
società segrete. E’ infatti vocazione naturale degli uomini
comunicare gli uni con gli altri nelle materie che
riguardano l’umanità generale>>. In questo concetto si
2
Cit in : Guizot: Histoire des origines du gouvernement reprèsentatif
en Europe ; in Habermas Jurgen: Storia e critica dell’opinione
pubblica.
11
colloca la frase che afferma che la libertà di penna sarebbe
<<l’unico palladio dei diritti del popolo>>. Nella Critica
della ragion pura, Kant concedeva al pubblico consenso
degli uomini che ragionano, la funzione di controllo della
verità. Hegel non crede in un a sfera pubblica borghese. Per
Hegel la società anarchica ed antagonistica non è la sfera
pubblica, libera dal dominio e neutrale rispetto al potere.
Anche la società non può fare a meno del potere e del
dominio, al contrario. Poiché è disorganizzata la società ha
bisogno del potere politico. Marx, tratta ironicamente la
sfera pubblica con funzioni politiche. Per l’autore
l’opinione pubblica è falsa coscienza, perché nasconde
l’interesse di classe borghese. Esiste per Marx, a causa dei
processi capitalistici e dalla scissione dell’uomo da se
stesso una profonda ipocrisia. La separazione del campo
privato da quello pubblico, impedisce ciò che l’idea di sfera
pubblica borghese promuove. Non esiste la collettività.
Esiste la borghesia e la massa. L’autonomia privata
borghese lascia <<che ogni uomo trovi nell’altro uomo non
già la realizzazione , ma piuttosto il limite alla sua
libertà>>. Nel XVIII secolo, secondo Habermas, ciò che
acquistò notevole importanza, furono i caffè d’Inghilterra, i
salotti di Parigi e le società conviviali della Germania.
Questi luoghi di incontro rappresentavano i luoghi dove
l’autorità dell’argomento soppiantava l’autorità del titolo.
Questo pubblico, sostiene Habermas, guadagnò forza
politica con il consolidarsi della borghesia e della sua
critica liberale allo stato assolutista, attraverso la
12
circolazione della letteratura politica e la sua discussione
in salotti e caffè. L’opinione pubblica scoppiò in tutta la
sua forma e divenne uno strumento con la quale la
borghesia poteva sfidare il governo assoluto. Questi primi
scrittori dell’opinione pubblica, non sono stati quasi mai
espliciti circa il gruppo di persone a cui si riferivano.
Alcuni si riferivano all’opinione degli uomini di lettere
oppure ai parlamenti dove venivano esposte le opinione dei
parlamentari, che si opponevano al re. A sua insaputa
anche Necker, ministro delle finanze diede vita al concetto
di opinione pubblica. Quando affermava che la Francia
dipendeva finanziariamente dall’opinione dei suoi creditori,
ovvero le èlites. Egli sapeva nello stesso tempo quanto era
importante per il monarca avere queste èlites dalla loro
parte. Nel XIX secolo il concetto comincia a cambiare. La
riforma elettorale e l’allargamento del pubblico, è il tema
di questo secolo. L’ambito si allarga così tanto che
addirittura l’opinione pubblica diventa coercitiva,
nonostante il suo ruolo doveva essere quello di risolvere
ogni forma di costrizione, tramite idee convincenti. Mill ad
esempio si scaglia contro di essa, che fino a quel momento
aveva avuto il valore di garanzia della ragione contro il
potere. L’opinione pubblica era pensata in termini
legislativi ed elettorali. Secondo Mill e lo stesso Bentham,
gli individui non fanno altro che tentare di massimizzare i
loro interessi ed il proprio utile. Per risolvere questa
immensità di interessi diversi venne a crearsi il sistema di
governo maggioritario. L’opinione pubblica in questa
13
nuova atmosfera veniva compresa al meglio come un
insieme, un agglomerato di interessi della collettività.
L’opinione pubblica diventa dominio dei mediocri e delle
masse:
3
<<è mera volgarità il dire che l’opinione pubblica
illuminata governa presentemente il mondo. Il solo potere
che ne meriti il nome è quello delle masse>>. Ciò si avvera
4
<<tanto nelle reazioni morali e sociali, quanto negli affari
politici. E quello che è ancora più nuovo e strano è che le
masse attualmente non attingono né ricevono più le loro
opinioni, come una volta, dai grandi dignitari della Chiesa
e dello Stato, oppure da qualche capo visibile, o dai libri.
