II
armonizzazione anche sul piano socio-politico e soprattutto della sicurezza, come
previsto dal Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992, costituisce un ambito dal
quale non si può prescindere.
Nella terza parte si arriva al punto centrale di questa tesi: la presenza attuale della
nostra comunità a Londra. Verranno indicati, soprattutto, i motivi che, oggi,
spingono gli Italiani a trasferirsi nella capitale britannica.
Nel corso delle ricerche che mi hanno portato a conoscere gli Italiani di Londra ho
ben presto capito come fosse centrale, nella vita di questa nuova e dinamica
comunità, la presenza di Internet. Nel caso specifico le comunità online che proprio
agli Italiani a Londra sono dedicate. Ho iniziato a frequentare queste comunità e mi
sono trovata al centro di una realtà che non potevo immaginare esistesse girando
per le strade di Londra. Gli Italiani a Londra si cercavano e incontravano online e
ben presto io stessa sono diventata un membro attivo di ItalianiaLondra.com.
Così è nata la quarta parte di questo lavoro. Dopo una breve descrizione del
fenomeno delle virtual community saranno descritte le comunità di
www.italianialondra.com e www.italiansoflondon.com con particolare rilievo, per
quanto riguarda la prima, alle esperienze e le testimonianze personali che ho potuto
raccogliere grazie ai contatti individuati proprio durante la “frequentazione” di
italianialondra.com.
III
Perché Londra
Non è sempre facile decidere di trasferirsi in una nuova città, in un luogo diverso
da quello in cui si è nati e cresciuti e staccarsi dagli amici di sempre e dai familiari.
Chi lo fa prende in considerazione diverse cose, da come si troverà a vivere in un
posto diverso, a quali opportunità di vita offre quel posto.
Londra, secondo le centinaia di migliaia di persone che ogni anno vi si
trasferiscono, offre quelle opportunità che non si trovano da altre parti.
Londra è una delle città più spettacolari al mondo e ha qualcosa da offrire ad ogni
tipo di visitatore.
Questa animatissima metropoli accoglie le molte culture che costituiscono la sua
popolazione e questo si riflette nella varietà dei ristoranti etnici, dello shopping,
della musica e dei festival colorati.
Nonostante la sua sregolatezza stilistica e architettonica, si è mantenuta fino ad
oggi come centro di pensiero politico, culturale, finanziario ed economico. Tante
altre città d’Europa e del mondo non hanno saputo tenere il passo.
Londra rappresenta un’esperienza culturale da non perdere.
Per chi viene dall’Italia la prima cosa che salta all’occhio è la facilità di
inserimento che si ha trasferendosi in questa città. Trovare lavoro non è più
l’odissea italiana che si è appena lasciata, ma risulta molto più semplice.
Fino a qualche anno fa le ondate di ragazzi che ogni anno si riversavano a Londra,
lo facevano per imparare qualcosa, per avere un’esperienza internazionale,
migliorare un po’ l’inglese ormai fondamentale, staccarsi un po’ dalla famiglia
italiana iperprotettiva.
Da un po’ di tempo le cose sono cambiate. Si assiste sempre più a una nuova
emigrazione di tanti giovani talenti italiani, persone che sono state ad aspettare un
lavoro che non arrivava mai. Rattrista vedere e sentire tanti giovani che stanno
cercando di nuovo la loro “America” per mancanza di prospettive e di speranze in
Italia. Nessuno è più italiano di chi vive all’estero, nessuno ama l’Italia con quella
nostalgia di chi non la vede da un po’, con le mille frasi che si sentono e si
IV
sprecano perché come il sole dell’Italia, come il cibo dell’Italia, come le case, le
donne e gli uomini italiani si dice e si pensa che non ci sia niente!
Ma l’Italia per quelli che vanno via quasi forzatamente è assenza di opportunità,
inserimento nel mercato del lavoro quando ormai non ci si sente più giovani,
precarietà, impossibilità di mettersi in proprio facilmente o di farsi prestare dei
soldi per investire su una propria idea imprenditoriale.
