5
strutturali delle famiglie in merito alla crescita ed alla educazione
dei loro figli. Ma, poiché ciò che ci interessa non è solo come
vivessero i nostri antenati durante il periodo dell’infanzia, bensì
anche come vivano i bambini di oggi, questo lavoro si propone di
aprire una finestra sul mondo dei “nostri” bambini, per cogliere
differenze ed analogie.
La famiglia inoltre ha conosciuto la nascita di un fenomeno tipico
dei nostri giorni, in quanto con tale termine non si intende soltanto
l’idea comune di famiglia, ma esistono anche modelli
monoparentali, le famiglie “ricostruite”, le convivenze, etc. Risulta
pertanto inevitabile approfondire anche questo aspetto, essendo
divenuto uno dei fattori caratterizzanti della nostra quotidianità
familiare, ed essendo inoltre una realtà con cui oggigiorno si
confronta un numero sempre più ampio di minori.
A partire dagli anni Cinquanta, in particolare, incontriamo uno
strumento che ha avuto fino ad oggi un ruolo per nulla marginale: la
televisione che, dopo essersi insediata nelle famiglie di tutto il
mondo, assume molteplici aspetti nella vita dei bambini: gioco,
madre sostitutiva, compagnia insieme ad altri bambini.
Cercheremo quindi di capire quale ruolo si attribuisca a questo
apparecchio per la crescita dei “nostri” figli.
6
CAPITOLO 1
LA FAMIGLIA
1. Indagine: cosa si intende per famiglia?
Ciascuno di noi è portato a pensare che la famiglia coincida grosso
modo con il tipo di famiglia di cui ha fatto esperienza e che si è
diffusa in un dato periodo. In realtà questo è uno stereotipo e varie
sono le forme familiari che si sono sviluppate nel tempo.
In realtà la famiglia è un oggetto in perenne trasformazione: si
allarga e si restringe, perde alcune funzioni e ne acquista altre a
seconda della situazione socioculturale.
1
Sorto in campo demografico e storico, questo tipo di indagine non
si pone la domanda <<a che serve la famiglia?>>, bensì quella
<<chi sta nella famiglia, chi vive con chi?>>.
La struttura della famiglia infatti non si riferisce né al numero dei
membri, né a una qualche attività predominante, ma al tipo di
vincolo che lega i membri di una convivenza: vincoli di affinità e di
consanguineità, di matrimonio e di discendenza.
Da questo punto di vista, la struttura della famiglia viene definita
dal modo in cui le persone che la compongono si collocano lungo i
due assi, rispettivamente orizzontale e verticale, dei rapporti di
sesso e dei rapporti di generazione.
2
1
Scabini E., Iafrate R. (2003), Psicologia dei legami familiari, Il Mulino, Bologna, pag. 75
2
Saraceno C. (1996), Sociologia della famiglia, Il Mulino, Bologna, pag. 17
7
La parola “famiglia” fu introdotta, negli ultimi secoli, anche nelle
lingue non neolatine, accanto a una sostituzione dell’antico termine
di “casa”, “focolare”, usato prima. Ciò avvenne in modo speciale in
vista della valorizzazione maggiore delle singole famiglie, in cui si
accentua la convivenza di uomo e donna, di genitori e figli.
3
“La famiglia è quella specifica e unica organizzazione che lega e
tiene insieme le differenze originarie e fondamentali dell’umano,
quella tra i generi, tra le generazioni, tra le stirpi e che ha come
obiettivo e progetto intrinseco la generatività”. Analizzando la
definizione…. “La famiglia è una organizzazione”…… ha infatti
una struttura gerarchica e una chiara connotazione socio-
istituzionale. “….che lega e tiene insieme le differenze originarie
dell’umano”……poiché organizza relazioni tra generi e tra
generazioni e stirpi ed esprime e produce legami sociali (tra le
differenze notiamo anche quelle di genere) “e ha come obiettivo la
generatività”, l’obiettivo ed il progetto intrinseco della famiglia è
racchiuso nella parola “generare”, intendendo per generatività una
concezione più ampia rispetto alla procreazione, poiché la famiglia
non si limita a procreare e certamente non riproduce, ma genera, dà
forma umana a ciò che da lei nasce e che a lei si lega.