Le opinioni delle masse sono formate da persone uscite dal
loro seno e pressappoco della loro stessa levatura, persone
che s’indirizzano al pubblico o parlano in suo nome sulle
questioni della giornata , per mezzo dei giornali>>.
Secondo Mill, l’opinione pubblica è un limite al potere. La
sua perplessità era proprio questa: che l’opinione pubblica
soffocasse tutti gli altri. C’è quindi una reazione contro un
pubblico che cresce che ha influenza, ma che non ha
proprietà e cultura. Le questioni politiche cioè, non devono
rifarsi alla volontà di una folla incolta, ma ad un piccolo
numero di persone educate per questa funzione. Toqueville
segue questa linea di pensiero. Egli considera che
l’opinione pubblica sia spinta dal conformismo più che
dalla forza critica. Più i cittadini diventano eguali più,
3
Jurgen Habermas: Storia e critica dell’opinione pubblica.
4
J. Stuart Mill: La libertà
14
secondo Toqueville, si crede nella massa anziché in un
uomo. Così l’opinione pubblica guida il mondo. Si gioca
sulla pressione e sull’intelligenza di ognuno. L’opinione
pubblica può essere il limite al potere ma essa stessa deve
avere una limitazione. Esistono delle gerarchie da
rispettare. Prima di tutto i ricchi e le persone colte, ovvero
quelle più indicate per determinare l’opinione pubblica.
Contro un opinione pubblica degenerata, il liberalismo può
tornare a proclamare il carattere pubblico dell’opinione
stessa. L’opinione pubblica massificata è diventata per
Toqueville troppo potente in confronto a quella fatte dalle
èlites e dalla cultura. Ciò che egli chiede è una
ricostituzione dei pouvoirs intermediaires, per inserire
l’opinione pubblica nella divisione e limitazione dei poteri.
La differenza con la concezione illuministica sta nelle
differente veduta di determinare il bene comune.
Nell’illuminismo si vedeva l’opinione pubblica come modo
di realizzare la volontà comune, individuata nel continuo
coinvolgimento popolare sotto forma di discussione
razionale ed egualitaria. Nella visione utilitaristica, ripresa
anche da pensatori successivi, l’opinione pubblica è al
contrario determinata dalla funzione massimizzante di
distinte volontà individuali, ovvero attraverso il governo
della maggioranza. Nella visione utilitaristica, l’idea
maggiormente in linea con la volontà generale, cederà il
passo all’idea maggiormente diffusa, questo non vuol dire
che il confronto pubblico non doveva esistere. Mill e
Bentham, consideravano importante la stampa, vista come
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il tribunale dell’opinione pubblica. Entrambi consideravano
importante la pubblicità di tutti gli atti del potere, contro gli
abusi di potere.
ξ 2. I cambiamenti del XIX secolo
La sfera pubblica letteraria, ad un certo punto viene
sostituita dal consumo culturale. Sono i mass media che
recano questo capovolgimento. E’ l’industria culturale, i
cui prodotti sono diffusi pubblicamente senza più
distinzioni e gerarchie. Lo spazio intimo è deprivatizzato, si
forma una sorta di super famiglia. Le istituzioni che
avevano garantito quello status di èlites critica e
raziocinante, vengono scosse. La famiglia perde il suo
ruolo di luogo di propaganda letteraria, e le nuove riviste
letterarie che nascevano ai tempi, non avevano più legami
con i ceti borghesi. Le stesse pubblicazioni letterarie
cadono in disuso lasciando il posto a rotocalchi. Si
estinguono i circoli, le associazione riservate agli uomini, i
club. Questi stravolgimenti hanno una cosa in comune:
l’astensione al dibattito politico e letterario. La privatezza
scompare, ormai tutto diventa pubblico, grazie al cinema ed
alla stampa diffusa. La criticità infatti dipendeva dalla
cultura del privato. Con il solo leggere un libro in famiglia,
sorgeva la comunicazione tra il pubblico critico. Ma ora, è
il popolo che viene avvicinato alla cultura. Sono i giornali