Londra è una città che attira i giovani per tanti motivi, e i giovani attirano altri
giovani e così via. I giovani creano tendenze e futuro. Vivendo a Londra si ha la
sensazione che il futuro sia sempre vicino e non un miraggio mentre l’Italia nei
pensieri di molti, e spesso nella realtà, è incastonata nel suo passato e nei suoi
luoghi comuni.
Vivendo a Londra si sentirà parlare molto l’italiano. Sono italiani orgogliosi di
quello che stanno facendo e di quello che hanno creato o stanno creando. I percorsi
che le persone seguono possono essere anche molto differenti gli uni dagli altri, ma
la sensazione comune è quella di muoversi, finalmente, di seguire una direzione
propria invece che essere fermi.
C’è chi ritorna in Italia con un’ispirazione, chi con un buon inglese ed un po’ di
soldi, chi con un amore, chi con la schiena forte e c’è anche chi non ritorna affatto.
L’importante è non fare troppi paragoni tra un posto e l’altro.
Londra insomma è una città da vivere per vivere, che offre tanto a tutti quelli che
hanno piccoli o grandi sogni. C’è da chiedersi perché non sia più così in Italia.
Londra ti cambia la vita anche perché riesce a ricreare quello che pensavamo
dell’Italia da italiani, una nostalgia che smussa i difetti del nostro paese quasi
trasformandoli in virtù.
1
PARTE I
Storia della presenza italiana in Gran Bretagna
INTRODUZIONE
La Gran Bretagna e le migrazioni moderne
Per comprendere l’entità dell’emigrazione italiana in Gran Bretagna é necessario
collocarla nel quadro più vasto dei flussi migratori che, negli ultimi secoli,
interessarono le Isole Britanniche. Con la scoperta del Nuovo Mondo, la Gran
Bretagna, quale avamposto di quel vecchio Continente Europeo che si apprestava a
sospingere le proprie genti al di là dell’oceano, ottenne presto il dominio dei mari.
Questo primato la trasformò in uno dei più grandi paesi d’emigrazione e le assegnò
il ruolo di protagonista nella disseminazione degli europei nel mondo iniziatasi nel
secolo XVI
1
.
La prima colonizzazione vera e propria da parte delle popolazioni britanniche
avvenne nella prima metà del secolo XVII per opera dei Puritani e dei Quaccheri
che, per sfuggire alla persecuzione religiosa, trovarono rifugio nella Nuova
Inghilterra e nella Pensilvania.
L’emigrazione moderna vera e propria, cioè quella determinata dai fattori
economici, iniziò solo alla fine del secolo XVIII. Fu allora che, per effetto di una
grave crisi agraria, di una concomitante esplosione demografica e soprattutto della
rivoluzione industriale, si introdusse nella storia umana la nuova categoria di
Emigrati.
2
Si giunse così a quella che é considerata l’epopea delle migrazioni umane, la quale
ebbe luogo nel secolo XIX, secolo che fu inaugurato dalla scoperta della
locomotiva e della ferrovia, simbolo di quella mobilità che da allora in avanti
investirà così potentemente persone e prodotti.
Fino allora le masse si erano spostate da una nazione all’altra secondo i criteri del
più disimpegnato laissez-faire. Non erano, cioè, gli Stati a promuovere e
1
Umberto Marini, Italiani in Gran Bretagna, Centro studi emigrazione Roma, 1975, p. 1.
2
Ibidem, p. 1.
2
controllare l’emigrazione per scopi loro generali. L’espatrio era frutto
esclusivamente di una scelta individuale, unico movente era la speranza di
ciascuno di poter migliorare le proprie condizioni economiche.
Le grandi correnti emigratorie presero il via dal Nord-Ovest Europeo, soprattutto
dalla Gran Bretagna e dalla Germania. Fino al 1980 il 66% degli emigrati europei
erano britannici e il 22% tedeschi.
3
In particolare dalla Gran Bretagna, nell’arco di
125 anni, partirono circa 22 milioni di persone; e l’odierno mondo anglosassone
(Commonwealth, Stati Uniti ed altre nazioni minori) é la misura della forza
centrifuga che investì per due secoli le isole britanniche.