4
È il riconoscimento della norma della reciprocità nelle relazioni tra i
sessi, con le sue conseguenze sulle generazioni che trasforma il
mero gruppo in una istituzione sociale.
3
www.studenti.it
4
Scabini E., Iafrate R. (2003), pag. 45-48
8
I coniugi/partner possono includere dentro i confini della famiglia
anche figli non nati da loro, ma ciò avviene se, e nella misura in cui
si decide di estendere la norma familiare anche a costoro.
I “confini” della famiglia non debbono quindi essere intesi come
distinzioni di ordine biologico, fisico o, in generale, di tipo
materiale, ma come modalità culturali di considerare le relazioni
sociali attese come legittime e stabili fra i sessi e fra le generazioni
collegate da una discendenza, cui possono aggiungersi relazioni di
parentela e/o di servizio rispetto alle funzioni che sono inerenti alle
prime.
5
A livello di senso comune sembra che si sia veramente famiglia
solo quando ci sono figli, e l’espressione <<mettere su famiglia>>,
riferita al fatto di sposarsi, indica in realtà il matrimonio come
passaggio insieme necessario e non sufficiente al costituirsi della
famiglia, cioè al dar corso ad una catena generazionale.
Anche nella cultura e dottrina cattolica il matrimonio è stato
definito come strumentale alla procreazione: il posto che hanno la
procreazione e i figli nel ciclo di vita, nella coppia e nella famiglia
costituisce l’indicatore forse più potente di che cosa sia una
famiglia in una determinata epoca e società.
6
5
Donati P. (1998), Manuale di sociologia della famiglia, Laterza, Bari, pag. 22-23
6
Saraceno C. (1996), pag. 133-134
9
1.1 La famiglia come oggetto di indagine scientifica
Quello che ha colpito gli studiosi quando hanno cominciato a
considerare la famiglia come oggetto scientifico, e non solo come
un fatto naturale da vivere, è stata la sua unità.
Kurt Lewin con la sua definizione “ciò che fa degli individui un
insieme” offre così una base concettuale che ben si adatta alle
caratteristiche sia strutturali, che di funzionamento della famiglia.
L’oggetto famiglia pare dunque assolvere pienamente alle
caratteristiche richieste dai gruppi sociali. Anche i più recenti
contributi dedicati ai piccoli gruppi sottolineano la comunanza tra
questi ultimi e la famiglia.
7
Dal punto di vista generativo la famiglia è un fenomeno primordiale
nella storia dell’umanità: per l’origine della società umana, per il
suo costante riprodursi, per la singola persona: nel primo senso è
primordiale perchè la si riscontra come elemento fondante della
società all’inizio della storia umana; nel secondo senso è fenomeno
primordiale perché resta la matrice fondamentale del processo di
civilizzazione; nel terzo senso la famiglia è primordiale perché
fornisce gli elementi fondamentali dell’identità simbolica del
singolo individuo in quanto essere umano, differente da un puro
individuo animale.
8
La famiglia è una forma sociale primaria perché sta all’origine della
stessa civilizzazione in quanto luogo che garantisce il processo
7
Scabini E., Iafrate R. (2003), pag. 16-17
8
Donati P. (1998), pag. 7-8
10
generativo da un punto di vista biologico, psicologico, sociale e
culturale.
Dalla sua tenuta dipende in larga misura la salute della società:
quando la famiglia non funziona su larga scala la società si trova di
fronte a problemi sociali irrisolvibili.
9
Dal punto di vista sociologico la famiglia si designa come un
fenomeno che consiste di relazioni sociali. Il termine famiglia
designa una vasta gamma di forme sociali primarie che presentano
strutture relazionali assai diversificate e a confini variabili tra le
culture. La famiglia può essere definita come luogo/spazio (casa),
come la culla della società, come modello simbolico, come
struttura, come funzione, come gruppo di mondo vitale o come
istituzione, etc. La famiglia è essenzialmente relazione sociale,
ovvero un network di relazioni.