Solo negli ultimi decenni dell’800 il centro di gravità si spostò verso l’Europa Sud-
Orientale e in modo particolare in Italia, la quale, in altri 25 anni, raggiunse
l’ammontare dell’emigrazione britannica.
4
Alla Gran Bretagna, comunque, spetta il primato non solo dell’emigrazione, ma
anche quello dell’immigrazione.
Le prime immigrazioni in Gran Bretagna risalgono all’inizio del XIX secolo per
opera soprattutto degli Irlandesi che furono costretti ad emigrare in massa sia a
causa di immani calamità
5
e sia per il deperimento delle industrie locali causato
dalla competizione inglese. Nel 1851 c’erano in Gran Bretagna ben 727.326
Irlandesi. Più tardi iniziò l’immigrazione da altre nazioni, tra cui anche l’Italia. La
più consistente fu quella degli ebrei sfuggiti alla persecuzione russa che tra il 1875
e il 1914 giunsero in Gran Bretagna in numero di circa 120.000.
Più tardi i flussi immigratori si ridussero alquanto a motivo della legislazione
restrittiva entrata in vigore nel primo ‘900. verso la fine del secolo infatti si ebbe
una forte reazione ostile da parte dell’opinione pubblica a motivo dell’accentuato
flusso immigratorio. Una coalizione di sindacati della stampa nazionale e insieme
dei politici provocò l’inchiesta della Royal Commission on Alien Immigration del
1903 e quindi l’introduzione della legislazione restrittiva che pose fine alla
secolare politica liberistica del laissez-faire. Nel 1905 venne approvato l’Aliens Act
seguito dall’Aliens Restriction Act del 1914 che introdusse la misura precauzionale
del Work-Permit. A queste misure restrittive si aggiunse poi la grave
disoccupazione degli anni ’20 per cui i flussi immigratori si ridussero alquanto.
3
Ibidem, p. 3.
4
U.N. Demographic Yearbook, Social Trends, 1972
5
La fame e l’epidemia del 1822, la carestia del 1846.
3
L’immigrazione in massa riprese nel secondo dopoguerra, richiesta dalla
ricostruzione nazionale, come compenso del flusso emigratorio e per quei settori
disertati dalla manodopera locale, e anche come conseguenza della posizione di
potenza imperiale da parte della Gran Bretagna. Furono proprio queste sue
implicazioni sulla scena politica mondiale che le procurarono l’odierno vero
dramma immigratorio, costituito dalla pressione dei cittadini del Commonwealth
che, vantando il passaporto britannico, reclamano il diritto di entrare e di stabilirsi
nel Regno Unito.
In conclusione la Gran Bretagna, proprio perché per oltre due secoli si é trovata nel
vortice dei maggiori flussi migratori, oggi non solo presenta una lunga lista, di
collettività straniere, ma si registra anche un fatto che le é assolutamente peculiare:
coloro cioè che non sono cittadini del Regno Unito, non sono semplicemente
stranieri, ma si diversificano gli uni dagli altri in base ad una specie di graduatoria
di integrazione giuridica. Oggi, in Gran Bretagna, un residente su 12 é nato fuori
dall’Inghilterra. Nel 2001 si registravano 4,9 milioni di residenti di origine
straniera, corrispondente all’8,3% della popolazione totale.
6
6
Http://www.statistics.gov.uk/CCI/nugget.asp?ID=1312&Pos=1&ColRank=2&Rank=528
4
CAPITOLO 1
Secolare emigrazione d’élite
1 MEDIO EVO: MESSI PAPALI, MONACI, ARTISTI, COMMERCIANTI, BANCHIERI E
NAVIGATORI
Con la dissoluzione dell’impero romano le popolazioni britanniche furono travolte
nel vortice di lotte intestine e di invasioni. Lo stesso Cristianesimo, introdotto a suo
tempo dagli inviati di Papa Eluterio, parve subire un processo di degenerazione.
I legami furono riallacciati solo nel 597, quando Papa Gregorio vi inviò Agostino
con i suoi quaranta monaci, che ripresero l’opera della evangelizzazione.
Dopo S. Agostino di Canterbury numerosi furono gli Italiani che si insediarono in
veste di vescovi o di abati nei vari episcopi e monasteri della Gran Bretagna.
Tra le altre personalità italiane del Medio Evo va ricordato anche il Vescovo
Pandolfo, il quale fu consigliere del re Giovanni senza Terra nella promulgazione
della celebre Magna Charta Libertatum (1215).
Al via vai di messi papali e di monaci non poteva non aggiungersi quello dei
commercianti e degli artisti.
Anche le università britanniche si valsero di un rilevante contributo culturale
dall’Italia.
La presenza di tanti messi papali, vescovi e abati italiani fece sì che gli Italiani
conquistassero il dominio dei commerci e costituissero persino dei monopoli come
quello della lana da parte dei mercanti fiorentini e lucchesi.
Le proprie migrazioni commerciali presero il via con il secondo millennio. I
rapporti commerciali tra l’Italia e la Gran Bretagna si svilupparono soprattutto nei
secoli XII-XV, cioè con l’avvento in Italia della civiltà marinara.
A Southampton, dove nel 1307 approdò la prima galea italiana, si costituì la prima
Little Italy della Gran Bretagna.
5
Saranno ancora le galee italiane a risalire per prime il Tamigi fino a Londra. Nel
secolo XIV venne così formandosi un industrioso quartiere italiano sulla riva
sinistra del Tamigi, nel tratto dove più tardi sorgerà la Torre di Londra.
Ben presto gli Italiani introdussero anche il commercio del denaro e la tecnica
bancaria. Alla fine del secolo XIV troviamo a Londra numerose banche intestate ad
Italiani.
7
In quel tempo gli Italiani diedero particolare sviluppo, oltre che al commercio e
alla tecnica bancaria, anche ad altre attività quali l’industria tessile, la
fabbricazione di armi, l’addestramento di cavalli, la scherma e l’arte
dell’abbigliamento; le sarte erano allora chiamate Milleners, indicando con ciò che
le regole di moda provenivano da Milano.
7
Bardi e Peruzzi, Medici, Pallavicini, Cavalcanti, Guidotti, Girardi, Ridolfi, Lombardi.
6
2 MAESTRI D’ARTE: DAL RINASCIMENTO AI VIRTUOSI DEL SECOLO XVIII
Verso la fine del secolo XV inizia il declino politico ed economico dell’Italia che
diverrà ben presto oggetto delle mire espansionistiche delle potenze europee. Sulla
scena europea ad essa non rimane che il predominio in campo culturale.
Nel secolo XVI la cultura italiana prese d’assalto l’aristocrazia e il mondo
intellettuale di allora; l’italiano divenne lingua di corte e della diplomazia. Si
pubblicarono opere italiane e centinaia ne furono tradotte. Fu tale l’egemonia della
lingua italiana che anche nel secolo seguente troviamo un Milton che si dilettava a
comporre in perfetto italiano.
I monarchi a loro volta facevano a gara nel richiamare le celebrità dall’Italia.
Verso il 1583 si trasferì a Londra Giordano Bruno, il quale rimase per qualche
anno a Charing Cross dove scrisse alcune delle sue opere migliori.
Alla fine del secolo XVI invasero l’Europa le famose maschere regionali italiane.
Nei teatri della Gran Bretagna furoreggiò soprattutto Pulcinella, la maschera
napoletana che debuttò a Londra nel 1662 ed é ricordata da una lapide affissa ad un
pilastro di St. Paul in Covent Garden.
Per quello che riguarda la colonia italiana di Londra nei secoli XVI-XVII si hanno
poche notizie. Ci sono documenti che parlano di Italiani impiegati in una fonderia
d’armi in Salisbury Court, di un gruppo di vetrai di Murano fatti venire in
Inghilterra da Edoardo VI e di costruttori di orologi, industria, questa che si
sviluppò soprattutto nel secolo XVII ed ebbe come base il quartiere di Clerkenwell,
là dove nel secolo XIX avrà grande sviluppo anche l’industria dei barometri e degli
specchi.