10
Negli ultimi anni è emersa in sociologia una diffusa e forte
tendenza a trattare la famiglia con un distacco positivistico e
pragmatico che pensa di liberarsi degli aspetti normativi e
istituzionali semplicemente ignorandoli oppure rendendoli un sotto-
prodotto di altre variabili. La strategia interpretativa assume che la
famiglia consista in un modello di comunicazione soddisfacente tra
le persone che si scelgono come partner.
11
Le critiche alla teoria comunicazionista sono tre:
9
Scabini E., Iafrate R. (2003), pag. 19-20
10
Donati P. (1998), pag. 6-7
11
Donati P. (1998), pag. 107-108
11
a) La famiglia non è pura comunicazione, ma relazione
sociale (totale). Luhmann sostiene che il sistema sociale
familiare consista di comunicazioni, non di persone e neanche di
relazioni. La famiglia è di conseguenza pensata come quel luogo
della società in cui è rilevante la “persona totale”;
b) La famiglia non è un puro sistema interattivo, ma un
sistema relazionale pubblicamente rilevante. L’approccio
comunicazionista ritiene che il processo generale della
differenziazione sociale conduca al fatto che nessun sistema
funzionale della società possa tener conto della famiglia per la
sua azione, tanto meno per la sua differenziazione interna.
Vedere nella famiglia solo un sistema interattivo chiuso in sé,
anche se generato dalla differenziazione del sistema societario,
radicalizza un trend storico unilaterale che, se per taluni aspetti
può essere reale, tuttavia non è esente da fenomeni e tendenze di
segno opposto;
c) La socializzazione familiare non è comunicazione solo
paradossale e del tutto improbabile, ma un contesto e un sistema
d’azione finalizzata e intenzionale, anche se con esiti non
prevedibili. L’approccio comunicazionista afferma che le
capacità socializzative della famiglia contemporanea, sia nella
coppia che nei confronti dei figli sono destinate a perdere di
rilevanza e a divenire sempre più improbabili nei loro esiti.
12
12
Donati P. (1998), pag. 109-113
12
Infine, la famiglia non coincide più con la sua definizione
normativa, ma è tale se e in quanto l’individuo la vive e la
realizza.
13
Per questa strada si arriva a concludere che la famiglia non è
semplicemente l’insieme degli individui che vivono assieme, quali
che siano le caratteristiche, e quale che sia la base su cui riposa la
loro convivenza. La famiglia diventa il modo in cui gli individui
stanno assieme e/o si pensano assieme.
Questi fenomeni indicano certamente delle modificazioni assai
rilevanti, soprattutto in direzione di crescenti problemi nel vivere
relazioni impegnative, profonde e di lungo termine nella coppia.
13
Scabini E., Iafrate R. (2003), pag. 76
13
2. Cambiamenti strutturali della famiglia
Ma quali sono i grandi cambiamenti nella famiglia? Dalle
separazioni, dai divorzi, dalle coabitazioni derivano nuove reti
familiari che creano nuovi tipi di relazioni e di convivenza
quotidiana. Fino all’inizio del ‘900, il bambino aveva in genere solo
due genitori e parecchi fratelli/sorelle, oltre a molti zii e ad una
pletora di cugini; oggi è sempre più frequente che il bambino si
ritrovi più di due genitori, quelli “naturali” e quelli legati o
“sociali”, pochi o nessun fratello/sorella, nessuno zio e nessun
cugino rilevante nei dintorni significativi della propria vita. Per
molti bambini diventa persino problematico dire di chi siano figli,
perché, specie a seguito della rottura della coppia genitoriale, molte
sono le figure che debbono intervenire per supplire in qualche modo
al ruolo genitoriale.