8
Nel secolo XVII abbiamo una regina italiana. Fu Maria Beatrice di Modena, che,
ancora quattordicenne, sposò il Re Giacomo XX solo dopo forti pressioni e un
intervento dello stesso Papa Clemente X, che con quelle nozze si riprometteva un
grosso vantaggio alla religione cattolica in Gran Bretagna.
Il predominio culturale degli Italiani continuò oltre Manica anche nel secolo XVIII,
benché l’Italia fosse ormai politicamente alla deriva, divisa e dominata dalle
8
Umberto Marin, Italiani in Gran Bretagna, p. 21.
7
potenze straniere
9
. É il secolo in cui approda in Gran Bretagna Antonio Canaletto
(1697-1768) che, a più riprese, visitò la Gran Bretagna e ne seppe riprodurre i più
suggestivi paesaggi.
10
Sulla scia rinascimentale, a completare il grande contributo nelle arti figurative,
non potevano non giungere dall’Italia gli esponenti di quella musica teatrale che
giunse a splendida fioritura nei secoli seguenti. Durante il secolo XVIII vissero in
Gran Bretagna oltre un centinaio di compositori e concertisti italiani. Mi limito a
ricordare G.B. Bononcini (1672-1750) e Attilio Ariosti (1666-1740), che
fondarono con Haendel la Royal Academy of Music.
9
Celebri artisti del tempo furono il pittore rococò Jacopo Amiconi (1675-1752), Francesco
Bartolozzi (1727-1815), Giovanni Battisti Cipriani (1727-1815) che fu membro fondatore della
Royal Academy of Arts (1768) con lo Zuccarelli, Carlini e lo stesso Bartolozzi.
10
Molte delle sue opere ornano il Castello di Windsor e Buckingham Palace.
8
3 EPOCA MODERNA: DALL’EPOPEA DEL RISORGIMENTO ALLA NASCITA DELLA
COMUNITÀ EUROPEA
Nel secolo XIX avvenne una svolta decisiva nei rapporti tra l’Italia e la Gran
Bretagna. Ciò fu dovuto al fatto che l’Italia divenne nazione e quindi partner
effettivo, cessando di essere una semplice espressione geografica, anche se
serbatoio inesauribile di artisti, scienziati e letterati.
Simbolo e suggello del nuovo legame tra Italia e Gran Bretagna fu la prima visita
di stato in Gran Bretagna compiuta da Re Vittorio Emanuele II nel 1855.
Il secolo XIX é contrassegnato anche da un altro evento: alla secolare emigrazione
d’èlite si aggiunge ora l’emigrazione popolare; oltre agli artisti e ai rifugiati politici
approdano in Gran Bretagna anche i primi veri emigrati.
3.1 Esuli politici
Centinaia furono i patrioti italiani che agli inizi dell’800 e soprattutto dopo i moti
del 1820-21 trovarono rifugio in Gran Bretagna. In questa nazione, che essi
guardavano come il paese della giustizia e della libertà, essi trovarono
comprensione per i loro ideali di libertà nazionale.
I più illustri esuli politici furono: Ugo Foscolo, Giuseppe Mazzini, Antonio
Panizzi, Gabriele Rossetti, Giuseppe Pecchio, Aurelio Saffio, Giacomo Filippo
Lacaita, Francesco Crispi, Antonio Gallenta, Luigi Settembrini, Agostino e
Giovanni Ruffini, Rosolino Pio, Evasio Radice, Giacomo Ciani.
Per la maggior parte di essi l’esilio in Inghilterra fu solo una parentesi. Estraniati
dalla collettività italiana di allora, ricercarono un inserimento nel mondo culturale e
politico inglese allo scopo di mobilitare l’opinione pubblica in favore della causa
risorgimentale italiana e inoltre trovare i mezzi di sostentamento. Si dedicarono
così all’insegnamento dell’italiano collaborando a varie pubblicazioni e curando
inoltre nuove edizioni dei classici italiani, recando così un rilevante contributo alla
diffusione della lingua e della cultura italiana. Alcuni di loro, come Mazzini e altri
di cui parlerò in seguito, sodalizzarono con la collettività italiana e si adoperarono
9
alla sua promozione sociale, sia per motivi umanitari e sia perché si ripromettevano
di mobilitarla anche politicamente.