14
La storia della famiglia ha sgombrato il campo all’erronea
convinzione che l’istituzione familiare sia stata sempre uguale a se
stessa. Al contrario, la famiglia ha assunto svariati modelli nel corso
degli anni. Ha cominciato a modificarsi quando si è rotta l’unità
abitazione-lavoro, per la fuga dei contadini dalla miseria delle
campagne verso il lavoro delle fabbriche, e quando con il primo
decollo industriale, si è sgretolata la rigida ereditarietà nelle
trasmissioni dell’attività lavorativa.
14
Donati P. (1998), pag. 35
14
Questo significa che la famiglia non ha solo passivamente recepito i
cambiamenti economici, ma è stata essa stessa uno dei principali
fattori di cambiamento della società italiana.
Già a partire dalla seconda metà del 1800 aveva preso il via quel
profondo processo di modificazione della struttura familiare che
diventerà più visibile nel corso del 1900. La molteplicità delle
forme familiari non è unicamente legata alla variazione delle
organizzazioni socio-culturali o alla dimensione storica: all’interno
di un contesto sociale coesistono diverse forme di famiglia. Se fino
agli anni ’60 la famiglia nucleare, composta da genitori e figli, ed
eventualmente estesa, potevano descrivere la maggior parte delle
famiglie presenti nel contesto delle società occidentali; oggi gli
studi descrivono invece una realtà sociale complessa: si parla di
famiglie con un solo genitore, famiglie formate da coppie senza
figli, famiglie formate da rapporti di parentela non tipico coniugale,
famiglie multiple, famiglie ricostruite o ricomposte, fino a famiglie
unipersonali o solitarie, costituite da un unico componente.
2.1 Teorie psicologiche di mutamenti familiari
La famiglia, cellula mai uguale a se stessa, non è cambiata in modo
univoco ed uniforme. E forse non è nemmeno corretto parlare dei
suoi mutamenti al passato: il processo di trasformazione sembra
piuttosto tuttora in atto. Stanno infatti cambiando i rapporti fra
generazioni e quelli fra uomini e donne; la famiglia nucleare,
15
costituita da una coppia eterosessuale e figli, non rappresenta più
l’unica struttura attraverso cui i legami primari si realizzano.
15
A partire dagli anni ’80 l’attenzione si sposta sul funzionamento
delle famiglie e sulle variabili critiche che danno conto sia della sua
identità sia della sua capacità di trasformazione. Vengono messi a
punto diversi modelli di funzionamento della famiglia e individuate
tipologie date dall’incrocio delle variabili critiche individuate.
In tal modo i ricercatori integrano le istanze relative all’identità e al
mutamento.
Già alla fine degli anni ’80 questo tentativo di individuazione dei
modelli e di formalizzazione attraverso le tipologie sia gli aspetti di
identità, sia di mutamento familiare, pare entrare in declino, così gli
anni ’90 sono caratterizzati dalla sfiducia nella possibilità di trovare
una teoria forte che spieghi al tempo stesso entrambi gli aspetti.
Si assiste pertanto ad una parcellizzazione dei fondamenti teorici in
miniteorie. Una considerazione ricorrente tra gli studiosi della
famiglia diventa quindi quella relativa alla cosiddetta “ateoreticità”
delle ricerche sui temi familiari.
16
Le teorizzazioni che hanno spostato l’attenzione sul tema del
cambiamento familiare sono identificabili nella teoria dello “stress
& coping”. Essa ha dato per scontato la concezione di famiglia
come piccolo gruppo con storia o come sistema e si sono dirette a
evidenziarne il mutamento. Tale teoria si concentra
15
www.studenti.it
16
Scabini E., Iafrate R. (2003), pag. 15-16
16
prevalentemente sugli eventi imprevedibili che la famiglia può
incontrare nel suo cammino. A questa teoria si associa quella dell’
“approccio dello sviluppo”, la quale si interessa del ciclo di vita
familiare e degli eventi prevedibili e normativi che ne punteggiano
il percorso. L’interesse per questi due aspetti del cambiamento
familiare tende nel tempo ad unificarsi entro una prospettiva
comune che innescano il cambiamento e le modalità che la famiglia
utilizza per affrontarli (coping).