Queste attività furono danneggiate dalle turbolenze di elementi anarchici che
davano pretesto all’ambiente politico meno sensibile alla causa italiana, con il
Times in testa, per richiedere al governo l’approvazione di un Alien Bill che fosse
in grado di limitare la libertà di movimento e di iniziativa degli esuli italiani
11
.
Ugo Foscolo (1778-1827) giunse esule a Londra nel 1816 e si introdusse subito nel
mondo culturale inglese dove però non si trovò mai a suo agio. Si dedicò quasi
esclusivamente a studi e pubblicazioni letterarie donde trasse i mezzi di
sostentamento. Morì a Turnham Green e venne sepolto nel cimitero di Chiswick da
dove nel 1871 i resti mortali furono trasportati in Santa Croce a Firenze.
Giuseppe Mazzini (1805-1872) é considerato dalla collettività italiana in Gran
Bretagna una delle sue più nobili figure. Durante i suoi lunghi anni di soggiorno a
Londra egli non si relegò nell’aristocrazia politica e letteraria, da cui pure gli venne
una larga schiera di amici ed ammiratori, ma fu anche solidale con la massa degli
umili emigrati. Un giorno, parlando di sé e della sua opera in favore del basso
popolo, disse: “Le opportunità per addentrarmi nello studio di quel prezioso
elemento (il popolo) mi erano finora mancate. Londra mi offrì inaspettatamente la
prima, e m’affrettai ad afferrarla”.
12
Nel 1840 fondò l’Unione degli Operai Italiani e diede vita al suo famoso mensile
L’Apostolato popolare. Alla formazione e promozione della classe operaia egli
dedicherà poi tanta parte delle sua attività, che sfocerà un giorno nella fondazione
di una società operaia e nella partecipazione di una delegazione italiana alla Prima
Internazionale del 1864. In quella riunione alla St. Martin’s Hall la delegazione
italiana recava un documento mazziniano che é passato alla storia come l’atto di
nascita della Prima Internazionale. Mazzini però non rivendicò mai questa
paternità. Nel 1841 Mazzini fondò in Hatton Garden una scuola gratuita per i
bambini, per gli adulti analfabeti e per le donne inglesi che erano entrate a far parte
della collettività italiana. Questa scuola, che accolse ben presto oltre un centinaio
di alunni e che si valse del sussidio di due pubblicazioni, Il Pellegrino e
11
Ricordo per la loro particolare incidenza avuta sulla scena politica e culturale dell’Inghilterra
ottocentesca: Giuseppe Pecchio (1785-1835), economista e letterato di Milano che fu professore di
lingue moderne a Manchester; Luigi Angeloni (1759-1842) che riparò a Londra una volta espulso
dalla Francia; e soprattutto Ugo Foscolo, Gabriele Rossetti e Giuseppe Mazzini.
12
Umberto Marin, Italiani in Gran Bretagna p. 31
10
L’educatore, incontrò il favore dell’opinione pubblica inglese e degli ambienti
evangelici italiani, mentre venne fortemente osteggiata dal Padre Baldacconi della
Cappella Sarda. Questi dirigeva un’analoga scuola italiana che si diceva fondata
ancora nel 1816 e rimproverava all’iniziativa di Mazzini il settarismo antireligioso.
La scuola di Mazzini era osteggiata anche dai cosiddetti padroni, cioè da coloro
che si vedevano sottrarre quei bambini che, occupati invece a suonare ed a esibire
animali ammaestrati lungo le vie di Londra, procuravano loro facili e lauti
guadagni. Fu proprio dalle aule della scuola di Hatton Garden che nel 1846 partì la
prima richiesta di una legge che ponesse fine allo sfruttamento dei bambini. La
scuola italiana, tra polemiche e ristrettezze finanziarie, continuò fino a quando, nel
1848, il suo fondatore fece ritorno in Italia.
Nel 1851 Mazzini rientrò a Londra sconfitto
13
. Fondò quello stesso anno
l’associazione Friends of Italy che fu il suo primo riuscito tentativo di mobilitare
su larga scala l’opinione pubblica inglese a favore della causa italiana. Il momento
sembrava quanto mai favorevole: in Inghilterra era terminato il periodo di più acute
lotte sociale ed inoltre si poteva allora trarre profitto dalla reazione negativa
suscitata in molti ambienti dal ripristino della gerarchia cattolica. Al movimento di
Mazzini che sembrava finalmente cogliere i frutti di una lunga ed apparentemente
inefficace opera di sensibilizzazione politica, giunsero adesioni da ogni parte: da
politici, scrittori, scienziati, letterati ed ecclesiastici. Dopo appena quattro anni
l’organizzazione dei Friends of Italy si sciolse per varie ragioni.
Erano mutate le condizioni politiche e la strategia politico-diplomatica di Casa
Savoia prese il sopravvento sull’idealistico disegno rivoluzionario dei mazziniani,
il cui gruppo andò sempre più diradandosi.
Molti di questi, infatti, ottenuta l’amnistia erano rientrati in Italia, mentre altri non
esitarono ad abbandonare il loro maestro per aderire agli indirizzi politici
dell’Ambasciata Sarda.
Inoltre la stessa scena politica e sociale della Gran Bretagna stava subendo
trasformazioni. Con gli anni ’50 infatti era tramontato il cartismo
14
ed aveva preso
vigore l’associazionismo di mutuo soccorso. Ne prese atto anche la collettività
italiana che, nel frattempo, era stata scremata dai politicizzati esuli e ne prese atto
13
Dopo la caduta della repubblica Romana
14
Il cartismo è un movimento inglese legato all’associazione Working Classes, che nasce nel ‘36.
Si chiamavano cartisti perché volevano dei punti da inserire nella Carta Costituzionale.
11
lo stesso Mazzini che dal 1861 cessò la propaganda politica e si dedicò piuttosto
all’attività sociale. Nel 1865 fondò la Società per il Progresso degli Operai Italiani
a Londra, istituzione che esiste ancora oggi sotto il diverso nome di Circolo
Italiano Mazzini-Garibaldi.
Mazzini male sopportò le divisioni di carattere politico, sociale e religioso che
turbavano la collettività italiana. La delusione che deve averlo maggiormente
ferito, comunque, fu proprio quella politica e mentre numerosi patrioti rientrarono
trionfanti in Italia e magari andarono ad occupare un seggio nel neonato
Parlamento Italiano, Mazzini invece finì i suoi giorni a Pisa, sotto lo pseudonimo
di Mr. Brown.
3.2 Missionari
Nei primi decenni dell’800, mentre innumerevoli patrioti italiani trovavano rifugio
in Inghilterra, un altro gruppo di Italiani approdò in questo paese al servizio di una
causa diversa, che però perseguirono con altrettanta dedizione e onore. Nella storia
del cattolicesimo britannico il secolo XIX rappresenta la Seconda Primavera.
15
Nel
1829 il governo britannico approvò la legge che restituiva ai cattolici i diritti civili:
votare, entrare in Parlamento ed occupare quasi tutti gli uffici pubblici. Il
cattolicesimo parve uscire dalle catacombe: si moltiplicarono e allargarono le
comunità, si svilupparono gli ordini religiosi, si diffuse un nuovo spirito
missionario, si ebbe una fioritura di scrittori cattolici, finché nel 1850 si giunse alla
restaurazione della gerarchia cattolica.
I più noti religiosi italiani che operarono alla rinascita del cattolicesimo britannico
furono Luigi Gentili (1801-1848) che trascorse in Inghilterra gli ultimi nove anni
della sua vita; il benedettino Casaretto che diede vita alla Congregazione Cassinese
della Primitiva Osservanza.
Il cristianesimo degli Italiani, più festivo, appariscente ed anche più devozionale,
concorse a smantellare quel complesso di persecuzione e di segretezza che
caratterizzava il cattolicesimo locale appena uscito allo scoperto.
15
Umberto Marin, Italiani in Gran Bretagna, p. 34