D’altra parte, gli esponenti della teoria della “family stress” hanno
cominciato a spostare la loro attenzione oltre che sull’influenza
degli stress imprevedibili nello sviluppo della famiglia anche sugli
effetti degli eventi <<normativi>> e prevedibili e sulle modalità più
adeguate di coping familiare da essi sollecitate.
17
La “family stress and coping theory”, concentra inizialmente la sua
attenzione sugli effetti causati da sconvolgimenti imprevisti interni
alla famiglia o esterni ad essa.
Il processo riadattativo della famiglia dopo l’impatto con l’evento
stressante comprende tre fasi: un periodo di disorganizzazione, un
periodo attivo di ricerca, e il raggiungimento di un nuovo periodo di
organizzazione.
Burr arricchisce la teoria con i concetti di <<vulnerabilità allo
stress>> e di <<potere rigenerativo>>. La vulnerabilità è la
diminuzione, l’assenza o la paralisi delle risorse; è direttamente
influenzata dalla definizione che la famiglia dà della gravità della
17
ScabiniE., Iafrate R. (2003), pag. 25
17
situazione. Il potere rigenerativo spiega la variazione nell’abilità del
sistema familiare di ristabilirsi dalla disgregazione risultante da un
evento stressante.
Antonovsky contribuisce fornendo una metalettura delle ricerche
realizzate all’interno di tale ambito e definendone il paradigma di
riferimento da esse adottato come <<salutogenico>> in opposizione
al paradigma <<patogenico>>. L’autore sottolinea come gli esiti di
una crisi per la famiglia non siano necessariamente negativi, ma
come, l’esperienza dello stress possa rafforzare la forza degli
individui e delle famiglie. Invece di concentrare l’attenzione sui
sintomi del disagio, si analizzano i sintomi del benessere.
18
McCubbin e Patterson mettono a punto il FAAR, un modello di
spiegazione del funzionamento familiare secondo il quale la
famiglia va intesa come un sistema continuamente sottoposto a
sfide che si presentano sotto forma o di eventi stressanti o di
tensioni, alle quali la famiglia contrappone le sue capacità in
termini di risorse e di comportamenti adattivi. Secondo gli autori
ogni famiglia attraversa, nel corso del tempo, cicli ripetuti
caratterizzati da fastidi funzionamento intervallate da crisi familiari
e da conseguenti fasi di adattamento.
19
18
Scabini E., Iafrate R. (2003), pag. 26-27
19
Scabini E., Iafrate R. (2003), pag. 27
18
2.2 Storia dei cambiamenti familiari
La famiglia, sin dall’epoca preistorica, ha costituito la cellula, il
fulcro della vita, degli interessi e della stessa sopravvivenza per
l’uomo.
Sin dai tempi antichissimi (età paleolitica e parte dell’età neolitica),
la comunità familiare che, in genere, si compone di padre, madre e
figli che vivono in uno stesso luogo, ha rappresentato l’unica forma
di vita sociale.
La necessità di unirsi in gruppi (clan) permise all’uomo di superare
molte prove non solo per sopravvivere e per assicurarsi il dominio
sulla natura, ma anche e soprattutto per gettare le basi dell’ulteriore
sviluppo della civiltà.
Nel clan la donna svolgeva un ruolo di importanza pari a quella
dell’uomo nella vita produttiva e la sua posizione sociale non era
inferiore a quella del suo compagno.
Col passare del tempo, nacque una nuova forma sociale,
denominata tribù, costituita da un proprio ordinamento e governata
dagli anziani, tra i quali venivano scelti i capi.
Le comunità primitive durarono molte centinaia di migliaia di anni
e rappresentano la prima forma di organizzazione della società
umana, la quale si reggeva, soprattutto, sul lavoro collettivo e sulla
proprietà comune dei mezzi di produzione.
La famiglia, nel tempo, è stata soggetta a numerose trasformazioni
ed ha assunto caratteri diversi in seno alle varie popolazioni.